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Autore: KintanaChloe    05/11/2014    0 recensioni
"Doctor None sapeva che avrebbe potuto mettere semplicemente da parte sua figlia, o quello che ne restava, e provare con un'altra cavia umana, andare avanti, come aveva fatto con i topi e con le scimmie, finchè il gene modificato non avesse attecchito nel sangue.
Ma non voleva rassegnarsi."

Una storia di esperimenti, ragazzi, di dolore, e di un folle e delirante scienziato con un solo obbiettivo: Creare esseri superiori.
Genere: Angst, Azione, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Nel laboratorio regnava il silenzio. Doctor None stava lavorando da mesi al suo primo esperimento, ma non sembravano esserci progressi. La ragazza era distesa su un tavolo, a metà tra una barella e una tomba, i capelli scuri sparsi sul bianco delle lenzuola che creavano un assurdo contrasto. Era silente, pallida, fredda come il ghiaccio.
E più di ogni altra cosa, non rispondeva al gene modificato come le cavie bianche.
«Arianne… Non puoi cedere. Non ora.»
La giovane era silente. Le palpebre erano chiuse, a nascondere l’universo che si celava dietro di esse, e le braccia erano immobili. Doctor None era sconvolto. Come poteva essere che sua figlia, la sua unica figlia biologica, non rispondesse al suo primissimo gene modificato? Come era possibile che sua figlia non fosse la prima della stirpe superiore che si apprestava a creare?
Per un attimo, il timore agguantò il volto dello scienziato come delle unghie sulla carne. La sua idea, da anni a questa parte, era quella di creare una razza di umani superiori, un qualcosa che mai si era visto se non in pagine fantastiche di fumetti o di libri. La scienza aveva guidato la ragione di Doctor None, che aveva scelto quello pseudonimo per non essere tracciabile da organizzazioni governative, che probabilmente avrebbero solo sfruttato le sue illustri creature.
Creature che tardavano ad arrivare.
Egli guardò sua figlia, la sua unica figlia, e ancora non riuscì a concepire come non potesse rispondere alle iniezioni. Le sue braccia tumefatte, il ritmo sinusale del battito cardiaco non erano mai stati un freno, non avevano mai fermato l’inventiva e il genio di quell’uomo da quando aveva guardato le piccole manine della bimba immerse nella neve di Febbraio.
Il lontano Febbraio del 2022.
Proprio in quel momento, mentre la figlia aveva asserito che le sarebbe piaciuto vedere la neve tutti i giorni, l’idea delle creature si era formata nella sua mente. Ciò che spinge un padre a volere il meglio per sua figlia, può spingere una mente superiore e ambiziosa alle idee più spericolate. Perché Doctor None era sinceramente convinto di poter riuscire a donare alla figlia la neve e il ghiaccio ogni volta che li desiderava, semplicemente modificandone il DNA. Sapendo che gli uomini utilizzano solo il dieci per cento delle loro menti, perché per i codici genetici non può essere lo stesso? Secondo Doctor None, studioso, tra le altre cose, di evoluzione e di genetica, ogni corpo si adatta all’ambiente, e adattandosi può compiere atti straordinari.
Quindi perché sua figlia non rispondeva al DNA, dopo anni di prove su cavie e su scimmie? Forse non era adatta, non era abbastanza forte, nonostante il suo desiderio? Doctor None sapeva che avrebbe potuto mettere semplicemente da parte sua figlia, o quello che ne restava, e provare con un'altra cavia umana, andare avanti, come aveva fatto con i topi e con le scimmie, finchè il gene modificato non avesse attecchito nel sangue.
Ma non voleva rassegnarsi. Non voleva ammettere la sconfitta, non voleva ammettere che il sangue del suo sangue non era pronto per entrare a far parte di una specie superiore. Non poteva essere vero, e nella sua distorta mente, era come ammettere che lui stesso non era pronto per entrare nella storia dell’uomo.
Guardò sua figlia, che ancora non si muoveva. Poi si rivolse verso Denton, il suo assistente, e parlò in un sibilo che uscì dai suoi denti leggermente sporgenti:
«Datele trecento milligrammi di morfina, e poi ricominciamo.»
«Ma.. Signore, potrebbe non…»
«Fai come ti ho detto.»

Il tono preoccupato dell’assistente si contrappose a quello deciso di Doctor None, che non aveva alcuna intenzione di darsi per vinto. Guardò la morfina scorrere a gocce nel braccio tumefatto di sua figlia, ormai ridotto ad una sottile rete intricata di vene azzurrine e piccoli punti rossastri. Poi delle mani la alzarono fino a farla sedere, e le iniettarono il siero azzurrino nella spina dorsale, quasi come fosse una semplice epidurale. Arianne era come una bambola, rispondeva a tutto senza muoversi, ormai ridotta ad uno stato comatoso. Doctor None non perse un attimo dei trattamenti rivolti a sua figlia, non si voltò con tranquillità nemmeno quando la adagiarono, per l’ennesima volta, su quel bizzarro tavolo operatorio.
L’unico momento in cui sobbalzò, fu quando sua figlia dischiuse le labbra per parlare e dire una sola, semplicissima parola soffocata:
«Papà…»
«Arianne!»

Per quanto mostruoso negli intenti, Doctor None non era fatto di pietra. Si affrettò a stringere la mano della figlia provata, e la portò alle labbra per darle un lieve bacio affettuoso, prima di continuare a parlare.
«Come ti senti, tesoro?»
«Sono stanca... Mi fa male la testa.»

Doctor None, con fare paterno, appoggiò una mano sulla fronte di sua figlia, e la ritrasse qualche decimo di secondo dopo. Non perché la figlia scottasse, ma per il motivo inverso. Era fredda, di più, era gelida, di più, era glaciale.
E il ghiaccio si stava propagando.
Ogni piccolo, impercettibile tubo attaccato alle sue braccia e pieno di liquido si stava indurendo, la flebo di morfina divenne rigida come marmo, quella dei liquidi esplose, spargendo piccoli cristalli sul pavimento.
Ma non erano cristalli, era ghiaccio. L’esperimento stava finalmente riuscendo.
«Arianne!»
Doctor None abbracciò la figlia, avvertendo la freddezza del suo corpo. Il ritmo sinusale del cuore tornò normale, la figlia adorata gli sorrise e si voltò su un fianco, poi cadde addormentata ed esausta.
Doctor None non si accorse della piccola goccia di sangue che scivolava dalla narice destra della figlia ventenne, sporcando il suo labbro superiore.

 
Era troppo occupato a piangere di gioia.
 
  
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