Fanfic su attori > Cast Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: wearesotogether    10/11/2014    3 recensioni
Avete presente i sogni? Quelli piccoli, quelli grandi, quelli enormi. Quelli stupidi, quelli importanti. Quelli un po’ strani, quelli comuni, quelli facili da realizzare, quelli impossibili. Ecco, avete presente? Ora dimenticateli. Dimenticateli tutti, perché a volte non ha importanza. La dimensione, la qualità, la lunghezza, la portata, la provenienza. A volte niente di tutto ciò ha importanza. Perché a volte, l'unica cosa che conta davvero, nei sogni, sono le persone – le persone con cui decidiamo di farli avverare.
---
[darren/blaine/klaine anniversary]
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Una cosina piccina picciò in onore dei quattro anni dalla prima apparizione di Darren Criss – e quindi di Blaine Anderson, e quindi dei Klaine – in un episodio di Glee.

 

 
A Darren Criss,
che ci ha dato così tanto.

chiedendo così poco.









 
 
 
Avete presente i sogni?
 
E non parlo di quelli piccoli, tipo svegliarsi nel proprio letto con la fronte sudata e il sorriso sulle labbra, perché per un secondo ci è sembrato di essere di nuovo con la persona che amiamo, o che so, magari nel paese dei Balocchi, con zucchero filato e montagne russe.
 
Parlo dei sogni grandi. Ma che dico grandi, giganteschi. Parlo dei sogni che ti cambiano la vita. Quelli che coltivi per tutta la durata della tua esistenza, quelli che crescono e maturano con te, quelli che a volte passano in secondo piano, ma non se ne vanno mai davvero, finché non esplodono come fuochi d’artificio e diventano supernove capaci di portarti alla deriva.
 
Ecco, avete presente quei sogni lì?
 
Io sì.
 
Io sì, perché mi chiamo Darren Criss e sto per realizzare il più grande, gigantesco, esagerato, straordinario sogno che io abbia mai avuto il coraggio di sognare.
 
 
 
 
 
 
“Salve, signor Criss”
 
Storco il naso, con una smorfia. “Per carità, chiamatemi Darren”
 
Qualcuno alle mie spalle ride di gusto. “Si, chiamatelo Darren, Criss mi confonde”
 
Ryan appare da dietro l’angolo, il cappello calato in fronte e un plico di fogli nella mano sinistra. Allunga la destra verso di me, e io ci metto un po’ a capire che devo stringergliela. Lui deve accorgersene, perché sorride comprensivo.

“Non essere nervoso. Hai già avuto la parte tanto” dice, aggiungendo un occhiolino che dovrebbe sembrare rassicurante – e invece risulta leggermente inquietante, ma forse sono solo io.
 
Ridacchio istericamente, dondolandomi su un piede e poi sull’altro. “Non sono nervoso” balbetto, e già il modo in cui lo dico urla ‘nervoso nervoso nervoso’ a caratteri cubitali.
 
Respira. Dentro e fuori. Dentro e fuori.
 
Ryan sorride, ma scuote la testa in un gesto comprensivo. “E comunque non mangiamo nessuno, te lo assicuro. Al massimo lo facciamo ballare fino alla morte” dice, sollevando le spalle in un gesto d’indifferenza.
 
Spalanco gli occhi, e non capisco se è serio oppure scherza, ma decido di sorridere appena.
 
“Dunque, io ora ho una riunione con Ian e Brad – per parlare di te, ovviamente” aggiunge Ryan, sbirciando l’orologio. “Intanto ti lascio il copione, gli dai un’occhiata, e mi dici che ne pensi. E poi ti presento agli altri” conclude con un altro occhiolino – meno inquietante questa volta, devo ammetterlo.
 
Sorrido a disagio, anche se in realtà non ho niente per cui esserlo davvero.
 
Ryan mi molla in mano i fogli che portava con sé, poi si allontana. Prima di uscire, si volta di nuovo verso di me, lo sguardo concentrato a scrutare qualcosa sul mio viso. “Ah, e Darren?!”

Lo guardo, in attesa. Mi sento sotto esame.
 
Sorride. “Benvenuto nel cast di Glee”
 
Rilascio andare un sospiro che non sapevo neanche di aver trattenuto. Poi ricambio il sorriso. “Grazie” sussurro, e prima che Ryan esca di scena, il mio disagio finalmente scompare.
 
***
 
“Allora? Che te ne pare?”
 
Sussulto leggermente al suono della voce di Ryan. Non l’ho sentito rientrare e non mi ero reso conto che ora è seduto accanto a me sul divanetto di cui mi sono impossessato solo qualche minuto prima. O forse è passato più tempo? Ryan non aveva una riunione? Quanto durano di solito queste cose?
 
“Scusami, non mi sono accorto del tuo rientro, ero così preso dalla lettura e…”
 
Lascio la frase a metà perché non so davvero come concluderla. Ed ero troppo sopraffatto dall’idea di far parte di uno show così famoso? E ho cominciato ad immaginare come sarà lavorare fianco a fianco con persone così meravigliose? E mi chiedevo se dovrò baciare Chris Colfer prima o poi-
 
Il flusso dei miei pensieri viene – fortunatamente – interrotto dalla risata di Ryan.
 
“Nessun problema, immagino sia una cosa positiva comunque”
 
Sorrido appena, e sono sicuro che le mie guance siano ora di un rosa acceso. “Lo è. Adoro già Blaine”
 
Il regista sorride soddisfatto e gonfia il petto con orgoglio. “Perfetto. Vieni allora” dice tranquillo, mentre si alza con una mossa fluida.
 
Sollevo un sopracciglio – adoro farlo – e lo guardo. “Dove?”
 
Lui ride – di nuovo. “Ma come dove? A conoscere Chris” esclama con una tranquillità che mi terrorizza.
 
Mentre Ryan apre la porta, il mio cuore martella nel petto con la foga di infiniti tamburi, e la mia testa ripete il nome di Chris dieci, cento, mille volte.
 
***
 
“Dov’è Colfer? Chiamatemi Colfer, per carità del signore”
 
Ryan urla qualcos’altro, ma non riesco bene a sentirlo. Il rumore dei battiti del mio cuore sovrasta ogni altra cosa.
 
Non so neanche io perché sono tanto agitato, eppure non riesco a rimanere concentrato. La mia mente vaga imperterrita da un pensiero all’altro, alternando momenti in cui Chris Colfer mi sorride – sorride a me, a momenti in cui inciampo davanti al cast o sbaglio il mio primo assolo – che a quanto pare è previsto per la mia prima apparizione.
 
Sono ancora concentrato su una visione piuttosto malridotta di me stesso mentre cado giù dal palco, quando la porta davanti a me si apre con uno schiocco.
 
E poi.
 
E poi tutto accade troppo velocemente.
 
Perché Chris Colfer appare all’improvviso dietro le spalle larghe di Ryan, e il mio cervello è improvvisamente scollegato.
 
È alto. Più alto di quanto mi aspettassi.
 
E quando mi si avvicina lentamente, riesco a cogliere il suo profumo intenso – riconosco menta, burro cacao alla vaniglia e caffè. È buono. Più buono di quanto dovrebbe.
 
Indossa ancora i costumi di scena, una camicia ridicolamente coperta di lustrini, un paio di jeans attillati – troppo attillati – e degli stivali di pelle che arrivano a metà polpaccio.
 
Sorride con grazia, mentre si avvicina a me, e sembra quasi che voli per quanto il suo passo è leggero.
 
Sembra un angelo. Ed è bello. Più bello di quanto mi aspettassi e non che quanto mi aspettassi fosse poco e Darren respira, Darren respira, Darren respira.
 
“Ehi, ciao. Piacere di conoscerti, Darren” dice piano, e mi porge la mano destra. Rimango incantato qualche secondo, prima di porgergli la mia e sorridere.
 
La sua voce è meravigliosamente dolce, vellutata, quasi fiabesca. Le sue guance sono rosse come ciliegie, splendidamente in contrasto con il bianco della sua pelle eterea. Il trucco copre le sue lentiggini, ma sulla punta del naso qualcuna sfugge al bianco del cerone. Mi piacciono le lentiggini – mi piacciono quelle di Chris.
 
“Ciao Chris, piacere mio” balbetto incerto, e all’improvviso intorno a me non esiste nient’altro, se non il caldo della sua mano tra le mie dita e il profumo fresco della sua pelle e – Darren concentrati, per dio.
 
Ryan ci guarda qualche secondo, la mia mano ancora intrecciata a quella di Chris, prima di tossire leggermente per attirare la nostra attenzione.
 
“Okay, io vado. Vi lascio, così magari vi conoscete un po’!” dice cauto, e se solo fossi stato un po’ più concentrato sulle sue parole forse mi sarei accorto del suo tono malizioso, o del suo sorriso decisamente strano che gli si dipinge sulle labbra.
 
Chris annuisce piano, senza interrompere il nostro contatto visivo – e senza togliere la sua mano dalla mia.
 
Ringrazio Ryan a bassa voce, prima che lui esca dalla stanza.
 
Il silenzio ci avvolge cauto per qualche secondo, come a volerci cullare e proteggere dal resto, poi all’improvviso Chris si allontana da me con un balzo e fa schioccare la lingua.
 
“Io ti conosco!” esclama, e il suo sorriso illumina la stanza con la potenza di un centinaio di soli – soli inarrestabili.
 
Rimango interdetto per un attimo – le fossette sulle sue guance mi distraggono – poi ricambio il sorriso. “Beh, si, ci hanno appena presentato” dico stupidamente.
 
Il suo profumo mi fa girare la testa, ma quello che cattura davvero la mia attenzione sono i suoi occhi meravigliosamente grandi, quasi spalancati. Sembrano due finestre affacciate sull’oceano, spaventosamente profondi, ipnotizzanti e – azzurri. Dio quanto sono azzurri.
 
Chris scoppia a ridere – oh mio dio, il suono della sua risata è musica. “No, intendo che tu sei Harry Potter!”
 
La mia bocca si spalanca prima che io possa fare qualsiasi cosa per impedirlo. “Non… non posso crederci, non dirmi che conosci il musical” balbetto confuso, mentre la mia testa elabora centinaia di teorie – una più assurda dell’altra – che spieghino perché Chris Colfer abbia visto A Very Potter Musical.
 
Lui mi guarda incuriosito, la testa piegata di lato e le braccia incrociate al petto – dio le sue braccia.
 
“Perché quel tono sorpreso?” chiede, e sembra la persona più innocente del mondo in quel momento, mentre le sue ciglia sbattono lievi e incontrano i suoi zigomi ogni volta che i suoi occhi si chiudono – aprili, dio, apri gli occhi e fammici perdere dentro.
 
Scoppio a ridere, perché il suo broncio è adorabile, e mi gratto il retro del collo col la mano destra. “Non lo so, è solo che… insomma, tu sei Chris Colfer” dico a mo’ di spiegazione, indicandolo con le braccia.
 
Lui non sembra capire, e inclina ulteriormente la testa, stringendo ancora di più le palpebre.
 
Sospiro. “O h andiamo, non è possibile che mi conosci! Scommetto che hai cercato informazioni su di me appena prima che ci incontrassimo solo per fare bella figura” balbetto, alzando le spalle e chiudendo gli occhi.
 
Sorrido, dentro di me, e non mi accorgo, lì per lì, che in realtà non mi importa. Se anche Chris avesse mentito e si fosse semplicemente limitato a scrivere il mio nome su Google pochi minuti prima di incontrarmi, non mi importerebbe. Sarebbe comunque un onore.
 
Lui però non sembra essere d’accordo. Tamburella per terra col piede destro, poi si lecca le labbra – dio, non farlo mai più, ti prego.
 
“Mettimi alla prova allora” dice semplicemente.
 
Scoppio a ridere e – aspetta cosa?
 
“Cosa?”
 
Lui sbuffa, ma senza vera rabbia. “Ho detto, mettimi alla prova. Che so, invitami a cena e interrogami” ripete, con un movimento della mano, e lo dice con talmente tanta naturalezza che la mia mente si autopunisce automaticamente quando pensieri maliziosi si fanno spazio tra i miei neuroni impazziti.
 
Annuisco, mentre sento il mio viso contrarsi automaticamente in un sorriso gioioso.
 
E quando Chris ricambia – dio, smettila di sorridermi così – non posso fare a meno di pensare che forse, dopotutto, non sarà poi così male, abituarsi a quel sorriso.
 
***
 
“Non ci pensare neanche, il libro più bello in assoluto è il quarto, mentre il film è il terzo”
 
“Sei pazzo? Neanche per sogno, il libro più bello è il terzo”
 
“Ma cosa? Non c’è proprio storia”
 
Qualcuno nei tavoli accanto al nostro ci guarda titubante, ma nessuno di noi due sembra farci caso davvero. Siamo così  presi dalla nostra serissima conversazione che a malapena ci accorgiamo del cameriere che ci sorride mentre appoggia i nostri ordini davanti ai nostri nasi.
 
Chris scuote la testa, imperterrito, mentre infilza un pezzo del suo pollo in agrodolce. “Terzo terzo terzo terzo” ripete a mo’ di lamentela, come i bambini quando battono i piedi e vogliono le caramelle.
 
Alzo gli occhi al cielo, mentre mastico in fretta una patata. “Quarto quarto quarto” ribatto deciso, prendendolo in giro.

Lui sbuffa, sembra arrendersi – anche se non del tutto. “E comunque i film fanno schifo, dal quarto in poi” dice, cambiando discorso con un’alzata di spalle.
 
Lo lascio fare. “Su questo sono assolutamente d’accordo. Il settimo poi è una vergogna” commento serio, scuotendo la testa come se ne dipendesse della mia stessa vita – e un po’ è così, in un certo senso, tenendo conto che al cinema ho rischiato di farmi arrestare quando ho cominciato a urlare e a protestare per quell’orrendo finale.
 
“Coriandoli di Lord Voldemort? Sul serio Yates?”
 
Ridacchio, mentre bevo un sorso di vino.
 
Parlare con Chris è molto più facile di quanto credessi. Pensavo che mi sarei ritrovato in imbarazzo davanti a lui, invece la conversazione è così spontanea che mi sembra quasi di conoscerlo da una vita.
 
Lui siede davanti a me con grazia, le gambe accavallate e una lattina di Diet coke stretta in mano.
 
Sorride – ride – alle mie battute, contesta i miei pensieri senza paura, conosce tutti i libri che preferisco. Se non fosse un uomo, un mio collega di lavoro, e non l’avessi conosciuto solo mezz’ora fa, penserei che potrebbe essere la mia anima gemella – Darren fermati, hai bevuto troppo.
 
Passare da A Very Potter Musical al vero Harry Potter è stato piuttosto facile, soprattutto una volta scoperto quanto follemente ne siamo innamorati entrambi.
 
“Perciò…” inizio, mentre il vino bagna le mie labbra. “Dicevi davvero”
 
Lui mi guarda interrogativo, un pezzo di pollo incastrato tra le labbra, e io continuo. “Il musical intendo, lo conosci davvero”
 
Chris sorride, e la sua faccia si colora di una tonalità più scura di rosa – comprese le orecchie leggermente appuntite. “Certo che sì, te l’avevo detto! L’ho adorato” esclama tranquillo, mentre mastica lentamente.
 
Il mio cuore impazzisce inspiegabilmente, mentre la sua voce mi arriva ovattata sotto il suono dei miei battiti.
 
“Mi fa piacere” dico con un filo di voce, e la pelle del suo viso si colora ancora di più di rosa. Annuisce piano.
 
“Dottore preferito?” mi chiede poi a bruciapelo, cambiando discorso, mentre si infila in bocca una ciliegia e raccoglie il succo che gli cola sul mento con la lingua – Darren non fissargli le labbra, Darren non farlo.
 
Scuoto la testa e poggio il bicchiere. “Eleven ovviamente” dico con naturalezza, e so di aver scelto bene, perché lui sorride vittorioso e fa un cenno leggerlo con la testa.
 
“Animale preferito?” chiedo a mia volta, mentre mi riempio la bocca di tonno affumicato, e mi sento stupido, ma voglio saperlo davvero.
 
Lui sorride. “Gatto. Brian non approverebbe altre risposte”
 
Sollevo un sopracciglio e lo guardo, stordito. “Oh. Brian?” chiedo titubante, e – pensavo fossi single, vorrei aggiungere, ma per fortuna non sono ancora abbastanza ubriaco.
 
E non so di preciso perché sono deluso, ma lo sono, e il mio stomaco si attorciglia leggermente quando lui annuisce e – “Vuoi vederlo?” chiede speranzoso.
 
E io vorrei dire che no, non mi importa di vedere il tuo perfetto fidanzato che ama i gatti e può guardare i tuoi occhi aprirsi ogni mattina, ma annuisco, perché il suo sorriso è troppo bello perché io possa fare altro.
 
Chris afferra il suo iPhone e schiaccia il tasto centrale, poi lo gira verso di me per mostrarmi il suo sfondo.
 
E io non posso fare a meno di scoppiare a ridere come un bambino, perché quella che mi mostra è una sua foto con un meraviglioso gatto obeso, entrambi con un fiocco al collo, e io mi sento uno stupido per aver pensato anche solo per un momento di avere il diritto di essere geloso di lui – ma non posso negare a me stesso di essere anche un po’ sollevato per la scoperta.
 
“Oddio, è bellissimo” dico, coprendomi la bocca con una mano, e non so bene a quale dei due soggetti nella foto mi riferisco.
 
“Lo è” dice Chris, e guarda la foto con occhi sognanti. Non posso fare a meno di sorridere, perché è così carino quando arriccia il naso e gonfia le guance e – oh mio dio Darren, datti una calmata.
 
“Darren?”
 
Chris mi guarda, la testa leggermente piegata e lo sguardo confuso. “Stai bene?” mi chiede, e sembra seriamente preoccupato.
 
Sento le guance diventare improvvisamente calde – stupido Darren, stupido stupido stupido – mentre sorrido ingenuamente. “Certo, perché?”
 
“Ti ho chiesto qual è invece il tuo animale preferito, ma hai cominciato a guardarmi con quello sguardo vuoto e sembrava che non mi vedessi davvero e boh, eri strano” dice tutto d’un fiato, e arrossisce.
 
Arrossisce.
 
Perché diavolo sta arrossendo, se qui sono io quello che sta facendo una figuraccia dietro l’altra?
 
“Scusa, ero distratto” dico a mo’ di scusa, ridendo. Le mie dita torturano instancabilmente il bordo della tovaglia. “Comunque il mio animale preferito è il cane”
 
Storce il naso, e io scoppio a ridere. “Amo i gatti, sia chiaro, ma diciamo che i cani sono più… adatti a me!? Sono più espansivi, più allegri… più rompiscatole” spiego con un’alzata di spalle, mentre gioco col tovagliolo.
 
Lui sorride, mi guarda. Sembra capire. “Già. Così come i gatti sono più adatti a me, immagino. Più riservati, più solitari, più… sulla difensiva” dice, e la voce gli si spezza leggermente sulle ultime parole.
 
Il suo sguardo si perde nel vuoto, e non so bene cosa succede, né come, né perché, ma all’improvviso Chris Colfer non è più seduto con me, ad un piccolo tavolo di un ristorante di Los Angeles. All’improvviso Chris Colfer è lontano anni luce, dispero in una galassia solitaria, ed io mi sento inspiegabilmente terrorizzato all’idea di perderlo davvero.
 
È una strana sensazione.
 
È come se Chris potesse sfuggirmi da un momento all’altro. È come se un attimo prima mi concedesse tutto di lui e l’attimo dopo sparisse nella nebbia come una lucciola che smette di brillare.
 
E io non voglio che sparisca. Non voglio, non ora che l’ho trovato.
 
Perciò forse è per questo che lo faccio. È per questo che, mentre i suoi occhi sono ancora fissi nel vuoto, noto una macchiolina di salsa sull’angolo destro della sua bocca.
 
Ed è per questo che, senza pensarci due volte – ma che diavolo mi prende? – mi sporgo sul tavolo, attento a non sporcarmi col cibo rimasto nei piatti, e catturo la goccia col mio pollice. Le mie dita sfiorano le labbra morbide di Chris, e all’improvviso un milione di scariche elettriche attraversa tutti i miei organi.
 
Fuochi d’artificio.
 
Supernova.
 
Questa è una supernova.
 
Chris torna improvvisamente in sé e si scosta dal mio tocco con uno scatto sorpreso. Mi guarda, gli occhi azzurri e lucidi, spalancati, quasi terrorizzati. Sulla difensiva.
 
Mi allontano da lui e torno a sedermi al mio posto, lentamente. Le mie dita scottano ancora nel punto in cui hanno sfiorato la pelle di Chris, e il mio corpo trema come una scossa di terremoto. Ho il fiatone.
 
Lui continua a guardarmi, il petto che si alza e si abbassa regolarmente, le labbra leggermente dischiuse, le palpebre ben aperte, la mano destra che è andata, ora, a sostituire la mia sulle sue labbra.
 
È bellissimo – dio se lo è.
 
“S-scusa, avevi… avevi un po’ di…”
 
Cerco di balbettare qualcosa, ma il mio cervello non riesce a connettere adeguatamente. Scuoto la testa, chiudo gli occhi. Mi sento sopraffatto da qualcosa che non riesco neanche a capire, a decifrare, ad inquadrare.
 
Il cuore mi batte all’impazzata nel petto, così forte che, se non fosse per il rumore quotidiano del ristorante, probabilmente Chris lo sentirebbe.
 
Oh. Chris.
 
Quando lo guardo di nuovo lui è ancora lì, gli occhi concentrati su di me, e sta sorridendo, e io mi sento uno stupido perché – aspetta, cosa?
 
Sta sorridendo.
 
Sta sorridendo?
 
Le sue guance si colorano di un rosso acceso, mentre abbassa lo sguardo e si tortura le mani. “È okay Darren. Anzi, grazie” sussurra con un filo di voce, ed è una fortuna che le mie orecchie non sentano altro che lui, perché altrimenti sarei sicuro di aver capito male.
 
Annuisco piano. Infilo le mani nelle tasche della giacca – lo faccio sempre quando sono nervoso, credo – e per caso le mie dita toccano un cartoncino sottile, liscio e rettangolare.
 
Mi ci vuole solo un secondo per capire cos’è.
 
E un altro solo per decidere di dire quello che sto per dire.
 
“Chris” sussurro, schiarendomi la voce. Lui mi guarda, gli occhi attenti. “Ti andrebbe di venire con me ad un concerto?”
 
La mossa è azzardata – azzardatissima Darren. Mi tremano le mani mentre aspetto la sua reazione, e neanche ne capisco il perché.
 
Ma quando Chris mi guarda, e sorride, e annuisce emozionato, con gli occhi che gli brillano di eccitazione, c’è una sola cosa che il mio cervello riesce a visualizzare: Chris è attento.
 
Se c’è una cosa che ho capito di lui, in quest’ora che abbiamo passato insieme, è che Chris ha sofferto. Tanto. Ed è per questo che è sulla difensiva, irraggiungibile e troppo difficile da capire.
 
Chris ha bisogno di qualcuno che sia in grado di abbracciarlo senza fargli sentire il peso dei suoi errori, di ricucirlo senza farlo sentire imperfetto, di amarlo senza chiedere nulla in cambio. Ha bisogno di qualcuno che gli faccia capire quanto belli sono i suoi occhi quando ride, o di quanto adorabile risultino le sue fossette quando fa il broncio.
 
Chris ha bisogno di qualcuno che gli mostri come il mondo lo vede. Come io lo vedo.
 
Non sono tanto presuntuoso da credere di esserne all’altezza. E soprattutto non sono sicuro del fatto che Chris dovrebbe concedermi di farlo, ma intanto ha detto di sì.
 
Lui ha detto di sì a me.
 
E senza neanche chiedermi di chi fosse il concerto.
 
Perciò, beh, qualcosa dovrà pur dire.
 
 
 
 
 
 
Avete presente i sogni?
 
Quelli piccoli, quelli grandi, quelli enormi. Quelli stupidi, quelli importanti. Quelli un po’ strani, quelli comuni, quelli facili da realizzare, quelli impossibili.
 
Ecco, avete presente?
 
Ora dimenticateli. Dimenticateli tutti, perché a volte non ha importanza.
 
La dimensione, la qualità, la lunghezza, la portata, la provenienza. A volte niente di tutto ciò ha importanza.
 
Perché a volte, l’unica cosa che conta davvero, nei sogni, sono le persone – le persone con cui decidiamo di farli avverare.

 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Glee / Vai alla pagina dell'autore: wearesotogether