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Autore: ClaudsClauds    06/11/2014    0 recensioni
L'amicizia che lega Anna e Daniele esiste da sempre, quasi come fossero fratelli. Ma cosa potrebbe succedere se, Anna, in un momento di profondo bisogno, si accorgesse di avere più bisogno di lui di quanto una semplice amicizia potrebbe permetterle?
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Nick autore EFP e Forum: ClaudsClauds
Titolo: Le réveil
Rating: Verde
Genere: Romantico
Trama: L'amicizia che lega Anna e Daniele esiste da sempre, quasi come fossero fratelli. Ma cosa potrebbe succedere se, Anna, in un momento di profondo bisogno, si accorgesse di avere più bisogno di lei di quanto una semplice amicizia potrebbe permetterle?
NdA: Partecipa al contest "Da un momento all'altro": http://freeforumzone.leonardo.it/d/10931646/Da-un-momento-all-altro/discussione.aspx/1

Guardo la mia immagine riflessa nello specchio e sussulto.

Non è la prima volta che mi vedo con questo aspetto, ma credo non mi abituerò mai. Il volto che ricambia il mio sguardo non può appartenere a me. Questo possiede due grandi occhi azzurri sottolineati da uno spesso strato di eyeliner nero, la pelle perlacea e cosparsa di glitter, le palpebre rese argentee da un leggero tocco di ombretto e le gote innaturalmente arrossate. I capelli scuri sono raccolti in uno chignon alto, fermato da una tiara ornata da piume bianche. Sembro una bambola di porcellana, luminosa come una stella nel mio principesco abito bianco.

Mi sento bellissima.

Quando sento bussare alla porta, distolgo il mio sguardo dallo specchio e lo sposto su mia madre, che fa il suo ingresso nel camerino.

-Sei stupenda! La prima ballerina più graziosa!- Non riesce a trattenersi dal commentare, spostandomi una ciocca ribelle di capelli dietro l'orecchio.

I suoi occhi mi rivelano quanto sia orgogliosa e felice, facendomi nascere dentro un travolgente moto d'affetto. Mi trattengo dall'abbracciarla solo per la paura di rovinare il lungo lavoro di truccatrice e stilista e della conseguente ramanzina da parte della mia insegnante Virginia.

Questo non mi impedisce però di sorriderle radiosa e rispondere:- Tutto merito della mamma.

Lei si lascia andare in una risatina buffa e dolce allo stesso tempo e finge di colpirmi alla testa con una sberla scherzosa.

Virginia sceglie proprio quel momento per entrare nel camerino e subito riprende mia madre, anche se il sorriso stampato sul suo volto non la fa sembrare per niente seria. Scusandosi, la mamma si allontana, ma la sua allegria non si smorza.

-Sei pronta, Anna?- Mi si rivolge poi la mia insegnante:- Ci siamo preparate molto per questo saggio e ti ho ripetuto fino alla nausea chi ci sarà in platea, quindi conto su di te per la miglior interpretazione che questo teatro abbia mai visto, d'accordo?

Al sentire queste parole, il mio fiato si blocca in gola. Avevo cercato con tutta me stessa di non pensarci, ma ormai il danno era fatto. Quel pomeriggio, seduto fra il pubblico, ci sarebbe stato niente di meno che Enrico Elleni, proprietario della più rinomata compagnia di danza della zona, ed era risaputo fosse in cerca di nuovi membri.

Virginia (ancora è un mistero come) era riuscita a mettersi in contatto con lui e a parlargli del mio talento, tanto da indurlo a venire a valutare se davvero ero promettente quanto gli era stato preannunciato.

L'esitazione che precede la mia risposta fa subito alzare un sopracciglio a mia madre, facendole capire quanto io sia terrorizzata.

-Andrà tutto bene, tesoro. Ti sei allenata tanto, impegnandoti sempre al massimo. Ti meriti di salire su quel palco e sono sicura che da lassù conquisterai tutti! Sei davvero brava, lo sai.- Tenta di rassicurarmi.

-E non lo dice solo perché è tua madre!- Interviene Virginia:- Sei la mia allieva più promettente e non mi stancherò mai di ripetertelo.

Sospiro.

Può sembrare strano, ma non mi piace ricevere complimenti. O meglio, mi piace che le persone notino i miei pregi, ma l'idea che li sottolineino mi spaventa. Se, sentendomelo dire, finissi per montarmi la testa, non mi perdonerei mai.

All'improvviso, un altro bussare alla porta precede l'ingresso di una giovane ragazza con una coda di cavallo ed una dozzina di fermacapelli colorati in testa. All'orecchio porta un auricolare collegato ad un microfono e in mano stringe una cartellina piena di fogli.

-Mancano tre minuti al tuo pezzo, sarebbe meglio che ti preparassi già dietro le quinte.- Mi avvisa.

Annuendo, bbraccio mia madre, incurante delle lamentele della mia insegnante, e seguo la ragazza lungo i corridoi dell'edificio..

Il cuore mi rimbomba nelle orecchie, come un tamburo suonato con forza. Mi chiedo se anche le ballerine professioniste, dopo anni di esibizioni, prima di entrare in scena, continuino comunque a sentirsi così spaventate ed emozionate.

Incurante del fatto che probabilmente farà solamente aumentare la mia ansia, mi sporgo leggermente oltre il sipario e sbircio nella platea, alla ricerca di volti familiari.

Non impiego molto a vedere Elleni in prima fila, attento ai movimenti della ballerina già in scena. Poco distante, riesco a distinguere anche mio padre che parla con zia Marlene e, accanto a loro,una sedia vuota, probabilmente il posto di mia madre.

Zia Marlene non manca mai a nessuna mia esibizione. È da lei che ho ereditato il mio amore per la danza e, secondo papà e la nonna, anche il talento. Io non sono mai riuscita a vederla ballare, dato che, a causa di un incidente stradale in cui era rimasta vittima poco prima della mia nascita, si era fratturata un ginocchio ed era stata costretta a dedicarsi ad attività più sedentarie.

Sorrido alla loro vista, ma continuo nella mia ricerca. C'è ancora qualcuno che ho assolutamente bisogno di trovare prima di iniziare il mio spettacolo.

Devo raggiungere il secondo settore per trovarlo, ma, appena lo vedo, mi sento subito più rilassata. Daniele è seduto scomposto, con una scarpa appoggiata sulla testiera del sedile davanti al suo ed il cellulare acceso in mano.

Come se si fosse accorto del mio sguardo, solleva il viso dallo schermo luminoso e guarda verso il palco, ma, anche se davvero stesse cercando me, sono nascosta dal tendone di raso rosso perché possa vedermi. Infatti, torna quasi subito a concentrarsi sul cellulare.

Come per la maggior parte della gente, soprattutto se diciottenni, la danza classica non rientra tra i suoi sport preferiti, ma non rifiuta mai di presenziare alle mie esibizioni, e tutto questo solo perché sa quanto io ci tenga. Per lui deve essere un grande sacrificio ed io gli sono infinitamente grata per questo.

Daniele è il mio migliore amico da che io abbia memoria. Forse perché le nostre case distano esattamente sessantadue passi l'una dall'altra, oppure perché, fin dall'asilo, siamo sempre stati vicini di banco, ma sta di fatto che ora siamo come Shaggy e Scooby-doo: inseparabili!

Sa sempre quando farmi ridere e quando essere serio, quando ho bisogno di compagnia e quando di solitudine, quando ho voglia di gelato e quando di tè caldo.

Vederlo lì seduto mi da subito coraggio e mi sento pronta ad entrare in scena.

Quando la ballerina termina la sua coreografia ed esce tra gli applausi, la ragazza con l'auricolare mi fa segno di prendere il suo posto e, nell'oscurità creata dai fari spenti, ubbidisco.

Poi una luce bianca mi illumina e la musica inizia. Tutti i pensieri scompaiono dalla mia mente mentre le note de “Il lago dei cigni” mi avvolgono ed io inizio a ballare.

Lascio che i miei piedi mi conducano in un elegante volteggiare, condotti dalla musica come una foglia si lascia trasportare dal vento. Non vorrei né potrei essere da nessun'altra parte. Questo è il mio elemento e solo qui sento di poter essere davvero me stessa, senza timore.

Le piume sul mio abito frusciano assecondando i miei movimenti, sembrando quasi appartenere realmente al mio corpo. Non riesco a pensare ad altro se non a quanto questo momento sia perfetto.

Ad un tratto, però, avverto una nota stridula. Una sbavatura nella magia del momento.

Atterro dopo un salto sulla gamba destra, ma quando mi preparo a staccarmi nuovamente da terra, la caviglia si piega sotto il mio peso, trascinandomi al suolo con sé.

Una fitta lacerante mi percorre il collo del piede e gli occhi mi si riempiono di lacrime che, con fatica, tento di trattenere.

Quando Virginia si accorge che, anziché alzarmi e riprendere a ballare, rimango a terra, con il viso basso e la caviglia stretta tra le mani, corre accanto a me sul palcoscenico, seguita a ruota da mia madre e, dietro di lei, anche da due uomini in divisa da soccorritore.

La musica continua ad uscire dalle casse, ma io non riesco più a distinguerne le note, come fossi immersa sott'acqua, e le lacrime, nonostante la mia disapprovazione, si lasciano scivolare silenziosamente lungo le mie guance.

Ormai, non avendo più nulla da nascondere, sollevo lo sguardo e lo sposto sulla folla, sul volto degli spettatori. Mio padre è scattato in piedi e cerca di farsi largo tra le gambe della gente per raggiungermi. Mia zia, invece, benché sia anch'essa in piedi, non si muove, gli occhi sgranati e la bocca spalancata coperta dalle mani.

Alla ricerca di Elleni il mio corpo trema al pensiero di quale espressione dovrà leggere sul suo viso. Quando finalmente i miei occhi lo raggiungono, lui è seduto, con le mani strette forte attorno ai braccioli del sedile, mostrando un dispiacere tale da cancellare qualsiasi altro sentimento potesse averlo catturato durante la mia coreografia.

Al dolore alla gamba se ne aggiunge un altro al cuore, ancora più profondo e straziante, e non trovo più ragione per trattenermi dall'urlare.

Più il mio grido aumenta, più le lacrime scendono copiose, ma non posso farne a meno. Ho bisogno di sfogarmi, di scacciare da me la delusione.

Ho fallito, ho gettato via il sogno di una vita, bruciato la mia possibilità di entrare in un corpo di ballo. Chissà quanto dovrò attendere ora per un'altra occasione simile! Elleni non vorrà di certo nella sua compagnia dopo aver assistito ad una scena tanto pietosa.

Persa nel mio sconforto, quasi non mi accorgo di essere issata dai due soccorritori su una barella e condotta, insieme ai miei genitori, in ospedale su un'ambulanza.

Vorrei tanto che Daniele fosse qui accanto a me, ma ancora più forte è il desiderio che lui non mi veda in questo stato più di quanto non abbia già fatto in teatro. Non voglio vedere la compassione sul suo volto.

Il resto del pomeriggio passa con una lentezza esasperante, scandito solo dal passaggio da un medico all'altro e da un macchinario all'altro. L'unica cosa che rimane inalterata per tutto questo tempo è solo la sensazione di vuoto che ha sostituito il dolore nel mio petto.

Quando finalmente l'ultimo medico è pronto a darci la diagnosi finale, tiro un sospiro di sollievo. Non avrei retto ancora molto tra queste pareti troppo bianche e l'odore prepotente di disinfettante.

-Le lastre mostrano chiaramente che la caviglia non è rotta. Si tratta solo di una brutta slegatura che, fortunatamente, si sistemerà facilmente con un po' di pomata e tanto riposo. Qualche settimana e sarai di nuovo pronta ad indossare le tue scarpette da ballo.

Per ringraziarlo della buona notizia, stiracchio un sorriso che, però, scompare non appena lascia la stanza.

Sono felice di poter tornare presto a ballare, ma il sollievo non è sufficiente per mettere a tacere la delusione per l'esito del saggio.

Come se le avessi consumate tutte, le lacrime, nonostante ne abbia tanta voglia, si rifiutano di tornare a scendere.

Così, per mettere a tacere il malessere, non mi rimane alternativa, non appena rientro a casa, se non quella di rifugiarmi fra le coperte del mio letto e lasciare che il sonno mi porti lontano.

Vengo svegliata dopo non so quanto da un bussare leggero sulla porta aperta. Appoggiato allo stipite, come se fosse la cosa più naturale del mondo, Daniele mi studia con un'espressione buffa.

Come fa sempre, senza aspettare il mio permesso, entra in camera e si siede sul tappeto viola di gomma piuma ai piedi del mio letto, appoggiando ad esso la schiena, ed afferra il telecomando.

Mentre mi alzo a sedere, lui estrae da un sacchetto di plastica di cui mi accorgo solo ora, due DVD e me li mostra.

-Sono venuto a tirarti su di morale! Quindi, azione- Chiede, mimando mosse di karate probabilmente di sua invenzione:- o romanticismo?- Continua, intrecciando le mani sul cuore e sbattendo le palpebre in maniera ridicola.

Senza esitazione, mi tendo verso di lui e gli rubo di mano il film d'amore.

I nostri nasi si sfiorano, tanto che riesco a sentire l'odore muschiato del suo dopobarba, ma, invece di arretrare, lui si finge scioccato e alza gli occhi al cielo e mi rendo conto di non essermi mai davvero accorta di quanto fossero di un intenso verde scuro.

Sono improvvisamente consapevole di quanto le nostre bocche siano vicine e, involontariamente, scatto all'indietro, mettendomi a sedere e coprendomi la bocca con una mano.

Daniele mi guarda confuso.

-Non starmi così vicino!- Provo a scherzare:- Mi sono appena svegliata, devo avere un alito orribile.

Mi pento immediatamente dell'insensatezza delle mie parole.

Lui, però, non sembra averci fatto caso ma, anzi, scoppia a ridere:- Hai ragione, il tuo alito da appena sveglia è peggio di un'arma di distruzione di massa. Grazie per avermelo ricordato!

Cerco di nascondere il mio imbarazzo con una risatina, che esce troppo stridula, e fingo di essere estremamente concentrata su una ciocca di capelli che mi è caduta davanti agli occhi. Solo così facendo realizzo che nella mia camera c'è un ragazzo e che questo ragazzo sta assistendo al mio post-sveglia.

Sgrano gli occhi, all'improvviso consapevole di come devo apparirgli e, con una scusa, scappo in bagno.

Davanti allo specchio appeso sopra il lavandino, non ho più alcun dubbio su come i miei capelli siano tutti arruffati e spettinati e la guancia arrossata e rigata per essere stata schiacciata sull'orlo del cuscino. Le occhiaie che mi si vedono sotto gli occhi sono più profonde della Fossa delle Marianne ed i miei vestiti stropicciati sono impregnati dal tipico olezzo da ospedale.

Nel poco tempo a mia disposizione, cerco di riprendere un aspetto il più possibile decente, spazzolandomi i capelli e lavandomi e truccandomi il viso. Se mi cambiassi anche d'abito, Daniele se ne accorgerebbe.

A questo pensiero, mi blocco di colpo, stringendo in una mano il mascara e nell'altra la spazzola, e guardo incredula il mio riflesso.

Si accorgerebbe di cosa? Che mi sto facendo bella per lui? E perché cavolo lo sto facendo? Siamo praticamente cresciuti insieme, quasi fossimo fratelli, e mai prima mi era importato cosa pensasse di me, quindi perché ora sì?

Ancora stranita, ritorno in camera. Man mano che mi avvicino, il mio cuore inizia a battere sempre più forte e non riesco ad evitare di chiedermi se di questo passo anche Daniele lo sentirà.

Quando entro nella stanza, lo trovo sdraiato a pancia in giù, con accanto due cartoni di pizza e due lattine di Sprite, concentrato a decidere quale fetta meriti di essere mangiata per prima.

Quando mi nota, mi fa segno di sedermi accanto a lui e spinge verso di me l'altro cartone, invitandomi ad aprirlo.

-Volevo farti una sorpresa, ma ci stavi mettendo troppo e io stavo morendo di fame.- Si giustifica, simulando un tono innocente, tradito però dal suo sorriso sghembo che i nostri genitori avevano soprannominato “da birbante”.

Finalmente pare prendere una decisione e la sua mano afferra il trancio più grande e se lo porta alla bocca. Una fetta di salamino piccante scivola dalla sua pizza e casca nel cartone. Lui sbuffa, ma se ne dimentica non appena ne morsica un pezzo. Nel mio cartone, invece, trovo la mia pizza preferita, coi pomodorini e tanta mozzarella filante.

È tutto così naturale: io, lui, noi due insieme, le nostre pizze, stare sdraiati sul tappeto, noleggiare film da guardare alla TV. Non potrei immaginare la mia vita in altro modo.

Mi siedo accanto a lui, stringendomi le ginocchia al petto con le braccia, attenta ad evitare ogni contatto, e mi concentro sui titoli di testa che hanno iniziato a scorrere sullo schermo davanti a noi.

Senza riuscire a pensare in modo lucido, percependo la sua presenza accanto a me, mi ritrovo, come d'abitudine, a rubare una fetta di salamino dalla sua pizza e mangiarmela in un sol boccone. Solo in un secondo momento mi accorgo di cosa ho fatto e avvampo di colpo.

Mi allontano ancora di più ma si rivela un tentativo del tutto inutile, quando lui si sporge verso di me e addenta la punta della fetta che sto sollevando poco prima che lo faccia io.

Anche se è un rituale che compiamo ogni singola volta in cui mangiamo insieme la pizza, non riesco ad evitare di arrossire ancora di più e di fissarlo con gli occhi sbarrati.

Lui mi rivolge un sorriso birichino che lo rende tremendamente sexy.

Ma cosa sto dicendo?! Il boccone di pizza mi va di traverso, facendomi tossire incontrollatamente e il tentativo di Daniele di intervenire in mio soccorso, picchiettandomi sulla schiena, peggiora solo la situazione. Alla fine riesco a riprendermi solo dopo aver trangugiato quanta più Sprite mi è possibile.

Non c'è che dire, oggi l'universo ha proprio deciso di essermi avverso! Segnerò questa data come il “giorno delle figuracce”!

Mentre è concentrato sul film, non posso fare a meno di studiarne con la coda dell'occhio i lineamenti del viso, con la mascella squadrata ed il naso leggermente aquilino, ma perfetto per il taglio del suo volto.

Non è un amante dello sport e di conseguenza non pratica alcuna attività sportiva né frequenta palestre, eppure ha un fisico snello e slanciato che sapevo non lasciare indifferenti le nostre compagne di classe.

Pensando a loro, sento una fitta fastidiosa al petto, l'emozione che si prova quando qualcuno vuole portarti via ciò che è tuo.

Persa nei miei pensieri, mi volto apertamente a guardarlo. È naturale che provi un profondo affetto per lui. Come ho già detto, siamo amici da così tanto tempo da essere praticamente fratelli, perciò non c'è nulla di strano se sono un po' gelosa nei suoi confronti. Spesso le sorelle sono gelose dei propri fratelli, no?

Sono così fortunata ad averlo come amico! Mi vengono in mente tutte le volte in cui ero triste e lui si era reso ridicolo per farmi ridere, in cui aveva ascoltato i miei problemi per poi rassicurarmi e consigliarmi, in cui mi aveva difeso da chi mi derideva o mi rimproverava ingiustamente, in cui mi teneva aperta la porta, mi aspettava fuori da scuola, ordinava per me al bar e mi teneva il posto sull'autobus.

Arrossisco ripensando alle volte in cui ci eravamo abbracciati, in cui ci eravamo tenuti per mano, in cui avevo indossato i suoi vestiti o in cui ci eravamo addormentati vicini.

Mentre lo sto fissando, Daniele mi sorprende e mi sorride.

Il mio cuore fa una capriola, lasciandomi senza fiato ed è in questo momento che capisco: mi sono innegabilmente, follemente, irrimediabilmente innamorata del mio migliore amico.

 

  
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