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Autore: Nahash    11/11/2014    6 recensioni
Piano, piano anche lei finisce di cantare, forse mangiata, forse arresasi o forse solo dormiente. Eppure, sento onde muoversi, cunicoli di suoni che fanno vibrare l'anima, seppur questa sia statica, immobile, ferma, viva a metà. Dov'è bellezza?
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Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Senza veli, senza ali.
Morte.
Fiori senza, petali.
Appassisce.
Velato, canto funebre.
Requiem.
 
Ecco. Sapevo che tutto si sarebbe risolto in uno sguardo. Quello sguardo che fulgido fugge dai miei occhi che lacrimano tempesta.
Vedo petali rosa appassire. Questi marciscono lentamente, mentre stanchi, cadono al suolo. La loro è una marcia eterea, fatta di folate di vento e di carezze mancate.
Cosa spetta a un petalo? Il suo destino si limita a risplendere e poi staccarsi, drasticamente, dall'unico posto che credeva sicuro.
Quando questi sono caldi, non sono più petali, ma lacrime. Le sento. Solcano, pesanti ma leggiadre, formano scie adorabili, illusorie. La lacrima è una carezza salata. Non trovate? Cosa accarezza più dolcemente di un cristallo che nasce dagli occhi? Sentite, però, la pelle bruciare al suo pizzicore? Io lo sento. Io tremo. Io cado.
L'anima è un quadro, l'anima è un dipinto, è l'urlo di Munch e io la odo cantare un requiem. Spinge, fino a salire, fino a lasciarti sfinito. Senza voce, eppure questa continua a cantare.
Lamentosa si erge lungo la lo stomaco, fa forza contro le pareti dalle gola, ma le mie orecchie non odono nulla. Non è bocca a cantare, ma sentimento. É il mio corpo a parlare, la mia memoria, la mia irrefrenabile nostalgia: non la mia voce.
Chiudo gli occhi. Continuo a sentirla cantare. É bella, è soprano, è maestosa, ma come è triste. Triste.
Chissà cosa voglia dire così malinconica. Eppure chiudo gli occhi, quindi non vedo niente. Buio. Luce. La luce è quella voce, ma è triste, quindi la tenebra la sta avvolgendo. Una coperta. Che la tenebra facesse da coperta? Che servisse? Va abbracciata oppure no? Voi che dite? Cosa consigliate?
Piano, piano anche lei finisce di cantare, forse mangiata, forse arresasi o forse solo dormiente. Eppure, sento onde muoversi, cunicoli di suoni che fanno vibrare l'anima, seppur questa sia statica, immobile, ferma, viva a metà. Dov'è bellezza?
Cattura. La cattura del petalo da terra è un gesto di grazia, lo vedo, lo faccio meccanico, mentre dentro di me, sento ancora la voce cantare, il mio Requiem.
Lo raccolgo, ma non è in terra, è sopra di me. Cosa ci fa un petalo? Anzi, cosa ci fanno tutti questi petali recisi, su di me?
Mi guardo intorno, sono spaventata, c'è qualcosa che mi copre la visuale. Buio. No un coperchio. Imprigionata. Dove sono? I miei occhi vagano da destra a sinistra, le mani sono giunte sul mio ventre, sotto i petali: come sono delicata quelle carezze e quale fresco calore, sento.
Sono al sicuro. Una prigione, una fortezza oscura, chissà dove. Non ho più paura, l'ansia passa, ancora una volta viva a metà. Ma ho i petali, senza i fiori però. Allora mi accorgo che anche quelli sono a metà. Ho i petali, ma non ho i fiori. Che brutte sensazioni le sensazioni a metà.
Requiem. Ancora. Canta ancora, prima aveva smesso, prima. Quando roteavo gli occhi, ora sono di nuovo chiusi. Ora sorrido. Ora la mia anima riposa e odo il mio Requiem.


 
   
 
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