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Autore: TenthLover    05/11/2014    2 recensioni
Sul letto c’era un ragazzino che sembrava a malapena diciottenne. Aveva dei folti capelli biondi e ricci. Varia ciocche gli ricadevano sul viso e stava pulendo un paio di grossi occhiali da vista. Quando alzò lo sguardo vidi che aveva gli occhi verdi e il viso spruzzato da poche lentiggini. Aveva i tratti molto delicati. Mi guardò in modo… strano. Il suo viso mi sembrò così luminoso.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Autore: LaviBookman
Titolo: Amore inaspettato
Personaggi e Pairing: Slash
Genere: Romantico
Rating: Arancione
Avvertimenti: Nessuno
Introduzione: "Sul letto c’era un ragazzino che sembrava a malapena diciottenne. Aveva dei folti capelli biondi e ricci. Varia ciocche gli ricadevano sul viso e stava pulendo un paio di grossi occhiali da vista. Quando alzò lo sguardo vidi che aveva gli occhi verdi e il viso spruzzato da poche lentiggini. Aveva i tratti molto delicati. Mi guardò in modo… strano. Il suo viso mi sembrò così luminoso."
Note dell'Autore: //

Autore: LaviBookman/TenthLover

Titolo: Amore inaspettato

Personaggi e Pairing: Slash

Genere: Romantico

Rating: Arancione

Avvertimenti: Nessuno

Introduzione: "Sul letto c’era un ragazzino che sembrava a malapena diciottenne. Aveva dei folti capelli biondi e ricci. Varia ciocche gli ricadevano sul viso e stava pulendo un paio di grossi occhiali da vista. Quando alzò lo sguardo vidi che aveva gli occhi verdi e il viso spruzzato da poche lentiggini. Aveva i tratti molto delicati. Mi guardò in modo… strano. Il suo viso mi sembrò così luminoso."

Note dell'Autore: //

 

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“Ehi… Stai già andando via?”

Alzandomi vidi la sua chioma corvina e scompigliata ricadere sulle sue spalle per far spazio al viso della donna che mi aveva tenuto compagnia nell’ora precedente. Di norma aspetto sempre che la persona insieme a me si addormenti per evitare spiegazioni e scuse varie. Mettevo sempre in chiaro ciò che sarebbe successo nel divano del mio ufficio ma molte sembravano non coglierlo mai del tutto tanto da pretendere un qualche genere di rapporto sentimentale successivo a ciò che doveva essere del semplice sesso. Mi infastidiva la loro voglia di ‘coccole’.

“Devo tornare a lavoro. Ho dei pazienti da visitare.”

Sistemai il camice mentre la donna – precedentemente mia paziente – sembrava non volersi alzare dal divano. Sperava davvero che io rimanessi lì con lei?

“Puoi rimanere qui se ci tieni ma preferirei che tu te ne vada.”

Uscii dalla stanza senza aspettare risposta. Era sempre meglio così. Evitando qualsiasi contatto successivo al rapporto avrei evitato anche i problemi. Raramente qualcuna torna a cercarmi se non per altro sesso.

Percorrendo il corridoio vidi parecchi sguardi di approvazione. Non era un segreto ciò che accadeva dentro quella stanza. Tutti lo sapevano e spesso, giuro, ricevevo anche dei complimenti.

“Ci hai messo parecchio questa volta.”

Vidi il mio collega e amico Jason appoggiato al muro. Sembrò quasi che mi stesse aspettando. Sul suo viso era dipinto un sorriso soddisfatto come se in quella stanza ci fosse stato lui.

“Speravo si addormentasse ma niente da fare. Continuava ad avvinghiarsi quindi ho preferito uscire.”

“Chi era questa? La madre di qualche ragazzino in pediatria?”

“No. Si era slogata il polso, niente di che. Oggi però si è presentata qui di nuovo quindi, bé, ne ho approfittato”, sorrisi.

“Chissà come mai queste cose a me non succedono”, sospirò.

“Evidentemente non sei abbastanza attraente”, risi prendendolo in giro.

“Divertente. Anche io ho qualche infermiera che mi fa la corte, che pensi.”, rispose mettendo il broncio più fasullo che avessi mai visto.

Gli sorrisi e presi la cartella che teneva tra le mani. Probabilmente mi stava aspettando per mollare il paziente a me.

“Chi abbiamo qui?”
“Un ragazzino, 20 anni. Si è tagliato e credo che abbia bisogno di qualche punto. Ci pensi tu?”

Sospirai. Non potevo rifiutarmi. Jason mi copriva sempre durante i miei ‘impegni’ quindi successivamente se ne approfittava mollandomi ciò che non gli andava di fare. Accettavo la situazione visto che, dopotutto, ne valeva la pena. In realtà non c’era molto da nascondere visto che tutti sapevano ciò che facevo ma certamente non poteva dare questa giustificazione ai miei pazienti e quindi gli toccava occuparsene.

“Mmh… Dov’è?”, chiesi leggendo velocemente la cartella.

“Proprio qui.”

Indicò con la testa la stanza accanto a noi. Mi sistemai ed entrai.

Sul letto c’era un ragazzino che sembrava a malapena diciottenne. Aveva dei folti capelli biondi e ricci. Varia ciocche gli ricadevano sul viso e stava pulendo un paio di grossi occhiali da vista. Quando alzò lo sguardo vidi che aveva gli occhi verdi e il viso spruzzato da poche lentiggini. Aveva i tratti molto delicati. Mi guardò in modo… strano. Il suo viso mi sembrò così luminoso.

“Salve!”, mi sorrise. “Mi chiamo Jonathan.”

“Uhm, certo, piacere. Io sono Jared. Come si è tagliato? Con cosa?”

Posai la cartella e mi sedetti vicino a lui per vedere meglio la ferita sulla mano. Stonava parecchio su quella pelle delicata e bianca.

“Oh, mi dia del tu per favore! Stavo cercando di tagliare una carota ed è finita così. Sono un po’ sbadato eheh.”

Sorrisi vedendo la sua espressione quasi colpevole. Lo trovai davvero carino. Probabilmente questo perché aveva dei lineamenti davvero troppo delicati per un ragazzo. Si capiva che era un maschio ma in qualche modo era come se non lo fosse.

“Credo proprio che dovrò metterti qualche punto.”
Mentre prendevo il necessario, vidi Jonathan un po’ teso. Succedeva a molte persone, ero abituato, ma mi fece molta tenerezza. Sorrisi.

“Non ti preoccupare. Sarò delicato.”
“Mmh, va bene. E’ che non mi hanno mai messo dei punti. Fa tanto male?”
“Sentirai dei dolori nei giorni a venire ma non preoccuparti. Puoi prendere degli antidolorifici.”

Sorrisi cercando di rassicurarlo e sembrò funzionare.

Mentre facevo il mio lavoro, fui interrotto più volte da un’infermiera che premeva per parlarmi da giorni. Ero stato a letto con lei e sembrava avere la faccia di chi voleva avere di più. L’ho sempre evitata ma era arrivata anche al punto di interrompere le mie medicazioni.

“Mi scusi se le faccio una domanda un po’ personale, ma… Per caso ha una relazione con quella donna? La guarda in modo strano.”

“Intanto vale anche per te. Non serve darmi del lei”, sorrisi. “E comunque… No, non sto con lei ma a quanto pare non vuole capirlo.”

“Ooh, capisco. Stai con un’altra?”

“Bé… No.”

“Mmh… ti interessa un’altra?”
“Nessuna in particolare.”
“Sei gay?”
“Come? Eh? O-Oh, no… che domanda è?”
Come mai mi stava facendo tutte quelle domande di punto in bianco? Non potrei neanche fraternizzare coi pazienti. Quelle ragazze… sono un’eccezione.

“E’ una domanda così strana? Io… uhm… lo sono.”

Sembrava quasi imbarazzato nel rivelarmi quel dettaglio. Vidi le sue guance dipingersi di un lieve rossore. Probabilmente aveva paura di essere giudicato. Non ho mai avuto interesse in queste cose. Per me ognuno è libero di andare a letto con chi vuole.

Prima che potessi ribattere, Jonathan continuò a parlare.

“Quindi… uhm… come mai non le dai conto? Non ti piace?”

“Non sono interessato a una relazione fissa al momento. Tutto qui”, sorrisi. Aveva un’espressione così curiosa. Era davvero carino. “Ho finito”, dissi alzandomi.

“A-Aspetta. Ecco… per tornare a casa dovrei prendere l’autobus ma manca ancora un’ora. Non potresti… farmi compagnia?”

Si mise in un lato del letto e mi fece spazio spostando le coperte.

“Puoi anche stare qui! Staresti più comodo e… ti riposeresti un po’.”

Risi di fronte all’innocenza con cui mi chiese di restare lì con lui. Sembrava proprio un bambino ma aveva solo qualche anno meno di me.

“D’accordo.”

Sorrisi e mi coricai accanto a lui che rispose con espressione soddisfatta.

“Allora… hai detto che ti sei ferito tagliando una carota. Ti piace cucinare?”
“Moltissimo! In famiglia praticamente cucino io. E sono anche molto bravo modestamente!”
“Mi piacerebbe assaggiare qualche tuo piatto”, risposi sinceramente. Quel ragazzo mi incuriosiva e in un certo modo… mi attraeva.

“Certo, quando desideri”, mi sorrise.

“Tu invece non hai un ragazzo? Visto tutte le domande a raffica che mi hai fatto”, risi.

“Mmh… no, non ho un ragazzo. Un pochino sono attratto da te se devo essere sincero”, arrossì. “Ma… non farò niente di strano, non fraintendere! Ho capito che sei etero, starò lontano”, rise.

“Mmh… perché? Cosa avresti fatto altrimenti?”, sorrisi forse un po’ più maliziosamente di quanto avrei voluto. Lo vidi immediatamente arrossire.

“N-Niente di che, davvero! Solo… sei un bel ragazzo, ecco.”

“Anche tu sei davvero un bel ragazzo.”
“Lo… lo pensi sul serio?”

“Certamente.”

“Al punto che… potrebbe fare q-quello che ha fatto con la signora che ti ha fatto ritardare?”

Probabilmente Jason si credeva parecchio divertente. Chissà che gli avrà raccontato.

“E’ stato Jason a dirtelo, vero?”
“Il tuo collega? Bè… sì. Ma non è un problema, assolutamente! Ero solo… curioso.”

Mi sembrò quasi un modo impacciato per sedurmi. Normalmente preferivo le ragazze con più esperienza. Lui non solo era un ragazzo ma sembrava anche totalmente inesperto. In ogni caso però… era davvero adorabile.

“Potrei… se tu volessi.”

“P-Potresti… se tu volessi.”

“Stai cercando di sedurmi?” risi guardando la sua espressione imbarazzata.

“B-Bè… un pochino”.

Sorrisi e iniziai a giocare con una delle sue ciocche ricce.

“Dal tuo modo di fare direi che sei anche vergine. Vuoi avere la tua prima volta con me?”

“S-Se è l’unico modo per piacerti un po’…”

Era davvero infantile, ma allo stesso tempo adorabile. Avrei davvero voluto farlo ma… non me la sentivo. Era ovvio che se ne sarebbe pentito. Mi avvicinai e gli lasciai un bacio delicato sulle labbra prima di alzarmi.

“Te ne pentiresti, lo sai. Non offrirti così a qualcuno.”

Rimase zitto per qualche secondo prima di rispondermi. Scosse la testa come per tornare alla realtà e annuì con un velo di rossore sul viso.

“Ha-Hai ragione, mi dispiace. N-Non so cosa mi sia preso. E’ che… m-mi sei subito piaciuto un po’, ecco e tu non vuoi relazioni e sei etero.”
“Già, mi dispiace.”

Mi sorrise un po’ dispiaciuto e annuì.
“Va bene, non importa. Però…”

“Cosa?”

“Potrei… avere un altro bacio?”
Risi alla sua richiesta e mi inginocchiai sul letto accanto a lui.

“Ricordi ancora che sono uno sconosciuto, vero?”

“F-Fallo e basta!”

Risi e mi avvicinai al suo viso rosso unendo le mie labbra alle sue. Lo vidi esitare finché non chiuse gli occhi e iniziò a ricambiare anche lui. Mi circondò il collo con le braccia e mi strinse per prolungare quel contatto. Chiusi gli occhi e decisi di intensificarlo. Lo abbracciai e strinsi quel corpicino esile a me. Sentivo il suo respiro, era caldo. Probabilmente non era abituato nemmeno a quel semplice gesto. Appena socchiuse le labbra ne approfittai per cercare il contatto con la sua lingua. Lo vidi irrigidirsi ma mi assecondò comunque. Sentivo il suo corpo emanare sempre più calore e cercare il tocco del mio. Mi sentii inebriato dal sapore delle sue labbra, dalle sue mani così inesperte. Esplorai il suo corpo sotto la maglietta finché non sentii un gemito uscire dalle sue labbra. A quel punto mi costrinsi ad allontanarmi e mi rimisi in ordine.

“Okay, bene, uhm… meglio che io vada adesso.”
Uscii dalla stanza più velocemente del voluto sentendo solo uno strozzato ‘aspetta!’ che decisi di ignorare. Mi sentivo bruciare. Sentivo ancora il contatto con le sue labbra e il calore del suo corpo. Mi sforzai di dimenticare.


***

 

“Ehi amico, tutto okay?”

Era passata già una settimana da quell’avvenimento ma continuavo a sentirmi… su di giri. Ero davvero infastidito. Continuavo a pensare a un ragazzino acui avevo dato un semplice bacio. Non potevo andare avanti così. Avevo in mente il suo viso, la sua espressione, il suo respiro… mi mandavano fuori di testa.

“Sì… certo. Perché?”

“Hai forse avuto qualche incontro particolarmente eccitante? Ti vedo un po’ scombussolato”, rise Jason.

“Non è successo proprio nulla, è questo il punto.”
“Cosa vuoi dire?”
“Io… ho baciato una persona. Però, capisci, era solo un bacio! Solo che continuo a pensarci.”
Mi appoggiai al muro e sospirai esasperato. Non potevo perdere tempo a pensare a un ragazzino.

“Ehi, ehi, pericolo cotta. Di chi stiamo parlando?”
“Ma quale cotta. Parlo del ragazzino dell’altro giorno, quello dei punti.”

“Aspetta… parli di un maschio? Hai baciato un maschio?”

“Sì, e allora?”

“Da quando sei frocio?”
“… Non sono ‘frocio’. Semplicemente l’ho trovato carino. Lui era attratto da me e quindi l’ho baciato. In realtà sembrava volere di più ma non me la sono sentita perché sembrava totalmente ines-“
“Amico frena, non voglio conoscere i dettagli. Ti rendi conto che stai parlando di un maschio?”
“Ho capito. Qual è il problema?”
“… Lasciamo perdere. Cerca di riprenderti”, rispose allontanandosi.

Cosa gli è preso? Era così problematico che fosse un ragazzo? Mi appoggiai al muro e sospirai. Forse dovevo trovare una ragazza con cui passare una buona ora del mio tempo e dimenticarmi di tutto il resto.

“Jared!!”

Mi girai sentendomi chiamare e vidi Jonathan in fondo al corridoio. Che accidenti stava facendo?
“Ehi, cosa ti prende? Tutto okay?”

“E-Ehi, senti…!” Stava praticamente urlando dall’altra parte dell’ospedale attirando l’attenzione di tutti. Rendendosene conto, si avvicinò a me prendendo il colletto del mio camice tra le mani.

“S-Senti… so che non  vuoi avere relazioni ma continuo a pensare e a ripensare al bacio quindi… dammi una possibilità! Solo una! Io-“
Prima che potesse continuare, lo spinsi nel mio ufficio e chiusi la porta. Stava urlando tutte quelle cose davanti a tutti!
“Ehi, sei impazzito? Non puoi urlare quelle cose davanti a-!”
Impedendomi di finire la frase, mi attirò a sé imponendo le sue labbra sulle mie. Mi sentii nuovamente circondare da quel calore poco familiare finché mi resi conto di essere sul mio divanetto e di avere Jonathan su di me.

“T-Ti prego… vorrei solo una possibilità. Oppure, almeno una volta… ti prego fallo anche con me! Non capisco perché non vuoi. Perché sono un ragazzo? Non ti piaccio proprio? Ti prego…”

Questo ragazzino…

“Jonathan, ti ho già detto…”

“Non importa! D-Decido io con chi farlo”, rispose togliendosi la maglietta.

“Se davvero il motivo è solo quello… allora fallo e basta. Io voglio farlo.”

Finita la frase, si impossessò nuovamente delle mie labbra. A quel punto non avevo altro da fare. Mi sentii totalmente inebriato e lo feci stendere sul divano. Tolsi il camice senza mai staccare le mie labbra dalle sue. Cercai nuovamente il contatto con la sua lingua mentre i nostri vestiti scivolavano sul pavimento del mio ufficio. Lo sentii rabbrividire e lo abbracciai. Lo strinsi forte premendo la mia erezione contro di lui. Non mi ero mai sentito così eccitato. Normalmente ci mettevo un po’ prima di avere un’erezione ma mi sentii così… coinvolto in quel momento. Iniziai a baciare ogni centimetro del suo corpo. Lo sentivo fremere ogni volta che lasciavo un segno del mio passaggio. Cercai il suo membro iniziando a massaggiarlo con vigore. Si vedeva la sua poca abitudine a contatti del genere. Con un solo tocco assumeva delle espressioni e un rossore che mi facevano impazzire. Iniziai a stimolarlo anche dietro per evitare che sentisse troppo dolore successivamente.

Lo sentii trattenere i gemiti mentre si avvinghiava alla mia schiena. Avvertii le sue unghie percorrermi la carne mentre veniva. Sorrisi soddisfatto.
“Sei ancora sicuro?”

Lo vidi annuire debolmente mentre mettevo il preservativo – li portavo sempre con me.

 Non riuscì più a trattenere i gemiti quando iniziai a spingere. Era molto teso ma col tempo riuscì a rilassarsi stringendosi a me. Era strano farlo con un ragazzo, era la prima volta anche per me. Adoravo sentirlo ansimare e sentire le sue braccia che mi stringevano. Era quasi… confortevole. Non ci volle molto tempo prima che venissi anch’io. Nonostante io sia venuto prima del solito, anche lui venne per la seconda volta prima di me. Gettai il preservativo e mi lasciai andare sul suo corpo ansimante. Farlo con un ragazzo era un po’ più stancante. Mi sentivo davvero bene. Chiusi gli occhi e lasciai che mi accarezzasse i capelli.

“Grazie.”
“Per che cosa?”
“Per aver accettato… di farlo.”

Sorrisi e lasciai un bacio sulla sua spalla. Odiavo le coccole ma… per questa volta avrei fatto un’eccezione. Rimasi in silenzio e mi lasciai stringere da quelle braccia esili lasciandomi accarezzare dal suo respiro ancora caldo. Per la prima volta sarei voluto rimanere tra le sue braccia per sempre.

 

***

 

Per la prima volta uscendo dal mio ufficio non ricevetti sguardi di approvazione. Tutto il contrario. Lasciai Jonathan a riposare sul divanetto e ripresi a lavorare. Anche Jason non si avvicinò. Ero un po’ infastidito ma lasciai perdere. Mi avvicinai io vedendolo tenere due cartelle.

“Hai qualche paziente per me?”
“Perché? Non ne hai ancora abbastanza?”
“Piantala adesso. Vorrei lavorare.”
“Lo sai che non possiamo avere rapporti coi pazienti, vero?”
“Finché erano ragazze andava bene?”
“Finché erano ragazze almeno era una cosa naturale.”
“Oh, ma smettila di dire stronzate! Hai un paziente per me o no?”
“Dovresti smetterla tu prima che io ti denunci ai piani superiori!”
“Ma stai scherzando?!”

“E-Ehi, uhm…”

Vidi Jonathan dietro di me. Aveva la maglietta al contrario e non riuscii a trattenere un sorriso.

“M-Mi dispiace, è colpa mia. Non succederà più.”
“Ehi, non fare l’idiota. Tu non c’entri niente.”

“Però…”

Sospirai. “Vieni con me, su”. Incurante della gente che mi guardava, lo presi per mano e lo portai fuori. C’era un bel giardino dietro l’ospedale ma stranamente non era molto frequentato. Mi sedetti su una panchina e lui fece lo stesso.

“Ascoltami, Jason è un idiota. Non dargli conto.”
“Però… non voglio darti problemi.”

“Non puoi sedurmi e dopo tirarti indietro, lo sai?”
“M-Mi dispiace. Non voglio tirarmi indietro.”
Sorrisi. Era così innocente.
“Comunque… n-non è così che fai? Fai sesso e poi… non incontri quella persona mai più?”
“Bè… sì, faccio così.”
“Allora… p-problema risolto, no?”

“Non proprio”, risposi grattandomi la testa.

“C-Come? Perché?”

“Perché… credo che questa volta io… voglia provarci.”
“P-Provarci?”

“Potremmo uscire e bere qualcosa insieme”, sorrisi.

“Ma non avrai problemi a lavoro?” Sembrava sinceramente preoccupato per me. Odiai quella situazione. Ero sempre stato libero di fare ciò che volevo e ciò che facevo non aveva alcuna importanza per me. Adesso invece? Potevo avere qualcosa di importante e dovevano impedirmelo? Al diavolo. Potevo anche perdere il lavoro ma che senso aveva lasciar perdere? Questa situazione poteva ripetersi infinite volte. La cosa che mi faceva arrabbiare di più era che con una ragazza il problema non si sarebbe presentato. Però, accidenti, aveva una cotta per un ragazzo. E allora? Non mi sarei privato della libertà di stringerlo solo per quello. Ero sempre stato libero e adesso avrei lottato per esserlo per ciò che davvero mi importava.  Perché è proprio vero… La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare. Ne avevo sempre abusato ma adesso non lo avrei più fatto. Adesso volevo davvero provare a fare qualcosa di buono.

Gli presi la mano e sorrisi. Lo vidi arrossire prima di rispondermi anche lui con un sorriso.

“Stasera… sono libero. Ci vediamo qui?”
“C-Certo!” mi sorrise.

Era così carino quando era felice. Mi piaceva vederlo sorridere. Ormai avevo deciso. Avrei protetto quel sorriso con tutte le mie forze.

  
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