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Autore: MissJJ    09/11/2014    5 recensioni
Stavi dormendo, è vero, ma non uno di quei sonni da cui poi ti svegli.
Stavi dormendo, ormai, per l’eternità.
Lontana dal mondo crudele che ti aveva procurato solo mille dispiaceri, delusioni e dolori.
Lontana da me, da papà, dalla tua casa e dalla vita.
Io non l’avevo ancora capito ma dentro di me sapevo che niente più sarebbe stato uguale.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Claudia Stilinski, Stiles Stilinski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Keep an eye on the world.
 
"I’m not coming back, I’ve done something so terrible
I’m terrified to speak, but you’d expect that from me
I’m mixed up, I’ll be blunt; now the rain is
Washing you out of my hair and out of my mind
Keeping an eye on the world,
So many thousands of feet off the ground
I’m over you now I’m at home in the clouds
Towering over your head"


 
Ƈiao, Mamma.
Sono passati quattordici anni da quando sei andata via. E’ assurdo il modo in cui io dimentichi parecchie cose del mio
quotidiano o della mia vita, e come invece non riesca a dimenticare assolutamente nulla di quel giorno.
La stanza di ospedale in cui risiedevi ormai da diverse settimane mi rimbalza sempre nella mente quando visito
uno di quei posti, ricordo il letto posto accanto ad una delle quattro pareti dipinte di un giallo ocra- i dottori sostenevano
che fosse un colore rilassante io lo avevo sempre reputato fastidioso ed accecante- con le coperte profumate di ammorbidente.
Il cuscino, costituto perlopiù da una federe bianca, era sempre impregnato dal tuo balsamo per capelli  ai fiori di mandorlo e karité.
Accanto al letto vi era un piccolo comodino bianco con sopra alcuni medicinali, un bicchiere sempre riempito per metà ed un piccolo
vaso con una rosa rossa, papà si assicurava che fosse sempre fresca, uno dei suoi tanti modi per dimostrarti il suo amore.
C’era una grande finestra- con accanto un armadio ad un’unica anta-  illuminava la stanza in modo fastidioso e ricordo che
ogni volta che venivo a trovarti, tiravi sempre una delle tendine panna in modo che il sole entrasse in modo ridotto.
Ti prendevi cura di me, sempre, anche quando era mio compito farlo. Ma ero troppo piccolo per capirlo, per capire cosa stesse
succedendo davvero, per realizzare che da lì a poco mia madre sarebbe volata in cielo e non sarebbe più tornata da me.
Niente più dolci sorrisi per rassicurarmi, niente abbracci caldi in cui rifugiarsi o la mano esile a passare tra i miei capelli arruffati
per accarezzarli e tentare di sistemarli.
Proprio quell’ultimo pomeriggio, entrando dentro alla solita stanza- la tendina già tirata a coprire parte della finestra- mi ero tuffato
tra le tue gambe, cingendoti i fianchi con le braccia e poggiando la guancia contro al tuo petto, lasciandomi avvolgere dalle tue
attenzioni, dalle tue mani e della tua voce debole. Avrei dovuto capire cosa stava succedendo e se avessi saputo che quello sarebbe
stato l’ultimo abbraccio, probabilmente l’avrei fatto durare di più, e ti avrei sussurrato qualcosa per farti sorridere, sorridere ancora una volta.
Invece mi ero limitato a balzare sul letto, al tuo fianco, osservando il lungo tubicino trasparente che forava la tua pelle
e con l’ingenuità di un bambino ti avevo semplicemente chiesto :
«A che serve quello, mamma?» I tuoi occhi sembrarono spegnersi lentamente nel dovermi dare una risposta.
Ma era durato solo pochi istanti, anche in quell’occasione eri riuscita a mascherare e cancellare via la preoccupazione.
Avevi sorriso, dolcemente, stendendo le labbra pallide e screpolate, prima di rispondere con un filo di voce.
«Serve per darmi un po’ di energia.»
«Come un Super-eroe?»
«Come un Super-eroe.» Un grosso sorriso aveva illuminato le mie labbra, immaginando qualcosa strettamente legato agli eroi
che leggevo nei miei fumetti, ed avevo iniziato a parlare – blaterare- su di quelli, continuando anche quando papà ti aveva
aiutato a stenderti, coprendoti con le coperte con il solito forte odore di pulito e di mamma. Ti avevo visto chiudere gli occhi ed avevo
dato per scontato che ti fossi addormentata a causa del mio continuo chiacchierare. In parte mi sbagliavo.
Stavi dormendo, è vero, ma non uno di quei sonni da cui poi ti svegli.
Stavi dormendo, ormai, per l’eternità.
Lontana dal mondo crudele che ti aveva procurato solo mille dispiaceri, delusioni e dolori.
Lontana da me, da papà, dalla tua casa e dalla vita.
Io non l’avevo ancora capito ma dentro di me sapevo che niente più sarebbe stato uguale.
Papà mi aveva trascinato via, mentre la stanza si riempiva di persone vestite con dei camici bianchi, erano dottori ed
infermiere, per me erano solo delle terribili persone che ti avevano portato via da me, quando invece avevano cercato di fare
il meglio per tenerti ancora in vita.
Quella fu la prima volta che vidi il grande sceriffo della contea di Beacon Hills, piangere.
Sono successe così tante cose in questo arco di tempo, tante volte ho avuto l’istinto di correre in camera da letto per poterne
parlare con te, ed ogni volta non riuscivo a trovarti.
Iniziavo a cercarti per tutta la casa, passando dalla cucina, dal salone e bussando alla porta del bagno. Non riuscivo a realizzare
che non ti avrei trovata da nessuna parte, se non infondo al mio cuore. Così mi sedevo sul pavimento, davanti alla tua metà del
letto ed iniziavo a parlare alla tua fotografia, quella che papà tiene ancora sul comodino, accanto alla sveglia.
Ti raccontavo di tutta la mia giornata, nei minimi dettagli, perché parlare non è mai stato difficoltoso per me, lo ricordi? Ti voltavi
sempre verso tuo marito con un grosso sorriso chiedendogli chissà da chi avessi preso dato che nessuno di voi era poi così tanto logorroico.
Ma non mi bloccavi mai, mi ascoltavi con piacere, consigliandomi sempre al meglio.
Mi mancano quei momenti, mi manca sentirti vicina proprio adesso che ne avrei più bisogno.
Sono cresciuto insieme a Scott, quel bambino che ho conosciuto all’asilo, Melissa si prende spesso cura di noi portando
perfino delle teglie di pasta, è il suo modo per farci sapere che possiamo contare su di lei e noi lo sappiamo, lo sappiamo benissimo.
Con Scott sono me stesso, posso essere il solito ragazzo petulante, iperattivo e smemorato di sempre.
La vita che stiamo portando avanti è diversa da come mi ero aspettato, sono cambiate così tante cose, cambiate
radicalmente, in me, in lui.. nella gente che ci sta attorno.
Ho passato un periodo in cui ho pensato di impazzire, di avere quella stessa malattia che ti ha tormentato nei giorni, portandoti
lontana da noi.
Ero spaventato, ma al tempo stesso mi sentivo di potercela fare, poter affrontare a testa alta tutto ciò che tu avevi affrontato
anni prima. Impazzire lentamente, non dormire, avere delle allucinazioni quasi reali, confondere la realtà con i sogni.
Andare via.

Mi ero sentito pronto, lo sai mamma?
Ero pronto a dover dire addio a tutto ciò che possiedo.
Dire addio a Scott, lo avrei abbracciato e lo avrei ringraziato per essere stato al mio fianco durante la crescita, durante
i periodi bui, tristi e confusi. Durante tutta la mia adolescenza, diventando per me un fratello. Gli avrei detto e dimostrato tutto
il bene che provo nei suoi riguardi, la gratitudine che nutro nei suoi confronti e in quelli di Melissa, ed anche la stima per come
è riuscito a portare avanti e a testa alta la sua nuova vita da licantropo. Stima per le sue scelte, per i suoi piani folli, semplicemente
per essere lui.
Dire addio a Lydia. Non l’hai conosciuta, ma sono sicuro che ti sarebbe piaciuta. Ho avuto una mega cotta per lei, la mia
prima vera cotta, ho capito grazie a lei cosa vuol dire star male per amore, ma da Lydia ho appreso anche tanti altri insegnamenti, mi ha
insegnato ad essere più sicuro di me, pensare prima di agire e soprattutto come creare una bomba molotov. Lydia è una ragazza in gamba
e si, sono davvero sicuro che ti sarebbe piaciuta. Spesso vi ho immaginate davanti ad una tazza di caffè a chiacchierare.
Ero pronto anche a dire addio ad Allison, quella ragazza esile con una forza sovrumana per essere solo un’umana.
Sempre munita di Arco e frecce, pronta a mettere in pericolo la propria vita per salvare quelle delle persone che ama. Allison..la stessa
guerriera che pochi mesi fa è andata via anche lei da questo mondo che abbiamo scoperto essere troppo crudele.. mi manca, e la sua
morte pesa con forza sulle mie spalle, un senso di rimorso che porterò per il resto della mia vita.  
Sono sicuro che lei sarà lì adesso, accanto a te, ad insegnarti il modo corretto di tenere una balestra, mostrandoti
quel grosso sorriso contagioso.
Ero pronto a dire addio anche a quel brontolone di Derek e al resto del branco. I miei amici.
E poi papà. La parte più dura da lasciare andare, la parte più profonda di me. L’unico motivo per cui sarebbe
valsa la pena lottare.  E’ forte, ma non so se sarebbe riuscito a sopportare di nuovo un tale dolore. Il suo sguardo, adesso
che riesco a capirlo, era triste proprio come quando guardava te in quella stanza, cercando di mascherarlo nei peggiori dei modi.
Una parte di me non faceva altro che pensare che mi sarei unito a te, ti avrei abbracciata di nuovo, vista sorridere, ridere e
parlare. Stare di nuovo al tuo fianco, per recuperare il tempo che ci è stato tolto.
Avremmo vegliato papà dall’alto, standogli accanto e proteggendolo.
Ma poi, mi sono soffermato a pensare, mi rimproveravi sempre quando reagivo d’impulso facendomi del male, mi sono ritornate
in mente le tue parole :
« Stiles, dovresti pensare alle conseguenze prima di agire. Prenditi sempre del tempo per pensare a cosa è giusto fare e in
cosa corri meno rischi.. intesi?»  
Ed ho capito che stavo sbagliando, sbagliando ogni cosa reagendo da codardo. Abbandonare tutto per raggiungere la strada più facile.
Non è così che mi hai cresciuto. Mi hai insegnato ad essere un duro, anche attraversando le strade più difficili per mettermi alla
prova, mi preparavi a vivere senza di te e contare sulle mie forze e posso dire che sei riuscita nel tuo insegnamento. 
Avresti voluto vedermi lottare, tenermi questa vita con le unghia e con i denti, ed è quello che ho fatto, che ogni giorno provo a fare
per sopravvivere, per imitare uno dei miei più grandi Super-eroi che non si è mai dato per perso, non si è mai arreso e non ha mai
nascosto un sorriso sulle labbra.

Tu, mamma.
Tu sei il mio Super-eroe.
Il modello da seguire, la ragione per lottare e vivere, la persona da riempire di orgoglio tanto da farti
esclamare “Quello è il mio bambino!” fiera.
Voglio che tu sia fiera di me, sempre, come io lo sono di te.
Spero di essere riuscito durante questi anni a regalarti qualche sorriso in più, qualche preoccupazione
in meno e un leggero moto di orgoglio in più.

Ti voglio bene,
Stiles.


Angolo Autrice:

Se siete arrivati fin qui, vi ringrazio!
Questa rappresenta una delle tante lettere che Stiles ha scritto a sua madre. O meglio come io ho immaginato che questo accadesse. E’ un po’ malinconica e spesso mi sono venuti gli occhi lucidi nello scriverla, ma forse perché mi sento particolarmente legata a Stiles e potrei essere influenzata!
Spero possa piacere un pizzico anche a voi che avete letto e vi ringrazierei a mai finire per qualche recensione, positiva, neutrale o negativa che sia !
Un bacio, a presto.

Titolo e Canzone all’inizio sono tratte dalla canzone :  Remembering Sunday – All Time Low. 
  
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