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Autore: Alexiel Mihawk    10/11/2014    1 recensioni
Neville e Pansy nella foresta. Anche il gesto più piccolo può cambiare il futuro di qualcuno.
Quattro brevi flashfic sul rapporto tra Pansy e Neville, che andrà dipanandosi nel corso dei sette anni.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Neville Paciock, Pansy Parkinson
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Nick Autore: Alexiel Mihawk
Titolo Capitolo: Maybe, one day
Personaggi: Neville Paciock, Pansy Parkinson
Pairing: Neville/Pansy ma proprio appena appena accennato
Genere: fluff
Rating: verde
Avvertimenti: flash!fic
Note: non aggiornavo dal 2011, ma la verità è che avevo mentalmente messo on hiatus la storia, ora ho i capitoli pronti e sono pronta, finalmente a finire; vedremo dove ci condurranno questo e i due capitoli successivi, non aspettatevi grandi sconvolgimenti o improvvisi limoni, questa coppia rimarrà accennata per tutto il corso della storia, perché vorrei cercare di rimanere più IC possibile.


2.Maybe, one day

Quarto anno.

 
Pansy Parkinson era da sola, seduta su un divanetto guardava le punte delle sue scarpe, nere come la pece. Attorno a lei tutti sembravano occupati a ballare, ridere o divertirsi, troppo impegnati per degnarla anche solo di un briciolo di attenzione; era venuta al ballo del ceppo con Draco Malfoy, cosa che a molti era apparsa strana, poiché l’antipatia nutrita dal biondo nei confronti della ragazza era cosa nota a tutti, a tutti tranne che a Pansy stessa. Tuttavia, non appena avevano raggiunto la sala grande, decorata a festa, il suo cavaliere l’aveva lasciata da sola per rivolgere le sue attenzioni altrove, verso ragazze più piccole, più disponibili o più belle di lei. Le sorelle Greengrass erano state le prime a cui si era avvicinato, poi aveva danzato con quella sciocca civetta francese, Fleur Delacourt, la rappresentante di Beauxbatons al torneo tre maghi, e ora stava addirittura concedendo attenzioni alla Granger, che però sembrava non gradire per niente.
Pansy era affranta, si sentiva profondamente ferita nell’orgoglio e provava un’insolita fitta all’altezza dello sterno: Draco Malfoy le aveva appena spezzato il cuore, ma ancora non lo sapeva.
Quando capì che nessuno le si sarebbe avvicinato per chiederle di ballare, né tantomeno per offrirle da bere, la giovane Parkinson si sollevò dal divanetto in cui era sprofondata e si diresse verso il grande tavolo del rinfresco, con una mano pallida si versò un bicchiere di succo di zucca e si diresse verso il cortile interno, che era stato aperto appositamente per l’occasione.
Passeggiava sotto il portico, illuminato da una sfilza di candele che galleggiavano a mezz’aria, il suo sguardo era perso sulle coppiette che camminavano mano nella mano lungo il cortile, era così presa che non si accorse di Neville finché non andò a sbatterci addosso.
«Oh, scusami, io-» si bloccò immediatamente non appena si rese conto di chi fosse la persona che si trovava di fronte a lei «Ah, sei solo tu, l’impiastro cuore di struzzo».
Neville indietreggiò di un passo, di tutte le persone sgradevoli che poteva incontrare doveva proprio capitargli la Parkinson.
«G-guarda che sei stata tu a venirmi a sbattere addosso…» azzardò timidamente.
«Ma se tu avessi guardato dove stavi andando non sarebbe successo, pezzente!»
Paciock fece una smorfia, indispettito.
«Stavo andando a prendere da bere a Ginny».
«Alla piccola piattola Weasley?» rise con cattiveria, anche se la sua risata risultò meno stridula e meschina di quanto avrebbe voluto «Ma se sta ballando con Potter! Tanto valeva venissi da solo».
Neville radunò tutto il suo coraggio e, prima di rispondere, riuscì addirittura a fissarla negli occhi: «Non mi sembra proprio che tu possa venirmi a dire una cosa simile, visto che anche il tuo accompagnatore ti ha mollata in asso. E mi sembra che la Greengrass stia riuscendo a intrattenerlo molto bene».
Pansy voltò il viso e si fermò a fissare Draco Malfoy che teneva per mano la giovane Astoria, il ragazzo la vide e le lanciò un’occhiata glaciale, come a dirle “Sei ancora qui?”. Represse un singhiozzo, umiliata e ferita, e senza degnare più il Grifondoro di uno sguardo lasciò cadere il suo calice per terra e si diresse a passo lesto verso l’uscita e, quindi, verso i sotterranei.
Era già arrivata alla scala grande quando sentì una voce richiamarla.
«Aspetta!»
Neville era alle sue spalle, ansimante, come se le fosse corso dietro; si sentiva in colpa per averle fatto notare di proposito una scena che l’aveva ferita, si sentiva in colpa per essere stato meschino, perché il suo era stato un comportamento da Serpeverde e in quel momento se ne vergognava.
«Che vuoi?» ringhiò Pansy col viso arrossato, trattenendo le lacrime. Non avrebbe lasciato che nessuno la vedesse piangere, né Draco, né le sue compagne di dormitorio, né tantomeno quello stupido ragazzo grassottello.
«Ecco, mi dispiace».
La ragazza ridacchiò sarcastica, come no, e gli diede le spalle, riprendendo a camminare.
«Per quello che vale» le urlò Neville dal punto in cui si era fermato «Penso che stasera tu sia davvero carina».
Pansy non si voltò indietro, ma sentì la bocca piegarsi in un sottile sorriso.
Forse, un giorno, lo avrebbe ringraziato.





 
   
 
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