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Autore: alisonmalison    11/11/2014    4 recensioni
Adesso che lui e John hanno definito la loro relazione, Sherlock si accorge che suo fratello Mycroft ha un disperato bisogno di un compagno per combattere la propria solitudine. Elabora quindi un piano, coinvolgendo il Detective Ispettore Gregory Lestrade e incaricandolo di trovare il tipo perfetto per suo fratello maggiore.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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•Nota della traduttrice:
Solitamente lascio le note alla fine del capitolo, ma per questa storia ho deciso di fare diversamente. Per chi non conoscesse questa storia, è una fanfiction MyStrade (MycroftxLestrade) ispirata al video youtube dal titolo omonimo, la storia originale la trovate invece sul sito WattPadd a questo link:
http://www.wattpad.com/50557854-a-fish-called-greg-intro.
Aggiornerò con un capitolo tradotto a settimana, ogni martedì. Se trovate qualche errore di traduzione non esitate a riferirmelo, il mio inglese dopotutto non è perfetto! Buona lettura~

A fish called Greg
 
Capitolo 1: Ammettilo
 
Microft si sedette composto sulla sedia davanti a Sherlock, le braccia posate casualmente sui braccioli della poltrona. I suoi occhi corsero sulla figura di Sherlock, l’angolo del labbro tirato in un ghigno mentre la sua presa si stringeva sul manico dell’ombrello. Infastidito, Sherlock unì le mani sotto la punta del naso.
“Cosa c’è di tanto divertente?” chiese, il volto rimase completamente immobile, come la sua voce che scorreva calma nell’aria.
Le sopracciglia di Mycroft si sollevarono per la sorpresa.
“Andiamo fratello, cosa ti fa pensare che trovi qualcosa di divertente in te?”
Si permise di riportare gli occhi nuovamente su Sherlock, la soddisfazione si stabilì nelle sue iridi mentre il temperamento di Sherlock svaniva.
“Che cosa?” chiese in fretta Sherlock, scivolando contro la fredda pelle della sedia e generando uno scricchiolio che riecheggiò in tutto l’appartamento.
Mycroft scosse la testa ridendo appena.
“Oh Sherlock, non c’è nulla di sbagliato. Rendi così semplice il creare tensione fra di noi. Io non ho fatto niente, ma basta guardarti per farti dare in escandescenze.”
“Il tuo viso ha quella caratteristica che accentua ogni tua espressione in modo da renderti due volte più orribile e fastidioso per me che per le altre menti del mondo.” ringhiò Sherlock, portando la gamba sinistra al ventre per accovacciarsi sulla sedia.
“Sì beh, non vorrei parlare troppo delle menti più comuni del mondo Sherlock, sappiamo tutti che tu sei solamente un gradino più in alto.” lo schernì Mycroft, con un sorriso compiaciuto quanto annoiato. Per Mycroft e il suo grande intelletto erano tutti semplicemente ordinari, persino il magnifico e brillante consulente investigativo. Sherlock si corrucciò, il viso che trasudava disgusto in ogni ruga.
“Se persino tu mi sembri lento Sherlock, immagina come mi sembrino le persone reali.” rise, “Sto vivendo in un mondo di pesci rossi!”
Sherlock cercò disperatamente di nascondere il sorriso che combatteva per farsi strada sul suo volto. Non avrebbe voluto che Mycroft lo vedesse troppo soddisfatto per una battuta, non avrebbe mai smesso di tentare di farle se Sherlock avesse lasciato che si mostrassero leggermente ilari. Sherlock fece un respiro profondo e non si accorse quasi di essersi alzato dalla poltrona. Aveva ormai iniziato a camminare tra le due sedute.
“Credo che tu stia insultando le altre “menti” meno dotate o gente comune perchè ti manca l’affetto di una di loro. Oh, diciamocelo Mycroft, tu necessiti di interazione umana, odori di disperazione.”
Sherlock dipinse sul proprio volto quel famoso sorriso sghembo delle labbra.
Mycroft rimase seduto, stordito per un attimo e boccheggiando mentre cercava di formulare mentalmente delle parole in una frase udibile.
“Stai insinuando che sono... Solo? Io non sono solo, Sherlock.” confessò con voce flebile prima di schiarirsi la gola.
Il sorriso di Sherlock non si sarebbe potuto ampliare maggiormente, si limitò a guardarlo con gli occhi che intendevano: “ho ragione”, prima che si stringesse distrattamente nelle spalle.
“Mycroft ne sa di più.”
“Ne so più di te, fratello mio.” ridacchiò Mycroft alzandosi dalla sedia, sfiorando con la mano abbassata la parte anteriore del suo abito, permettendole poi di posarsi sul suo ventre mentre si alzava in piedi.
“Posso assicurarti che sono pienamente soddisfatto da solo.”
Sherlock strinse gli occhi e pressò le labbra incredulo, sapeva di avere ragione. Da quando lui e John avevano formalmente annunciato la loro relazione per quella che era realmente, aveva notato una lieve ossessione nel bisogno di compagnia di Mycroft. Non aveva più bisogno di prendersi cura di Sherlock, ora che John Watson lo avrebbe fatto fino alla fine dei suoi giorni e si sentiva annoiato con se stesso, si sentiva solo. Sherlock lo percepiva anche solo dal modo in cui Mycroft pronunciava le parole, dal modo in cui si ritraeva ogni volta che John era presente, Sherlock semplicemente lo sapeva. Non era il solo ed unico consulente investigativo del mondo senza motivo, vedeva cose che gli altri non vedevano, e con la sua attuale conoscenza di come ci si sente ad amare e ad essere veramente amato, poteva sentire la disperazione di Mycroft così bene come se fosse propria.
Sherlock si diresse lentamente verso il bellissimo violino lucido posato accanto alla scrivania di John. Lo prese, le mani strisciarono sulle corde non appena posò la guancia sullo strumento.
“Come se valesse la tua parola. Cosa vuoi saperne dell’argomento in questione, Mycroft?”
Il viso di Mycroft si inasprì mentre lui si ritirava per un attimo nei pensieri. Chiuse gli occhi lasciando la bocca libera di aprirsi, come se stesse aspettando che le parole ne uscissero senza sforzo.
“Ho abbastanza conoscenze per sapere che non sono solo, Sherlock Holmes.”
Sherlock si rifiutò nuovamente di controbattere alle bugie di Mycroft, lui sapeva la verità. Mosse l’arco sopra le corde, il violino diede vita a diversi suoni striduli. Mycroft fece una smorfia battendo la punta dell’ombrello sul pavimento.
“Tu e il tuo maledetto strimpellare!”
Sherlock sorrise, puntando l’archetto verso la porta d’ingresso.
“Allora vattene. Tu non sei solo, non ti è necessaria alcuna compagnia e men che meno ti interessa la mia. La porta è aperta, non sei qui senza motivo.”
Mycroft si fermò esitante per un momento, gli occhi fugaci tra la punta dell’archetto del violino e Sherlock. Era chiaro dall’espressione sconvolta sul volto di Mycroft che non voleva andarsene, ma uscì dall’appartamento con dignità e compostezza. Sapeva quando Sherlock ne aveva avuto abbastanza di lui, e aveva raggiunto il limite. Prima di chiudersi la porta alle spalle, si voltò con gli occhi bassi, rivolgendosi a Sherlock.
“Vi controllerò, e la prossima volta che entro in questo abominio di un appartamento mi aspetto che sia un tantino più pulito, fratellino. Il disordine non fa bene ad un funzionale--”
Il violino aveva cominciato a stridere sulle parole di Mycroft, la sua bocca venne chiusa in modo rapido e un filo di rossore si sparse sul suo viso. Emise un sospiro, chiudendo la porta con un tonfo sordo. Sherlock continuò con i suoi delicati e precisi movimenti delle dita, fermandosi solo per un attimo e scrutando oltre le pesanti tende scure, guardando Mycroft che saliva su un’auto nera lucida e misteriosa. Lasciò che lo strumento si posasse lungo il suo fianco, quello era un comportamento troppo infantile, anche per Mycroft.
   
 
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