Prologo
Peaceville era deserta. Non c’era anima viva in giro, il che era piuttosto inquietante. Sperai che non fosse sempre così, sperai di farmi degli amici, sperai... non molto in realtà. I miei genitori non si erano molto preoccupati di me e dell’ impatto che questo trasloco avrebbe avuto sulla mia vita.-Dai, Natasha. Non fare la pessimista- mia madre mi fa incavolare con il suo modo di fare così sempre allegro e spensierato. -Mamma, non sono pessimista, sono solo un po’ delusa- sbottai, seccata. -Ma va’, se non fossi così sempre, direi che sei annoiata- mio padre si intromise nella conversazione -e poi questo lavoro è importante per me, lo sai-. -Chissene- sbuffai.
Passammo davanti ad una serie di case noiose, un parco noioso, una prospettiva di una vita noiosa. Mi chiesi se i miei fossero mai stati giovani. Non si direbbe, visto che mi hanno urlato contro quando mi sono tinta fatta le meches verdi tra i capelli, quando mi sono fatta un tatuaggio e quando mi sono fatta i buchi alle orecchie. Dovrò viverla io la mia vita o no! Mamma e papà non capiscono mai. Arrivammo nella nuova casa e io corsi subito su per le scale e mi sistemai in camera mia. Accendendo l’iPhone notai un messaggio: era di Jen, la mia migliore amica. Mi scriveva per sapere come era andato il viaggio, con tanto di “T.V.T.B” alla fine. Mi morsi il labbro inferiore, cercando di trattenere le lacrime.
La chiamai, ma trovai occupato, così lasciai un messaggio in segreteria:-Pronto, Jen? Ciao, volevo solo dirti che ho ricevuto il tuo messaggio e che sei stata molto carina a mandarmelo, sei grande! Spero di rivederti presto, ciao-. Un senso di enorme tristezza mi travolse. Separata dalla mia migliore amica, dal mio fidanzato, da tutto il mio mondo! Lanciai un cuscino contro la porta:-Ti odio mamma e odio anche te papà, siete i peggiori stronzi al mondo!- imprecai. Poi mi lasciai cadere sul letto e scoppiai a piangere. Non so quanto rimasi così, ma penso un bel po’ di tempo.
Più tardi decisi di uscire: mi rifeci il trucco e presi il mio skate, determinata a trovare uno skate park. Lasciai a casa il cellulare, non volevo che mi cercassero. Uno skate park c’era, solo che lo trovai quando stava per chiudere. Non mi scoraggiai e andai al parco. C’era solo una rampa da skate e non era nemmeno tanto alta, ma mi dissi che sarebbe andata comunque bene.



Angolo Autrice
Ciao a tutti, spero che non ve la prendiate perché il capitolo è troppo corto, ma io sono nuova qui, quindi sono inesperta a scrivere. nei prossimi capitoli vi spiegherò tutto tutto tutto tutto promesso!
Abbiate pazienza con me.                                                                                      Natasha