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Autore: Saru_Misa    07/11/2014    6 recensioni
Sussultò: lui faceva proprio parte della seconda batteria e avrebbe gareggiato nella quarta corsia. I compagni, a turno, gli diedero una pacca sulla spalla, augurandogli buona fortuna.
Li ringraziò tutti, dirigendosi infine alla sedia della propria corsia, dove lasciò l'accappatoio, posizionandosi sul blocco di partenza al segnale; si sistemò gli occhialini, tirando il laccio dietro proprio come era sempre solito fare: era una sorta di gesto scaramantico per lui.
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Storia che partecipa al "Hell's Writing Kitchen" contest a turni di gufetta1989 sul forum di efp.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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1. Il nuotatore sognante

- Lo sport è competizione: vinci o perdi... Solo i campioni sanno vincere o perdere. - (Alexander Popov)


Lo stadio era pieno zeppo di gente: dai piú piccolini, alle persone piú grandi, tutti con una passione comune, che li aveva portati lì; l'amore per il nuoto. Nello spogliatoio i nuotatori, di tutte le nazioni, si stavano preparando al grande evento: le olimpiadi. Sarebbero stati impegnati per un totale di quattro giorni, in cui si sarebbero sfidati a suon di bracciate e gambate, fino a scavare la vetta per l'oro Olimpico.

Un ragazzo giovane, ventidue anni compiuti proprio il giorno prima, avendo finito uscí e raggiunse per primo il coach: sulla divisa che l'uomo indossava, svettava la scritta "Spain". Il ragazzo indossava, invece, un accappatoio bianco; i capelli violacei nascosti alla perfezione sotto alla cuffia coi colori spagnoli; gli occhi violetti invece, fissavano il coach che proprio in quel momento gli stava parlando.
Angel Velasco, quello era il nome del ventidueenne, lo ascoltava ma senza particolare attenzione: la sua mente già viaggiava alle gare che doveva disputare e il cuore gli batteva forte nel petto; quella era la sua prima Olimpiade ed era abbastanza nervoso. 

"Angel! Mi stai ascoltando?" il tono irritato del coach Garcia lo riportò alla  realtà e gli occhi violetti andarono a posarsi sulla figura dell'uomo, che lo stava fissando con un espressione grave in volto.
"Mi scusi, mi ero distratto un attimo." mormorò il povero Angel, che effettivamente non aveva capito nulla di ciò che gli era stato detto, ma non se la sentiva di ammetterlo.
Garcia roteò gli occhi, sospirando pesantemente. "Ora prestami attenzione, non pensare ad altro." quel ragazzo era davvero bravo, quindi ci teneva particolarmente affinché facesse tutto bene e fosse in grado di arrivare sul podio, gara dopo gara. "Ti stavo dicendo di non farti prendere dal panico o dall'emozione: fai come se fossi ad una competizione normale, non così importante. Le gare che disputerai oggi saranno i: 100m stile libero e i 100m farfalla questa mattina; mentre, nel tardo pomeriggio, avrai i 200m stile libero e 200m farfalla." Si era fatto passare il foglio delle gare dall'assistente e gli occhi continuavano a scorrere su esso, mentre leggeva.
Angel annuì, facendo un respiro profondo: avrebbe dato il meglio di sè in tutte e quattro le gare, senza sbagliare. "Ok coach, non si preoccupi: non la farò ricredere sull'avermi portato qui." il suo tono era molto deciso, come anche la luce nei suoi occhi. 
"Bene, era proprio ciò che volevo sentirti dire; in bocca al lupo: inizia un po' a riscaldarti le spalle mentre attendi."

Mano a mano uscirono anche gli altri connazionali, che si misero a parlare tra di loro e con il coach, cercando di tranquillizzare Angel che, man mano che il tempo passava e che la sua prima gara si avvicinava, si sentiva sempre più in ansia. 

- Gli atleti della seconda batteria dei 100m stile libero sono pregati di avvicinarsi ai blocchi di partenza. -

Sussultò: lui faceva proprio parte della seconda batteria e avrebbe gareggiato nella quarta corsia. I compagni, a turno, gli diedero una pacca sulla spalla, augurandogli buona fortuna. 
Li ringraziò tutti, dirigendosi infine alla sedia della propria corsia, dove lasciò l'accappatoio, posizionandosi sul blocco di partenza al segnale; si sistemò gli occhialini, tirando il laccio dietro proprio come era sempre solito fare: era una sorta di gesto scaramantico per lui.

- Ready... -

A quella parola, lui e gli altri sei della sua batteria si misero nella giusta posizione sul blocco. Mentre teneva le mani sul cemento sotto i suoi piedi, queste tremavano lievemente e Angel teneva lo sguardo fisso sull'acqua, nella trepidante attesa che dall'altoparlante desse loro il permesso di partire.

- Go! -

Quella parola tanto agognata finalmente si sentì nella struttura e sette persone, chi prima e chi lievemente dopo, si tuffarono nell'acqua.
Quando tutti tornarono a galla, lo spagnolo era in quinta posizione; le sue bracciate e le sue gambate però erano molto lunghe e alla virata aveva già conquistato due posizioni.
Gli ultimi cinquanta metri erano un'agonia: sugli spalti tutti tifavano per varie persone, mentre in acqua tutto quel suono era ovattato e nella testa dei nuotatori vi era un solo pensiero; quello di arrivare per primo a fine vasca.
La battaglia per il primato nella batteria era molto accesa; Angel e il suo avversario continuavano a sorpassarsi con le bracciate, finendo con il toccare nello stesso momento.

Lo spagnolo, dopo aver toccato, si appoggiò ai divisori mentre il suo respiro iniziava pian piano a regolarizzarsi, lo sguardo fisso al tabellone luminoso, che pochi secondi dopo diede il responso: per due dannati centesimi di secondo, era arrivato dietro al canadese.
Portò le mani al bordo e si tirò su con una spinta di spalle, sospirando e tenendo lo sguardo basso; era comunque passato: accedevano alla seconda fase i primi due, che poi sarebbe stato solo uno, per arrivare alla finale; il punto di non ritorno. 

"Angel! Non buttarti giù di morale: sei passato alla prossima fase, è buono come risultato." Alejandro, il ragazzo di Angel, quando il secondo raggiunse la squadra, lo abbracciò.
"Lo so Alejandro, ma ho perso il primato per due centesimi di secondo! È frustrante come cosa." ricambiò con un certo affetto l'abbraccio del maggiore: avevano cinque anni di differenza.
"Capisco come ti senti, ma non serve a nulla sentirsi così ora: hai ancora tre gare da disputare oggi e poi avrai la seconda fase; non tutto è perduto, querido." il tono del ventisettenne era basso e molto dolce, in modo che solo Angel potesse sentirlo. "Prendilo come un pretesto per dare il meglio di te d'ora in poi e, ricorda una cosa: questa è la tua prima Olimpiade; in qualsiasi posizione ti piazzerai, dovrai essere felice di essere arrivato fin qui." lo stava guardando dritto negli occhi, con l'espressione di chi non ammette repliche.
"Va bene, grazie... Mi hai tirato su il morale, ti devo un favore." il sorriso era tornato sul volto di Angel, che si staccò dal suo abbraccio, indossando nuovamente l'accappatoio.
Alejandro gli diede una pacca sulla spalla, sorridendo a trentadue denti. "Quale favore e favore! Non serve e non ti devi nemmeno preoccupare." gli fece l'occhiolino: il suo ragazzo sapeva benissimo come avrebbe potuto ripagarlo quella sera, se voleva, ovviamente.
"Però..." iniziò a dire il più piccolo, per poi fermarsi nel vedere l'occhiolino; aveva intuito il messaggio nascosto dietro quel gesto e si limitò ad annuire, ben felice che a lui andasse bene. 
"Piccioncini! Smettetela, tra poco è il tuo turno Alejandro, concentrati."

Tutti nella squadra, il coach compreso, sapevano della relazione tra quei due, nonostante loro cercassero di tenerla segreta. Nessuno di loro era uno sprovveduto e quei piccoli gesti d'affetto che si scambiavano, erano inequivocabili. I due ragazzi arrossirono lievemente al sentire quell'appellativo: per quello che ricordavano nessuno ancora li aveva chiamati così e si erano impegnati a non mostrarlo troppo in pubblico; evidentemente il loro tentativo non era andato poi così tanto a buon fine.
Alejandro si tolse l'accappatoio azzurrino, iniziando ad allenare le spalle, sotto lo sguardo fisso di Angel, che ammirava ogni suo muscolo, ben sviluppato e accentuato dalla palestra e dal nuoto stesso.
Uno dei compagni diede una spallata ad Angel per farlo rinsavire da quello stato di trance in cui sembrava essere entrato mentre il suo ragazzo si riscaldava, ridacchiando divertito da quel comportamento.

"Non sbavare sui muscoli del tuo ragazzo, su! Se cercate di nascondere il fatto che siete fidanzati forse è perchè i vostri non lo sanno, ma per quanto ci provate, non riuscite a nasconderlo." gli sussurrò all'orecchio.
Angel si irrigidì a quelle parole e distolse lo sguardo da Alejandro, senza rispondere al compagno: non erano affari suoi.
~___~

N.d.a.: salve a tutti! Eccomi qui con la mia primissima storia originale, che partecipa al "Hell's Writing Kitchen" contest a turni, indetto da gufetta1989 sul forum di efp.
Spero vivamente che vi piaccia.

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