Scendo in campo, acclamato dalla folla. Alzo lo sguardo e vedo Tywin Lannister, l'artefice dell'omicidio di Elia. Molti lo chiamano leone, narrano della sua temerarietà, ma per me è solo uno sporco assassino, talmente vigliacco da far uccidere una donna e 2 bambini e lavarsene le mani. Tanto colpevole quanto l'esecutore materiale dell'assassinio, se non di più. Presto verrà il suo turno. Poi giro e  vedo lui. Gregor Clegane, La Montagna. 
Tu l'hai stuprata, l'hai assassinata, hai ucciso i suoi figli. Dì il suo nome.
La mia lancia è avvelenata, ma non ci sarà mai abbastanza veleno quanto ce n'è nel mio sguardo. Rapido gli infliggo il primo colpo, diretto al braccio sinistro, quello stesso braccio con cui tenevi ferma Elia mentre la stupravi, quello stesso braccio che hai usato per sfondare la testa di suo figlio.
Tu l'hai stuprata, l'hai assassinata, hai ucciso i suoi figli. Dì il suo nome.
Mentre i miei colpi si susseguivano rapidi uno dopo l'altro, la Montagna cadde a terra. Gli ordino di dire il suo nome, di urlare a tutti come si chiamava la donna innocente che ha stuprato e ucciso.
Tu l'hai stuprata, l'hai assassinata, hai ucciso i suoi figli. Dì il suo nome.
Mi sono avvicinato troppo, me ne rendo conto in questo momento. Lui si alza da terra e urla il suo nome, lo urla con tutto il fiato in corpo. Elia. Le sue mani prendono la mia testa e iniziano a stringere.
Mentre il dolore inizia a diventare atroce, insopportabile, ho un solo pensiero per la testa. Sono passati quasi venti anni, ma ancora mi sembra di sentire l'odore di Dorne sulle mani di Clegane, l'odore di Elia. Non è poi una morte così atroce morire sentendo l'odore di una sorella ormai morta, morire sentendo l'odore di Dorne, delle sue spezie calde, immaginando di essere ancora un bambino. Un bambino che gioca con Elia negli stagni, sotto l'occhio attento di Doran, un bambino inconsapevole ed innocente. 
Lui sta per morire, ha detto il tuo nome. Ti sto per raggiungere, Elia. Mai piegati, mai spezzati, mai inchinati.