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Autore: luna nueva 96    09/11/2014    13 recensioni
"Una vena iniziò a pulsare pericolosamente sulla tempia di Sasuke. Perché se era vero che detestava Naruto, per il pargolo del dobe nutriva un odio profondo che neanche nel suo periodo oscuro aveva provato. Il piccolo mascalzone irriverente, naturalmente uguale e identico a suo padre, aveva un difetto che lo aveva fatto finire direttamente sulla sua lista nera: aveva un evidente debole per sua figlia"
[Sasuke centric] [SasukexSakura] [BorutoxSarada]
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Casa Uchiha era regnata da una quiete intima e familiare. Sasuke lucidava la sua katana, Sakura affettava verdure per la cena, e la piccola Sarada faceva i compiti che le avevano assegnato all’accademia.  Sasuke di tanto in tanto le gettava uno sguardo. Nonostante fossero passati dieci anni dalla sua nascita, non aveva ancora ben capito con chi avesse a che fare: Sarada, sua figlia, si era spesso dimostrata una bambina dalle spiccate qualità, con un cuore d’oro ma con un carattere… a dir poco variabile. Come sua madre, alternava momenti di tenerezza assoluta a momenti di arroganza in cui veniva da prenderla a sberle. A conti fatti Sasuke non aveva mai alzato neanche un dito sulla sua primogenita, un po’ perché era una femmina, un po’ perché lo divorava la paura di diventare un padre dispotico come Fugaku.

Gli piaceva osservarla mentre studiava. Per Sarada, che aveva una mente fuori dal normale- e no, non lo diceva da sé per vantarsi, era stato il maestro stesso a d evidenziarlo al colloquio genitori/insegnati- tutto ciò che era scritto sui libri di scuola era incredibilmente facile da imparare. La sua fronte non si aggrottava mai perché mai trovava davanti a sé concetti difficili da apprendere. Dopotutto sia lui che Sakura si erano diplomati all’Accademia con il massimo dei voti, dunque era ovvio che la bambina non avrebbe intrapreso una strada diversa. In realtà era stato ben presto evidente che Sarada non fosse solo una ragazzina intelligente, ma un piccolo genio, e, manco a dirlo, la gente nel Villaggio aveva presto iniziato a parlare. Sasuke non si dimostrava mai interessato ai pettegolezzi eppure era arrivato alle orecchie anche a lui che “non nasceva a Konoha un bambino così talentuoso e intelligente dai tempi di Itachi Uchiha”.

-Papà, ti sei incantato?-
La voce di Sarada lo distrasse dai suoi pensieri, e scosse la testa in modo negativo. Lei gli sorrise da dietro gli occhiali rossi, e ritornò sui libri; Sasuke invece portò nuovamente l’attenzione alla sua katana, estraniandosi dai suoi pensieri, e facendo ritornare tutto di nuovo in un silenzio irreale.

E irreale lo era davvero, proprio perché pochi istanti dopo il campanello suonò.
-Vado iooo-gridò Sakura dalla cucina. E se c’era qualcosa che Sasuke Uchiha odiava più dell’avere ospiti a casa, era sua moglie che gridava quando erano a nemmeno tre metri di distanza. Iniziarono già a prudergli le mani. Chi mai aveva la brutta abitudine di presentarsi a quell’ora a casa sua? Il dobe, solamente il dobe.

Sakura tornò in salotto. –Sarada, è per te-

Ah, menomale.

-E’ Boruto, il tuo compagno di classe- disse la rosa ammiccando

Una vena iniziò a pulsare pericolosamente sulla tempia di Sasuke. Perché se era vero che detestava Naruto, per il pargolo del dobe nutriva un odio profondo che neanche nel suo periodo oscuro aveva provato. Il piccolo mascalzone irriverente, naturalmente uguale e identico a suo padre, aveva un difetto che lo aveva fatto finire direttamente sulla sua lista nera: aveva un evidente debole per sua figlia. E anche se a volte faceva un po’ il gradasso davanti a lei, Sasuke sapeva che aveva preso una cotta stratosferica per Sarada, di quelle difficili da togliere, dato che a quanto pare le cotte prese all’Accademia sembravano essere incredibilmente durature e spesso tendevano a confluire in…matrimoni.
Confidava almeno nel fatto che sua figlia, con il suo grado di intelligenza superiore, non spendesse più di  quattro parole al giorno con quel marmocchio pestifero.

-Ciao Sarada-chan-

Sasuke alzò un sopracciglio mentre già lo immaginava portarsi un braccio dietro la nuca e sorridere imbarazzato.

Proprio come il dobe.

-Sasuke, ma che fai, stai spiando?!?!- lo riprese Sakura
L’Uchiha le fece segno di tacere portandosi l’indice davanti alle labbra.
-Ti rendi conto che sembri un bambino?-
-Vuoi fare silenzio, benedetta donna, non riesco a sentire!-

Intanto dalla porta d’ingresso gli arrivarono dritte alle orecchie le risate dei due bambini.
-Allora cosa sei venuto a dirmi?-
-No, ecco io...- disse imbarazzato Boruto- Avevi dimenticato questa penna all’Accdemia e ho pensato di riportartela-

Sasuke scosse il capo rassegnato. Il moccioso non avrebbe potuto inventare una scusa più banale. Per fortuna, aveva preso da suo padre l’unico lato positivo della faccenda: non sapeva proprio come trattare con le donne. 

Sarada prese la penna e la guardò perplessa. –E’ una specie di scherzo?- chiese
-No- ripose il bambino confuso-Perché mai?-
-Vuoi dirmi che hai fatto tutta questa strada per portarmi una penna?-
Boruto arrossì fino alla punta dei capelli.
-E dimmi hai fatto i compiti per domani?-
-Quali compiti?-
-Quelli che ci ha assegnato per domani il maestro Aburame!-

Il biondino parve morire sul colpo. Cacciò un gridolino che Sasuke classificò come decisamente poco virile, e poi iniziò ad inveire contro se stesso e la sua sbadataggine.
Sakura vicino a lui ridacchiò. –E’ tutto Naruto!-
-Ma origliare non era un comportamento da bambini?-
Ma l’unica riposta che ebbe fu una linguaccia e un occhiolino. Certe cose non cambiavano mai!

Il primogenito degli Uzumaki  era andato in piena crisi esistenziale, e si disperava come un matto ripetendo frasi sconnesse come “mio padre mi ucciderà” oppure “questa è la volta buona che mi cacciano dal clan Hyuga” ; e Sarada, vuoi per compassione, vuoi perché finalmente la giornata aveva preso una piega divertente, disse la frase che fece ingoiare a Sasuke la propria saliva –Dai, vieni dentro, che ti aiuto io a studiare-

 Sasuke li vide arrivare in salotto mano nella mano, mentre sulla faccia del biondino si stagliava il sorrisetto furbo di chi con l’inganno aveva ottenuto la vittoria. Un’espressione che mai aveva visto su Naruto.
Un sorrisetto che Sasuke Uchiha, manco a dirlo, prese come una sfida personale.

-Grazie per quello che stai facendo per me, Sarada-chan-
-Tsk! Sei proprio noioso…-

Sakura si arpionò al suo braccio. –Hai visto, Sas’ke-kun? La nostra bambina è innamorata-

No, quel bambino non era per niente uguale a suo padre. Era molto più pericoloso. 

E mentre tutte le certezze di Sasuke Uchiha cadevano nel baratro, la sua consorte già sognava i fiori d’arancio. 


 
  
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