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Autore: agatha    25/10/2008    4 recensioni
Cinderella è sempre stata la favola preferita di Maria. Può la sua vita ricalcare quella della protagonista? Se il destino le fa incontrare un moderno principe azzurro come Michael, su una Ferrari al posto di un cavallo bianco, tutto è possibile.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Maria De Luca, Michael Guerin
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Sono molto attaccata a questa ff. E’ stata una delle prime long che ho scritto e forse, in alcuni momenti, pecca di ingenuità (l’ho scritta un po’ d’anni fa) però ci sono molto affezionata. Magari la vita fosse sempre così.

 

Dedicata come sempre alla panchina e alla capa che “arpiescamente” mi ha invitato a postarla xD

 

**************************

 

Era una normale mattina estiva di giugno. Il sole era caldo e il cielo era privo di nuvole. Maria uscì frettolosamente da casa raggiungendo la macchina, aprì la portiera ed avviò il motore. Abitava a New York da quattro mesi, tutto era nato quando sua madre si era risposata con Pierce, il suo secondo marito e nella loro casa erano venute a vivere anche le sue due nuove sorellastre, Courtney e Tess. Purtroppo, fin dal primo momento, lei aveva capito che non sarebbero mai andate d’accordo. Le due ragazze erano molto vanitose ed egoiste, la trattavano con sufficienza senza fare niente per cercare di essere gentili. In poco tempo si erano appropriate delle sue cose e la madre l’aveva pregata di avere pazienza perché si dovevano ambientare. Maria aveva ingoiato bocconi amari molte volte, una sera ci fu l’ennesimo litigio che si trasformò nella classica goccia che fa traboccare il vaso. Si era avventata contro Courtney e dopo aver chiarito esattamente cosa pensava di tutti loro aveva fatto i bagagli abbandonando quella che un tempo era stata la sua casa. Si era trasferita a New York, la grande metropoli, per mettere la maggior distanza possibile dalla sua famiglia, anche se lei non la riconosceva più come tale. I primi tempi erano stati duri, aveva speso la maggior parte dei soldi del suo conto per affittare un piccolo appartamento e aveva accettato i lavori più umili per riuscire a sopravvivere. Poi un giorno aveva letto un annuncio di lavoro, si era presentata per un colloquio ed era stata assunta. Ormai erano tre mesi che lavorava come impiegata presso la Withman Enterprises, una multinazionale leader nel settore dei computer.

 

Quella mattina Maria stava guidando nervosa lungo la strada, un’occhiata all’orologio le disse che era in ritardo. Schiacciò di più il pedale sull’acceleratore nella speranza di trovare i prossimi semafori verdi.

“Forse ce la faccio, in fin dei conti cosa sono cinque minuti di ritardo?”

Iniziò a maledire la sua padrona di casa, il mese scorso c’erano stati dei lavori da fare all’impianto di riscaldamento e quindi la rata mensile era lievitata notevolmente. Il suo stipendio le bastava a malapena per sopravvivere nella Grande Mela poi, come se non bastasse, era stata costretta anche a sostituire il frigorifero e per questo motivo quella mattina aveva chiesto qualche giorno in più prima di pagare la rata mensile dell’affitto, ovviamente ne era nata una discussione ed ora era in ritardo. Adesso si trovava a guidare in seconda perché la macchina davanti si muoveva come una lumaca. Sperò in un miglioramento nel corso della giornata, si ricordò che quando era piccola suo padre di solito la incoraggiava ripetendole che lei era come cenerentola e che una fata madrina vegliava su di lei.

“In questo momento la mia fata dev’essere andata in vacanza”

L’unico desiderio che voleva esprimere era di un cambiamento positivo nella sua vita. Finalmente l’automobile davanti svoltò a sinistra e Maria ebbe via libera. Schiacciò di nuovo il piede sull’acceleratore ed ingranò la terza.

 

Aveva appena passato un incrocio quando un gatto attraversò la strada proprio un secondo prima di lei. Riuscì a sterzare il volante a destra evitando il micio per un pelo e cercò di frenare ma non poté evitare di tamponare una macchina parcheggiata a lato della strada, una Ferrari testarossa. Finì contro la portiera posteriore e per il colpo venne sballottata prima in avanti e poi di nuovo contro il sedile grazie alla cintura di sicurezza. Rimase per un attimo stordita cercando di capire cos’era successo, provò a muovere le braccia e le gambe e, fortunatamente, non le sembrava di avere niente di rotto. Si massaggiò la nuca con una mano e chiuse gli occhi, iniziava ad avvertire un indolenzimento del collo. Poi, come un lampo, si rese conto di quello che era successo. Slacciò la cintura e scese dalla macchina per guardare i danni alle due automobili. L’urto per fortuna non era stato forte ma le lamiere si erano piegate.

 

“Che cos’è successo?”

Maria alzò il viso e vide davanti a sé un uomo elegante, in giacca e cravatta, che spostava la vista dall’auto a lei e viceversa con espressione incredula. Le puntò un dito contro.

“Cos’ha fatto alla mia auto?”

“Mi scusi, stavo passando ma un gatto mi ha tagliato la strada ed ho sterzato per evitarlo”

L’uomo sgranò gli occhi incredulo.

“Così è colpa di uno stramaledetto animale se adesso ho la macchina rovinata!”

 Maria avrebbe voluto aggiungere almeno era riuscita ad evitare di investire l’animale ma, saggiamente, decise di non irritare di più quella persona.

“Mi dia i suoi dati”

“Come scusi, non ho capito”

“Ho detto mi dia i suoi documenti che scriviamo la constatazione amichevole”

“Questo vuol dire che andrà tutto in mano alle assicurazioni?”

“Certo, vedo che è stata attenta alle lezioni di scuola guida”

Il tono dello sconosciuto era chiaramente ironico.

“Io non posso”

Maria iniziava ad essere terrorizzata.

“C’è qualche problema?”

Lui stava cominciando a perdere la pazienza.

“Non posso mandare i dati di un incidente all’assicurazione… Mi aumenterebbero il premio assicurativo e non potrei più permettermi di pagarlo”

Lo sguardo di lei si fece cupo a quel pensiero

 

Lo sconosciuto fece un lungo respiro cercando di mantenere la calma.

“Senta signorina come la mettiamo?”

Attese ma non ebbe alcuna risposta, così continuò a parlare.

“Lei mi ha rovinato la macchina e deve pagarmi i danni, è chiaro?”

“Sì certo, ha ragione ma io…”

Avrebbe voluto aggiungere “non ho quei soldi” ma probabilmente lo sconosciuto l’avrebbe denunciata e fatta arrestare. Si mise una mano sulla fronte cercando di ricacciare indietro il mal di testa che stava arrivando.

 

Michael si domandò cos’avesse fatto di male per meritarsi tutto questo, già lo aspettava una giornata pesante ed ora ci si metteva anche questa matta che l’aveva tamponato per evitare un gatto. Sperò, stupidamente, di essere su un programma tipo “Scherzi a parte”, purtroppo si rassegnò subito, non era certo uno di quegli attori che apparivano ogni settimana sui giornali di gossip, quindi doveva essere tutto vero. Guardò la ragazza che aveva provocato l’incidente, era appoggiata alla sua macchina e si stava massaggiando le tempie. Era uno schianto, a lui piacevano particolarmente le bionde, indossava un golfino azzurro attillato che le sottolineava il seno, Michael intuì che aveva un corpo ben modellato, le gambe lasciate scoperte dalla gonna erano lunghe e tornite. Rimase folgorato da lei. Si era così arrabbiato per la macchina da non rendersi conto che probabilmente lei si era spaventata e poteva anche essersi fatta male. Si avvicinò a lei, Maria teneva la testa bassa e si trovò a pochi centimetri dalla sua camicia azzurra e dalla sua cravatta, entrambe griffate Versace. Non aveva il coraggio di alzare il viso.

“Oddio, adesso mi dirà che sono un’incosciente e pretenderà i dati dell’assicurazione, finirà che dovrò vendere l’automobile e…”

 

“Come si sente?”

Michael interruppe il corso dei suoi pensieri.

“Io?”

“Certo signorina, non vedo altre persone che hanno appena avuto un incidente” e le sorrise.

Maria rimase a fissarlo, era un ragazzo molto carino e giovane, notò che era più alto di lei, infatti per guardarlo doveva alzare il viso. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle, che formavano dei riccioli, due occhi color nocciola con un’espressione penetrante e il sorriso fatto gli aveva illuminato tutto il volto. Però in quel momento tutti questi particolari vennero rapidamente accantonati.

“Credo di stare bene, non ho niente di rotto, l’urto non è stato forte per fortuna”

Lui rimase fermo davanti a lei fissandola e Maria si sentì intimorita, rimase immobile quasi fosse prigioniera del suo sguardo e del suo corpo.

“A quanto ho capito non vuole mettere in mezzo l’assicurazione giusto?”

Lei annuì.

“Possiamo trovare un accordo, mi dia i suoi dati vedremo di risolvere la faccenda privatamente va bene?”

“Dice davvero?”

Lei adesso aveva lo sguardo speranzoso e lui si sentì strano, ebbe  l’istinto di abbracciarla e rassicurarla, sembrava un cucciolo smarrito.

“Penso proprio di sì”

Michael recuperò dal cruscotto della Ferrari un foglietto ed una penna. Si appoggiarono al cofano della macchina di Maria e lei gli dettò nome, cognome, il cellulare e dove lavorava mentre lui le scrisse il suo nome.

 

Si scambiarono i foglietti e Maria lesse: Michael Guerin. Allungò la mano verso di lui.

“Sig. Guerin la ringrazio per la sua cortesia. Mi scuso per quello che è successo, davvero io non volevo. Grazie, grazie ancora. Devo scappare al lavoro, sono molto in ritardo”

Si strinsero la mano e Maria risalì sull’auto, mise in moto e si allontanò. Lui rimase sul marciapiede a guardarla, poi abbassò gli occhi sul bigliettino che teneva tra le dita. Si mise a ridere, quella ragazza non si era resa conto di essere finita dalla padella nella brace. Forse Maria De Luca poteva risolvere il problema che lo stava assillando da un po’, l’idea di passare del tempo in compagnia di quel folletto biondo era molto allettante. Piegò lentamente il biglietto di carta e lo infilò nel taschino della camicia. Guardò l’ammaccatura della macchina, per fortuna non era niente di grave, anche se avrebbe dovuto pagare una cospicua somma. Prese le chiavi ed entrò in macchina, aveva un appuntamento importante a cui non poteva mancare.

 

Nell’altra auto Maria intanto ripensava all’accaduto, era stata proprio un’incosciente, aveva evitato il pericolo dell’assicurazione ma restava sempre da pagare il danno della Ferrari. Sorrise ripensando a Michael Guerin, era stato molto carino a preoccuparsi della sua salute e ad accordarsi per risolvere privatamente la questione. Avrebbe aspettato la sua chiamata e sperò di non avere altre complicazioni, la giornata era ancora all’inizio ma si sentiva già stravolta. Oggi alla Withman Enterprises sarebbero arrivati alcuni dei principali azionisti del consiglio di amministrazione che volevano visitare la ditta.

“Spero di arrivare in tempo, non voglio essere additata come quella che arriva in ritardo”

Finalmente riuscì a parcheggiare. Una rapida occhiata allo specchietto le rimandò un’immagine abbastanza buona, quindi recuperò la sua borsetta e scese avviandosi verso l’ufficio.

 

 Tutto sommato aveva già ricevuto un segno positivo.

 

  
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