Storie originali > Horror
Ricorda la storia  |      
Autore: Lilith9312    08/11/2014    1 recensioni
"La sua vita divenne cenere al vento, come la vita di ogni persona lì.
Un intero paese spazzato via dalle fiamme. Non ne rimase nulla."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Passeggiava da sola nell’oscurità della notte.

Il lago ai suoi occhi era sempre stato fantastico. Lo conosceva come le sue tasche: dopotutto era il luogo dove andava in vacanza da bambina, dove aveva lasciato così tanti ricordi. Ma anche quel posto magico di notte diventava qualcosa di spaventoso. E se ne stava rendendo conto solo ora.
Si muoveva lenta, rischiarata unicamente dalla luce della piccola lanterna che si era portata con sé.

L’acqua del lago era ferma, quasi immobile. Nel cielo la luna era scomparsa e aveva trasformato quello specchio in un abisso oscuro e profondo. Non c’era alcun rumore oltre il leggero vento che soffiava tra gli alberi in fondo.

Lucia si affacciò dal vecchio pontile di legno che scricchiolava sotto i suoi passi, unico disturbo sonoro di quel paesaggio così spettrale.
Il suo riflesso la stava fissando dalla superficie dell’acqua.

Era davvero cambiata così tanto nell’ultimo anno…quasi non si riconosceva nemmeno. La lanterna rischiarava flebile i lineamenti da donna del suo viso. L’ultima volta che si era specchiata in quel lago era ancora una ragazzina, ma il tempo non perdona nulla.

Un fruscio nell’acqua distrusse la sua immagine, e il suo riflesso svanì inghiottito dall’oscurità, così come la fiamma della lanterna. Sulla superficie dell’acqua qualcosa si mosse, e cominciarono ad affiorare delle punte di pietra e delle croci di ferro, come tante lapidi.

Si spaventò e fece un solo passò indietro, ma era troppo tardi.
Una donna dai lunghi capelli castani era emersa dal lago. I suoi occhi incavati erano neri come la pece, e la sua pelle era candida. Aveva un abito verde, tutto bagnato e bruciacchiato, i cui brandelli si muovevano dolcemente nell’acqua.

Lucia mollò di colpo la lanterna che aveva in mano, quando la figura l’afferrò per il braccio con la sua mano artigliata. E venne trascinata nell’abisso.
 
----

“Padre, non dovreste fare voi questo lavoro, la vostra schiena ne risentirebbe. Lasciate che me ne occupi io.”
“Lascia stare, figlia mia, andate da vostra madre piuttosto: lei sì che ha bisogno di aiuto.”
Janel guardò il padre con un’espressione amorevole. Sapeva che l’età gravava su di lui più di ogni altra cosa, ma il suo orgoglio non avrebbe mai permesso un aiuto dalla figlia. “Come dite voi, raggiungeteci per cena.”

Si voltò andando verso la sua casa ai limiti del bosco, dove abitava con i suoi genitori.

Il paesino nel quale viveva era contenuto in una specie di depressione carsica, trasformandolo in una specie di buco nel terreno, e questo faceva in modo che non ci fosse mai troppo vento. Nemmeno in quelle giornate così calde, e, anche se il sole era ormai basso all’orizzonte, si avvertiva ancora l’afa estiva.

Si passò una mano sulla fronte imperlata di sudore, spostando le piccole ciocche di capelli castani che finivano davanti. Janel era una bella ragazza, in molti le ronzavano attorno. Ma a lei importava solo di aiutare la sua famiglia. Specie in quel periodo così di magra.

“Non piove da moltissimo, la terra è secca, anche l’erba. Non si può coltivare nulla così!”
“Poveri noi, di questo passo dove andremo a finire?”

Camminava per le stradine del paese portando un cestino con sé. Lei faceva quello che poteva per aiutare la sua famiglia, ma non sapeva controllare la pioggia o il sole. Conosceva anche lei la gravità della situazione.

La sua casa era poco più che una catapecchia fuori paese, sopra le alture, al limitare del bosco. Era scomodo ogni giorno scendere in paese a sbrigare le commissioni, ma almeno poteva godersi l’arietta che là non esisteva nemmeno.

E si sa, quando devi romperti la schiena tutto il giorno sotto il sole a lavorare i campi, anche una leggera brezza può fare la differenza.
“Janel, io vado a trovare Marie, che ha partorito da poco. Tu intanto occupati della casa.”
La madre era uscita velocemente di casa appena aveva visto la figlia arrivare e si stava già avviando per la strada.
“Certo, madre. Salutatemela.”
“Sarà fatto, cara.”

Il sole era ormai completamente sceso, lasciando il posto all’oscurità della notte.

Janel entrò in casa, e cominciò a preparare qualcosa da mangiare. Il padre sarà stato sicuramente stanco, e meritava un lauto pasto.  Fuori le cicale cominciavano a cantare allegre.
Erano così belle quelle notti estive. Così magiche.

Di colpo il silenzio. Janel si fermò, e rimase immobile nel centro della cucina dove si trovava. Dov’erano finite le cicale.
Delle urla riempirono quel vuoto, e sembrava provenissero dal paese.

Corse fuori, giusto il tempo per vedere il cielo rischiarato dalle fiamme che si estendevano alte nel cielo. Il paese stava andando a fuoco. Poco lontano dei cavalli stavano fuggendo spaventati, in preda al panico più generale.
Urla di donne, pianti, rumori di tetti che crollavano.

“Padre. Madre.”

Janel corse fino al margine del paese, ma era completamente in fiamme. Complice il caldo, complice l’erba secca, complice le case fatte tutte di legno, l’intero paese stava andando a fuoco e lei non poteva fare nulla.
Sembrava visto da lì come un enorme cratere al cui interno si dimenavano vampate arancioni frenetiche.
Un immenso e mortale falò.

Janel cadde a terra piangendo. Non poteva fare nulla, nemmeno tutta l’acqua delle vicinanze avrebbe potuto spegnere quell’incendio.

“Madre. Padre.”

Si alzò, le lacrime che scorrevano sul suo volto. E corse, corse attraverso le fiamme, proteggendosi solo con le braccia. Corse come mai prima d’ora. Li doveva trovare. Li avrebbe trovati.

I suoi occhi cominciavano a non sopportare più tutto quel calore e tutto quella luce. Non capiva dove fosse.

Intorno a lei pareti di case continuavano a crollare corrose dal fuoco, e urla continue risuonavano tutt’intorno lei. E lei era dentro un cerchio infiammato, prigioniera dello stesso destino di tutti gli altri abitanti.
Un rumore vicino la fece voltare verso destra.

“No…”. Ma non riuscì a pensare, perché la sua vita fu tranciata di netto da una trave che le cadde addosso. Janel smise di vivere. Non aveva trovato i suoi genitori. Era stato tutto inutile.

La sua vita divenne cenere al vento, come la vita di ogni persona lì.
Un intero paese spazzato via dalle fiamme. Non ne rimase nulla.

Con il tempo il cratere era diventato un immenso bacino d’acqua, per poi diventare una metà turistica di molti viaggiatori, attirati dalla natura e dalla magia del lago.

Janel attende paziente chi cerca qualcosa in quell’acqua scura. Come un’abile predatrice rimane in agguato anche intere notti, aspettando una vittima ignara del proprio destino. E appena la trova, l’afferra, trascinandola nell’abisso con sé.

Qualsiasi anima deve potersi cibare ogni tanto.

E lì in quel lago sporco di sangue, le anime non mancavano di certo.
 
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: Lilith9312