Videogiochi > Assassin's Creed
Ricorda la storia  |      
Autore: Silvar tales    10/11/2014    4 recensioni
«Voglio dire, non mi metterei mai con qualcuno che porta nome Orsolina».
Certo che no, pensò divertito Ezio tra sé e sé, ma non è certo la discutibile musicalità del nome il tuo problema, mio caro artista.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ezio Auditore, Leonardo da Vinci
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sanctuary



ac




«Non soffrirai mica di vertigini?»
Ezio cominciava a domandarsi se non avesse dovuto prendere Leonardo per mano, o peggio, in spalla.
«Le tegole di San Marco non sono state progettate per camminarci sopra…» si crucciò un barcollante Leonardo da Vinci, misurando cautamente ogni passo che faceva.
«Guardati intorno piuttosto, è… immenso!» esclamò l’assassino, saltellando in bilico su un pinnacolo e allargando le braccia per tenersi in equilibrio.
Lo scenario era effettivamente mozzafiato, ma immenso non era davvero il giusto termine per descriverlo.
La luna baciava d’oro le cupole grigiastre della basilica, l’acqua della laguna era placida e piena di stelle. I lumi della città si accendevano poco a poco, nuotavano tremuli nell’acqua nera.
«Non trovi sia un’atmosfera erotica? Dovrei portarci qualche signorina, ma nuda. Tu ti arrampicheresti con una sottana che ti s’intrufola sotto i piedi ogni due passi?»
«Non credo sia possibile».
L’inventore, con un profondo sospiro insofferente, si era accomodato su uno dei merletti. Dopo un’iniziale punta di risentimento verso l’amico, che con sconosciuti diabolici mezzi era riuscito a trascinarlo in una delle sue rocambolesche e rischiosissime arrampicate, poco a poco Leonardo prendeva coscienza di trovarsi sul tetto dell’orgoglio della Serenissima, e di essere completamente solo, fuori dalla portata degli arcieri, e insieme a queste consapevolezze iniziava anche a rendersi conto della spiazzante bellezza della veduta: il Campanile e la Torre dell’Orologio, Punta della Dogana e la Giudecca, Venezia.
«Hai ancora il fiatone?» gli domandò canzonatorio l’assassino, per poi sedersi al suo fianco.
«Ancora non riesco a comprendere come tu sia riuscito a portarmi quassù».
Ezio tirò su col naso e si strinse appena nel suo mantello: non era facile evitare un tuffo nei canali quando si era soliti saltellare tra i palazzi della Serenissima.
«Quando ti vedrò tenere il braccio a una delicata donzella? Allora scommetto che per una volta sarai tu a chiedere il mio aiuto: Ezio, amico mio, te ne prego, dimmi ancora come fare ad arrivare sul tetto di San Marco evitando gli arcieri, ad Orsolina piacerà così tanto che me la…»
«Ezio!» lo interruppe Leonardo, forse fin troppo allarmato. Infatti si corresse subito dopo, e cercò di spiegarsi con ostentata tranquillità: «voglio dire, non mi metterei mai con qualcuno che porta nome Orsolina».
Certo che no, pensò divertito Ezio tra sé e sé, non potendo però evitare che un ghigno gli si allargasse in faccia, ma non è certo la discutibile musicalità del nome il tuo problema, mio caro artista.
Una nuvola solitaria era venuta a coprire il disco lunare. Era buio, purtroppo non vi era modo di verificarlo, ma Ezio poteva giurare che le guance dell’inventore fossero infuocate.
«Ti ho imbarazzato?» gli chiese con discrezione, tornando per un momento serio. Non intendeva risultare inopportuno, ma fortunatamente Leonardo non sembrava essersene avuto a male.
«No, affatto». Sorrise, un sorriso stiracchiato e nervoso, per nulla convinto.
Un soffio di vento lassù scoprì nuovamente la luna, ed Ezio storse il naso. Era abituato a guardare con fastidio a una luna sgombra: le folte tenebre erano amiche degli assassini, dei ladri, e delle puttane.
Nell’oscurità era più facile colpire alle spalle l’ignara vittima, era più facile svuotare le tasche di un ricco signorotto, era più facile insinuarsi tra le umide cosce di una vogliosa cortigiana.
Ma ora Ezio non doveva insanguinare la lama, e per una volta la luna poteva anche essergli amica. O meglio, le due lune, si corresse, ammiccando alla gemella riflessa nelle acque lagunari.
«Ezio, l’hai capito, no?» a sorpresa Leonardo riprese in mano il discorso. Ad Ezio sembrò fosse passata un’eternità, tanto si era estraniato che quasi faticò a ricordare di cosa avevano discusso solo pochi minuti addietro. Riemerse annaspando dal denso mare di pensieri nel quale si era immerso, mezzo dolce e mezzo amaro, proprio come le acque della laguna. Non era abituato a fermarsi e contemplare il paesaggio che lo circondava, senza tradurlo in uno studio di appigli invisibili ed elucubrazioni tattiche.
«Eh?»
Leonardo fissava i propri piedi, a tratti, e a tratti guardava fisso davanti a sé la mole del campanile che tentava di toccare il cielo notturno. Non lo guardava mai negli occhi. In verità, non ci sarebbe riuscito nemmeno se avesse voluto, poiché Ezio teneva ostinatamente il cappuccio calato sul naso.
L’assassino passò titubante la manica del vestito sulle proprie guance, come per asciugare lacrime che non c’erano, poi trasse a sé Leonardo, cingendogli le spalle con il braccio sinistro. Con il destro gli afferrò il fianco opposto. In un baleno, la lama era stata sganciata dalla polsiera e abbandonata a terra.
Lo baciò, una volta, poi un’altra, sulla bocca, costringendolo finalmente a voltare il viso verso il suo. Metà del viso di Leonardo era scomparso nelle ampie falde del cappuccio di Ezio, un confortevole antro caldo dei loro respiri, riparato dall’aria fredda che si levava dalla laguna.
Ezio gli afferrò il mento, ruvido di barba sotto le sue dita, e smise di baciarlo per finta.
Ora lo baciava per davvero, come aveva sempre baciato le donne che aveva avuto, sotto le coperte o tra le buie vie cittadine. Il respiro di Leonardo gli riempiva la bocca, e quel filo di barba che aveva gli solleticava le guance, ma Ezio era sicuro che Leonardo provasse lo stesso fastidio. Ma non era questa l’unica differenza dal baciare una donna: le sue labbra non erano morbide e carnose ma secche e sottili, il collo più teso e nodoso, così come le spalle, fasciate di muscoli tirati come corde di canapa che cercano di trattenere una gondola ancorata al suo tronco durante l’alta marea.
E poi Ezio osò slacciargli la cintura di cuoio che portava sulle anche, e lo toccò fra le gambe, insinuandosi con la mano dentro i calzoni. Quello gli risultava più facile. Persino laggiù le donne erano infinitamente più complicate rispetto ad un uomo.
Si diede la pena di regalargli poche altre carezze sterili, un secco assaggio, poi smise di colpo, e quasi poté sentire le maledizioni che dentro di sé Leonardo gli lanciava, alla dritta come alla rovescia, proprio come alle volte soleva scherzosamente scrivere.
Ma Ezio non si sentiva affatto in colpa. Il resto glielo avrebbe reso quella notte stessa, nel tepore della sua bottega, dopo una buona tazza di caffè – e zucchero, da raccomandarsi.
Gli diede un ultimo, profondo bacio.
«Tardi, ma l’ho capito».











Ho deciso, ti ribattezzerò sgorbio minuscolo, ‘Sanctuary’ è un nome troppo altisonante per te.
No, a parte gli scherzi, sono consapevole che questa schifezzina che a malapena raggiunge il migliaio di parole sia un vero e proprio sgorbio, ma io ci sono affezionata comunque.
Ci sono affezionata perché è la prima cosa che scrivo su Ezio, e probabilmente sarà anche l’ultima (lo sapete (o non lo sapete?) che io amo quello spocchioso arrogante di Altaïr, no?).
Ma soprattutto ci sono affezionata perché l’ho scribacchiata tutta quanta nell’arco di una giornata (9 novembre 2014, per la precisione) su un taccuino mentre girovagavo per Venezia, rischiando seriamente di finire dentro un canale.
Dopo tanti anni sono tornata a visitare Venezia, e non potevo non scrivere qualcosa su Ezio Auditore. Che poi ne sia uscita fuori questa… roba, è un altro discorso, ma vi assicuro che l’ispirazione c’era.


p.s. il titolo deriva da Sanctuary di Jesper Kyd, stupenda OST di Assassin’s Creed II.

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Assassin's Creed / Vai alla pagina dell'autore: Silvar tales