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Autore: CloudyCat95    07/11/2014    1 recensioni
Il vampiro dagli occhi felini ci pensò per qualche secondo. «Io non sogno.» sentenziò.
Con lo sguardo ancora perso, si mise ad osservare la scrivania disordinata che gli dava tanto fastidio. Lesse la targhetta che era posta sopra, in cui era scritto il nome dell’alienista che si stava facendo gli affari loro. Siglava: “S. Freud”.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Klaus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Alienist
 
 
21 settembre 1909, New York
 
Mikael si guardava fisso le scarpe.
Era seduto su una poltrona di fronte a una scrivania in legno, ben lucidata. Su essa, scartoffie sparse ovunque, disordinate.
Il disordine gli dava fastidio.
L’attesa si stava facendo snervante.
Aspettare gli dava fastidio.
La portafinestra era aperta e faceva svolazzare le tende color paglierino, in netto contrasto con l’azzurro cielo delle pareti della modesta stanza.
Gli davano fastidio questi colori tranquilli.
Dalla porta dietro di lui entrò suo figlio, Niklaus.
Lo percepì già prima quando stava camminando nel corridoio.
Non si voltò, non lo salutò nemmeno.
Niklaus si sedette sulla seconda poltrona, alla sinistra di Mikael.
Nemmeno il figlio era contento per quell’incontro, ma provare non guastava mai. E dovevano essere solo loro due, perché Mikael aveva, prima di tutto, problemi con suo figlio.
Mikael alzò lo sguardo, che si posò sull’uomo seduto dall’altra parte della scrivania. Anche lui stava aspettando l’altro vampiro.
«Con quale argomento volete cominciare a parlare?» chiese l’umano.
«Lui non è mio figlio.» esordì Mikael senza giri di parole. Non lo è mai stato.
«Biologicamente parlando, ma sei stato tu a crescermi, padre.» ribatté Klaus.
Mikael lo guardò storto, poi riportò lo sguardo fisso sul terapista.
Gli davano fastidio, gli alienisti.
Insopportabili. Pensavano di avere ragione su tutto. Esseri dall’animo ignavo. Dovevano essere al corrente di ogni cosa e disputare una sentenza a riguardo. Come se d’improvviso la questione di mezzo riguardasse anche loro.
Lo psicologo, però, non era certo uno che perdeva le speranze, anzi. «Avete fatto sogni a riguardo di ciò?» chiese, impassibile.
Fu Klaus a rispondere per primo. «Ho sognato, quando ancora ero in grado di farlo, mio padre che uccideva tutti i miei fratelli, e lasciava me per ultimo, e mi lasciava in vita, condannandomi a un’eterna esistenza di solitudine e incomprensione.»
«Non accadrà mai. Tu, Niklaus, sarai il primo a soccombere.» affermò il padre, con tutta la calma e convinzione possibile.
L’uomo, che ascoltava inespressivo la conversazione, sapeva con chi aveva a che fare. E la situazione non era delle più semplici. Millenni di rancore che tentava di esplodere nella mente dei due.
«Lei, Mikael? Ha sognato qualcosa? Qualcosa di strano intendo. Non inerente a tutto ciò.» chiese il terapista.
Il vampiro dagli occhi felini ci pensò per qualche secondo. «Io non sogno.» sentenziò.
Con lo sguardo ancora perso, si mise ad osservare la scrivania disordinata che gli dava tanto fastidio. Lesse la targhetta che era posta sopra, in cui era scritto il nome dell’alienista che si stava facendo gli affari loro. Siglava: “S. Freud”.
Il dottor S, però, non si fece sfuggire quella piccola pausa tra la domanda e la risposta. «Se non sogna, perché ha pensato, invece di rispondere subito?»
«Ero bambino. Il mio migliore amico mi aveva rubato la pannocchia che avevo preso dal campo accanto alla capanna in cui abitavo.» rispose Mikael, stavolta senza esitare. Aveva risposto. Ora quell’alienista doveva starsene zitto e non ribattere, altrimenti si sarebbe trovato senza gli arti.
Klaus non capiva la risposta, dato lo sguardo perplesso che si era formato sul suo viso.
Poi, S si rivolse al figlio. «Cosa pensi ti abbia tolto, tuo padre?»
Pesò bene le parole che doveva dire. Parole che non gli uscivano facilmente dalla bocca. Parole che facevano male a pronunciarle, anche solo a pensarle. «Un’esistenza pacifica.» Parole vere.
Il padre era fermo come una statua. Il suo autocontrollo era totale. Non un’espressione di turbamento sul volto.
«E tu, Mikael? Cosa pensi che ti abbia tolto Niklaus?»
Si girò verso il figlio. Che non era suo figlio. Avevano gli stessi occhi azzurri, ma lui era un bastardo. Il bastardo che gli aveva tolto tutto. «La famiglia.»
 
 
 
21 settembre 1939, Londra
 
Entrò dalla finestra quella notte.
Nessuno era presente nella stanza, se non un vecchio uomo malato a cui restavano solo pochi giorni per morire.
Si avvicinò al letto dell’uomo, il quale guardò il vampiro, riconoscendolo. Riconoscendo i suoi azzurri occhi felini.
«Speravo di poterti rincontrare quando le cose si sarebbero rimesse a posto.» esordì Mikael.
L’altro, sofferente dal dolore, ricambiò con uno sguardo compassionevole.
«Se ti trasformo, guarirai e vivrai per sempre. Vedrai molte più cose di quante tu possa immaginare. Più cose di quanto tu abbia già visto.» propose il vampiro originale.
L’anziano alienista riuscì a stento a pronunciare qualche parola. «Avete fatto la pace?» chiese. Non c’erano termini complicati e sofisticati per una domanda come questa.
«No.» rispose Mikael senza esitare.
Il vecchio dottor S sorrise, un sorriso triste, un sorriso compassionevole. Un sorriso amaro. Un sorriso non voluto da Mikael. Un sorriso che fece capire al vampiro originale che la sua risposta alla proposta sarebbe stata la stessa che aveva dato lui alla domanda del dottore.
 
Due giorni dopo, tutti i giornali britannici evidenziavano la notizia della morte di Sigmund Freud.
Odio gli alienisti, pensò Mikael.
 
 
 
♦♦♦
 
 
 
Angolino dell’autrice
Non so cosa mi è preso.
Questa OS mi è stata ispirata dalla puntata 2x5, in particolare la scena in cui Mikael si mette a ridere di fronte a Cami, chiamandola alienista.
Perdonatemi le incongruenze con la trama :) Fate finta che Mikael in quegli anni era sveglio e non dentro la bara xD
Adoro il personaggio di Mikael, lo adoro tanto. Magari il motivo per cui odia gli alienisti è perché ha perso un amico. O una scommessa.
Spero che vi piaccia, e spero che mi lasciate un commentino, anche piccolino :) Fatemi sapere cosa ne pensate.
Cloudy
   
 
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