Cavie, esperimenti e sentimenti
 

A magicaemy...

 

Era immobile e piegato sulle ginocchia da qualche minuto.
Osservava con le sue pallide ed inespressive iridi quel piccolo essere senza vita, non sapendo quale emozione dovesse provare.
Si era alzato dal letto, come ogni mattina, ed aveva visto il piccolo corpicino di quel criceto dal pelo bianco e dagli occhi neri immobile e privo di respiro. Si era inginocchiato accanto alla gabbietta e lo aveva osservato, continuando a passare ai raggi x quella creaturina.
-Che fai ancora qui?- la sua voce gli giunse autoritaria alle orecchie, ma non gli diede troppo peso, perso nelle sue analisi mediche.
Era solo una piccola cavia di un banalissimo esperimento di anatomia e, non avendo retto ai farmaci somministratigli, il roditore era semplicemente morto. Ma qualcosa nel piccolo e futuro medico non quadrava.
-Cosa stai fissando?- Doflamingo gli si accovacciò accanto, solleticandogli una guancia con le piume del suo mantello.
-È morto- rispose laconico il piccolo Law, indicando il bianco criceto steso a pancia in su.
-Lo vedo, ma perché lo fissi?- puntò le iridi coperte dalle lenti sul capino del bimbo, osservando poi la sua espressione neutra.
-Perché è morto?- rispose con un'altra domanda.
-Non ha retto ai tuoi stupidi esperimenti! Cosa vuoi che ne sappia io? E poi, non dovresti affezionarti così facilmente!- si alzò, uscendo lentamente dalla stanza.
-Ed io? Sarò all'altezza?!- lo richiamò in un sussurro, fissando le piume danzare al ritmo dei suoi lenti passi.
Doflamingo si fermò, ruotando un poco il collo verso di lui ed incontrando i suoi occhi fermi e saggi.
Troppo saggio per essere quelli di un bambino.
-Di che parli?- chiese a sua volta.
-Sarò all'altezza dei tuoi esperimenti oppure no?- riposò lo sguardo sul corpicino del roditore nella gabbietta di ferro.
Ghignò, il fenicottero, capendo il fine di quella domanda e riprendendo a camminare verso il corridoio.
-Vedremo Law, vedremo!- rise verso il bambino che lo osservava con sguardo neutro.
Lo aveva capito, Law, che non avrebbe dovuto legarsi a quella piccola cavia tanto da trattarla come un compagno di giochi.
Ma Doflamingo non si era ancora reso conto di quanto fosse entrato nella sua mente e nel suo essere quel piccolo e pericoloso ragazzino.
Non immaginava neppure quale importanza avrebbe avuto quel piccolo membro della sua sterminata famiglia nel suo futuro.


O forse sì...