Capitolo quattro: Goblin prende il sopravvento
Norman arrivò a casa alle 11:46.
Si era fermato a comprare qualche strumento utile per la riparazione, la spesa
e gli antidolorifici (fanno sempre comodo…) in farmacia. Aprì la porta di casa
con una mano sola e poi entrò appoggiando tutto sul tavolo in sala da pranzo.
Il telefono squillò e il cuore di Norman sobbalzò:
" Kolina…" pensò e si avvicinò velocemente
al telefono. " Qui Norman Osborn"
" Ehi Norman, sono Gerard ! " rispose Gerard, un
vecchio compagno di università di Norman, ora suo
consulente. " Ah… Gerard. Dovevi chiamarmi oggi
pomeriggio." disse Norman. " Sì, ma domani parto. Vado a trovare mio
padre in Canada. Non so quando tornerò. Volevo
avvisarti. Tutto qui." Gerard voleva dimostrare
di essere tranquillo, ma Norman
sapeva che era spaventato. "Che succede, Jerry
(il suo soprannome), mi fai preoccupare! Dimmi che succede!"
ma Norman lo sapeva già. Aveva saputo dalla
polizia che pochi
giorni fa, in un corpo a corpo contro Spiderman, Goblin era entrato in casa di Gerard
per tendere un agguato, e Gerard ne era rimasto
sconvolto, come sua figlia Amelia di dodici anni, che Goblin
aveva spaventato molto meno del padre. "Ecco… Mio padre… Mio padre sta
male. Ci sentiamo, Norman."
Norman chiuse il telefono. "Povero vecchio Gerard! Gli ho fatto paura, eh?" una voce alle spalle
di Norman ruppe il silenzio. "Ah ah ah ah
ah ah AH!
" Norman, consapevole, si girò e, come si
aspettava, vide davanti a lui uno specchio. "Chi si vede, Osborn! Ti sono mancato?" chiese Goblin.
La mente di Norman era confusa. Le immagini nella
stanza si distorcevano e vorticavano nella sua testa. Ancora una volta la
pazzia stava prendendo il sopravvento. Norman cadde
all'indietro, sbattendo contro la scrivania, nel disperato tentativo di
riprendere il controllo di se stesso. "No, non puoi evitarmi. Io sono te,
e tu sei me!" gracchiò Goblin, o meglio Norman, visto che ormai i due erano una cosa sola.
''E' ora di apportare qualche modifica alla
giornata !'' Goblin si alzò, si diresse verso il suo
studio e si avvicinò alla libreria. "I vecchi passaggi segreti della casa
fanno sempre comodo… Uhm… Ah, bene, eccolo qui."
Così dicendo Goblin spinse un libro e la libreria si
spostò, rivelando l'entrata di un passaggio buio. "E ora… tenebre, sto
arrivando! AH AH AH!"
ridacchiò Goblin, sparendo nel freddo e lugubre
corridoio.