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Autore: Macy McKee    09/11/2014    5 recensioni
[2x13]
Nyssa non sa.
Non sa cosa significhi non avere un destino, doversi scavare un sentiero attraverso la vita con le proprie unghie. Non sa cosa significhi essere travolta, schiacciata, sepolta viva da un fato che non comprendi ma che ti soffoca e ti divora. Non sa cosa significhi tremare sulla soglia, le tenebre oltre la porta e le tenebre dentro di te che combattono, mentre ascolti il respiro della donna che ami fra le ombre e sai che non ti perdonerà.
Non ti ha perdonata: lo leggi nelle sue labbra, che ti aggrediscono con baci e parole che sanno di guerra e vendetta.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Nyssa al Ghul, Sarah Lance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note – prima parte: Ambientata durante il dialogo fra Nyssa e Sara nella 2.13, durante il quale Sara si rende conto che Nyssa dovrà riportarla alla Lega o ucciderla.
La parte a destra è riferita a Nyssa, quella a sinistra a Sara. Le parti al centro sono battute tratte dalla puntata.
 
Gi occhi dell’uom cercan morendo
il Sole; e tutti l’ultimo sospiro
Mandano i petti alla fuggente luce
(I Sepolcri – U. Foscolo)
 
Lo sguardo di Sara sa di abbandono e amarezza.
Senti i suoi occhi sulla tua pelle e il tuo mondo si fa un po’ più buio.
Ha paura di te, Sara.
Non ha mai avuto paura di te, fino a quando l’angoscia l’ha inghiottita e l’ha guidata nelle tenebre e fra i monti, lontana da te.
Ti aspettavi che vederla di nuovo ti avrebbe restituito un po’ di luce, ma vedi solo ombre attorno a te.
Ogni sguardo che ti rivolge è un altro tradimento, un’altra fuga, un altro addio che non riceverai.
È questa la giusta ricompensa per averla salvata? È questo ciò che accade quando si dona la vita invece di sottrarla?
 
‹‹L’unica ragione per cui sei ancora in vita sono io.››
‹‹Ehi, non stavo con te perché mi hai salvata. Stavo con te perché ti amavo.››
‹‹Ma non più.››
 
‹‹Ma non più.››
Non è una domanda. Nyssa non pone domande, quando sa. Quando crede di sapere, ti correggi.
Nyssa non sa.
Non sa cosa significhi non avere un destino, doversi scavare un sentiero attraverso la vita con le proprie unghie. Non sa cosa significhi essere travolta, schiacciata, sepolta viva da un fato che non comprendi ma che ti soffoca e ti divora. Non sa cosa significhi tremare sulla soglia, le tenebre oltre la porta e le tenebre dentro di te che combattono, mentre ascolti il respiro della donna che ami fra le ombre e sai che non ti perdonerà.
Non ti ha perdonata: lo leggi nelle sue labbra, che ti aggrediscono con baci e parole che sanno di guerra e vendetta.
Si sbaglia, Nyssa: non esiste un “ma ora non più”. Esistete tu e la tua anima e la tua famiglia, che ti ha ricordato cosa significhi avere una coscienza nel momento esatto in cui hai posato gli occhi su di loro. Esiste il respiro pesante di tuo padre che accarezza con lo sguardo Laurel che dorme, esistono la mascella contratta di tua sorella e le sue guance bianche come le pareti della camera d’ospedale che la inghiotte.
Esistono il senso di colpa e le grida di battaglia che rimbombano nella tua mente in guerra e il tuo amore per lei che non potrà mai, mai essere un “non più”.
“Ti sbagli” urla la tua mente, ma le tue labbra non si muovono. “Ti sbagli, non è te che ho lasciato. Volevo lasciare me stessa fra le montagne e fra le ombre.”
Vorresti che lei lo sapesse. Vorresti che sapesse che non si è mai trattato di lasciare lei, ma non puoi: se lo sapesse, ti perdonerebbe.
Tu non vuoi essere perdonata. Non puoi essere perdonata,
perché se ti perdonasse le sue dita lascerebbero l’impugnatura del pugnale e afferrerebbero le tue, e tu saresti di nuovo al suo fianco, ma perduta.
Vedi te stessa brillare nei suoi occhi, e ti domandi come si possa pensare che Nyssa sia gelida, una dea di ghiaccio che si erge al di sopra dei sentimenti. Nyssa è sentimento: è passione e orgoglio e vendetta. È dolore, e tu vorresti afferrare le sue mani e il suo cuore e farle dimenticare la sofferenza.
Ma non puoi, perché Nyssa è di fronte a te per un motivo: tu, ora, devi morire.
Lo sai, lo senti nei battiti del tuo cuore che scandiscono i secondi che ti rimangono e che fuggono via, dissolvendosi nel nulla del tempo. Tu devi morire, per restituire la libertà a quella scheggia d’anima che ancora ti punge la coscienza. È proprio quel frammento che, tremando, sussurra nella tua mente che non è giusto lasciare che Nyssa creda a quel “non più”. Ti bisbiglia che dovresti dirle la verità, ma sai di non potertelo permettere: deve credere di non essere più amata, o non ti lascerà andare. Non afferrerà quella lama che le sue dita continuano a stringere e lasciare andare, in una danza tetra di violenza e amore.
Devi morire, e sai che sarà lei a ucciderti. L’hai saputo dal momento in cui hai ascoltato i tuoi stessi passi riecheggiare fra i sentieri di Nanda Parbat, donando una voce alle tenebre.
 
‹‹Fai ciò che devi fare››
 
La senti, ora? La morte ti sussurra un invito all’orecchio, ti stringe a sé con le mani della donna che ami.
È ora di morire, Ta-er al Sahfer.
È ora di chiudere gli occhi.
È ora di dire addio a Laurel: non la vedrai alzarsi da quel letto, un letto bianco come il nulla e come la paura che ti squarcia il petto al ritmo dei battiti del tuo stesso cuore.
È ora di dire addio a tuo padre: non lo vedrai correre incontro a Laurel, né parlare di nuovo con tua madre come se non ci fossero troppi anni e troppo dolore che si frappongono fra loro.
È ora di dire addio a Oliver, che ti ha trovata immersa nell’oscurità e ti ha regalato una scintilla per rischiarare il sentiero.
È ora di dire addio a Nyssa.
Vorresti chiederle di donarti solo un altro giorno, perché tu possa vedere per un’ultima volta coloro che ami.
Hai bisogno di un istante per renderti conto che non devi allontanarti per trovare amore. Non potresti trovarne più di quanto ce ne sia ora davanti a te, un amore che ti guarda con il cuore in tempesta e la tua vita fra le dita.
Hai bisogno di un istante per renderti conto che sei esattamente dove devi essere, mentre precipiti verso il vuoto.
Come può credere, Nyssa, che tu abbia smesso di amarla?
Come puoi averlo creduto, tu? Tu che morirai e lo accetti, perché è giusto che sia lei a riprendersi la vita che ti ha restituito e che tu hai rubato dalle sue mani. Perché è giusto che tu sia accanto a lei, alla fine di ogni cosa.
Non dovresti avvicinarti a lei. Non dovresti tradirti, rischiare di farle capire che i tuoi occhi mentono quando parlano di un amore soffocato dal tempo e che l’eternità è così vasta e tu non vuoi varcarne la soglia da sola.
La stringi e senti il suo petto, il suo corpo, la sua anima.
Puoi andare, ora.
Si dice che prima di morire i più cerchino il Sole con gli occhi. Chi cerca la luce del Sole non si è mai perso nello sguardo di Nyssa. Nyssa che è oscurità e tormento ed è più luminosa di qualunque stella.
Si dice che la morte sia fredda, ma tu non hai mai sentito tanto calore in vita tua. È un calore che sa degli abbracci di tuo padre e dei sorrisi di Laurel. È un calore che sa di pace.
È ora di morire, Sara Lance.
Ma la morte ti volta le spalle e scompare nella notte.
 
 
 
Note – seconda parte: Dedicata dalla prima all’ultima virgola alla mia compagna di banco mezza, che ha visto mezzo episodio di Arrow in tutta la sua vita ma per colpa mia ormai conosce a memoria ogni singola battuta, e che è l'unica persona la mondo di elaborare teorie geniali su fandom che non segue. Perché questa storia è completamente merito (o colpa, dipende dai punti di vista) sua, dal momento che non sarebbe esistita senza di lei: l’headcanon secondo cui Sara lascia che Nyssa creda che lei non la ami più per indurla a ucciderla senza rimpianti è una sua (magnifica) idea. Temo che questa fic non rende giustizia fino in fondo alla bellezza della sua teoria, ma dovevo scrivere qualcosa a riguardo. 
Questa storia è ciò che accade quando si assillano le compagne di banco riguardo alle proprie ossessioni ai propri pairing preferiti mentre si dovrebbe studiare Foscolo.
Ora giuro che torno a lavorare sul mio progetto di long per questa ship, che prima o poi giungerà.
P.s. Arriverà un momento in cui smetterò di scrivere angst su Sara e Nyssa. Davvero. Accadrà, prima o poi. Il problema è che di questo passo succederà fra un migliaio di anni.
   
 
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