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Autore: Sarugaki145    11/11/2014    4 recensioni
-Nat? E’ come una sorella per me!-
Affermò Clint con un sorriso, mentre Tony Stark lo guardava con aria scettica e Steve Rogers lo osservava confuso e poco convinto.
[..]
-Sei pro ai rapporti incestuosi quindi?-
Occhi di Falco lo guardò un po’ allarmato per la particolare richiesta e domandò:
-Perché?-
Iron Man sorrise strafottente.
-Perché mi sembra proprio che tu e la tua “sorellina” vorreste portarvi a letto a vicenda!-
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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As a sister?

 
-Nat? E’ come una sorella per me!-
Affermò Clint con un sorriso, mentre Tony Stark lo guardava con aria scettica e Steve Rogers lo osservava confuso e poco convinto.
Iron Man gli aveva appena chiesto cosa provasse Occhi di Falco per la bella Vedova Nera, dopo che quella era passata accanto al loro tavolo stretta in una tutina nera, visto che erano ormai partner fissi in missione e tutti sapevano quanto fossero legati. Clint aveva alzato le spalle e con aria distratta aveva dato quella risposta, come se nulla fosse.
Erano nella mensa dello S.H.I.E.L.D., dove avevano appena pranzato insieme prima che ognuno potesse tornare alle normale occupazioni. Avevano imparato ad apprezzarsi a vicenda con il tempo, mettendo da parte le profonde divergenze che inizialmente gli avevano divisi, fino ad arrivare a parlare anche di argomenti particolarmente privati, come quello.
-Pensavo ci fosse qualcosa tra di voi!-
Affermò Capitan America con aria confusa, ma l’interpellato alzò le spalle e riconfermò con un sorriso deciso:
-Come fratelli!-
Steve non sembrava convinto, ma ligio al dovere come pochi si alzò da tavola perché la sua pausa era quasi finita, quindi salutò i due supereroi e si allontanò dalla confusione della mensa per arrivare in leggero anticipo alla sua postazione.
Tony non aveva smesso di fissare Clint con aria inquisitoria, quindi chiese con candore, sorridendogli:
-Sei pro ai rapporti incestuosi quindi?-
Occhi di Falco lo guardò un po’ allarmato per la particolare richiesta e domandò:
-Perché?-
Iron Man sorrise strafottente.
-Perché mi sembra proprio che tu e la tua “sorellina” vorreste portarvi a letto a vicenda!-
Affermò prima di alzarsi da tavola, facendo apposta a schiacciare un piede all’altro, ancora sconvolto e immobile con la bocca aperta.
 
*
 
Era sera e in pochi ancora girovagavano per i corridoi dello S.H.I.E.L.D., ma ancora in meno restavano a leggere in biblioteca grossi tomi polverosi.
Natasha era chiusa li dentro da tutto il pomeriggio per ripassare qualche fondamento di francese, vista la sua imminente missione in quel paese. Aveva anche voglia di rimanere da sola, senza nessun disturbo e sapeva che sicuramente li non l’avrebbero cercata.
Purtroppo per lei la sua previsione si rivelò sbagliata, perché per poterla stuzzicare Tony Stark era capace di trovarla ovunque.
-Allora, come andiamo sorellina?-
Chiese l’uomo con aria strafottente, apparendole alle spalle e prendendosi un’occhiataccia.
-Cosa vuoi?-
Sbottò lei continuando a leggere come se nulla fosse, quindi Tony le si avvicinò e si lasciò cadere sulla sedia accanto a lei, osservandola con attenzione.
-Niente, volevo solo vedere come l’avessi presa, visto che il tuo amico non vuole ammettere che ti porterebbe a letto senza mezzi termini.-
Spiegò lui ovvio, iniziando a giocare con una sua ciocca di capelli color fuoco. Lei lo scostò infastidita e rispose:
-Probabilmente perché non lo vuole. E neanche io.-
Tony scoppiò a ridere, alzandosi in piedi e stiracchiandosi stanco.
-Quindi siete testardi entrambi? Proprio un’ottima coppia!-
La prese in giro con un sorriso, ma quando lei lo gelò con un “Mollami Stark.”, se ne andò con una risata graffiante.
 
*
 
Clint si accomodò di fronte alla rossa, che lo guardò truce prendendosi in risposta uno sguardo confuso.
Erano nel ristorante di un albergo relativamente costoso a Lione, dove alloggiavano da un paio di giorni per portare a termine una missione.
Lui indossava un paio di pantaloni blu abbinati ad una camicia bianca, mentre la ragazza aveva scelto un abito verde, che si abbinava ai suoi occhi e attirava l’attenzione di tutti gli uomini presenti in sala.
-Cos’hai Nat? Sono giorni che sembra che tu mi voglia uccidere.-
Chiese lui a bassa voce, mentre la ragazza si concentrava sul menù per ignorarlo.
-E’ mia seria intenzione infatti.-
Sibilò lei, sorridendo poi con naturalezza al cameriere pronto a prendere l’ordine, che le ricambiò il sorriso radioso, fermandosi un secondo di troppo per i gusti di Clint sulla scollatura della donna.
Come se nulla fosse Natasha ordinò la sua cena, subito seguita da Clint, che fulminò il cameriere quando quello sorrise nuovamente alla rossa.
I due erano stati mandati in missione a Lione, in Francia, dove dovevano attentare alla vita di un noto malvivente, ritenuto una minaccia per lo S.H.I.E.L.D..
-Perché?-
Domandò Barton riprendendo il discorso da dove l’avevano lasciato, vedendo gli occhi verdi della ragazza fissarlo irritati.
-Perché si.-
Lo liquidò lei, iniziando a sbocconcellare dei grissini.
Clint non insistette ulteriormente, ma si limitò ad aspettare l’arrivo del suo piatto per poi mangiare in silenzio, ognuno immerso nei suoi pensieri.
Avevano appena concluso il secondo quando Barton si illuminò e domandò:
-Non sarà per quello che ho detto a Tony e a Steve su di noi in mensa..?-
Natasha si irrigidì per qualche istante, prima di tornare una maschera di ghiaccio e sibilare:
-No, affatto. E ora sparisci.-
-Siamo in missione insieme, non posso sparire Nat.-
Ribatté lui affranto, cercando di capire cosa passasse per la testa di quella ragazza impossibile.
-Me ne vado io allora.-
Sbottò lei alzandosi da tavola e allontanandosi indispettita.
Clint sospirò, guardando la bottiglia di vino ancora da ultimare, quindi se ne versò un altro bicchiere, decisamente depresso per la situazione.
Odiava litigare con Natasha, ma odiava ancora di più quando lei se la prendeva per qualche motivo oscuro e smetteva di parlargli come una bambina. Tutte le volte doveva fare salti mortali per capire cosa non andasse, ma tanto sapeva che cercare di farsi perdonare era impossibile. Dopo qualche giorno a Nat sarebbe come sempre passata e tutto sarebbe tornato alla normalità.
Quel che però lo irritava ulteriormente quella volta era il fatto che lei avesse scelto il gioco del silenzio proprio mentre erano via assieme, rovinando così quella missione che doveva risultare particolarmente semplice.
Un cameriere arrivò a sparecchiare la tavola e subito Clint si assicurò che non fosse quello che faceva dei sorrisi fin troppo amichevoli a Nat.
-Scusi, posso?-
Domandò indicando il piatto ancora da finire di Natasha. Barton osservò distratto il piatto e rispose con aria stanca:
-Si, faccia pure, non penso che tornerà.-
-Litigi coniugali?-
Chiese quello curioso e a Clint spuntò un mezzo sorriso immaginando lui e la Vedova Nera felicemente sposati, in una vita normale.
Lui si vedeva in giacca e cravatta mentre apriva la porta di casa all’ora di cena, annunciando il suo ritorno. E poteva immaginare quel frugoletto dai capelli rossi che gli correva incontro, saltandogli in braccio gioioso, mentre lui si avviava verso la cucina da cui sentiva la voce di Nat che lo salutava. Sarebbe entrato in cucina dove l’avrebbe vista pazientemente seduta davanti ad un seggiolone, mentre cercava di imboccare la loro bambina. 
-Indovinato.-
Confermò Barton finendo di scolare il bicchiere di vino e alzandosi a sua volta per interrompere quel sogno ad occhi aperti.
-Vado a farmi perdonare.-
Affermò quindi, iniziando a pensare a come fare  in quell’impresa impossibile.
-I fiori fanno sempre breccia nei cuori delle donne!-
Consigliò il cameriere, quindi Occhi di Falco ringraziò con un cenno del capo e un mezzo sorriso, ben conscio che i fiori nel cuore della Vedova Nera non avrebbero mai fatto breccia.
 
*
 
Clint si sentì quasi stupido bussando alla porta della sua camera d’albergo, ma era conscio che avrebbe rischiato la vita ad entrare senza il permesso della donna già all’interno.
Da dentro però non arrivarono rumori in risposta, quindi lui prese la tessera magnetica ed entrò in stanza, trovandola buia e vuota. Accese la luce e notò che Natasha era passata, infatti i suoi vestiti erano sparsi per il letto matrimoniale che occupava buona parte della stanza, mentre di lei non c’era traccia.
L’uomo immaginò fosse uscita a fare un giro e ben sapendo quanto bene si potesse difendere da sola decise di dedicarsi ad una lunga doccia rilassante.
Prima però appoggiò il mazzo di rose rosse che le aveva comprato sul suo comodino, poi si tolse la maglietta i pantaloni e in boxer aprì la porta del bagno, sovrappensiero.
Non appena la porta fu aperta una ventata di vapore caldo lo investì, facendogli alzare gli occhi e incontrare quelli verdi di Natasha, con indosso solo un asciugamano striminzito mentre si pettinava i capelli bagnati davanti allo specchio.
I due si fissarono per qualche secondo, finché lei strillò:
-Cos’hai da guardare? Sparisci!-
Clint però era come incantato a guardare quella pelle di porcellana che l’asciugamano lasciava in mostra.
-Decisamente non è come con una sorella.-
Mormorò lui mentre i pantaloni si ingrossavano sul cavallo. Per Natasha non era la prima volta a cui assisteva ad una reazione fisica del genere, eppure quella volta arrossì in modo evidente stringendosi ancora di più nell’asciugamano.
-Clint.. Sei un porco!-
Urlò sbattendolo fuori dal bagno tutta rossa in volto.
-Sono umano, non un porco!-
Urlò lui di rimando alla porta chiusa, cercando di far riprendere il normale funzionamento del suo corpo, mentre l’immagine di Nat in asciugamano aleggiava nella sua mente.
Natasha era sempre stata oggettivamente una donna splendida, con quel corpo mozzafiato e quei capelli rosso fuoco che lo facevano letteralmente impazzire. Eppure era sempre riuscito a mantenere la sfera privata e quella lavorativa ben distante, nonostante avessero più volte dormito nello stesso letto e si fossero abbracciati per sembrare due innamorati. O almeno non aveva dato a vedere quello che realmente pensava di lei.
Dopo quella visione però era certo che non ci sarebbe mai più riuscito.
Natasha uscì senza una parola, non considerando neanche le sue scuse per non aver bussato. Dopo qualche minuto quindi Clint, irritato, entrò a sua volta in doccia.
La rossa rimase quindi da sola in camera e solo in quel momento notò le rose rosse sul comodino, con attaccato un bigliettino.
Lo prese e si accomodò sul bordo del letto, per poterlo leggere.
La scrittura disordinata di Clint aveva buttato giù qualche parola, che la fecero rimanere interdetta per qualche secondo.
Nat, sai meglio di me che sei molto di più di una sorella. Perdonami se sono un idiota. Tuo Clint
Un sorriso le spuntò sulle labbra, intenerita da quell’ammissione di Barton, ben sapendo quanto gli fosse costata.
Prese il biglietto e lo infilò nel suo borsellino, quindi mise le rose in un vaso sul tavolino del comò.
Quando una ventina di minuti dopo Clint uscì dal bagno la trovò seduta sul letto a leggere un libro rilassata. Quando notò che le rose erano state spostate domandò immediatamente:
-Nat, le rose..! Hai per caso trovato un biglietto?-
Lei alzò gli occhi con aria distratta dal suo libro e chiese:
-Un biglietto? Non ho trovato nulla, le ho semplicemente messe in acqua perché non appassissero.-
Barton tirò un sospiro di sollievo e si lasciò cadere sul letto, facendola sobbalzare e prendendosi un’occhiataccia.
Le lenzuola profumavano di ammorbidente, eppure riusciva a sentire il profumo di albicocca dei capelli appena lavati di Nat, che gli annebbiava il cervello.
Era sollevato che non avesse trovato il biglietto, probabilmente l’aveva perso nel tragitto, perché quando l’aveva scritto era in un momento di sentimentalismi e sapeva benissimo che lei non era affatto il tipo da cose del genere.
-Domani andiamo a visitare il parco della Tête d'Or?-
Chiese Natasha alzando gli occhi dal suo libro e fissando l’uomo, in attesa di una risposta.
Lui rimase indeciso qualche istante, stupito del suo repentino cambio d’umore.
-Possiamo passare in mattinata, visto che il nostro “appuntamento” è per pranzo.-
Lei sorrise soddisfatta della risposta, poi tornò a concentrarsi sulla sua lettura, senza una parola.
Clint prese a sua volta un libro dal comodino e si mise a leggere anche lui, placidamente, mentre nella stanza si ricreava il clima di pace che non aleggiava più tra loro da giorni. Non sapeva cosa passasse nella testa di Natasha e ormai aveva rinunciato a capirla, decise di godersi quella serata e la tranquillità che aveva portato.
La pioggia iniziò a ticchettare piano sui vetri, conciliando con lentezza il sonno ad entrambi, fino a farli cadere addormentati, stando ben attenti a non rompere quel clima disteso che si era creato.

 
*

Clint si svegliò di soprassalto spaventato dal tuono che aveva appena fatto vibrare l’intero edificio.
-Che cazz..?-
Sibilò lui mettendosi seduto sul letto, cercando di accendere l’abat jour e le luci della stanza con una manata, inutilmente.
-E’ saltata la luce..-
Sussurrò Natasha con una voce che non sembrava la sua, tanto era sottile e tremante, facendo quasi spaventare Clint nel vederla così.
-Hai paura dei temporali?-
Chiese lui curioso, con un tono quasi incredulo.
-Non ho paura, semplicemente non li amo perché evocano brutti ricordi, tutto qui.-
Sibilò Natasha in tutta risposta, per far capire che non era un argomento che avrebbe affrontato con lui.
In quel momento un altro tuono fece tremare il palazzo, facendo partire diversi antifurti delle abitazioni vicine.
Clint guardò la ragazza, stretta sotto le coperte, rendendosi conto che forse era una delle poche volte in cui la vedeva come un essere umano e non come una macchina senza sentimenti.
-Vieni qui Nat.-
Sbottò lui trascinandola verso di lui sul letto, finché non fu abbastanza vicina per abbracciarla.
Il corpo di Natasha sussultò e si mosse inconsciamente come per liberarsi, ma dopo pochi secondi si rilassò, rendendosi conto di essere tra le braccia di Clint e non di uno sconosciuto che voleva approfittare di quel corpo dalle curve perfette.
La stretta di Barton era insieme gentile e forte, come se non volesse obbligarla a stare tra quelle braccia, ma in contemporanea volesse farle sentire la solidità di quel gesto.
I capelli di Natasha andarono a solleticarli il viso, mentre il profumo di albicocca che già prima aveva sentito ora lo inebriava totalmente.
La rossa si girò verso di lui e appoggiò la testa nell’incavo dei suo collo, chiudendo gli occhi finché il respiro non tornò regolare.
Passarono diversi minuti prima che Natasha alzasse gli occhi scandalizzata e chiedesse improvvisamente a disagio:
-Non ti succederà nulla la sotto, vero?-
-Non ti facevo così pura e casta Nat.-
La prese in giro Clint con un sorriso divertito sulle labbra.
-Cosa centra? Di solito succede quando si vuole portare una persona a letto.-
La Vedova Nera poté sentire le labbra appoggiate alla sua testa incurvarsi in un sorriso, quindi Clint rispose:
-Beh, perché pensi che ognuno dei vendicatori non abbia questo desiderio nel suo cuore? Pure quel verginello di Steve avrà sicuramente dei pensieri poco casti su di te.-
-Non definirei “nel suo cuore”, ma “nelle sue parti basse”.-
Ribatté la ragazza, tralasciando l’idea che anche quell’uomo pieno di sani principi che era Capitan America potesse pensare una cosa del genere di lei.
-Non sono d’accordo. Se fossi guidato dalle mie parti basse sicuramente non ti terrei stretta in questo modo senza cercare di approfittare di te, non credi?-
Nat riconobbe che era un’obiezione corretta quella dell’uomo, quindi chiese con un filo di voce:
-Quindi viene dal tuo cuore tutto questo?-
Clint si sentì con le spalle al muro in quel momento, mentre il ricordo di molte altre donne che gli domandavano se le amasse tornava nella sua mente prepotente. Quante volte aveva mentito dando quella risposta? Quante volte aveva affermato di amarle per potersi sentire nuovamente appagato?
Quella volta però decise di non mentire, di esporsi senza pensare alle conseguenze.
-Ti sto abbracciando perché non voglio che tu abbia paura, perché ci tengo a te.-
Rispose quindi, nella speranza che lei si accontentasse.
-Come ad una sorella?-
Domandò Nat, ben conscia di starsi giocando una carta importante per vedere se Clint provasse veramente quello che aveva scritto su quel biglietto che pensava perso.
-No scema. Non come ad una sorella.-
Ammise lui, quindi Nat alzò gli occhi verdi osservandolo attentamente.
La semioscurità nascondeva il rossore delle sue guance, ma lei era sicura del suo colorito per l’espressione imbarazzata che non gli aveva mai visto in faccia.
L’aveva visto far perdere la testa a molte donne senza battere ciglio, eppure in quel momento capì quanto gli stessero costando quelle ammissioni, perché stava esponendo i suoi sentimenti senza rete di salvataggio. Lui, che avendo lavorato in un circo sapeva quanto fosse rischioso quel salto nel vuoto senza protezioni, aveva deciso di farlo per lei.
Sorrise impercettibilmente Natasha, avvicinandosi alle labbra di Clint, che aspettava un suo commento ansioso. Si avvicinò con calcolata lentezza, socchiudendo gli occhi dalle lunghe ciglia man a mano che si avvicinava, fino a sentire il suo respiro sulle sue labbra.
Era a pochi centimetri dalle labbra di Barton quando improvvisamente tornò la luce, facendo accendere tutti gli interruttori che avevano premuto, illuminando la stanza a giorno accecando entrambi.
-Ma che cazzo?-
Sbottò Clint mettendosi a sedere e iniziando a spegnere gli interruttori, infastidito dall’ondata di luce che l’aveva disturbato in quel momento così delicato.
La Vedova Nera poté notare il rossore sul suo volto, scoppiando a ridere divertita.
-Cosa ti ridi te Nat?-
Sbottò lui avvicinandosi a lei e fissandola minaccioso negli occhi, ma prima che lui potesse lamentarsi nuovamente lei gli lasciò un bacio sulle labbra, leggero e casto, che però abbatté qualsiasi difesa di Clint, che la guardò stupito.
-Cos’è quella faccia Clint? Nessuna ti aveva mai dato un bacio?-
Lo sfidò lei con il suo miglior sorriso vittorioso.
-Tu non sai in che guaio ti sei cacciata!-
Rispose lui spegnendo anche l’ultima luce con una manata per poi fiondarsi sulla labbra della ragazza per la prima volta in quella lunga notte.
 
*
 
Tony era appoggiato al muro in silenzio, mentre osservava la scena davanti ai suoi occhi in compagnia di un silenzioso Steve, pensieroso quanto lui.
Natasha e Clint erano appena tornati dalla missione a Lione, dove avevano avuto un misterioso contrattempo che gli aveva fatto accumulare diversi giorni di ritardo. Fury gli stava urlando contro già da una decina di minuti e la maggior parte dei colleghi curiosi si era già dispersa, ad eccezione dei due appoggiati al muro, che si gustavano la scena.
-Tu che dici?-
Domandò Stark con un sorriso ironico sul volto, guardando con la coda dell’occhio Steve visibilmente a disagio.
-Beh, qualcosa è successo sicuramente.. Li vedo così.. Rilassati.-
Osservò Capitan America, sperando che le sue osservazioni fossero giuste.
-E bravo il mio Watson! Se la sono spassata alla grande sotto le coperte quei due a Lione, altro che contrattempi!-
Quasi urlò Tony, facendo girare i diretti interessati e Fury, zittito improvvisamente.
-Ops scusate. Era forse un segreto?-
E con un sorriso angelico Tony Stark uscì di scena in grande stile.

 
 
  
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