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Autore: RedLolly    24/10/2008    5 recensioni
Mello camminava su e giù per la stanza, esecrando sé stesso. Non poteva andare avanti così. No, sarebbe impazzito del tutto, e non poteva permetterselo. Per ben due giorni non era riuscito né a mangiare né a dormire. Il suo stomaco era come chiuso da un nodo, e il suo sonno disturbato da continui incubi pieni di voci supplicanti di bambini con le mani intrise di sangue. Doveva trovare una soluzione drastica, e doveva farlo immediatamente. Con un gesto collerico afferrò la sua pistola. [Dedicata a Elly_Mello]
Genere: Triste, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mello, Near
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Il ragazzo in mezzo ai vetri

Eccomi di nuovo con una shottina piccola piccola… Ok, forse ha poco senso, cioè, non so come dire, non è una delle mie creazioni migliori, ma avevo proprio voglia di scriverla dopo aver visto un episodio di Criminal Minds che mi era particolarmente piaciuto! Anche Elly_Mello lo aveva visto per un pezzettino, e lei può capire il perché di una scelta di certi particolari… XD Quindi è tutta dedicata a lei! <3 Spero che la apprezzi nonostante tutto!

Buona lettura!

Lolly

PS: Ricordatevi che è una AU!

 

 

 

 

 

Il ragazzo in mezzo ai vetri

 

 

C’era un ragazzo steso in mezzo ai vetri

Con gli occhi troppo neri e le mani troppo pallide;

C’era un ragazzo steso in mezzo ai vetri

Che aspettava silente la dolcezza della Morte.

 

Erano passati due giorni. Due fottutissimi e maledetti giorni.

Mello camminava su e giù per la stanza, esecrando sé stesso. Non poteva andare avanti così. No, sarebbe impazzito del tutto, e non poteva permetterselo. Per ben due giorni non era riuscito né a mangiare né a dormire. Il suo stomaco era come chiuso da un nodo, e il suo sonno disturbato da continui incubi pieni di voci supplicanti di bambini con le mani intrise di sangue.

Doveva trovare una soluzione drastica, e doveva farlo immediatamente.

Con un gesto collerico afferrò la sua pistola, che stava posata sul brutto tavolino in formica che troneggiava in un angolo spoglio della vecchia stanza. Tolse la sicura, e il cane scattò con un sonoro clack. Quanto gli piaceva quel suono… Aveva un qualcosa di magico, quel clack. Era il segnale che finalmente in mano aveva un potere straordinario. Poteva decidere della vita o della morte di qualcuno… Inconsciamente, la cosa lo estasiava, anche se non l’avrebbe mai ammesso apertamente.

A grandi falcate iraconde si diresse verso una porta di legno e tirò fuori da una tasca una piccola chiave. Era una porta normalissima per un vecchio appartamento come quello in cui Mello abitava, seppur abusivamente, eppure dentro si nascondeva un segreto terribile, un segreto che Mello stesso non avrebbe mai confidato a nessuno in assoluto. L’unica persona alla quale forse l’avrebbe detto, ora non c’era più. Ma del resto, quel segreto non si troverebbe lì se quel ragazzo fosse ancora vivo…

Mello si tirò con stizza una ciocca di lunghi capelli biondi dietro un orecchio prima di inserire la chiave nella toppa e girarla lentamente. La serratura si sbloccò.

Si chiese se non stesse facendo una grossa cazzata. Forse era meglio rigirare quella chiave in senso contrario e finirla lì. Magari uscire, andare a farsi un giro, comprarsi un hotdog, oppure infilarsi in qualche bar per sbronzarsi fino a non stare più in piedi, oppure ancora, perché no, prendersi una piccola rivincita personale e andare a puttane per la prima volta nella sua vita, così, giusto per distrarsi da quel tormento… No. Doveva farlo. Doveva fare i conti con le sue responsabilità.

La porta si aprì cigolando, rivelando una stanza completamente avvolta nelle tenebre.

Quella piccola stanza non aveva finestre. C’era una lampadina nuda appesa al soffitto, ma l’interruttore si trovava fuori dalla camera, sicché era impossibile accenderla dall’interno.

Mello, prima di entrare del tutto e richiudersi la porta alle spalle lo azionò. Un bagliore sintetico e giallo si propagò tutt’attorno.

Fece un passo avanti. Dei cocci scricchiolarono sotto la suola delle sue scarpe. 

 

C’era un ragazzo steso in mezzo ai vetri

Che non provava né amore né odio;

C’era un ragazzo steso in mezzo ai vetri

Che attendeva la Condanna con immota pazienza.

 

Quel pavimento era ricoperto di pezzi di vetro.

Mello aveva rotto intenzionalmente un sacco di bottiglie vuote lì dentro, quando meditava la sua vendetta. Era un ambiente piuttosto piccolo, quindi riempirlo in quel modo era stato molto semplice, non ci era voluto molto tempo.

Una trovata geniale… E diabolica. Ma lui doveva pagare… Era una punizione giusta.

E quel lui era lì rannicchiato in un angolino… Si nascondeva metà del volto con un braccio scarno, tentando con l’altra mano di sfilare da quest’ultimo una tra le innumerevoli schegge di vetro che qui si erano conficcate, segnandolo con tante piccole piaghe sanguinanti.

Mello lo osservò con un sorriso sadico prima di salutarlo.

“Ciao Near.”

Non rispose. Non si mosse. Rimase concentrato nel suo minuzioso lavoro senza nemmeno alzare gli occhi. Ciò fece andare su tutte le furie il suo aguzzino. Con la mano libera lo afferrò per la camicia ingrigita e macchiata di sangue trascinandolo per un breve tratto, perché non avrebbe dovuto, no, non avrebbe proprio dovuto ignorarlo in quel modo!

Lo sentì gemere di dolore sotto di sé. Un leggero squittio, prova più che sufficiente del fatto che effettivamente gli stava facendo male. Perché era difficile che Near mostrasse appieno ciò che risentiva…

“Rispondimi quando ti parlo!” gli gridò con tutto il fiato che aveva in gola.

Lo lasciò però subito andare a terra, come un vecchio sacco di cenci sudici. Il ragazzino con i capelli bianchi atterrò di botto sul pavimento. Mello non temeva quei cocci, visto che aveva le scarpe, ma lui… 

Sollevò con una lentezza esasperante il viso dai tratti infantili, la parte che aveva colpito il suolo in sangue, così come i palmi delle mani che aveva gettato in avanti per attutire la caduta. Le schegge si erano infilate ancora una volta  crudelmente nella sua delicata e virginea pelle, lacerandola… E i suoi vestiti troppo leggeri non lo proteggevano…

Eppure non voleva piangere. No, quel ragazzino dagli occhi neri grandi e liquidi non avrebbe dato a Mello questa soddisfazione. Non lo avrebbe mai fatto. Mai.

“Sei venuto per uccidermi, vero?”

“Ovviamente.”

“Era ora.”

Si fissarono con aria di sfida per una manciata di interminabili secondi.

Mello sentiva le tempie pulsare e il cuore martellare nel suo petto. Lo avrebbe strangolato con le sue stesse mani se avesse dovuto continuare a mancargli di rispetto in quel modo… Nemmeno la pistola avrebbe usato, no, sarebbe stato troppo indolore… Così invece avrebbe dovuto chiedere pietà… E avrebbe finalmente estinto il suo debito per ciò che aveva fatto.

“E’ colpa tua… E’ solo colpa tua…” balbettò fremente di rabbia “Sei stato tu… Matt è morto per colpa tua!”

“Lo sai che non ho ucciso io Matt. Io ho fatto solo il mio lavoro. Se non avesse opposto resistenza, i miei uomini non avrebbero sparato.

Mello traballò e dovette sostenersi contro una parete a quel doloroso ricordo. Paradossalmente, era lui,il carnefice, che stava per piangere.

Matt… Come dimenticarlo? Come dimenticare il suo volto, i suoi capelli rossi, i suoi occhi, il suo sorriso, la sua assoluta fedeltà, i suoi vizi, che ai suoi occhi non era altro che innocenti debolezze di un bambino.

Gli occhi arrossati del biondo puntarono con odio su quel corpo a terra che nascondeva alla perfezione il dolore fisico che stava provando.

Se solo Near non avesse dato l’ordine ai suoi uomini di fare irruzione in quell’edificio in quel maledetto giorno… Matt sarebbe stato ancora accanto a lui in quel momento.

“Devi pagare per la morte del mio Matty…” sibilò.

“So che vuoi vendicarti, e non ti supplicherò di risparmiare la mia vita… Ma devi capire che Matt non era un povero innocente. Era un tossico. L’abbiamo colto sul fatto a comprare cocaina, ma come ho già detto, se non avesse stupidamente reagito nessuno dei miei uomini gli avrebbe sparato. 

Mello non poteva sopportare oltre. Matt era suo. Era di sua proprietà, nessuno avrebbe dovuto permettersi di portarglielo via in quel modo. Ora cosa avrebbe fatto? Di chi si sarebbe preso cura? Matt era stato come un bambino per lui, perché aveva sempre avuto bisogno del suo aiuto. Era debole, la cocaina era una prova di questa sua volubilità psichica. Senza Mello Matt non avrebbe potuto sopravvivere a niente. Lo aveva accolto con sé e lui lo aveva ricambiato con una cieca fedeltà. Ora vivere non aveva più alcun senso.

Matty apparteneva a me, era mio… Nessuno doveva rubarmelo! E tu la pagherai cara…”

Near si passo una mano tremante sulla guancia insanguinata prima di rispondere.

“Sei proprio pazzo. Sai cosa ti dico? Ti conviene uccidermi ora… O forse non ne hai il coraggio? Facciamola finita con questa storia una volta per tutte. Perché sappi che se mi lasci andare non la passerai liscia. Ti farò rinchiudere di nuovo in un manicomio, e la tua vita sarà di nuovo un Inferno. Ti farò classificare come elemento pericoloso per sé e per gli altri in quanto psichicamente disturbato. Passerai il resto della tua vita legato e sotto sedativi. Pensaci, in fondo sai già che cosa significa, vero? Te lo ricordi, no?”

La testa di Mello vorticava all’impazzata dopo quelle parole. Era stato colpito da una nausea terribile. Quel fagotto sanguinante aveva ancora il fegato e la capacità di minacciarlo e di farlo soffrire… Non aveva alcun tipo di sentimento, niente. Come poteva ridotto in quello stato? Come aveva fatto a dire una cosa del genere? Gli veniva il vomito. E soprattutto… Come faceva Near a sapere certi avvenimenti riguardanti il suo dolorosissimo passato?

 “Sì, so cosa stai pensando. Io so tutto del tuo passato. So dell’istituto in cui sei stato da bambino e da cui sei riuscito miracolosamente ad uscire… Con questo tuo passato sarà facile farti internare di nuovo. Sei un malato di mente, Mello… E lo sai…”

“Smettila! Smettila, chiudi quella cazzo di bocca stronzo!”

Era davvero troppo. Gli avrebbe fatto saltare il cervello, certo che l’avrebbe fatto. Gli aveva ricordato la morte del povero Matt, e la fine del suo morboso attaccamento a quella specie di cucciolo che sarebbe stato perso senza di lui, e poi la sua orribile infanzia, rinchiuso in quell’istituto per bambini psicolabili senza sapere nemmeno il perché…

“Tu… Tu, maledetto figlio di puttana…” sussurrò alzando minacciosamente la pistola e avanzando a piccoli passi.

Non ci sarebbe tornato in manicomio. Non avrebbe più gridato con le cinghie ai polsi, non sarebbe mai più stato rinchiuso in una stanza come in una prigione. Doveva ucciderlo. Doveva ucciderlo ad ogni costo. Per sé stesso e per Matt…

Near chiuse gli occhi. Sentì il sangue che seccava pian piano sul suo viso… E un piccolo cerchio freddo che tutto ad un tratto premette sulla sua fronte. Era giunto il momento. Mello si sarebbe vendicato, e lui sarebbe morto.

“Addio, Near.” Lo sentì scandire.

Serrò le palpebre preparandosi al colpo. Alla fine non sarebbe stato male. Avrebbe la sciato il mondo senza soffrire di più, sarebbe stata una cosa veloce. Il proiettile lo avrebbe ucciso all’istante, e Mello non sarebbe più dovuto tornare in un manicomio.

Era ciò che voleva.

 

 

        

C’era un ragazzo steso in mezzo ai vetri

Incorniciato da una scia di scarlatto dolore;

C’era un ragazzo steso in mezzo ai vetri

Con un foro sulla fronte come dono di morte.

 

  
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