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Autore: AlyaBlack    07/11/2014    0 recensioni
Una serata in discoteca, un paio di drink, tre amici. Citando un mio amico molto stupido, parliamo di #momentidivita ;)
Genere: Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Il Jack.


Lorenzo si guardò allo specchio e quello che vide non gli piacque per niente.
Intendiamoci, non era un brutto ragazzo, ma gli splendidi occhi azzurri erano contornati da scure occhiaie e il viso da tratti affilati era pallido, quasi funereo. I capelli neri erano sporchi e impiastricciati di qualcosa che assomigliava terribilmente ai drink che gli avevano servito al Jack qualche ora prima.
Il Jack era la discoteca più “in” di tutta la città, quella nella quale tutti volevano andare, quella dall’ingresso talmente esclusivo da avere una parola d’ordine. Lorenzo e Davide avevano fatto favori ad un ragazzo dell’ultimo anno per un mese, per poterla avere, e dopo non avevano parlato d’altro che della serata che avrebbero passato.
Per Lorenzo, era stata la peggiore della sua vita.
 
Avevano cominciato bevendo un vodka lemon.
-Rimaniamo sul leggero.- aveva consigliato Silvia, il viso pallido e gli occhi neri. Era davvero bella, con il suo vestito di pizzo bianco e gli stivali alti fino al ginocchio.
-Sembri una fata punk…- era stato l’intelligente commento di Davide, evidentemente poco preoccupato della sua salute fisica.
-Senti chi parla- gli aveva risposto lei. Davide infatti era la copia sputata di Billie Joe Armstrong, il cantante dei Green Day, con la sua maglietta in bianco e nero, i jeans attillati e i capelli ricci sparati in aria. Si era perfino imbrattato gli occhi con il mascara e aveva indossato un paio di anfibi in pelle nera con le borchie.
Guardando il terzetto, Lorenzo sembrava essersi trovato lì per caso, con la sua maglietta verde fosforescente, gli skinny jeans rosso granata e le scarpe arancioni.
-Ti sei vestito da semaforo ubriaco?- gli aveva chiesto un ragazzo ubriaco davanti all’entrata.
-Uhm… no.-
-Forte, batti il cinque semaforo.-
Ovviamente era fuggito via.
 
La musica graffiava le casse, facendo vibrare l’aria intorno a loro e sfondando loro le orecchie. Tra i fumi dell’alcool, Lorenzo provava il confuso terrore di cadere a terra a causa del volume troppo alto, se si fosse avvicinato troppo alla console.
Afferrò un drink verde acido posato sul loro tavolo, posto in un angolo della pista, circondato da divanetti rosso sangue. Non era rimasto più nessuno a controllare le borse, solo una coppia di ragazzi impegnati a divorarsi la bocca a vicenda. Riconobbe vagamente la ragazza, una roscia insipida amica di Silvia. Non se ne preoccupò e si avviò verso Davide, tutto preso a strusciarsi contro il sedere di un biondino dalle mani sottili.
Aveva scoperto l’omosessualità di Davide da poco, ma dentro di sé l’aveva sempre sospettato. L’aveva presa molto bene, con un sorriso e una battuta idiota: -Fantastico- gli aveva detto –così sono sicuro che non litigheremo mai per una ragazza. Ma se ti becco a fissarmi il culo giuro che ti strozzo.- E la questione si era chiusa lì, fra le risate di entrambi.
Lo sorpassò, raggiungendo Silvia qualche metro e una decina di gomitate più in là. La abbracciò da dietro, reso euforico dal drink, del quale si liberò ficcandolo in mano ad un quattordicenne esagitato e ordinando gli di sparire. Per questo si beccò un’occhiataccia dalla bionda, che non sopportava che maltrattasse i primini.
-Prima o poi ti pesteranno a sangue.- gli ripeté lei, come sempre.
-Devono solo provarci, quei nani.- le rispose lui, come sempre.
Ballò un paio di canzoni accanto all’amica, prima di afferrarla per il polso e avvicinarsi al suo orecchio.
-Usciamo. Troppa gente.- disse, utilizzando il linguaggio che avevano coniato apposta per la discoteca, elidendo verbi e articoli superflui.
Silvia annuì e insieme si avviarono verso il cortile esterno, la mano di lui sempre stretta sul polso di lei, per non perdersi. Quando finalmente riuscirono a scorgere il cielo e la luce dei lampioni si fermarono, scrutando i gruppetti di fumatori fino ad individuare un divanetto di pelle bianca vuoto.
Silvia si sedette composta, mentre Lorenzo si sdraiava di traverso, posandole la testa sulle gambe e chiudendo gli occhi, com’era solito fare. Lei infilò una mano fra i capelli del giovane, accarezzandogli la testa lentamente, com’era solita fare.
Un ragazzo della loro scuola si avvicinò, tirando un tiro dalla lunga sigaretta che aveva in mano.
-Ehi bro’- lo apostrofò, con la voce impastata e gli occhi rossi –vuoi un tiro?-
D’istinto, Lorenzo fece correre gli occhi verso Silvia, sapendo che non avrebbe approvato. Stefano, così si chiama, notando quel gesto si mise a ridere: -Che c’è? Hai bisogno del permesso della tua fidanzatina?-
-Certo che no!- disse lui, offeso nell’orgoglio e leggermente alticcio. –E comunque non è la mia ragazza.- Si tirò su e afferrò la canna fra l’indice e il pollice, mentre Silvia lo fulminava con lo sguardo.
-Lorenzo, mettila giù. Sei già mezzo ubriaco. Non devi mischiare alcool e droga, lo sai.-
Non dovresti proprio drogarti” pensò la ragazza, pur restando muta, sicura che lui avrebbe capito.
Sbuffando, Lorenzo le diede ragione: -Adesso no, Ste. Ma se mi viene voglia più tardi ti cerco, ok?- Vide il ragazzo lanciargli un’occhiata di scherno, prima di dar loro le spalle e tornare dai suoi amici.
Lorenzo mise un braccio attorno alle spalle di Silvia e la attirò a se, posando il mento sulla sua testa ed inspirando il suo odore così familiare.
-Grazie.-
Disse solo quello, ma fu sicuro che lei avesse compreso, quando la sentì ricambiare l’abbraccio. Rimasero così per un po’, prima che Silvia si staccasse, leggermente imbarazzata.
-Andiamo a cercar…- Cominciò, senza però riuscire a concludere la frase. Non poteva, perché un’immensa distrazione le si era appena posata sulle labbra, impedendole di parlare.
Le labbra di Silvia erano morbide e sapevano di fragola. Lorenzo le aveva sognate,desiderate, agognate e immaginate a lungo, ma la realtà batteva ogni sua aspettativa. Perché nessun sogno è bello quanto sentire la ragazza che ami da sempre ricambiare il tuo bacio.
Ma nessun incubo è tanto brutto quanto ritrovarti, qualche secondo più tardi, solo su quel divanetto. Con un liquido appiccicoso, incredibilmente somigliante al drink che si trovava sul tavolino fino a un attimo prima, che ti gocciola sugli occhi, colando dalle ciocche spettinate dei tuoi capelli.
  
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