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Autore: kateausten    05/11/2014    4 recensioni
Era al sicuro, finalmente. Poteva dormire. Poteva lasciare andare il ricordo doloroso di Albus e cercare di godersi gli ultimi anni nella sua amata Hogwarts.
Non dimenticare, mai dimenticare.
Ma poteva riposarsi. Non ci sarebbe stato niente di male nel riposarsi un po’.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Passi.
La donna si alzò di scatto dal letto, affondando nel morbido materasso e cercando a tentoni la bacchetta che aveva lasciato sul comodino vicino a lei.
Tese le orecchie, respirando leggermente più veloce del solito, cercando di captare qualche rumore insolito.
Niente, silenzio assoluto.
Eppure era certa di aver sentito dei passi…
“Lumos” mormorò, rischiarando così la stanza.
Tutto come al solito. Mentre Minerva McGranitt sondava con lo sguardo ogni angolo della camera da letto, sentì il respiro tornare a farsi regolare e lentamente abbassò la bacchetta.
Prese il bicchiere d’acqua che teneva sul comodino (seriamente, quel comodino sarebbe crollato prima o poi, pieno di libri, scatole di zuccotti, bicchieri) e ne bevve un sorso.
Era notte fonda e Hogwarts era immersa nel silenzio.
Ascoltò ancora per qualche secondo perché era veramente convinta di aver sentito qualcosa, qualche istante prima, ma l’unico rumore che disturbò quel silenzio perfetto fu il verso di un gufo. Si diede della sciocca e si maledì per il sonno leggero che aveva sempre caratterizzato il suo riposo.
Adesso che poteva dormire, adesso che poteva pensare e non angosciarsi, adesso…
Ripose il bicchiere d’acqua sul comodino, sussurrò “Nox” e, mentre la stanza ripiombava nell’oscurità, si stese nuovamente a letto.
Sei mesi. Metà anno.Ventiquattro settimane.
Era quello il tempo passato dalla Battaglia avvenuta a Hogwarts lo scorso 2 Maggio.
Minerva McGranitt, imponendosi di tornare a dormire, chiuse gli occhi ma li riaprì quasi subito.
Era passato invece più di un anno dalla morte del suo consigliere, del suo amico più fidato, dell’unica persona che sapeva cose di lei che nessuno, nessuno avrebbe mai saputo.
Albus Silente se ne era andato, era morto, lasciando dietro di se una scia di lenta devastazione e un ritratto addormentato e niente e nessuno sarebbe riuscito a sanare quella ferita nel suo cuore.
Il Preside gli mancava come non avrebbe mai ammesso. Senza rendersene conto, Minerva aveva sempre avuto la cieca convinzione e sicurezza che se c’era Albus Silente niente di male o quantomeno di mortale, sarebbe potuto succedere veramente.
Passi la Camera dei Segreti, passi il Torneo TreMaghi.. Ma alla fine tutto si risolveva. Beh, più o meno.
Diciamo che a ogni inizio anno era al tavolo dei professori in Sala Grande e per Minerva McGranitt, insegnante di Trasfigurazione da ben quarantuno anni e assolutamente non fan dei cambiamenti, questo era sufficiente.
Con la morte di Albus, tutto era finito. Hogwarts era finita. Perché c’era stato un momento in cui Minerva aveva pensato seriamente che la scuola non avrebbe potuto fare di più, non sarebbe stata capace di sopravvivere a tanto.
Invece, come molti di loro, era riuscita a restare in piedi e sebbene il numero di sopravvissuti non avrebbe mai potuto compensare quello dei caduti era un sollievo vedere facce conosciute durante le lezioni.
Vedere la mano pronta e scattante di Hermione Granger, i capelli color sabbia di Seamus Finnigan, gli occhi sporgenti di Luna Lovegood.
Erano tutti dettagli che Minerva associava a quando i tempi bui che attendevano Hogwarts erano ancora lontani e nessuno pensava fossero così bui.
Adesso era tutto tranquillo, ma la donna non si sarebbe facilmente liberata della sensazione di attesa, paura e ansia in cui era vissuta costantemente per un anno intero.
Passi.
Adesso Minerva era sicurissima di averli sentiti e non essendo più in quel dormiveglia che la faceva sentire spaesata e impaurita, pensò con lucidità al fatto che alcuni studenti non imparano mai e che non si deve passeggiare per i corridoi di Hogwarts durante la notte.
Si alzò nuovamente, si mise la sua pesante vestaglia scozzese, prese la bacchetta e aprì la porta. Ovviamente era tutto buio, quindi per la seconda volta quella notte mormorò un Lumos e aprì la bocca per rimproverare chiunque fosse stato così sprovveduto da passare davanti alla sua camera.
Tuttavia, la persona che si trovò davanti le fece sgranare gli occhi e abbassare la bacchetta. Era veramente l’ultimo studente che si sarebbe aspettata di trovare li.
“Signorina Granger” esclamò stupefatta “Che ci fa qui?”.
Hermione Granger era in vestaglia, pantofole e capelli cespugliosi sparati in tutte le direzioni. Guardò la professoressa con apparente calma, ma Minerva notò le profonde occhiaie e l’espressione strana che aveva sul viso.
“Si sente bene?” chiese, perché forse era quella la spiegazione.
O forse no.
Hermione fece un profondo sospiro.
“Mi dispiace averla svegliata, professoressa” disse.
“Signorina Granger..”.
“E’ che non sapevo con chi parlare. Dove andare” Hermione aveva la voce pacata, ma la donna sentì il fiotto di panico di cui sembravano impregnate le sue parole “A lezione non posso, il pomeriggio devo studiare perché devo recuperare e io non se..”.
“Signorina Granger” disse la McGranitt con tutta la calma che possedeva “Va tutto bene? E’successo qualcosa?”.
Hermione la guardò con quello che la donna giudicò sbigottimento. Ovvio che era successo qualcosa; erano passati sei mesi, metà anno, ventiquattro settimane anche per lei, no?
“Vorrei solo sapere” cominciò Hermione, ma dovette fermarsi per prendere un respiro e non cominciare a piangere “Se loro stanno bene”.
Loro.
Minerva McGranitt ci mise solo qualche secondo a capire chi fossero i soggetti del discorso.
“Sono sicura che il signor Potter e il signor Weasley stanno bene” assicurò con voce dolce “Sono sicura che in questo momento siano al sicuro nei loro letti”.
Hermione annuì, e un’unica lacrima solitaria le cadde dall’occhio destro.
“E’ che.. Non averli qui.. Professoressa, se loro fossero attaccati e io.. io non ci fossi. Cosa farebbero? Cosa farei io? Non posso proteggerli a distanza!” Hermione si portò le mani sul viso “Se loro non.. cosa ne sarebbe di me?”.
Minerva McGranitt chiuse gli occhi per qualche secondo. Aver saputo che sia il signor Potter che il signor Weasley  non avrebbero frequentato l’ultimo anno di scuola era stata una stilettata al cuore, ma a ben pensarci, per la signorina Granger, doveva essere stato un piccolo trauma.
Dopo essere stata con loro gli ultimi sette anni della sua vita, dopo aver viaggiato mesi per capire come sconfiggere  Voldemort, dopo aver passato interi anni a preoccuparsi per i suoi due amici, la McGranitt capì che Hermione Granger sarebbe dovuta riabituarsi alla normalità.
A non aver paura, a non proteggere nessuno, a non averli accanto.
“Signorina Granger” cominciò la McGranitt e Hermione la guardò piena di speranza, come se lei non fosse un rottame umano, desideroso di farsi consolare da una persona che adesso non c’era più “Io.. Io non posso prometterle che non si preoccuperà più o che non ci saranno più pericoli. Ma posso assicurarle che adesso siete al sicuro, tutti e tre, e che nessuno vi farà del male. Quindi, deve smetterla di preoccuparsi. Ci vorrà del tempo, ma lei deve cercare di stare serena e non sentirsi in dovere di proteggere nessuno”.
Hermione inghiottì quello che sembrava un grosso groppo alla gola e annuì.
“Potter e Weasley sono perfettamente in grado di badare a se stessi, se lo ricordi. Anche se” aggiunse “Non so se senza di lei avrebbero capito l’indovinello delle pozioni per accedere alla Pietra Filosofale”.
Hermione si lasciò scappare una risatina e un’altra lacrima che asciugò subito.
“Non deve preoccuparsi signorina Granger, non deve. Siete al sicuro adesso. Lo siete davvero. Deve.. lasciare andare”.
E mentre lo diceva, mentre mormorava tutte queste parole di conforto per una studentessa che non cedeva alle lacrime, Minerva McGranitt cominciò a crederci anche lei.
Era al sicuro, finalmente. Poteva dormire. Poteva lasciare andare il ricordo doloroso di Albus e cercare di godersi gli ultimi anni nella sua amata Hogwarts. Non dimenticare, mai dimenticare. Ma poteva riposarsi. Non ci sarebbe stato niente di male nel riposarsi un po’.
Hermione annuì, con aria leggermente sollevata.
Minerva McGranitt sorrise.
“Torni alla torre, signorina Granger. E dorma, dorma bene”.
“La ringrazio, professoressa” disse lei con voce sottile, ma si capiva che il peggio era passato “Non volevo..”
La McGranitt scosse la testa.
“Vada”.
Mentre guardava la ragazza avviarsi verso il dormitorio, sospirò lievemente e si girò per tornare in camera sua. Non aveva mai parlato a nessuno in quel modo, mai consolato nessuno ma scoprì che dare conforto era bello come riceverne.
Mentre sussurrava per la seconda e, sperava ultima volta, “Nox”, Minerva McGranitt capì che mentre cercava di guarire Hermione Granger aveva anche un po’ guarito se stessa.
  
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