Serie TV > Supernatural
Ricorda la storia  |       
Autore: cin75    10/11/2014    7 recensioni
In un modo e nell'altro, il marchio dal braccio di Dean dovrà essere tolto. Questo è come immagino avvenga.
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cain, Castiel, Crowley, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Erano passati mesi da quando Dean non era più un demone grazie a quello che aveva fatto Sam per lui.
Erano tornati a viaggiare insieme, a lavorare insieme, a cacciare insieme. Insomma avevano ricominciato la loro vita. 
Erano al bunker quella sera, perché non c’erano particolari attività di sorta in giro per il paese e quindi avevano deciso di focalizzare le loro attenzioni alla situazione degli angeli e di conseguenza del loro amico Castiel.

“Ehi Dean!” risuonò la voce del più giovane attraverso i corridoi del rifugio. “Quello che tu chiami cibo degli Dei è pronto ma se ti aspetti che te lo venga anche a portare, morirai di fame, fratello.” scherzò mandando giù una foglia rubata dalla sua solita insalata salutista. Sam tornò a sedersi al grande tavolo e sorseggiò una birra. Richiamò ancora il fratello e poi, quando ancora nessuna risposta arrivò dal maggiore, guardò il cibo che aveva davanti. Due cheeseburger, una pizza con sopra l’impossibile: gusto preferito di Dean. Le sue patatine fritte e strafritte, le sue maledette cipolle dorate e, doveva ammetterlo anche lui,  un’invitante fetta di torta. E poi birra. Tanta birra.
Guardò di nuovo verso il corridoio e poi di nuovo il cibo e istintivamente un indice della sua mano iniziò a tamburellare nervosamente sul tavolo imbandito. Perché mai Dean avrebbe rinunciato a quello che per lui era cibo paradisiaco ?

Si alzò dal tavolo e si diresse verso la stanza del fratello.
La porta era ancora chiusa. Bussò. Chiamò il nome di Dean e quando anche allora, il maggiore non rispose, aprì la porta della camera ed entrò.

“Dean..?” fece quando vide il fratello allungato sul letto, sdraiato su un fianco e gli dava le spalle. Non stava dormendo. Di questo ne era sicuro perché lo vedeva sussultare, quasi tremare. Almeno che non stesse sognando o, come spesso accadeva , avendo l’ennesimo incubo. “Dean..?!” lo richiamò ancora facendosi più vicino al letto.
Dean non si voltò, rimase in quella posizione quasi fetale, ma comunque rispose al fratello e non come Sam, mai, si sarebbe aspettato.
“Va’ via, Sammy. Vattene…vattene via, esci da qui!!”  disse con la voce sofferente.
“Ma che cosa…” perplesso da quell’esortazioni ad andare via.
“Maledizione…vattene, Sam!!!” sembrò anche infuriarsi il maggiore, che però, ancora non accennava a cambiare la sua posizione.
“No, che non me ne vado!” rispose deciso e così dicendo, fece il giro del letto per poter guardare il fratello e capire che cosa gli stesse accadendo. Quando ebbe una visuale più chiara di Dean, il respiro gli si fece più pesante, ansioso.
Il fratello era sudato, stravolto. Gli occhi lucidi e dilatati. Il suo viso era una maschera di sudore e tensione. Con la mano sinistra si premeva convulsivamente la parte del braccio destro su cui ancora il marchio campeggiava. Ogni tanto il corpo di Dean si contraeva come se volesse sopportare fitte di dolore e quando l’ennesima contrazione lo costrinse a gemere, Sam, gli andò vicino.
“Che hai!?...che succede??” chiese mentre cercava di portargli conforto sia fisico che fraterno.
“Sam..vattene…” fece cercando di farsi ascoltare.
“Smettila, Dean. Dimmi che ti succede!?” rispose invece, più preoccupato il minore.
“E’…è..il marchio…questo dannato…disegnino….” ma non riuscì a dire altro.
“Fammi..fammi vedere!” e costringendo il maggiore a spostare la mano dal braccio segnato, gli tirò su la manica della camicia.
Sam, contrasse la mascella, spalancò gli occhi dalla sorpresa o forse dal terrore. Il marchio era rosso, quasi luminescente. Da esso si irradiavano lungo tutto il braccio di Dean, miriadi di filamenti dello stesso colore. Era come se si stesse preparando ad infettare tutto il corpo. “Mio Dio!!..da quanto tempo….tu…stavi…stavi male ?” chiese a Dean.
“Stamattina era solo…solo un fastidio…ma dopo che sei uscito…è…è come se …se si fosse risvegliato completamente…e io non sono riusc…Aaaah!! …Oddio!!...” si ritrovò poi ad esclamare, sopraffatto da una fitta in pieno petto che lo fece contrarre su sè stesso. Sam lo sorresse dalle spalle, quasi a volerlo abbracciare, ma Dean sembrò volerlo allontanare.
“Va’ via, Sammy…sai…sai quello che vuole questo…figlio di puttana. Quindi vattene via..ti prego….non…non voglio…sbarra questa porta e vattene…” lo implorò. 
Infondo Dean sapeva quello che il marchio voleva: voleva soddisfazione. Una soddisfazione omicida.
E purtroppo da quando era ritornato ad essere solo un cacciatore, da quando non era più un demone, per un motivo o per un altro, non aveva ancora ucciso nessuno. Aveva cacciato con Sam, ma quei pochi casi in cui c’era stato bisogno di usare le armi in modo risolutivo era stato sempre il minore a far fuoco. Dopo di che, avevano avuto a che fare solo con fantasmi, spettri o entità di per loro già morte.
“Tranquillo…tranquillo. Ci sono io con te!” fece il minore stringendogli la spalla.

Sam, si allontanò solo per un attimo. Corse nell’infermeria del bunker e rovistò tra i cassetti. Prese una siringa e la riempì con quello che pensava sarebbe servito, fino a quando non trovava una soluzione.
Ritornò da Dean. Ritornò al suo fianco.
“Che vuoi…. fare?!” chiese perplesso Dean quando vide Sam battere sulla siringa e prepararsi ad iniettargli il contenuto.
“Non temere. Voglio solo che tu stia bene. Sapevo che prima o poi sarebbe successo ma non immaginavo così presto. Questo ti farà dormire per un po’, il tempo che io chiami Cass e con lui risolva questa situazione una volta per tutte!” gli spiegò mentre, ignorando le proteste apprensive del maggiore, gli affondò l’ago nel braccio e spinse lo stantuffo fino a quando l’anestetico non svanì nel corpo del maggiore.
“Sammy…no…non fare…stronzate!” riuscì appena a dire, che dopo pochi attimi gli occhi gli si fecero pesanti, la mente gli si annebbiò, il dolore divenne così avvolgente da sembrare sopportabile e poi più niente.
“Non ti lascerò andare, Dean. Non l’ho fatto la prima volta. Non lo farò adesso! Non ti perderò di nuovo.” e sistemandogli addosso un plaid che aveva lì vicino, uscì dalla stanza e corse a  telefonare all’angelo.

Dopo aver chiamato Castiel e averlo avvisato di quello che accadeva a Dean, e dopo averlo supplicato di fare presto, di arrivare il più presto possibile, Sam era tornato nella stanza di Dean e con sua triste sorpresa, vide che il fratello gemeva di nuovo vistosamente.
“Dean…Dean..” lo richiamò.
“Non credo che quella roba sia….sia servita a molto…dovresti cambiare spacciatore!!” provò anche a scherzare, ma subito dopo dovette stringersi le mani al petto, perché un dolore più forte degli altri lo fece tremare. “Mi sta…spaccando …il petto in due…questo bastardo….malefico!!” grugniva tra una fitta e l’altra, mentre Sam cercava di portargli un po’ di sollievo, mettendo anche le sue mani al centro del petto e tergendogli la fronte grondante sudore.
Poi, ad un tratto, Dean alzò un braccio e spinse via da lui, Sam. Fece appena in  tempo a sporgersi oltre il materasso che vomitò quel poco che aveva nello stomaco. Cercò di controllare gli spasmi, sorretto anche dal fratello che di certo non si era allontanato, e quando sembrò esserci riuscito ritornò ad appoggiarsi sul fianco.
 “Mi dispiace….mi…”
“Sta’ zitto, scemo. Se dovessi dire “mi dispiace” per tutte le volte che mi hai tenuto la fronte dopo ogni mia sbornia…dovrei ancora continuare a farlo!!” cercò di rassicurarlo, provando a nascondere la preoccupazione e a sembrare indifferente mentre ripuliva il vomito misto a sangue. Dopo che ebbe finito, mise accanto al letto un secchio, sapeva che la cosa lo avrebbe reso meno imbarazzante per Dean e sapeva che quella, non sarebbe stata l’unica volta che il fratello avrebbe vomitato anche l’anima. Il marchio era letteralmente in crisi di astinenza e Dean ne stava pagando le conseguenze.

Dopo l’ennesima contrazione di dolore e dopo aver vomitato ancora, Dean sembrava esausto, sfinito, al limite delle forze e Sam, sentendosi inutile in quell’attesa, cercava di aiutare il fratello come poteva. Inutile era somministrargli altro sonnifero, rischiava solo di intossicarlo più del dovuto.
Quando vide il maggiore relativamente calmo, gli andò vicino e si mise al suo fianco. Lo vedeva contrarre la mano sul petto in un movimento che sembrava voler strappar via  tutto ciò che riusciva a stringere in quella presa disperata.
“Fammi vedere!” fece Sam, chiedendo al fratello di mostrargli il braccio destro, ma quando sollevò la manica, notò qualcosa che lo colpì e lo allarmò. Una venatura più scura ed più evidente delle altre, sembrava quasi pulsare al di sotto della pelle di Dean. La seguì e vide che risaliva l’intero braccio e continuava verso la spalla. Ignorando le proteste del maggiore, gli aprì la camicia e gli sollevò la maglietta e strabuzzò gli occhi dalla preoccupazione. Il petto del fratello era completamente invaso dalle stesse striature rosse che c’erano sul braccio. Sembravano essere uno di quei tatuaggi tribali fatti male però. Sembrava che fosse un circuito elettronico che si andava a collegare con ogni organo vitale. Fegato, polmoni, milza, stomaco e cuore. Il groviglio che si faceva sempre più intricato era proprio lì, sul cuore di Dean.
Sam risistemò tutto, maglia e camicia e fece un sorriso sforzato al fratello.
“Non si mette bene, vero?!” fece Dean.
“Ti tirerò fuori da questo casino!” disse convinto, mentre si alzava dal letto e prendeva di nuovo il cellulare per chiamare Castiel. Uscì dalla camera di Dean.
“Sam…Sammy…non  fare casini!” volle quasi rimproverarlo. Voleva fermare quella fredda lucidità che era certo non avrebbe portato a niente di buono.

“Dove diavolo sei!?” quasi gridò al povero Castiel che gli rispose al primo squillo.
“…”
“Non abbiamo qualche ora, Cass. Dean non ha qualche ora..” spiegò furioso all’angelo, ma si rese conto di aver esagerato e stava per chiedergli scusa, quando si voltò verso il fratello e lo vide contorcersi dolorosamente, spasmodicamente. Lo vide vomitare ancora, anche se adesso era solo ed esclusivamente sangue quello che il fratello buttava fuori. Lasciò cadere il telefonino e corse accanto al corpo convulso di Dean. Lo chiamava e lo incitava a resistere. A combattere il dolore che il marchio gli stava provocando a causa di quella fame non saziata.
Dall’altro capo del telefono, Castiel sentiva tutto e si sentiva impotente. La macchina su cui viaggiava non era abbastanza veloce da raggiungere i suoi amici il più presto possibile. Chiamava Sam, per avere notizie. Lo chiamava perche sentiva il giovane invocare angosciosamente il nome del fratello e sentiva i gemiti dolorosamente rumorosi dell’amico cacciatore. Gettò il cellulare sul sedile di fianco con gesto dettato dalla frustrazione, e spinse con forza sull’acceleratore, come se quel premere con più forza avesse potuto far correre di più la macchina.

Passarono alcune ore, interminabili ore. Castiel arrivò al bunker. Vi entrò. Scese velocemente le scale e per un attimo, un solo attimo, si fermò a guardare la tavola ancora piena di cibo. Poco o niente era stato toccato. Quindi capì che tutto era accaduto all’improvviso. Corse lungo il corridoio e raggiunse la stanza dell’amico cacciatore.
Si fermò. Attonito. Gli occhi blu sbarrati da un terribile sospetto.
Vide Sam, fuori dalla stanza del fratello, seduto a terra, con le ginocchia al petto e la testa nascosta tra le mani. Era distrutto. Sembrava sconfitto. Di nuovo.
“Sam?!” sussurrò il nome del giovane amico, temendo di essere arrivato tardi e di non essere in grado di essere d’aiuto. “Lui…lui è…”
“No, Cass. È svenuto. È solo svenuto. Ma non penso che gli resti molto da vivere!” proferì senza nemmeno alzare la testa. E quando lo fece, l’angelo potè vedere i suoi occhi arrossati dalla stanchezza e dalla demoralizzazione. Non disse niente e passandogli oltre, entrò nella stanza. Si avvicinò al letto dell’amico che, ancora incosciente, continuava a gemere e a tremare. Gli alzò la maglietta e osservò i danni causati dalla malattia del marchio.

“Dimmi che puoi fare qualcosa, Cass ?, dimmi che possiamo salvarlo!?” fece la voce di Sam alle sua spalle.
Castiel risistemò i vestiti di Dean, lo coprì di nuovo con il plaid che aveva usato Sam, e poi si voltò verso il giovane che restava in attesa di una risposta che gli avrebbe dato una qualche , se pur minima , speranza.
“A questo punto, c’è solo un modo per salvarlo!” sentenziò, tornando a  guardare Dean. Sam lo fissò, perplesso. Voleva chiedere, ma ne era terrorizzato e quello che gli disse Castiel, gliene diede la prova.
“Dobbiamo trovare Caino. Dobbiamo convincerlo a riprendersi il marchio. E’ l’unico modo, Sam!” disse infine, vedendo e capendo lo sguardo di stupore e terrore che si dipinse sul volto del giovane.
“Come possiamo fare….non si farà mai trovare da noi…almeno che..” fece restando per un attimo pensieroso.
“Almeno che ?” gli fece eco l’angelo.
“C’è un incantesimo che può condurci a lui, a Caino. Dean me ne ha parlato. So che cosa serve ma c’è un ingrediente che non abbiamo e non abbiamo il tempo di recuperare.” disse all’amico e anche a se stesso.
“Di che cosa stai parlando?!” chiese confuso Castiel.
“Essenza di kraken!” disse solo, Sam.
“Essenza di….”, ma non ebbe il tempo di ripetersi quello strano ingrediente che Sam gli passò oltre.
“E io so chi ce ne ha a sufficienza in Belice!!” disse ancora il giovane , seguito da Cass.
“Chi!?” chiese l’angelo.
“Crowley!”
“Tu vuoi…tu vuoi invocare quel bastardo!?” sembrò rimproverarlo, mentre con il ragazzo raggiungeva il seminterrato del bunker.
“ Sì, almeno che tu non voglia vedere Dean morire?” gli chiese mettendo giù, su un tavolo, le cose che sarebbero servite ad invocare il Re dell’Inferno e attese la decisione dell’angelo.
Cass, guardò il giovane, poi gli oggetti esoterici che aveva dinnanzi, guardò fuori dalla stanza, come se il suo sguardo potesse raggiungere il corpo e l’anima tormentata del suo migliore amico. Fece un profondo respiro e prendendo un gessetto, iniziò a disegnare il sigillo per richiamare il demone.

Circa dieci minuti dopo, Crowley era di fronte a loro, esattamente al centro della grande trappola per demoni.
“Ciao, ragazzi!” fu il solito saluto strafottente e poi guardandosi attorno, sorrise ironico. “Proprio non ce la fate a stare lontani da me?!”
“Chiudi quella lurida fogna o ti ammazzo immediatamente, figlio di puttana!”
“Sammy??!!, baci mammina con quella bocca?!” lo provocò.
“Grazie ai bastardi come te, non ho mai potuto!” si ritrovò a dire e poi per un secondo si sentì in imbarazzo per quella confessione non dovuta. E si infuriò quando vide il ghigno sul volto del demone. Solo la mano di Castiel sulla sua spalla, riuscì a calmare la furia che sentiva crescere dentro.
“Abbiamo bisogno di qualcosa che solo tu hai!?” iniziò l’angelo.
“Potere?, eleganza?, innegabile fascino?, buon gusto nel vestire?….” elencava con tono saccente.
“Essenza di kraken!” fece Sam e a quella richiesta, il demone si fermò di colpo. Lo fissò. Anzi , lo scrutò.
“Sono pochi gli incantesimi in cui c’è bisogno dell’essenza di kraken. Uno di questi serve per rintracciare …”
“Caino!” finì per lui, Castiel.
“Cos’è?, avete intenzione di fare un suicidio di massa?!”
“Ho intenzione di salvare mio fratello, di levargli dal braccio quel dannato marchio e solo Caino, può riprenderselo. Perciò ora tu, ci darai l’essenza!” lo minacciò Sam.
“E chi ti dice che una volta fuori, io non me ne vada, invece, alle Bahamas ?!” e a quell’ennesima provocazione, Sam si avventò su di lui e gli piantò il pugnale di Ruby, nella spalla, poco più su del cuore. Crowley gemette vistosamente e dovette afferrarsi alla camicia del cacciatore per non cadere in ginocchio.
“Ora stammi a sentire, bastardo figlio di puttana. Sei in una trappola per demoni, completamente privo di poteri, con un coltello a pochi centimetri dal cuore. Mi basta poco per mandarti all’altro mondo per sempre. Perciò, quello che farai adesso è chiamare uno dei tuoi demoni, mandarlo in Belice e farti portare quello che mi serve. Fa’ qualcosa di diverso da quello che ti ho detto e sei morto. Cerca di fare il furbo e sei morto. Prova solo a pensare di fottermi e ti apro il petto in due e poi butto il tuo cuore del cazzo al primo cane bastardo che trovo!!” gli ringhiò a  due centimetri dal viso e rigirando di poco il pugnale nella ferita sanguinante. Il demone digrignò i denti dal dolore e nello sguardo freddo e risoluto del cacciatore, vide una furia disperata e si convinse che non era per niente il caso di provocarlo.
“D’accordo! D’accordo!” disse ma Sam non voleva rischiare. Lasciò il pugnale lì dov’era e lentamente si portò alle spalle del demone, tenendogli una mano sulla spalla sana e l’altra mano sull’elsa della lama, poi, fece cenno a Castiel che prendendo una ciotola dal tavolo poco distante , la mise davanti al demone. All’interno, sangue. Rosso, vivido, brillante.
“Fa la telefonata!” disse Castiel.
Il Re Infernale esitò un attimo.
“Ora!!” gli gridò nelle orecchie Sam, spingendosi contro di lui. Crowley recitò una breve formula di richiamo e poi al demone che si mise in contatto con lui, disse, anzi ordinò senza mezzi termini, di portare una boccetta di essenza di kraken al posto che Sam gli aveva indicato sulla mappa. Naturalmente lontano dal bunker.
 
Poco tempo dopo, Castiel ritornò al rifugio con tutto quello che serviva, compresa l’essenza. Nel frattempo, Sam aveva messo le manette anti demone a Crowley e lo aveva portato nella stanza di Dean. Quando vi entrò , il demone vide il cacciatore contorcersi dal dolore, sentì il puzzo di vomito e sangue, percepì la profonda sofferenza dell’uomo che fino a poco tempo prima, magari avrebbe anche protetto da tutto e tutti e di cui portava ancora le foto nel suo telefono.
“Una rinfrescata al posto no?!” disse con tono ironico alludendo all’aria “pesante” della camera.
“Sta’ zitto!” lo minacciò Sam, mentre si avvicinava al fratello. Gli mise una mano sulla spalla come per farlo rinsavire, o forse per fargli sentire la sua presenza accanto.
“Ehi!” fece il minore abbassandosi e calmando la voce. “Ci siamo quasi, devi solo resistere ancora un po’, d’accordo?!” lo incoraggiò. Cercava di fargli coraggio anche perché, ormai Dean non riusciva nemmeno a reagire con troppa forza. Il dolore che aveva provato, che provava ancora e tutto lo scombussolamento fisico a cui il marchio lo stava sottoponendo, lo avevano completamente sfinito.

Dean riuscì appena ad aprire gli occhi e a puntarli sul suo fratellino.
“Che vuoi…fare, Sammy…non …” provava a farlo desistere da tutto quello che aveva in mente il più giovane.
“C’è Cass e ho invocato anche Crowley…”, ma non appena Sam fece quel nome, Dean si allarmò.
“Noooo!!!” cercò di metterlo in guardia. Con il braccio non segnato , trovò la forza di aggrapparsi alla spalla del fratello minore e lo tirò ancora più in basso. “Non farlo…qualsiasi cosa…tu voglia fare….non…non farla…per…per favore!” lo supplicò. Decisamente lo supplicò,  dato che in quelle condizioni altro non poteva fare. Non era in grado di fare.
“Non temere. Non ho intenzione di fare nessun patto. Non per salvare il tuo culo pigro!” gli sorrise mentre gli parlava. “Avevo bisogno di una cosa che solo lui aveva.” Gli disse con tono tranquillo per …tranquillizzarlo.
“Sammy…tu..” cercava ancora di trattenerlo.
“Io e Crowley andiamo a prendere Caino. Lo portiamo qui e poi io a Cass lo convinciamo a riprendersi il marchio.” Fu la spiegazione chiara e semplice.
“No…no…no…” si agitò di più non appena sentì fare quel nome dal fratello. “.. stai lontano da lui….non farlo…tu non sai …” e si infuriava con se stesso, per primo, perché sapeva di non avere la forza per alzarsi e prendere a pugni quell’incosciente di Sam. Quello stramaledetto stupido non aveva idea da chi voleva andare a fare il duro e con chi voleva andarci. Provava a tenere stretta la mano sulla spalla del fratello , mentre Sam, mettendoci una mano sopra, fece ben poca forza per levarla.
“Cerca di riposare. Andrà tutto bene. Non mi accadrà nulla. Crowley ha tutto da perdere se , nel momento in cui si mettono male le cose, non mi porta via. Ne ha già avuto un assaggio.” Provò a rassicurarlo, mentre gli rimetteva giù la mano. “Torno presto. E tu dovrai ridarmi i soldi della cena che ormai è da buttare!!”, scherzò mentre gli metteva una mano tra la guancia e il collo, come a volerlo accarezzare.
“Sammy…” lo implorò Dean, prima che un’altra fitta di dolore lo costringesse a tacere e ad arrendersi. Il minore deglutì e quell’immagine di suo fratello sofferente fu l’incoraggiamento a fare quello che doveva fare.

Si allontanò da lui e si avvicinò a Castiel, che stava finendo di preparare per l’incantesimo di ricerca.
“Concludiamo!” gli disse, facendogli segno di iniziare. Castiel versò l’intruglio magico sulla mappa e per magia, il posto dove era Caino, fu ben presto visibile. La cosa straordinaria fu, che era solo a poche ore da loro. La cosa per un attimo terrorizzò Sam, per l’idea che un tale male fosse così loro vicino. Da un altro punto di vista , lo rinfrancò, per lo stesso motivo. Il male che stavano cercando era così loro vicino!!
“Ok!” esclamò deciso e prese per il bavero Crowley che gemette per il pugnale ancora conficcato nella sua spalla. Poi, si rivolse all’angelo. “Abbi cura di lui. Tienilo in vita. Io farò il più presto possibile!” , l’angelo annuì e sentì una morsa allo stomaco quando vide lo sguardo che Sam lanciò ancora verso il fratello maggiore. Anche Sam stava soffrendo, di una sofferenza diversa, più spirituale che fisica come quella di Dean, ma non per questo meno dolorosa.

Il giovane trascinò via il demone, uscirono dal bunker e poi gli tolse le manette. “Fottimi e io fotto te!” fu l’avvertimento, dopo avergli messo velocemente la mano sul coltello conficcato nella spalla.

Un attimo dopo erano spariti.

Due attimi dopo, erano davanti ad una semplice casa, immersa nel bosco. Isolata. Volutamente, pensò Sam.
Si avvicinarono alla porta, con circospezione, con prudenza.
“Non credo sia una buona idea!” fece il demone che sapeva di che cosa era capace il padre dell’omicidio.
“Sta’ zitto e cammina!”, e salirono i pochi gradini davanti alla porta di ingresso. Sam, istintivamente, si ritrovò a bussare.
“Oh, sì, certo!! Convinciamolo con le buone maniere. Anzi, sai che ti dico?!, Ora prendo un pacco di biscotti, materializzo due belle divise da boy-scout e vediamo se riusciamo ad intenerirlo!!” ironizzò piuttosto nervoso.
“Ok! Te lo dico una sola volta. Chiudi il becco o il pugnale che adesso hai nella spalla, te lo faccio passare da parte a parte. Sono stato chiaro?!” ringhiò furente.

“Sì. Credo che tu sia stato chiaro!” fece una voce alle loro spalle. I due si girarono di scatto verso quella voce. Caino!!
Poco distante da loro, l’artefice del primo delitto, li guardava con aria tranquilla. Per niente preoccupato di quella presenza. Uno di loro lo conosceva, dell’altro ne aveva sentito parlare fin troppo. “Sam Winchester!” lo chiamò.
“Caino!” fece eco Sam, cercando di restare concentrato sul motivo di quella missione suicida.
“Conosco tuo fratello!”
“Lo so!”
“E come sta?!”
“Non bene. Grazie a te!”
“Mi dispiace, ma io gli dissi, all’epoca, che quello che voleva avrebbe comportato un grosso fardello da portare!” sembrò quasi giustificarsi, con aria innocente.
“E lo ha portato quel fardello, credimi. Lo ha fatto e ne sta pagando e ne pagherà tutte le conseguenze!” disse ripensando al periodo demoniaco. “Ma ora tutto deve ritornare al legittimo proprietario. Ad ognuno il proprio ….fardello!” cercò di mediare diplomaticamente.
“ E chi ti dice che io possa o voglia riprendermi il marchio?!” parve provocarlo.
Sam, si sentì spiazzato  da quell’affermazione. Se Caino non voleva riprendersi il marchio, di certo lui, non avrebbe , né tanto meno sarebbe riuscito a costringerlo. Se invece , non poteva riprenderselo, la situazione era anche peggio di come poteva immaginare e Dean in entrambi i casi era spacciato.
“Ti vedo confuso, cacciatore!!” lo richiamò, Caino, avvicinandosi a lui e nel farlo passò molto vicino a Crowley che indietreggiò quasi con deferenza. “Le spille vistose non vanno più di moda, Fergus!” lo sbeffeggiò, indicando il pugnale nella sua spalla.
“Regalo di un amico!” si ritrovò a giustificarsi , anche se poi abbassò immediatamente lo sguardo.

Poi tornò a focalizzarsi sull’unico umano in quella stanza. Sam aveva lo sguardo perso nel vuoto. Che cosa poteva dire a quell’essere così potente da spingerlo a fare quello che voleva? Quale minaccia poteva sortire un effetto tale da piegarlo? Quali parole di avvertimento poteva gridargli contro, per incutergli timore? Sentiva il fiato di Caino sul collo, lo sentiva muoversi intorno a lui silenziosamente, come un predatore che stava per attaccare la sua preda.
Non aveva tali parole. Ma ne aveva altre.
“E’ mio fratello, è la mia famiglia, è l’unica persona che ho al mondo e sta morendo tra atroci dolori e sofferenze. Io non posso permetterlo. Ha rischiato la sua vita per me un infinità di volte. Ha patito l’Inferno per salvarmi la vita. Ha sopportato patti e compromessi assurdi per starmi comunque accanto. Io non posso lasciarlo morire. Non così. Non finchè sarò in grado di respirare. Se c’è qualcosa che posso fare per salvarlo, lo farò a costo della mia stessa vita.” Disse guardandolo fisso negli occhi.
“Attento a quello che chiedi, ragazzo. Io feci la stessa richiesta e vedi dove mi ha portato!” fece sorridendogli. “Oh! Sammy, Sammy!!...A volte sarebbe meglio lasciarli andare questi fratelli!!”
“No!” rispose immediatamente Sam. “No. Ti prego. Tu sei l’unico che può aiutarmi. Non lasciare che muoia. Riprenditi il marchio. Lascia che viva! Dimmi che cosa vuoi ma lasciami mio fratello!!” sembrò supplicarlo.
Caino, lo scrutò. Lo fissò. Lo guardò come se gli stesse leggendo la mente e oltre.
Tra sé e sé, vide come erano diversi quei due fratelli. Il primo era andato da lui chiedendo un modo per poter uccidere. Il secondo, voleva un modo per poter far vivere. Eppure, entrambi, agivano, perché l’altro potesse star bene. Vivere meglio. Vivere… e basta.

Fece un profondo respiro. Guardò il ragazzo di fronte a lui che lo fissava con uno sguardo che definire implorante sarebbe stato poco e si accinse a rispondergli.

N.d.A.: Ok!! nuovo sclero da attesa per la puntata nr.200. Ho diviso questa storia in due parti, perchè ho ritenuto che fosse troppo lunga da postare intera. Ma per chi piacesse, pace  e tranquillità!! Entro mercoledì posterò il finale. Spero tanto che vi piaccia e che abbia un senso con la storyline di SPN.
Un bacione, Cin.
   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: cin75