Libri > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: _Fire    08/11/2014    9 recensioni
Questo cross-over può essere letto anche da coloro che non hanno visto Once Upon a Time, perché la trama verrà modificata, e verrà tutto spiegato nella storia; e da coloro che non hanno letto Shadowhunters (in quanto non ci sono spoiler sulla trama originale)
“Una foresta incantata popolata dai personaggi classici che conosciamo.
O che pensiamo di conoscere.
Un giorno si ritrovarono intrappolati in un luogo dove a tutti era stato rubato il lieto fine.
Il mondo reale.
Ecco com’è andata…”
[SOSPESA]
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Camille Belcourt, Magnus Bane, Max Lightwood, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Dedico questo capitolo alla mia parabatai (quasi) 
Lidia. Grazie dell'affetto e del continuo sostegno.
♥️



 



Welcome to Storybrooke.

 


-Mondo reale, presente-
Alec era in macchina con Max, pioveva e la strada era completamente bagnata.
Dopo un po', finalmente, gli apparve davanti un cartello con la scritta “Welcome to Storybrooke.”
Una volta dentro la città, sembrava di trovarsi una cittadina qualunque; c’erano negozi lungo le strade e piccole ville con giardino.
«Mi serve il tuo indirizzo, ragazzino.» disse Alec, dopo un lugo silenzio.
Max, accanto a lui, chiuse il pesante libro di fiabe con un tonfo. «Abito al numero 44 di via nontelodico.» rispose, sorridendo sornione.
Alec sbuffò e accostò la macchina al marciapiede più vicino, con la testa fuori dal finestrino. Uscì dall’auto e mise un piede a terra; ovviamente, finì in una pozzanghera.
Sbatté la portiera così forte che Max gli fu accanto nel giro di due secondi.
«Senti, ragazzino, è stata una lunga serata e non ho voglia di scherzare…»
Alec si bloccò, osservando meglio il luogo in cui si trovava. Nella piazza in cui si era fermato si ergeva un alto edificio, con in cima un grande orologio tondo.
«Le otto e un quarto?» chiese, stupito. Il tempo era un mistero.
«Non ho mai visto quell’orologio muoversi.» spiegò Max, come se fosse la cosa più naturale del mondo. «Il tempo qui si è fermato…è il sortilegio della Regina. Ha mandato qui tutto il popolo della Foresta Incantata.» disse, scrollando le spalle, con voce saccente, come se Alec fosse particolarmente stupido.
Alec scosse la testa, senza sapere se essere divertito o esaurito. «Perciò… una malvagia regina avrebbe portato qui tutti i personaggi delle fiabe?» riassunse.
Era una cosa paradossale…
«Esattamente.» acconsentì Max, sconvolgendo Alec. «E ora sono intrappolati. Per questo sei qui.»
«Oh no.» pensò Alec. Se Max avesse ripreso a vaneggiare su come lui fosse un eroe, sarebbe scappato. Lui non era mai stato qualcuno. Era una persona normale, nessuno di importante. Come sarebbe potuto esserlo?
«Ma perché non se ne vanno?»
«Non possono: succedono cose brutte a chi ci prova.»
Prima che Alec potesse ribattere, dall’altra parte della piazza, un uomo scese dal marciapiede, correndo verso di loro.
«Max!» gridò.
Aveva un cane bianco con delle macchie nere, un dalmata probabilmente, al guinzaglio.  Lui era un uomo alto, magro ma con le spalle larghe, dalla pelle scura e i capelli castani. Lunghe ciglia spesse contornavano occhi color nocciola, visibili dietro un paio di occhiali marroni. Indossava un largo capotto verde, sopra un paio di jeans e un maglione.
«Va tutto bene?» chiese, rivolto al ragazzino.
«Sì, Jordan, tutto okay.»
A quelle parole lui sembrò rilassarsi; Alec si chiese che tipo di legame avesse con Max.
«E lei chi è?» fece l'uomo, stavolta rivolto ad Alec.
«Qualcuno che sta cercando di riportarlo a casa.» rispose lui, alludendo a Max.
«E’ mio fratello, Jordan.» ci tenne a specificare il bambino, guardando male Alec, che distolse lo sguardo, cercando di non sentirsi in colpa.
«Sa dove abita?» chiese.
«Oh certo.» rispose Jordan, un po’ confuso dalla situazione. Si voltò, indicando una casa nella via alle sue spalle. «Abita proprio lì, la casa del sindaco è la più grande.»
Alec alzò le sopracciglia, guardando Max con un’espressione sinceramente sorpresa. «Oh, sei il figlio del sindaco?»
Lui arrossì imbarazzato, e si sistemò nervosamente gli occhiali sul naso. «Può darsi…»
«Max, non bisogna dire le bugie.» lo riprese Jordan, quasi premuroso. Gli occhi nocciola erano luminosi nel buio. Si accovacciò, per essere all’altezza di Max e guardarlo dritto in faccia. Gli sorrise e sussurrò: «Cedere al proprio lato oscuro non porta mai a niente.»
«Si è fatto tardi.» tagliò corto Alec. «Mi scusi, devo riportalo a casa.» disse a Jordan.
«Ma certo. Buonanotte.» si congedò. «E tu, fai il bravo.» raccomandò a Max, prima di allontanarsi velocemente.
«Lo strizzacervelli?» chiese Alec inarcando un sopracciglio.
«Non sono pazzo.» chiarì immediatamente Max, irritato.
«Infatti non l’ho detto. Solo che…non sembra sotto l’effetto di un sortilegio.» Scrollò le spalle, appoggiandosi alla macchina gialla, in attesa di una spiegazione del ragazzino.
«Lui non sa di essere un personaggio delle fiabe.»
Alec lo guardò con un’espressione incredula.
Il ragazzino sospirò. «Nessuno di loro se lo ricorda.»
«Ma certo.» fece Alec, aprendo la portiera e risalendo in macchina. Non sapeva più che fare con Max. Sembrava crederci davvero. «Va bene, allora starò al gioco. Lui chi sarebbe?»
«Il Grillo Parlante!» rispose lui, come se fosse ovvio.
«Perché ha parlato di bugie…»
«Sì, ma io non sono Pinocchio!»
Alec rise. «Ovviamente. Sarebbe ridicolo, no?»
 
§
 
-Foresta Incantata, passato.-
Il Principe Azzurro era in piedi davanti ad un grande tavolo tondo, attorno al quale erano riuniti sua moglie, Granny, Ruby, Geppetto, Pinocchio, i sette Nani e diversi cavalieri.
«Dobbiamo combattere!»
«Le maniere forti non sono la soluzione.» ci tenne a ricordare il piccolo Grillo Parlante, sul tavolo, sotto una spessa lente d'ingrandimento. «Cedere al proprio lato oscuro non porta mai a niente.»
Il Principe proseguì, imperterrito. «Non è così che si vincono le guerre. Dobbiamo scovare la Regina e spezzare il sortilegio.»
Stava per illustrare il suo piano di battaglia ai presenti, quando notò che Biancaneve intanto scuoteva la testa, seduta sulla sedia con le braccia incrociate strette al petto. «Non c’è speranza. Il futuro è già scritto.» disse lei chiara, senza giri di parole.
Il Principe si passò una mano tra i lunghi capelli dorati. «Il bene deve vincere.»
«E se non vincesse?» continuò sua moglie, torturandosi un ricciolo color rame.
Lui si accovacciò accanto alla sua sedia. Le prese la mano e la costrinse a guardarlo negli occhi. «No, non se staremo insieme. Se credi al sortilegio, devi credere anche alla profezia su nostro figlio. Lui tornerà e ci salverà.»
Un rumore li interruppe: delle guardie con l’uniforme reale stavano trascinando nella sala un enorme tronco d’albero, del quale il Principe a prima vista non capì l’utilità.
Una fata vestita di azzurro, piccola e aggraziata, volò sopra di loro, sbattendo le sottili ali celesti.
«Questo è l’unico modo che ci salverà.»
«Un tronco?» esclamò Brontolo, con un tono di voce tra l’esasperato e il sarcastico.
«E’ un tronco magico.» iniziò a spiegare lei. «Una teca fabbricata con il suo legno respingerà qualunque sortilegio. Geppetto, puoi pensarci tu?»
«Ma certo.» disse l’uomo anziano. «Ce ne occuperemo io e mio figlio.»
Il Principe sorrise a Biancaneve. Riusciva a vedere la luce in fondo al tunnel: forse ce l’avrebbero fatta.
Ma… «Questo sistema, tuttavia, ha un difetto.» disse la fata con gli occhi bassi. «La teca può ospitare una sola persona.»
 
§
 
«Non riportarmi a casa, ti prego.» implorò Max, mentre Alec se lo trascinava dietro lungo il vialetto che portava alla porta della villa.
«Invece sì ragazzino, i tuoi genitori saranno preoccupati.»
«Io non ho un papà, ho solo una mamma, ed è cattiva!» disse Max, mettendo su un enorme broncio.
Alec si fermò, guardandolo in faccia. «Non ti sembra di esagerare?» lo riprese.
«No, lei non mi vuole bene. Fa solo finta.»
«Sono sicuro che non è vero.» disse Alec, scompigliandogli i capelli.
Proprio in quel momento, la porta si aprì. Un uomo dai capelli biondissimi e gli occhi neri stava dietro una donna con dei boccoli biondi fino alle spalle e un tailleur beige, che si precipitò fuori. «Max!» gridò, piena di sollievo, raggiungendo il figlio per abbracciarlo. «Stai bene? Cosa è successo?»
«Ho trovato la mia vera famiglia.» rispose lui, un attimo prima di correre in casa, senza degnare la madre di uno sguardo.
Ad Alec non era sembrata una donna così terribile. Poteva leggere il dolore nei suoi occhi.
Lo guardò, con il trucco sbavato sotto i grandi occhi verdi. «Lei è…?»
«Suo fratello. Salve.» disse, abbozzando un sorriso. Non si era mai sentito così in imbarazzo. La timidezza prese il sopravvento e le sue guance si tinsero di rosso.
«Io vado a…controllare che Max stia bene.» disse l’uomo, e se ne andò.
La donna deglutì. «Le andrebbe un bicchiere di sidro di mele?»
Alec fu schietto, come al solito. «Qualcosa di più forte.»
Entrò nella grande casa, mentre la madre di Max portava due bicchieri di vino.
«Non sapevo chi foste. L’iscrizione era chiusa, ho adottato Max quando aveva solo tre settimane.» spiegò la donna. «Pensavo che la famiglia non volesse alcun contatto.»
«Già.» acconsentì Alec.
«Dovrei preoccuparmi di lei, signor Lightwood?»
«Assolutamente no.»
Lei annuì, sorridendo. «Mi dispiace che sia piombato nella sua vita. Non so cosa gli sia preso. Cerchi di capirmi, da quando mi hanno eletta sindaco, è difficile conciliare lavoro e famiglia…anche lei avrà un lavoro.» disse, lasciando intendere che voleva sapere quale.
«Mi tengo occupato, ecco.»
«Forse sono un po’ severa, ma lo faccio per il suo bene…questo non mi rende cattiva, vero?» continuò lei, come se Alec non avesse parlato. Cominciò a pensare davvero che Max esagerasse. Quella donna non sembrava così cattiva come lui la descriveva.
«No, Max lo dice solo perché è fissato con le fiabe.» rispose, bevendo un altro sorso dal suo bicchiere.
«Fiabe?» domandò lei, stranita.
«Sì, quel libro! Crede che siamo tutti dei personaggi delle fiabe…il suo analista sarebbe il Grillo Parlante.» disse, aspettandosi un commento o una risata, ma invece niente.
«Mi scusi, ma non so proprio di cosa lei stia parlando.»
Alec si arrese. Dopotutto, quella storia sembrava assurda anche a lui. «Sa che le dico? Non sono affari miei, è suo figlio. E io devo proprio scappare.»
«Ma certo.» rispose la donna, aprendogli la porta.
Mentre Alec frugava nelle tasche per trovare le chiavi della macchina, sentì qualcosa tra le mani. Carta. La tirò fuori e la guardò.
Vai da Mr. Bane, lui ti aiuterà
Una calligrafia semplice e ordinata, da elementari.
Max voleva che lui andasse dal signor Bane. Alec non sapeva chi fosse, ma per qualche ragione, decise di andarci comunque.
 
§
 
Alec arrivò davanti al banco dei pegni del Signor Bane.
Sulla porta c’era un grosso cartello con la scritta "CHIUSO".
Poco male, si disse, non gli sarebbe dispiaciuto non parlare con questo misterioso uomo di cui tutti avevamo tanta paura.
Poi pensò a quanto Max ci sarebbe rimasto male, così entrò, senza preoccuparsi di bussare.
In quel posto c’era una gran confusione: sul bancone e sulle mensole c’erano vecchi oggetti di tutti i tipi, ma nonostante il disordine, nel negozio c’era un buon profumo, di sandalo e un altro odore che Alec non riusciva a identificare.
Non appena lo sentì arrivare, l’uomo dietro al bancone –il Signor Bane probabilmente- mise via un oggetto che stava esaminando, con la forma di un uovo e ricoperto d’oro.
Era di spalle, e Alec vedeva solo i suoi folti capelli neri, tra i quali spiccava una ciocca bianca.
«Ehm» mormorò. Mannaggia alla sua timidezza. «E’ lei il Signor Bane?»
«Sì.» disse seccato il diretto interessato. «Ma al momento il negozio è chiuso.»
Si voltò verso Alec, che poté finalmente guardarlo in faccia. Era bellissimo.
Nonostante dovesse avere un bel po’ di anni, sembrava giovane quanto lui. La pelle color caramello era curata e le rughe erano poco pronunciate; lunghe ciglia nere contornavano gli occhi più belli che avesse mai visto. Le iridi erano color verde dorato, e le pupille si dilatarono non appena il suo sguardo si posò su Alec.
Come se l’avesse riconosciuto.
L'uomo spalancò la bocca, ma senza parlare, aspettando che lo facesse Alec. Le guance di quest’ultimo si colorarono di un rosso fuoco. «M-mi è stato detto di venire a cercarla.» deglutì.
Il signor Bane non si mosse e non parlò, così Alec andò avanti. «Significa qualcosa per lei?» chiese.
L’uomo, per tutta risposta, si avvicinò e gli strinse una spalla. Alec si sentì avvampare ancora di più. Il tocco sulla sua pelle era come fuoco.
«Sei reale» disse piano. Le sue mani tremavano. «Tu sei vivo
Alec lo guardò confuso: ovvio che era reale. Si fece coraggio, un’ultima volta. «Mi è stato detto che lei mi aiuterà»
L’espressione del signor Bane si addolcì e i suoi occhi si fecero lucidi. «Oh sì, sì.»
Una lacrima brillante solcò il suo volto, prima che lo affondasse nell’incavo della spalla di Alec, abbracciandolo.
Era molto più alto di lui, e lo avvolse completamente. «Ti proteggerò.» gli sussurrò all’orecchio.
Alec era talmente in imbarazzo che sul suo volto si sarebbero potute distinguere almeno sei tonalità di rosso. Lo allontanò piano, spingendo le mani contro il suo petto. «Scusi, ma…io la conosco?»
Fugaci lacrime continuavano a scendere dagli occhi dell’uomo. «No…ma c’è tempo
Il signor Bane si allontanò, tornando dietro il bancone. Alec gli sentì sussurrare qualcosa, qualcosa di cui non capì il significato.
«Aku cinta kamu»

 


 

Nota d'autrice:
Buonasera :3
Due settimane...mi scuso per il ritardo con cui aggiorno, ma i capitoli di questa storia sono davvero complicati da scrivere, e ci metto un bel po' di tempo, che negli ultimi tempi mi è mancato (causa scuola, chi fa il liceo classico mi capirà).
Passando al capitolo, devo dire che ne sono abbastanza contenta, perchè (1) e uno dei più lunghi che abbia mai scritto e (2) è ricco di avvenimenti.
Il mio preferito, e quello che ho amato di più scrivere, è ovviamente l'incontro dei nostri adorati Malec *_*
Spero che l'attesa ne sia valsa la pena C:
I pareri sono sempre gratissimi, negativi o positivi che siano.
♥️
Ringrazio specialmente Alice, che come sempre mi da una mano a far quadrare il tutto, e Ari, per lo splendido banner che ha realizzato per me.♥️
Ringrazio tutti quelli che leggono.♥️
Ringrazio Marty060201, dragon24, vampiretta98, Princess Leila (♥️), Life before his eyes, mrslightwood_ e Ari Youngstairs per le recensioni allo scorso capitolo, che mi hanno fatto davvero piacere e che spero di ritrovare.♥️
Alla prossima,
Fire.


 
   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: _Fire