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Autore: Bad A p p l e    10/11/2014    3 recensioni
«Kuroko…»
Il più piccolo sollevò lo sguardo, incontrando gli occhi di Kagami. Non disse nulla, poiché sapeva che quello dell’altro era stato un richiamo a vuoto, più rivolto al distoglierlo dal mare di dolore in cui stava annegando che per iniziare una conversazione.
Strinse la mano dell’altro in un muto ringraziamento per non averlo abbandonato in una situazione del genere. Era sicuro che senza la presenza di Taiga, persino la sua maschera di imperturbabilità si sarebbe scheggiata in mille frammenti, lasciando posto solo ad una fragilità pericolosa.

[KagaKuro; MidoTaka. Accenni a: AkaKuro, Past!AoKise] [Morti a palate]
Genere: Angst, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kiseki No Sedai, Taiga Kagami, Takao Kazunari
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Two can keep a Secret if one of them is dead.

 

 

 

 

Prelude: Requiem for a Broken Sky.

 

[Scuola media Teiko, 9 ottobre 2012]

 

Midorima non avrebbe mai finito di stupirsi delle capacità coercitive di Akashi. Era un dato di fatto: quando il capitano arrivava da loro con un accenno di sorriso soddisfatto ad annunciare di essere riuscito ad ottenere qualcosa che qualsiasi altro studente non sarebbe riuscito ad assicurarsi, metteva quasi i brividi.

Detto ciò, una cosa che –se possibile, beninteso- lo aveva stupito ancora di più era stato il suo appoggio ad una delle idee assurde di Kise; era impossibile che Akashi si fosse assolutamente bevuto il cervello, quindi doveva esserci di sicuro qualcosa sotto.

Insomma, l’idea di organizzare una festa a sorpresa a Murasakibara per il suo compleanno, dato che sicuramente lui sarebbe stato troppo svogliato per festeggiare di sua iniziativa e si sarebbe limitato a divorarsi una torta intera, non era neanche un’idea così malvagia. L’organizzare tutto in palestra dopo le attività del club, quella sì che era una cosa degna delle peggiori “pensate” di Kise. Senza contare che Oha-Asa aveva detto che per gli appartenenti al segno del Cancro, come lui, sarebbe stato preferibile non partecipare a “eventi mondani”.

Ho il mio papillon rosso, l’oggetto fortunato di oggi. Forse, dopotutto, avrei dovuto acquistarne uno più grosso”.

Si permise un sospiro sconsolato, per poi ricomporsi in un’espressione quantomeno dignitosa. Si aggiustò gli occhiali sul naso e decise che se proprio dovevano organizzare una cosa del genere, non poteva lasciare libero arbitrio a Kise o a Momoi: se il primo avrebbe ridotto la palestra nello stesso modo in cui l’avrebbe ridotta una bomba a mano, la loro Manager avrebbe trasformato l’edificio in un confetto.

Si avvicinò ai due pericoli ambulanti; stavano animatamente discutendo delle vivande, parte che sicuramente Murasakibara avrebbe apprezzato più di qualsiasi altra cosa, quindi cercò di non strozzarsi quando sentì Momoi annunciare, sprizzando entusiasmo da tutti i pori, che avrebbe preparato la miglior torta di cui era capace.

Sarebbe stata un’idea carina, se non fosse stato che a “miglior torta” di Momoi comprendesse comunque un epilogo in ambulanza per intossicazione alimentare.

«Qua c’è qualcuno che sappia cucinare?» chiese, spiccio, ignorando le proteste della ragazza.

«Momoi-san».

Midorima guardò Kuroko, incredulo. Doveva essere una battuta – doveva! – il problema era che una battuta da parte di quel ragazzo fosse più rara di un’eclissi, quindi era più probabile che Tetsuya stesse solo cercando di infastidirlo, come quando affermava la superiorità delle schiacciate rispetto alle triple.

«Seriamente?» chiese a denti stretti, aggiustandosi gli occhiali con stizza.

Ecco, adesso sono infastidito, puoi smetterla di fare finta che la cucina di Momoi sia commestibile” pensò. E invece no.

«Momoi-san si è offerta di preparare la torta, mentre il resto possiamo comprarlo, no?»

Midorima deglutì a vuoto, cominciando a farsi strane teorie su una possibile possessione da parte degli alieni nei confronti di tutti gli altri: prima Akashi approvava le stupide idee di Kise e adesso Kuroko incoraggiava Momoi a cucinare. L’unica spiegazione possibile era quella degli alieni, non potevano essersi rincretiniti tutti di colpo.

«Kuroko… stai dicendo sul serio?»

Non si poteva affatto dire che Kuroko fosse un ragazzo espressivo, ma Midorima fu assolutamente certo che il ragazzo, dopo aver annuito con stoica convinzione, gli avesse scoccato uno sguardo fin troppo eloquente: “seguimi e non fiatare.”

“Oh… oh!”

Avrebbe dovuto sentirsi almeno offeso per quello che sembrava un vero e proprio ordine, ma era fin troppo ansioso di scoprire come salvarsi dalla torta avvelenata di Satsuki, quindi si allontanò assieme a Kuroko da Momoi – che dopo aver miagolato qualche “Tetsu-kun”, si era gettata in una fitta conversazione con Ryouta -.

«Che intenzioni hai?» sbottò.

«Momoi-san è testarda» si limitò a dire, come se ciò spiegasse ogni cosa.

«Quindi?»

«Quindi porterebbe comunque una torta fatta da lei. Ma se ci mostriamo favorevoli, non sospetterà nulla quando la torta farà una tragica fine poco prima della festa».

Midorima deglutì a fatica, «Chi svolgerà questa missione suicida?»

Tetsuya sembrò pensarci qualche attimo, «Aomine-kun, naturalmente. E’ il migliore amico di Momoi-san: gli risparmierà la vita».

Se Shintarou non avesse avuto un orgoglio da difendere a spada tratta, probabilmente si sarebbe mostrato almeno un minimo inquietato dal fatto che un ragazzo apparentemente innocuo come Kuroko fosse in grado di ordire piani tanto subdoli.

“Passa troppo tempo con Akashi” si risolse a pensare, “Ma se ciò può salvarmi la vita…”

 

 

[...]

 

[Cimitero di Yanaka, 12 Febbraio 2015]

 

 

Kuroko si guardò attorno, perso nel silenzio che avvolgeva tutto in un dolore troppo profondo per permettere a chiunque di loro di versare una sola lacrima.

Osservò il suo respiro condensarsi in una nebbiolina argentea, per poi disperdersi nel gelo mattutino, preferendo perdersi in qualcosa di superficiale pur di non rivolgere la sua attenzione a ciò che realmente stava accadendo sotto i suoi – sotto i loro – occhi.

Scosse impercettibilmente la testa, decidendo che non prestare attenzione sarebbe stata una terribile mancanza di rispetto nei confronti di chi non c’era più.

Si strinse meglio nelle braccia di Kagami, solo per scoprire che, per quanto fossero calde, confortevoli e rassicuranti, nemmeno quelle erano abbastanza per scacciare la nube nera che sentiva annidata nel petto. Avrebbe tanto voluto piangere, urlare, ma a che pro? La morte non si era mai fatta impietosire da lacrime e dal dolore straziante che causava, quindi perché sprecare energie in un’attività che lui avrebbe definito riprovevole.

Conoscendone l’indole, Kuroko sapeva perfettamente che avrebbe voluto vederli sorridere anche in quel momento, ma l’unica cosa che riuscivano a fare, per rispettarne la memoria, era non versare lacrime. Nulla di più, nulla di meno.

Non ne avrebbe versate Murasakibara, che di sicuro non aveva ancora finito di elaborare l’accaduto; probabilmente si aspettava ancora di vederlo saltare fuori dalla tomba, ridendo per lo scherzo ben riuscito, ridendo delle loro espressioni distrutte.

Non ne avrebbe versate neanche Akashi, stretto nel suo cappotto, fattosi così piccolo che per la primissima volta sembrò davvero sconfitto; perfino lui, che non sbagliava mai, che era assoluto, era impotente di fronte alla morte.

Non ne avrebbe versate Aomine, che nonostante fosse riuscito a non cadere in ginocchio davanti a quella tomba, qualcosa nella curvatura delle sue spalle dava l’idea di una marionetta a cui erano stati recisi i fili; teneva lo sguardo fisso sulla lapide, gli occhi talmente vuoti e spenti da far sembrare egli stesso un cadavere.

Non ne avrebbe versate Momoi, che fissava il cielo e intimamente odiava il pallido sole che illuminava la giornata; perché se il loro sole si era spento, allora anche quella stella fastidiosamente brillante non aveva più diritto di esistere.

Non ne avrebbe versate Midorima, troppo sconvolto per ricordarsi di fingere un distacco; teneva gli occhi serrati, quasi con rabbia ed il respiro era rapido ed irregolare. Dopo Aomine, era il più prossimo a crollare ed era solo grazie alla presenza insolitamente silenziosa di Takao che riuscì a resistere.

Non ne avrebbe versate neanche lo stesso Kuroko, nonostante il leggere quel nome sulla lapide fosse straziante.

 

Kise Ryouta

 

La cosa buffa e drammatica al tempo stesso era che fino a pochissimo tempo prima, la più grande preoccupazione di tutti loro era stata la Winter Cup.

Erano stati così ingenui, pieni della convinzione che fossero insostituibili, indispensabili, tanto che la morte non avrebbe potuto neanche lontanamente avvicinarsi a loro.

Erano stati così persi nel loro talento e nella loro foga nel darsi vicendevolmente battaglia da sprecare ciò che nulla avrebbe mai restituito loro. Il tempo.

Adesso Kuroko avrebbe pagato qualsiasi prezzo per sentirsi chiamare dalla voce allegra di Kise con l’odiato nomignolo, ma sapeva che erano pensieri ipocriti, quindi non vi indugiò per più di qualche rapido istante, in preda ad una malinconia tanto profonda che ne rimase quasi soffocato.

«Kuroko…»

Il più piccolo sollevò lo sguardo, incontrando gli occhi di Kagami. Non disse nulla, poiché sapeva che quello dell’altro era stato un richiamo a vuoto, più rivolto al distoglierlo dal mare di dolore in cui stava annegando che per iniziare una conversazione.

Strinse la mano dell’altro in un muto ringraziamento per non averlo abbandonato in una situazione del genere. Era sicuro che senza la presenza di Taiga, persino la sua maschera di imperturbabilità si sarebbe scheggiata in mille frammenti, lasciando posto solo ad una fragilità pericolosa.

Si guardò ancora attorno, mentre la piccola folla cominciava a diradarsi ed incontrò lo sguardo di Akashi. Il messaggio che gli occhi del suo ex capitano trasmettevano era fin troppo chiaro: “Dobbiamo parlare”.

Parlare di cosa, poi? Perché prolungare ancora quell’agonia, quando ognuno di loro non desiderava altro che chiudersi in casa e potersi finalmente perdere nel proprio dolore?

Gli sembrava una richiesta crudele, ma se si trattava di Akashi Seijuro lui e gli altri non potevano far altro che assecondarlo e sperare che, di qualunque cosa si trattasse, finisse presto.

«Kagami-kun, vai pure, ti raggiungo subito…» mormorò, atono, separandosi a malincuore dalle braccia calde del compagno. Si sentì freddo e abbandonato, ma raggiunse ugualmente Akashi e gli altri, che si erano appartati poco distante dal luogo in cui riposava Kise.

Akashi parlò non appena ci furono tutti, senza curarsi di avere tatto, senza curarsi della possibilità di rendere tutto meno doloroso.

«Ryouta è stato assassinato. Qualcuno ha scoperto il nostro segreto».

 

 

 

Death Note: Salve a tutti, mi sono bevuta il cervello e questo è il risultato *^*

Okay, che dire? La storia si svolgerà su due piani temporali diversi: il primo è il secondo anno della KnS alla Teiko, il secondo è il primo anno delle superiori, poco dopo la Winter Cup. Nella prima linea temporale si scoprirà il segreto che la Generazione dei Miracoli nasconde e nella seconda si svolgerà la vera e propria storia.

Votatemi (???) e vi prometto tanto sangue a palate :3 *sparge cuoricini e amore*

 

 

 

 

 

 

   
 
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