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Autore: MetalheadLikeYou    11/11/2014    0 recensioni
Chi mai avrebbe voluto una bambina di nome "Inferno"?
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Con il passare del tempo io, Ville e Alexi diventammo dei buonissimi amici, tanto che ci soprannominarono il Trio.
Allu era più chiacchierone, ti scaldava il cuore e ti trascinava con se in tutto e per tutto, mentre Ville era quello più riflessivo e solitario.
.
Per quanto mi sforzassi di mostrare ed ostentare una forza e un menefreghismo che non possedevo, dentro di me soffrivo.
Stranamente, era come se Ville mi avesse portato via una parte del mio cuore.
***
In questa storia ci saranno anche altri personaggi di altre band finlandesi.
Genere: Erotico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 21


Per i primi giorni, Bill mi fece il favore di lasciarmi mezza giornata libera per sistemarmi e sistemare casa.
Era un tipo piuttosto riservato e tralasciando la curiosità del primo giorno, iniziò a non chiedermi nulla di troppo personale, se non semplici domande del tipo: com'era vivere al freddo?.

Avevo iniziato anche ad ambientarmi in quella nuova casa
Grande.
Vuota.
Mi sentivo terribilmente sola questo permetteva alla mia mente di coninciare a volare e immergersi nei ricordi, agognando e disperandosi per i flash dei miei vecchi amici e il mio vecchio fidanzato.

Sospirai mi misi seduta vicino alla finestra che dava sul balcone, utilizzando il mio telefono come se fosse un pc ed entrai nel mio vecchio e inutilizzato profilo, accorgendomi delle innumerevoli notifiche da parte di diverse persone a me care.
Presa da un'attacco di masochismo, aprii il primo dei messaggi di Lui.

"Hell ti prego, torna a casa, torna da me".

"Amore per favore, ho bisogno di te, ho bisogno di noi. Torna a casa, torna qui, ti ho amato, ti amo e ti amerò".

"Inferno dove sei? Ci riproveremo, voglio te, nessun'altra".

Uscii, incapace di continuare a leggere.
I miei occhi si appannarono di lacrime amare e sofferenti.
Erano passati ormai 5 mesi.
Cinque mesi duri, di un'infernale agoina.
Di dolore e tristezza.
Di ricordi che mi annientavano l'anima.

Si avvicinava il primo Natale.
In solitudine.
Niente regali.
Niente baci e niente abbracci.
Niente sorrisi, niente ti voglio bene o ti amo.

Sospirai e mi misi a fissare il cielo, ormai scuro e nuvoloso come la mia anima.
Me ne andai a letto, sperando di dormire e non avere i miei soliti incubi divenuti più numerosi dopo l'incontro con Will e Bill.

Se in un primo momento e durante le mie giornate riuscivo in qualsiasi modo ad anestetizzare solo in parte il mio dolore, appena mi ritrovavo sola iniziavo a riflettere e ciò mi spingeva sempre più vicina alla fossa.
Non riuscivo ad andare avanti.
Ogni sera, dopo aver preso il mio sonnifero, credevo fosse l'ultima.
Speravo con tutta me stessa di non risvegliarmi il giorno dopo e ogni mattina, mi sentivo una sopravvissuta che stava sprofondando pian piano nella tristezza e volente o meno, dovevo sforzarmi di mascherare al meglio questa mia debolezza.
Più i giorni passavano, più era difficile alzarsi dal letto.
Sorridere ai clienti era complicato.
Sorridere ai bambini che entravano nel locale insieme ai loro genitori era una vera pugnalata.
Accettare era difficile e andare avanti mi sembrava impossibile.


Un giorno, mentre pulivo uno dei tavoli, due ragazze entrarono nel locale, sedendosi al bancone mentre parlavano in maniera fitta di musica.
Mi sembrava di rivedere me e i ragazzi.
Sospirai e mi avvicinai a loro, mentre Bill continuava a controllare che i conti fossero esatti.

"Ragazze cosa volete?" - domandai accorgendomi che una delle due portava una felpa nera, con la stessa scritta che io avevo tatuata sul polso, che nascosi di fretta e furia.
"Prendiamo due birre e due panini tonno e mozzarella".
"Birre come?".
"Corona?" - chiese la ragazza che aveva attirato la mia attenzione alla sua amica che annui - "Si Corona...Ma tu sei la ragazza di Alexi Laiho!".

Le sue parole mi fecero venire i brividi.
Boccheggiai per qualche secondo, ringraziando il fatto che fossi di spalle e che loro non potessero vedere la mia faccia.

"Ma dai Lea, che stai dicendo?" - la rimproverò l'amica, mentre io poggiavo le due birre davanti a loro.
"Si, ti dico di si, è lei".
"Tu e quei finnici, non lo so, se lo dici tu".
"Di chi dovrei essere la ragazza?".
"Ma come di chi? Del chitarrista dei Children Of Bodom".
"Non so nemmeno chi siano questi Children of..qualcosa.." - mentii, cercando di risultare il più convincente possibile.

Per mia fortuna, la ragazza smise di fare domande e la loro conversazione si spostò sulla loro scuola, sui ragazzi e sui professori.

Sentii la testa girare e dovetti poggiarmi al ripiano dietro di me, non appena le due uscirono dal locale.
Sentivo le gambe farsi molli, troppo da tenermi in piedi.
Mi girai verso Bill, che mi osservava parecchio preoccupato.
Mi corse vicino, facendomi sedere su una sedia e portandomi un bicchiere d'acqua, che lasciai sul tavolo mentre cercavo di riprendere il controllo di me stessa, scossa da un attacco di panico.
Quello fu il primo di una lunga serie.
Oltre ai sonniferi per dormire, iniziai così a prendere anche ansiolitici.
Come se non bastasse anche se con disgusto, continuavo a bere.

Bill iniziò a capire che qualcosa mi turbava, che mi faceva soffrire ed un pomeriggio, mentre eravamo in pausa, mi chiese cosa fosse successo di così difficile da superare.
La prima cosa che feci, fu scoprire i miei polsi che con i loro tatuaggi, attirarono ancora di più la sua attenzione.
Gli rivelai la mia passata relazione con il frontman del gruppo che quella ragazza aveva nominato, sorprendendolo e sorprendendomi del tono greve e quasi rotto che avevo usato nel pronunciare il suo nome.
Raccontai delle mie vecchie amicizie, di Tuomas e Tony.
Gli raccontai anche di Ville, dei suoi comportamenti, dei suoi baci e di come avesse distrutto involontariamente la mia vita.

"Mi dispiace" - ammise sincero il ragazzo davanti a me, che mi osservava con uno sguardo colmo di tristezza.

Mi prese le mani per qualche secondo ed io le ritrassi di scatto, come scottata e dalla poca e quasi inesistente voglia di essere toccata.

"Vedrai che passerà" - mi disse con voce seria e speranzosa.
"Me lo ripeto tutti i giorni" - confessai.

Ed era fottutamente vero.
Continuavo a ripetermi, come se fosse una cantilena, che tutto questo dolore sarebbe terminato, che avrei ricominciato a sorridere.
A divertirmi davvero.
Ad amare.
A vivere di nuovo.





********
Eccomi quiiiiii!
Buona sera a tutte!
Come state? Spero bene.
Alloooooooora, passando al capitolo...non credo di dover dare delle spiegazioni ma posso dirvi che mentre lo scrivevo ascoltavo i Nightwish, mi hanno dato molta ispirazione.
Voglio ringraziarvi per le mille visualizzazioni che mi rendono molto ma molto felice.
A rendermi ancora più felice però sono i vostri commenti, che siano per messaggio o sotto ai capitoli, sempre bellissimi quanto utili (per me), quindi fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima!
  
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