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Autore: sheila moonglow    10/11/2014    0 recensioni
[Get Real]
Abbiamo lasciato Steven al suo coming out e alla sua separazione da John.
Ma cosa sarebbe successo dopo? E davvero le cose sarebbero rimaste così?
Seguiamo ancora una volta le avventure di Steven,che si ritroverà ad affrontare numerose sfide.Ma non sarà solo...
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Avvertimenti importanti sulla storia!
Ciao!Questa storia è il seguito (ovviamente da me inventato) di “Get Real”,in italiano “Vite nascoste”,film del 1998.
Non contenta del finale ho deciso di scriverla. Spero vi piaccia!
Se non avete visto il film vi consiglio di farlo subito!:)
Detto questo,vi lascio al primo capitolo. Buona lettura!
 
Get Real-Vite…allo scoperto,Capitolo 1:Risveglio
Quel mattino era un sabato. Fu la luce del sole a svegliarmi,entrando a spiragli tra le serrande.
Aprii gli occhi e guardai la sveglia.
 Erano le 10,37.
Sospirai,ripensando agli eventi avvenuti il giorno prima.
Quel che ricordavo della sera era solo che ero stato tutto il tempo fuori con Linda.
Non avevamo parlato per niente di quanto era accaduto,avevamo solo pensato a divertirci.
Perché sapevamo quanto sarebbe stato difficile per me vivere da quel momento in poi.
Avevo dichiarato la mia omosessualità davanti a tutta la scuola,e questo era tanto già di per sé.
Come se ciò non bastasse mi ero anche lasciato con John. E questo era davvero struggente.
Tuttavia non era affatto male quello che avevo fatto.
Ora mi sentivo molto più leggero. Mi ero davvero tolto un peso di dosso.
In fondo,che diamine mi importava che adesso tutti sapessero il mio segreto?
Tanto mi chiamavano finocchio lo stesso!
Ora Kevin aveva solo un vero (vero?) motivo per picchiarmi.
“Hey,ciao,questo sono io!”. Ero in realtà fiero di quel che avevo fatto.
La vera cosa che mi preoccupava,in quel momento,era che non avevo ancora parlato con mio padre (e neanche decentemente con mia madre). Quando ero tornato a casa con Linda erano già le 3,00,e i miei stavano già dormendo.
Ma non potevo stare a letto tutto il giorno. Probabilmente avrei solo peggiorato le cose.
Mi alzai e mi diressi verso la porta,che era semi-aperta. L’aprii e scesi le scale. Da là sentivo il rumore delle stoviglie.
 Arrivato in cucina trovai mia madre:
-Ah,ti sei svegliato!- ma no?
-Buongiorno…- dissi io –Papà?- mi sedetti a tavola e iniziai a fare colazione col caffè.
-E’ uscito-rispose lei,continuando a lavare i piatti.
Restammo così in silenzio per qualche secondo.
Perché non era rimasto a casa? Sarebbe stato tutto più semplice…
Ammisi che mi stava salendo l’ansia.
Da quanto avevo capito,mia madre si era già accorta di tutto (mi sarei stupito del contrario) da tempo.
E poi mi aveva difeso a scuola,quindi non doveva essere più di tanto arrabbiata. Eppure mi sentivo in imbarazzo …
Tanto valeva,però,rompere il ghiaccio:
-Che cosa ha detto?-chiesi impaziente,ma cercando di non darlo a vedere.
-Riguardo cosa?-mi domandò a sua volta
-Andiamo,mamma. Non fingere di non capire…sai benissimo di che parlo.
Lei fece spallucce,dopo qualche secondo disse:
-Parlerai con lui quando arriverà,no?
-Mamma…!
Sospirò,chiuse il lavandino,si asciugò le mani e guardandomi negli occhi mi si avvicinò. Mi carezzò la guancia,e con voce dolce mi disse:
-Steven,devi capire che questo per tuo padre è stato un colpo davvero molto duro. Nessuno si aspetta che il proprio figlio sia omosessuale. Ci vorrà tempo prima che lui riesca ad accettarlo completamente. Ma sappi anche che tu sarai sempre  e comunque nostro figlio,non importa come ti etichetteranno. E quello che hai fatto ieri non è una cosa che avrebbe fatto chiunque.- mi sorrise un po’ mestamente,poi mi abbracciò-…ti voglio bene
Ricambiai l’abbraccio con le lacrime agli occhi. Le baciai la fronte:
-Grazie di tutto. Ti voglio bene anch’io.
-E  così con tuo padre non hai ancora parlato.
-No.
Bevetti un altro sorso di Coca Cola.
Io e Linda eravamo seduti  al solito parco,ma non davanti ai bagni pubblici.
Avevo perso quel vizio,con John…
Lei indossava dei pantaloni in jeans azzurri e una maglietta a righe verdi e blu,con su una giacca verde menta. Sorseggiava una limonata,mentre io indossavo una felpa blu e dei normalissimi jeans.
I raggi del sole filtravano tra i rami degli alberi e ci illuminavano il volto.
Alcuni uccellini beccavano tra l’erbetta vicino a noi,in cerca di resti di cibo.
-Prima lo fai meglio è…- continuò lei.
-Lo so,ma mica è colpa mia se ha deciso di non presentarsi stamattina… A pranzo praticamente non  mi ha parlato.
-Che comportamento…
-Beh ,comunque,il padre è lui. E’ lui che dovrebbe sapere cosa fare.
-Già. Ma anche se non è lui a fare la prima mossa non potete restare così per sempre. Mi sa che tocca  a te,Steven
Sbuffai. Cavoli,adesso anche questa? Basta! E che qualcuno mi dia una mano,no?
-Che gli dico?-Chiesi dopo un po’
-Beh… Innanzitutto non fare troppe cerimonie,ma non prenderlo neanche a parole. Niente “ Hey,brutto pezzo di merda,prova a chiamarmi finocchio e non mi considererò più tuo figlio!”,quindi.
-Non l’avrei fatto comunque…
-E dai cercavo solo di farti ridere!
Infatti non mi riuscii a trattenere. Quella ragazza sapeva farmi ridere sempre e comunque!
Non parlammo nemmeno di John,tanto lo sapeva anche lei che sarebbe stato inutile chiedermi se mi mancava!
 
Quando tornai a casa quella sera sapevo già che mi aspettava…
 
  
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