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Autore: Mamey    26/01/2005    3 recensioni
Shoah 2005, il Giorno della Memoria. Abbiamo il dovere di ricordare, di non scaricare il nostro dolore su monumenti e riti, ma di accettarlo come segno permanente di un crimine compiuto ad un altro esere umano come se fosse stato compiuto a noi. Continuare a ricordare la storia così com'è veramente e non come si è tentato di confonderla.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Olocausto
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HEINE

UENTERMENSCHEN

 

Le fiamme danzavano contro il cielo dorato

il fuoco bruciava, fremeva il soldato

le donne, le mani alla bocca portate

i bimbi ignari persi in giocose risate

 

L’ombra del falò era proiettata sul muro dell’Ufficio di Stato e la piazza era ghermita di persone di tutte le età: dai vecchi appoggiati a bastoni in legno scuro che sedevano ai tavolini del bar della piazza, con le carte strette in mano profumate di tabacco e rhum, agli operai con le palandrane pesanti immobili nel centro dello spiazzo, dalle giovani con corone di margherite nei capelli, ai bambini ridenti che si rincorrevano fra le decine di persone riunite davanti al fuoco bruciante.

 

Nessuno di noi ragazzi sapeva cosa avesse attirato tutta quella folla nel piazzale di solito deserto, né che cosa quel fuoco volesse significare. Una nuova festa, forse? Ignari io e i miei amici torturavamo le sigarette mezze disfatte nascoste dentro le tasche, felice bottino della nostra fatica giornaliera nella bottega del vecchio Arden, troppo occupato a importunare le giovani clienti per accorgersi della merce che facevamo abilmente scomparire dagli scaffali colmi, per poi uscire fischiettando con un sacchetto di dolciumi in mano pagato due pfennige, ma con in saccoccia oggetti per il valore di almeno un paio di Mark. Fu Heinrich che mi fece notare l’aria tesa e i volti contratti degli adulti, che cupi osservavano il fuoco divampare e innalzarsi sempre più verso il cielo, rischiarando la sera che tentava, prepotente, di calare sulla città.

 

la catasta si alzava

unendo cielo, terra

 nuvole tinte di porpora.

 

…presagio di sangue imminente…

 

L’aria sapeva di bruciato e fiori di campo, un lieve profumo di zenzero si faceva spazio fra la folla fino a giungere a noi, confusi da quella situazione indefinita e per niente chiara ai nostri occhi. Che cosa stava succedendo? Fu ancora Heinrich, l’unico veramente interessato a tutto quel caos, che mi fece notare ciò che bruciava in quel falò. Libri. Tutto quel caos solo per un po’ di libri bruciati? Tutte quelle facce spaventate e orripilante solo per qualche pagina bruciacchiata…a me non piaceva per niente leggere e i libri li avevo sempre visti sul mio banco, a scuola. Se questo voleva dire che la scuola era stata abolita tanto meglio. Ma Heinrich non sembrava del mio stesso parere. Del nostro stesso parere, a dire il vero, perché noi ragazzi toccavamo quelle pagine imbrattate di inchiostro solo per studiare le lezioni scolastiche. Libro era la cartina della Germania da saper interpretare, libro era la storia dell’impero Germanico da saper ripetere, libro era la teoria di Marx da analizzare. Nient’altro che questo, e che queste noiose ed inutili conoscenze bruciassero non ci faceva né caldo né freddo. Ma per Heinrich...lui, seppur così giovane, dava già il giusto peso ai libri: aveva capito, al pari degli adulti, la gravità di quel gesto. Fu per questo che incominciò a tremare. O, forse, fu per quegli uomini dai capelli biondissimi e dagli occhi color del mare più limpido, che lo osservavano insistentemente.  

 

 tanti uomini in nero 

un sorriso sadico

braccia conserte

avambracci fasciati

 capelli color del grano…

 

…sguardi da lupi affamati…

 

Tre di loro lasciarono cadere le braccia, che fino a quel momento tenevano incrociate, lungo i fianchi, staccandosi dal gruppo sorridente di loro simili. Osservandoli a prima vista si sarebbero detti tutti uguali: stesso colore di capelli, stessi vestiti, stesse espressioni…stessi occhi famelici. Lupi assopiti finalmente usciti da un letargo indesiderato…occhi color del ghiaccio delle montagne più alte ed altrettanto freddi. Avvertii Heinrich tremare sempre di più e lo vidi trattenere spasmodicamente qualche cosa tra le braccia, come a temere di doversene separare. Prima che potessi chiederli cosa lo turbava così tanto quegli uomini giunsero davanti a noi.

 

In quel momento mi sentii invisibile, io, ladruncolo di media fama, ero un inesistente occupazione di spazio, aria addensata in respiri e in una modesta percentuale d’acqua: nulla. Le loro presenze, quelle due spanne che separavano i miei occhi dai loro, erano anni luce, miglia e miglia di inferiorità. Non mi degnarono di uno sguardo, si concentrarono solo su Heinrich. Più esattamente su quello che Heinrich teneva fra le mani. Fu in quel momento, guardando il ghigno di vittoria che sovrastava il volto dei tre uomini biondi, che capii cos’era: un libro.

 

somigliava a quel giorno

il giorno del giudizio?

 

Le promesse del domani ridevano

non accorgendosi che dietro loro

il futuro veniva bruciato.

 

…inutili richieste di spiegazione…

 

Senza movimenti bruschi, ma con sicura fermezza, uno dei tre uomini tolse di mano a Heinrich il libro, lo aprì e scorse le pagine finché non vi trovò ciò che cercava, incurante dei nostri sguardi stupiti e sconcertati. Profumava di cannella e tabacco, di donne e di forza. E di qualche cosa d’indefinito che mi mise paura. La sua presenza, a dire il vero, bastava a mettere soggezione, come se in lui ci fosse qualche cosa di inumano. Tutti gli uomini della piazza, che avevano assistito attoniti alla scena, si voltarono verso lui appena iniziò a leggere. La sua voce era così autoritaria e sicura che anche i bambini, fino a quel momento chiusi nel loro mondo fatto di urla e corse infinite, si fermarono con l’orecchio teso, come ad aspettare l’inizio delle storie che si era soliti raccontare davanti al fuoco, fatte di fate dalle ali argentee, navi di pirati e sogni irrealizzabili.

 

ANTISEMITA: gente poco civile che osteggia e combatte gli ebrei” lesse il giovane, la sua voce a rimbombare nella piazza allibita e silente. Poi, sempre in quel silenzio irreale, si avviò a grandi passi verso il fuoco, alzò il libro verso il cielo, in modo che tutti potessero vederlo, e lo buttò in mezzo alle fiamme. Non capii il perché di quel gesto, ma vidi l’espressione spaventata e ammutolita di Heinrich, che continuava a fissare il punto in cui il suo libro era scomparso. Solo molti mesi dopo mi ricordai che sul suo volto scorrevano copiose lacrime, coperte dal nero della notte ormai giunta, e fu solo allora che mi ricordai delle parole che urlò, riempiendo il silenzio sottomesso e sconvolto del sagrato.  

     

Poi una voce

 

Non era domanda

non era richiesta

non era rassegnazione

 

…cupo presagio di una futura condizione…

 

Chi brucia libri

finisce col bruciare uomini.

 

Ed infatti fu questa, l’evoluzione…

 

 

 

 

HEINE – chi brucia libri finisce col bruciare uomini –

Uentermenschen: sottouomini.

  
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