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Autore: Lost In Donbass    09/11/2014    0 recensioni
Sono sei ragazzi, stravaganti, bizzarri e incompresi dalla società. Hanno una vita insignificante e perennemente in bilico. vivono alla giornata, e non sanno cosa il domani possa riservare loro ma se si incontrassero e diventassero amici? E se decidessero di partire per un viaggio sconclusionato a bordo di un furgone scassato? Insieme sono dinamite, sono esplosivi quanto una bomba, si compensano a vicenda creando un equilibrio talmente assurdo e squilibrato che riesce a reggere alla perfezione. sono un'armonia dissonante, pronta a scoppiare. il viaggio li cambierà e li fonderà insieme.
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO DIECI: CIME TEMPESTOSE
Appena sceso a terra vomito, facendomi subito notare dagli isolani che mi lanciano occhiate non proprio amichevoli. Un gruppo di gabbiani ci volteggia sulla testa e sembrano quasi ridere di me chino sulla banchina che caccio anche l’anima nel mare cristallino. Mi sento uno schifo. Sinceramente, sono destabilizzato sia fisicamente che mentalmente, sono a pezzi.
-Ehm, Louis te la senti di proseguire?- m,i chiedono i miei compagni di disavventure.
Annuisco e mi tiro su, tentando (miseramente) di darmi un’aria rispettabile.
-Certamente! Sono un tipo stoico io!
-Sei un esempio per tutti noi … - Neil ridacchia.
-Bene, allora, il piano del giorno prevede la visita di Dun Aengus, un forte neolitico a picco sulla scogliera. Poi, un giro turistico lungo il perimetro dell’isola per ammirare le bellezze incontaminate delle Aran; quindi si torna a casa.
Liam riesce a farsi prestare da un vecchio isolano una bicicletta e comincia a fare delle acrobazie campate in aria (letteralmente: sembrava volare!) mentre noi lo seguiamo a piedi. Le nuvole grigio piombo (nel frattempo si è rannuvolato) sembrano inseguirsi nel cielo, cariche di pioggia, speranze e sogni perduti. L’erba bagnata sotto ai nostri piedi crepita dolcemente risplendendo di un verde smeraldo quasi accecante. Il vento urla, urla di tempeste di leggende di libertà di musiche mai ascoltate prima. Nasir stona non poco con le sue lamentele e per la prima volta vorrei che non fosse con noi. No, ma Lou, ma che pensi, Nasir è tuo amico, non essere cattivo. Le vocine tentano di sviarmi sulla cattiva strada ma io resisto fermamente. Voliamo nel fango e nella palude innumerevoli volte, annaspando e agitandoci come elefanti impazziti (acc…dannaz…malediz… i libri che avevo nello zaino si sono bagnati! Oh porca … no, doveva proprio bagnarsi “La saga di Terra Mare”? E’ il libro della biblioteca … stupido Louis) Dopo aver girato come sei idioti intorno alla collina, ci inerpichiamo per arrivare al Dun Aengus una splendida costruzione di pietra arroccata sulla scogliera che cade a picco sull’oceano. Mentre gli altri sono impegnati a sentire Harry che spiega, io penso bene di arrampicarmi sulla punta più estrema e di sentire la libertà scorrermi nel sangue per la prima volta. Con fatica, mi isso sulle pietre rese scivolose dal continuo vento che le frusta, stesso vento che mi graffia il viso quando riesco a tirarmi in piedi. Non sono molto stabile su questa pietra corrosa dal sale, ma fa lo stesso. Sono sul punto più alto di Inishmore e mi sento un Dio di un nuovo mondo (avete presente Light Yagami, quello di Death Note, quando scopre di volere diventare il Dio di un nuovo mondo? Bene, la scena è simile). Mi alzo in tutta la mia modesta statura (dai, lo so che 1.74 per un ventenne è poco ma vabbè …) e urlo con quanto fiato ho in gola
-A me il regno di Gondor! Sono io, l’unico erede di Aragorn! Rivoglio ciò che è mio dall’inizio dei tempi! Eternae Gloriae Louisii!
Non so se il mio latino sia molto valido, ma avrei voluto urlare eterna gloria a Louis ma penso di aver ceffato il dativo …
Troppo preso dai miei sogni di gloria, una ventata troppo forte mi fa perdere l’equilibrio. Roteo le braccia, agito le mani e … il mio piede scivola sulla roccia bagnata. Mentre mi avvicino al baratro mi passa davanti tutta la mia vita … no, sono troppo giovane per cadereeeeeeeeeee… un qualcosa di gelido mi si pianta nel braccio e mi trae in salvo. Mi sento sbattere per terra e l’aria i manca per un secondo. Ma che diavolo …
-Si può sapere che ti prende Louis? Capisco che sia un posto degno di un suicidio grandioso ma non mi pare il modo migliore per porre fine alla propria vita senza un motivo apparente.
Ho ancora gli occhi serrati come due tapparelle, però mi rendo conto di conoscere questa vocina spacca timpani. Li spalanco di scatto (troppo velocemente, mi gira la testa) e mi trovo davanti un paio di occhi violacei contornati di nero pece, un nasino leggermente all’insù, una marea di lentiggini e una boccuccia delicata. Sobbalzo rendendomi conto che la figura che mi fissa altri non è che Arkasha. Non mi ero mai reso pienamente conto che avesse i tratti così delicati, a ben guardarlo sembra ancora più bello di quanto non sia di solito.
-Eh?! Ah si certo, io … stavo per cadere e tu mi hai salvato la vita … io, grazie, non so, cavolo non pensavo mi hai tratto in salvo ero in pericolo e … - scoppio in una isterica risatina. Le vocine non mi danno tregua, urlano strepitano imprecano. Non vogliono morire per colpa mia. Se io morissi morirebbero anche loro e non vogliono. La testa pulsa. Sbraitano troppo. Ma che dico? Lou, stai calmo va tutto bene. Tento di rialzarmi, ma la testa gira come impazzita. Mi aggrappo al suo braccio e tento di reggermi in piedi
-Dove sono gli altri?- balbetto, la voce che ancora fatica a uscire, soffocata dal terrore di aver appena rischiato la vita.
Mi trascina delicatamente verso quattro cosi urlanti che litigano con un caprone infuriato. Mentre scendiamo dalla collina, mi rendo di cosa siamo veramente. Sei ragazzi ancora piccoli, catapultati in un mondo crudele e selettivo. Sei figure vagabonde con nulla a che vedere con il 2014, ma piuttosto a un’epoca passata. Sei boccioli che devono ancora sbocciare in un roseto di enormi rose aperte come ventagli. L’erba bagnata mi solletica le caviglie, e i gabbiani mi volteggiano sulla testa in cerchi concentrici. Arrivaimo dai nostri amici e facciamo finta di niente. ci rimettiamo in cammino e mi rendo conto, che, per una volta, siamo tutti zitti, ognuno a inseguire i propri desideri e i propri ideali. Sembra tutto così un sogno, un luogo sospeso, un nirvana di pace e …
-Ho fame raga!- Neil mi fa crollare tutto sulla testa. Uffa …
-Per me fa troppo umido, il ciuffo si sta lamentando!- sbuffa Nasir, impegnato a specchiarsi in una pozza.
Liam traffica nel suo zainetto e poi se ne esce con un ruggito
-Ma porca trottola, abbiamo scordato i panini! Diamine!
-AAAAAH!!!!!- Neil collassa su se stesso tenendosi la pancia e cominciando a scalciare
Regola n°5 : mai dire a Neil che non si ha la roba da mangiare senza averlo preparato psicologicamente con molto anticipo.
-Ehm, dai Neil, un uomo robusto e in forma può vivere una settimana senza attingere ad alcuna fonte di cibo … non vedo il problema adesso …. – tenta di consolarlo Harry.
Eheh, caro dolce Harry, fosse così facile calmare Neil in crisi famelica. Mi avvicino e con piglio da vero leader impongo la m ia presenza nel gruppo
-Non disperate amici! Ci sono io a tirarvi fuori da questo incresciosa situazione!
Mi chino sul mio migliore amico e lo abbranco per le spalle. Sta avendo una specie di crisi epilettica. Gli pianto le ginocchia nel basso ventre per tenerlo fermo e gli afferro la testa cominciando a scuoterla con forza
-Pronto Terra chiama Neil! Abbiamo bisogno di lei! Terra chiama Neil! Svegliati!!!!!!!
Dopo qualche minuto di trattamento intensivo, il biondo rinsavisce del tutto, scuote la testa e comincia a borbottare avviandosi impettito verso la scogliera. Questa è la fase post crisi epilettica da mancanza di cibo. Gli altri mi guardano con aria interrogativa  e io alzo le spalle. Neil è Neil, prendetelo come viene.
Lo seguiamo, affrontando i venti che soffiano rabbiosi sulle nostre teste. Più ci avviciniamo alla scogliera , più gli schizzi dell’oceano ci bagnano. L’odore del sale è forte, come è forte il profumo di libertà portato dalle correnti. Ci ritroviamo quindi sulla cima più estrema e più alta di Inishmore. Enormi nuvole nere come la pece roteano all’orizzonte, illuminate di un assurdo color sangue. Il mare blu e verde è sempre più agitato e spumeggiante. La roccia è scura e frastagliata, come lame di enormi coltellacci incrostati. Devo ammettere che fa quasi paura. Sinceramente non so neanche cosa mi prende, ma mi siedo sull’erba umida fissando il cielo che turbina davanti a me. Presto sento qualcosa di caldo circondarmi le spalle; è Neil che mi guarda sorridendo
-E’ come nei tuoi sogni, Lullino?
-Si Lally, è come nei miei sogni.
Le sue labbra si chiudono sulle mie. Qualcosa di inconcepibile mi esplode nella testa. Cosacosacosa???!?!? Neil mi ha baciato!! Oddio!! Boccheggio come un’idiota invece che ricambiare il bacio. Le sensazioni sono decisamente troppe per me, non sono capace di contenerle tutte!
-Dio Lullino, ma manco baciare?- il mio Neil mi guarda ridacchiando, accarezzandomi i capelli
-Ehm, beh, io … veramente … non saprei … - bravo Louis, bella figura ci stai facendo con l’uomo della tua vita! Le vocine mi stanno sgridando siccome non so cogliere al volo l’occasione.
-Dai, Mr. Vocine Nella Testa, ci riproviamo?
-O … ok, ri … riproviamoci. So … sono pronto!
Le sue labbra si riposano sulle mie e non penso più a nulla.
 
 
 
 
  
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