Se quell’albero potesse parlare chissà quante storie che avrebbe da raccontare.
Se ne sta fermo li da un mucchio di anni e con i suoi rami è stato casa di innumerevoli foglie poi cadute e portate via dal vento. Il vento, quel soffio che porta via tutto. Come fa il tempo con la memoria. Passano giorni, mesi, anni, secoli. Tutto resta solo cibo per il vento. Ma quell’albero è ancora li. Il suo tronco sembra forte. Deve essere stato appoggio per molti, che magari stanchi dalla corsa che stavano facendo poco prima qui sulla pista del parco, si sono soffermati per un attimo a riprendere fiato appoggiandosi proprio su di lui, che accogliente in silenzio ha offerto il suo tronco, e dopo un occhiata verso il cielo che traspare tra le foglie, e aver socchiuso un occhio per il fastidio di quel raggio di sole che violento trafigge i rami, hanno ripreso a correre, dimenticandosi poco dopo di quell’albero che è stato sostegno, dimenticato, come fa il tempo con la memoria, come fa il vento con le foglie.
Ma le foglie non si dimenticano del profumo di quel sospiro di vento che le ha portate via, e la memoria porterà sempre le ferite dei giorni passati e del tempo trascorso, e quell’albero, si ricorderà sempre di quel sostegno regalato, di essersi sentito per un attimo nel posto giusto al momento giusto per essere utile, anche stando fermo, anche in silenzio, sentitosi importante senza alcun complimento.