Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
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Autore: Fe_    09/11/2014    1 recensioni
Piccola song-fic senza pretese.
Presenza di 2p! con connotazione storica, ma non davvero una fic storica.
Presenza di 2p!Nord Italia {Italia Fascista}, 2p!Vaticano.
Accenni a 2p!ItaGer het.
E basta, dedicata alla mia partner perché le devo tanto tanto amore arretrato
Genere: Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 2p!Hetalia, 2P!Nyotalia, Città del Vaticano, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Personaggi: 2p!Vaticano {Nina "Eva" Borgia}; 2p!Nord Italia {Luciano Vargas}
Accennati: 2p!Germania {Lutz Beilschmidt}, 2p!Sud Italia {Flavio Vargas}; 2p!Nyo!Germania {Monika Beilschmidt}
Pair: 2p!Nord Italia/2p!Vaticano
Accennato 2p!ItaGer het.
Note: Song-fic, per la precisione si tratta di "Nina" di Mario Castelnuovo.
La canzone, e la fanfiction, sono ambientate in due momenti: il momento prima dell'entrata in guerra dell'Italia, quello immediatamente successivo, con un breve accenno alla fine.
2p!Vaticano è un'escort, ed è innamorata di 2p!Nord Italia nella mia visione delle cose (essendo cugini la cosa potrebbe essere considerata incesto, per quanto non siano mai stati davvero insieme)
E basta.




Notte scura, notte chiara, notte finirai
Notte di bombardamenti, notte che non sai
Che Nina ha pianto di paura in latteria
Perduta nel rifugio sotto casa sua

Dentro un libro di Liala la serenità
Roma adesso è troppo avara, non ti ascolterà
E d'incontrarlo, lui che viene da lontano,
Probabilmente è stato l'unico regalo.



Non pregherà, ha rinunciato alla sua fede quando se n'è andata dal Vaticano.
Stringe a sé una giacca lacera, vi affonda il viso, cercando nel fantasma di un vago profumo un po' di conforto.
Singhiozza, quando la terra trema e un boato soffoca ogni altro rumore.
Roma, bombardata dagli alleati.
E lei lo sa, che non può morire, lei è uno stato. Ma se le bombe distruggessero il suo rifugio, il suo corpo, lei ne soffrirebbe.
Patirebbe un dolore tanto forte da sperare di morire.
Quando chiude gli occhi, il profumo della giacca la distrae un poco.
Ha bisogno di calmarsi, o piangerà. Per quanto possa non sembrare, con il viso truccato e l'atteggiamento da donna, è giovane. È poco più che una ragazza.
E ha paura.
Una sola parola le scivola dalle labbra dipinte, un sussurro, un ricordo.
-Luciano...-


"Dove vai, che farai, quanti anni mi dai?
Credi ancora all'amore, e se ci credi, perché?"
"Non lo so dove andrò, ti dò gli anni che hai
Credo ancora all'amore, perché avrà gli occhi tuoi...
Non lo so che farò, ti darò gli anni miei...
Credo ancora all'amore, perché avrà gli occhi tuoi... gli occhi tuoi."



C'era voluto davvero poco.
Lei era esattamente il tipo di ragazza che ai gerarchi poteva piacere, ed era stata invitata apposta.
Da lì ad avvicinarsi al ragazzo, per lei così riconoscibile, il passo era stato breve.
-Luciano?- chiese, sorridendo sotto la maschera. Le copriva gli occhi, ed era completata dal trucco.
Lui annuì, brusco: non era mai stato un tipo troppo socievole o espansivo, e forse il ricevimento lo metteva a disagio.
Nonostante i tacchi non arrivava al suo orecchio, quindi si accostò un po' di più.
-Non dovresti essere così scuro, Italia.-
Forse a quella frase la riconobbe come una nazione sua pari.
-Sarebbe meglio mi offrissi di portarti da bere?- ribatté lui, con un certo sarcasmo, ma lei annuì.

Questo era stato il loro primo incontro, dopo tanto tempo.
Non gli ha mai chiesto, poi, se l'avesse riconosciuta in quella gargarella mascherata.
A lei piace pensare sia così.


Nina abita a Trastevere e lo aspetterà,
Mentre lui sta a San Lorenzo e la raggiunge in tram,
E quando l'odio della guerra aumenterà,
soltanto Nina riuscirà a portarlo via

Ma la guerra è giù alla porta e gli ha bussato già,
La divisa di artigliere e una fotografia
E Nina non vorrebbe mai mandarlo via,
Vederlo piangere e marcire in prigionia...



Apre un occhio, infastidita da un movimento alla sua destra.
Allunga una mano per sfiorare la schiena nuda che si trova davanti, poi ai solleva e gli bacia la spalla.
-Extra?- chiede lui.
E lei sbuffa. La sta prendendo in giro... non hanno mai fatto nulla.
Lui dice che è perché è una bambina, e sua cugina.
E per questo ogni tanto la tira via dalla strada, e le permette di dormire con lui. Non sono legatissimi, ma mantengono rapporti cortesi come conviene ad entrambi.
-Forse la prossima volta.- sorride, appoggiando il viso contro la sua pelle.
-Devo andare. La prossima volta sarà tra parecchio tempo... la guerra mi chiama.-
Lui di solito non le parla dei suoi progetti e impegni, perché nonostante tutto è un'altro stato e non vuole rivelarlo troppo.
Forse non la ritiene nemmeno adatta, essendo una donna, ma non importa.
Lei lo ama, forse un giorno non troppo lontano la ricambierà.
Si sta già vestendo, lui, e lei prende la sua giacca e gliela porge.
Lui attende qualche secondo soppesando il gesto, poi solleva un lembo della camicetta leggera che la sera prima lei si è tolta nella vana speranza di suscitargli una reazione. Non si aspettava le ridesse in faccia.
-Se devi andare in giro così, ti ammalerai.
Tieni la giacca, così mi ricorderai mentre perdi tempo con gli altri. Tornerò in pochi mesi.-
È così sicuro che quasi non si preoccupa.
Gli carezza brevemente il viso, contatto dal quale lui si scosta. Le passa una mano fredda sul seno sudo, e quasi la fa sperare che voglia indugiare qualche altro minuto tra le lenzuola.
-È quello che mi dici sempre, che la guerra sarà breve. Però non hai mai dovuto andartene.-
Luciano scrolla le spalle e si allaccia gli stivali, quindi si alza. Le rivolge un sorriso sgembo, e il cuore le batte forte il cuore.
-Lo so che ti mancherò, ma sarà solo qualche mese. Puoi resistere.-
E così se ne va. Avrebbe voluto trattenerlo, non farlo andare.
Ma lui è uno stato, è potente, risiede nel cuore del suo popolo. Mentre lei, senza di lui, non sarebbe nulla.
Si alza e si riveste, tenendo la sua giacca stretta, quindi lascia la sua casa senza nemmeno far colazione.


"Dove vai, dove sei, Nina, aspettami ancora
Finirà questo inverno, questa rabbia di un'ora."
"Dove vai, dove sei mio dolcissimo amore
Quante stelle al soffitto ho contato per te..."

"Dove vai, dove sei, mio sperduto mio amore
Ogni sera al portone se vuoi ti aspetterò..."
"Dove vai, dove sei, Nina aspettami amore
Passerà presto un treno, io vedrai che saprò ritornare."

"Dove vai, dove sei, Nina... credi all'amore?"
"Credo ancora all'amore perché avrà gli occhi tuoi."



Stretta nella giacca, la notte, non riesce più a dormire.
Aveva parlato di pochi mesi, eppure...
Si alza, arrivando fino al portone, oltre le scale del suo piccolo appartamento.
Il pensiero del suo amore, lontano e prigioniero, oppure tra le braccia di una tedesca... sono entrambi insopportabili.
Appoggia una mano sul legno freddo, poi apre e osserva le stelle.
Fredde, lontane, immobili. Chissà se anche lui può vederle, o se sta dormendo ed è al sicuro.
Ha sentito davvero brutte storie, non riesce ad avere notizie nemmeno da Flavio o Lutz.
E il suo amore, il suo amore lontano, il suo amore che non ha mai saputo cosa provasse davvero per lui.
Nemmeno da Monika riesce a sapere nulla. I treni portano a casa soldati feriti, spesso morti o morenti, e lei è felice di non vederlo...
Chiude la porta, torna a letto.
Se è fortunata riuscirà a dormire e sognare un mondo in cui la guerra è finita, in cui Luciano è a casa e lei può tornare a rendergli la giacca, quella che stringeva quando la paura l'attanagliava e ogni altra cosa non le dava speranza.
  
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