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Autore: WrongandRight    12/11/2014    1 recensioni
Una giornata come tutte le altre all'Istituto Ashford ma una studentessa inizia ad avere problemi di concentrazione. Una giornata calda di uno strano ottobre che scorre e passa come tante altre.
Incentrata su Kallen, Kallen-Lelouch.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kallen Stadtfeld, Lelouch Lamperouge, Milly Ashford, Rivalz Cardemonde, Rolo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve! Seconda fanfiction su Code Geass, scritta per il contest "La verità è che mi piaci" di AmahyP. Una vera e propria sfida per me che non sono abituata alle storie romanitche... Ma ci ho provato xD Spero che possa interessare a qualcuno ed ovviamente, commenti e correzioni sono molto bene accetti! xD
I diritti per i personaggi vanno ovviamente agli autori originali ^_^



Occhi di gatto, ragazza e soldato

 

Folle, pazza, ingenua.
Folle, pazza e sconsiderata.

Queste le parole che Kallen continuava a ripetersi ininterrottamente da ore. O forse da giorni.
La fredda soldatessa impegnata per la liberazione del Giappone, imperturbabile davanti a qualsiasi nemico e inamovibile anche col grilletto del nemico puntato alla tempia aveva iniziato ad agitarsi, non si sentiva più nemmeno se stessa. La sua frettolosa colazione, consistente in una fetta di pane con marmellata, si era trasformata in un lento processo nel quale fissava la parete di casa masticando con poca convinzione la fetta sguarnita di del dolce condimento fino a quando non si accorgeva dell'ora tarda.
Ogni volta che si gettava in missione non riusciva a concentrarsi pienamente, sapeva di mettere a rischio la squadra, ma era più forte di lei: si sentiva proprio sconsiderata a combattere in quello stato.
E si sentiva pazza ad obbedire ciecamente agli ordini di un britannico... E non un britannico qualsiasi, ma uno dei figli dell'imperatore, per di più!
Era stata, anzi lo era ancora, un'ingenua dato che aveva creduto alle grida di ribellione di un moccioso viziato dall'intelletto fine e dalla corsa affannata.

Lo odiava per essersi preso gioco di tutti in quella maniera, ponendo una maschera sul suo volto e alzandosi a simbolo di libertà per un intero popolo, nascondendo la sua vera identità.
Lo detestava perché era astuto, abile, debole, un capo ed uno studente qualunque, perché era un essere meschino e senza cuore. Non lo sopportava da quando aveva reso la sua vita un inferno, da quando addormentarsi era una tortura e arrivare a lezione in orario un'odissea quotidiana.
Si, era certamente una persona folle per poter cadere preda di una trappola banale costruita dal suo stesso cervello che le mandava i battiti a frequenza elevata, che le impediva di guardare la lavagna e che la faceva sentire perennemente a disagio.
Era colpa sua. Era indubbiamente colpa di Lelouch Lamperouge.
E se la professoressa la stava riprendendo perché era distratta era anche questa colpa del ragazzo due file davanti a lei. Una frettolosa scusa data all'insegnante per poi tornare a fissare la lavagna ignorando le risatine sommesse dei compagni e... Quello sguardo di sufficienza e di disapprovazione.
Lei sapeva che la giudicava e che avrebbe dovuto rispondere con uno sguardo fiero ed intimidatorio per non affossare completamente il suo orgoglio, ma nonostante tutti i suoi sforzi non riuscì a far altro che muovere di scatto la testa in direzione dell'insegnante sperando il calore sul suo volto non fosse sinonimo di un evidente arrossamento.
La sua concentrazione si disperse nell'oblio pochi secondi dopo, persa inevitabilmente sulla schiena del giovane. La sua mente ricadeva sempre lì e non capiva cosa fosse che la attirasse così tanto, perché la sua attenzione era catalizzata su una persona a cui non avrebbe dovuto portare il minimo rispetto.
La faceva ammattire questa sensazione di odio misto ad... Attrazione? Coinvolgimento emotivo? 
Non sapeva come chiamarlo, non poteva chiamarlo: anche solo pensarlo le faceva rivoltare lo stomaco, non lo poteva accettare.
Però se solo riuscisse ad accarezzare quei capelli...

No, diamine, no! Che ti succede Kallen? Qual è il tuo problema?
Meraviglioso, parlo anche con me stessa adesso...

"Signorina Stadtfeld, ha intenzione di seguire la lezione oggi o preferisce divulgarci il contenuto dei suoi pensieri?"

E se prima poteva avere qualche dubbio sul rossore sulle sue guance ora non poteva che avere la certezza di essere un pomodoro, tanto fiammeggiavano.
Per sua fortuna la mattinata proseguì senza ulteriori intoppi e nessuno sembrò capire il guazzabuglio di emozioni che le riempiva la testa, anche perché si sarebbe seppellita dalla vergogna prima.
Stava per fuggire di lì quando Rolo, comparso dal nulla come suo solito, la chiamò dal fondo del corridoio. Raccolse tutta la sua calma ed educazione per convincersi a rispondere, quando le sue gambe le urlavano di andare via dalla scuola prima che potessero accadere disastri.

"La presidentessa ti cerca!"
"Per quale motivo?"
"Non ne ho idea, ha chiamato tutti... Sarà un'altra delle sue folli idee. Ma sarà bene assecondarla, non voglio avere a che fare col suo muso per la prossima settimana."
"Ma io pensavo di tornare a casa..."
"Sono sicura che puoi rimanere ancora un po', siamo nell'aula del consiglio come al solito."

Il ragazzo tornò sui suoi passi lasciando un'imbambolata Kallen in piedi combattuta sul da farsi. Che non avesse impegni era vero, l'Ordine dei Cavalieri Neri si era preso una pausa per riorganizzare armi, inventario e idee d'attacco da proporre al prossimo raduno, ma si affrontare il proprio capo non sapendo chi fosse per il resto della giornata non era un'idea che l'appagava particolarmente.
Alla fine, dopo essere rimasta in mezzo al corridoio per una manciata di minuti, decise che poteva anche affrontare l'ira della presidentessa e passare il pomeriggio guardando il soffitto ed i compiti lasciati a metà.
Percorse di gran passo il giardino sempre rigoglioso e verde in qualsiasi periodo dell'anno, salutando qualche studente che aveva incontrato più frequentemente e che al momento si godeva il tiepido sole sdraiato sul prato o bevendo una bibita rinfrescante, e già pensava a cosa preparare per cena, quando l'imprevedibile la prese alla sprovvista.
E poiché non credeva nelle casualità ciò significava che l'universo stava complottando piani malvagi alle sue spalle e senza crearsi troppi problemi, tra l'altro.
Qualcuno avrebbe potuto pensare che fosse l'ironia della sorte a giocarle quel tiro mancino, o un karma particolarmente avverso, lei invece sospettava che quella donna fosse sempre nel posto giusto al momento giusto e che pedinasse tutti loro in qualsiasi momento.
Davanti a lei, con un enorme sacco della spesa tra le braccia ed un espressione allegra, c'era la matura, saggia ed impeccabile genitrice di idee senza senso Milly Ashford.

Ed il sogghigno che comparve sul suo volto provocò un brivido freddo sulla schiena della soldatessa.

"Ciao, Kallen! Dove stai fuggendo?"
"Salve presidentessa... Pensavo di tornare a casa per oggi..."
"Rolo non ti ha chiamata?"
"Ehm... Si, ma credevo non fosse un'emergenza..."
"Peccato che lo sia, ed ho bisogno di voi ragazzi. Anche se posso capire la tua reticenza nel voler stare nella stesa stanza col tuo adorato..."
"Il mio cosa?!"

Milly le si avvicinò sorridente e sorniona bisbigliando alle sue orecchie con aria soddisfatta.

"Non fare finta di niente, so benissimo che sotto a quel tuo sguardo impassibile si nasconde una fanciulla in cerca dell'anima gemella. E saresti anche passabile come attrice se il tuo sguardo non ti tradisse. Però ti conviene fare in fretta! Non so per quale motivo ma in molti hanno puntato a quel ragazzo ed io, da arbitro imparziale, non posso favorire nessuno.
Ora fai retro-front e raggiungimi in aula.”

Ancora ridacchiando e zompettando felice e soddisfatta salutò con la mano mentre passeggiava in direzione dell'enorme e luminoso edificio scolastico.

Io mi domando... Cosa ho fatto di male nella mia vita precedente?
Non solo nasco in una famiglia subordinata ad un impero egoista e sfruttatore, non solo la mia famiglia è un disastro e combatto in un esercito di ribelli, ma riesco a prendermi una cotta per il mio capo che altro non è che un moccioso figlio di nobili! E vengo anche smascherata in pochissimo tempo!
Aspetta... Ho appena detto di aver preso una cotta?
E sto parlando da sola?
Meraviglioso...

Si voltò indietro, cosciente di non avere nessuna speranza di tornare a casa presto, e si diresse verso la famosa aula che veniva evitata come la peste dal resto degli alunni.
Al suo ingresso erano già tutti riuniti attorno ad una grande piantina dell'edificio: Lelouch sembrava visibilmente contrariato, Milly divertita, Rolo perplesso, Rivalz stava ridendo allegramente e Shirley dava segno di non star capendo la situazione. Meno male che venne Arthur ad accoglierla con un sonoro miagolio che le mise il buon umore.
Ancora concentrati sulla cartina non si accorsero di Kallen che, presa una sedia, si mise a coccolare l'unica creatura che sembrava interessata alla sua presenza.

"Ascolta Milly, non puoi pensare che il consiglio dei professori approvi questo tuo piano."
"E perché no, Lelouch? Sono la figlia del preside. E poi mi sembra un'ottima idea per festeggiare l'antica e quasi scomparsa festività di Halloween."
"Cosa nell'appendere milioni di zucche intagliate con fiamme vive per tutta la scuola e far aleggiare fuochi fatui ti sembra sensato e ottimo? Possibile che tu sia così..."
"... Inconsapevole?"
"Grazie Rolo."
"A me sembra un'idea carina."

Al suono della voce di Kallen si voltarono tutti di scatto sobbalzando, dato che non l'avevano sentita entrare. Dopodiché la discussione si riportò sul progetto che, a detta di tutti, era troppo impegnativo in periodo di esami ed addirittura impossibile, dato che per le fiaccole volanti servivano tecnologie che la scuola non poteva certamente permettersi. O, perlomeno, non poteva permettersi giusto per soddisfare le voglie di un branco di studenti in vena di festività.
Dopo un'ora di discussione in cui Kallen rimase pacificamente ad accarezzare Arthur, optarono per un ridimensionamento del progetto e l'immediata messa in opera: perché per intagliare almeno cinquanta zucche ci avrebbero impiegato sicuramente più di un giorno.
Shirley, dopo aver compreso quali delizie poteva creare con la polpa di zucca, era sparita per recuperare pentole e arnesi da cucina vari, mentre Rolo si era preso l'incarico di preparare l'offerta formale da mostrare al consiglio ed era sparito in segreteria. Milly si era defilata con un "vado a parlarne a papà" e persino Rivalz era sparito dalla scena per andare a procurarsi tutto il cibo e le attrezzature necessarie.
Di conseguenza, con un breve e semplice calcolo matematico, le persone che erano rimaste nella stanza senza l'apparente voglia di muovere un dito erano due: una delle quali visibilmente imbarazzata mentre il secondo intento a sfogliare un giornale.

"Be'… Io credo che tornerò a casa, non ho nulla da fare qui..."
"Perché non rimani a divertirti con gli altri? Non avrai molte altre occasioni con l'avvicinarsi degli scontri con l'Impero."
"Ehm... Si certo... Pensavo solo di riposarmi."

Un silenzio imbarazzante cadde per qualche minuto e si riempì del canto degli uccelli di quell'anomalo ottobre ancora caldo e Kallen sentì lo sguardo color malva sulla propria nuca.

"Ti ho visto distratta recentemente. Dovresti rilassarti o non riuscirai ad avere la mente lucida."
"Si, certo. So perfettamente come comportarmi in battaglia, non ti preoccupare, non deluderò l'Ordine la prossima volta."

Stava già per alzarsi per fuggire via dalla stanza, quando un'ombra le si pose davanti e, dato che il gatto non poteva essere ingrassato in così poco tempo, doveva essere l'altro abitante della stanza. Alzando lo sguardo vide il suo sguardo serio, anche se poté notare una certa nota divertita nei suoi occhi, e non poté non rimanere perplessa mentre vedeva che cercava il suo sguardo.

"Non lo dico solo per l'Ordine, lo dico per te. Non puoi pensare soltanto alla guerra. Hai una vita, devi avere una vita e pensare anche a te stessa. È importante o diventerai solo un guscio. E non si tratta di peggiorare prestazioni  per il bene altrui, si tratta del tuo stesso benessere, della tua felicità.

Se hai qualcosa che ti preoccupa, puoi sempre parlarmene. O parlarne con qualcuno che preferisci."

Kallen sentì la sua testa alleggerirsi, il volto prendere fuoco ed il battito accelerare improvvisamente; dalla testa completamente vuota iniziò a provare un terribile imbarazzo che le fece desiderare di prendere una zappa e seppellirsi lì in quell'istante, se non fosse stato per il pavimento. Spostò lo sguardo cercando di evitare il contatto visivo, sapendo di rischiare la balbuzie o, peggio, un infarto.
Oramai il suo cervello non comprendeva più niente e, prima che potesse fermarsi, si alzò in piedi, facendo spaventare il povero animale che per tutto il tempo era stato accanto a lei, e cercò di blaterare qualcosa.

"Io... In realtà, sì! C'è qualcosa che devo dirti e..."
"Aspetta. So già cosa vuoi dire."
"Cosa...?"
"Non ti preoccupare, l'ho capito. Cioè, diciamo che mi è stato fatto capire."
"Forse..."
"Nono, lo so. Però, per quanto mi dispiaccia, per quanto sarei felice anch'io... Aspetta, vediamo di comporre un discorso sensato.
Ti direi di sì. Lo farei, davvero. E un giorno forse lo farò... Ma non oggi, mi dispiace. Non possiamo... Adesso. Non saresti imparziale e cercheresti di stare la mia parte anche quando ho torto ed io ho bisogno della tua sincera opinione... Il Giappone ha bisogno della tua opinione. Perdonami."
"Io... Certo."

Le rotelle dentro di lei tornarono a ruotare. Sapeva che era vero. Sorrise, felice di essersi tolta un peso e, con lo sguardo basso, lasciò la stanza.



Non rimase abbastanza per vedere ciò che lo sguardo di Arthur riuscì a catturare: uno sguardo verso la finestra, un sospiro ed una sola lacrima che solcava un volto tanto impassibile da parere maschera.
La strada per il bene di tutti non è la strada per il bene dei singoli.
È la scelta che fa di un uomo un eroe o un egoista.

 

   
 
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