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Autore: karter    12/11/2014    2 recensioni
Dal testo:
"Senza attendere un solo secondo in più, spalancò quella porta maledetta e si ritrovò a sgranare gli occhi.
La sua Hikari era seduta a terra con le ginocchia al petto e il capo su di esso.
Vedendola così immobile le corse immediatamente incontro e si maledì in tutte le lingue del mondo. Se fosse accaduto qualcosa alla sua sorellina solo perché aveva atteso troppo prima di intervenire non se lo sarebbe mai perdonato.
-Hikari…- la chiamò scuotendola dolcemente.
Non voleva turbarla, ma aveva bisogno di sentire la sua voce, di sapere che stava bene.
-Tai…- gli rispose flebilmente alzando gli occhi pieni di lacrime e aggrappandosi forte al fratello.
Il castano rimase basito a quella visione. La sua Hikari era sconvolta.
Senza farselo ripetere due volte la strinse forte tra le sue braccia. Non sapeva cosa fosse accaduto, ma una cosa era certa, non avrebbe mai abbandonato il suo piccolo angelo."
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Hikari Yagami/Kari Kamiya, Taichi Yagami/Tai Kamiya, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Io Avrò Cura Di Te Perché Tu Sei Un Essere Speciale <3 '
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Hikari osservava la luna.
Le pareva così bella quella sfera celeste che ogni notte risplendeva nel cielo trasmettendo pace e serenità a chi la guardava. Adorava passare le notti con il naso all’insù a contemplare quel bellissimo spettacolo che era dipinto nel cielo. Solo così riusciva a mettere da parte quei pensieri che da troppo tempo ormai la tormentavano.
Erano giorni che non metteva piede fuori dalla sua stanza nonostante le insistenze di sua madre. Solo Taichi sembrava rispettare quel suo desiderio di rimanere sola. Suo fratello la comprendeva sempre, anche senza bisogno di parole.
Aveva paura Hikari.
Paura di dover affrontare la verità e leggerla negli occhi delle persone che amava. Non sarebbe riuscita a sopportare sguardi di commiserazione. Il suo cuore non li avrebbe sopportati, si sarebbe sentito morire se solo avesse incontrato occhi che la fissavano con pietà. No. Era una ragazza forte, ce l’avrebbe fatta qualsiasi cosa sarebbe successa.
Istintivamente portò una mano ad accarezzarsi il ventre.
Era ancora presto per poter sentire quell’esserino che si stava formando dentro di lei, eppure riusciva a percepire quella nuova vita che minuto dopo minuto cresceva nel suo ventre. Era una sensazione meravigliosa che non avrebbe voluto cambiare con nulla al mondo.
Se ripensava al momento in cui il medico le aveva detto di essere incinta le veniva da ridere.
Non aveva avuto una reazione del tutto normale. Del resto quale diciassettenne prenderebbe bene la notizia di essere rimasta incita l’unica volta in cui aveva donato tutta se stessa a qualcuno. Eppure a lei era accaduto. Quel ragazzo le aveva rubato anima, cuore e purezza e le aveva fatto uno dei doni più belli che una donna potesse mai ricevere. Sarebbe stato tutto perfetto se avessero avuto qualche anno in più e il suo sentimento fosse stato ricambiato, invece…
Una lacrima le rigò il volto a quel pensiero.
Il suo bambino non avrebbe avuto un padre, ne era certa. Certo, lui le voleva bene, ma da qui ad accettare di crescere il loro bambino ce ne voleva. Molto probabilmente avrebbe anche accettato di riconoscerlo, di crescerlo insieme, ma come poteva incastrarlo a quel modo?
Nuove lacrime le rigarono il volto, ma subito le asciugò.
Non poteva più essere fragile.
-Non temere piccolo mio…- iniziò con voce dolce, rassicurando se stessa e il piccolino dentro di lei –La tua mamma sarà sempre al tuo fianco!-

***
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Taichi osservava in silenzio quella porta che lo separava dalla sua sorellina.
Più volte era stato tentato di assalirla e andare da lei, eppure non l’aveva mai fatto. C’era una forza dentro di lui che gli urlava di lascar perdere, che forse Hikari aveva bisogno di stare con i suoi pensieri e l’aveva ascoltata. Era rimasto in silenzio, al di là di quella porta ad attendere pazientemente che la sua sorellina ricomparisse con un sorriso sul volto e chiedesse scusa per averli fatti preoccupare. Ma non era successo. Erano passati cinque giorni da quando si era chiusa nella sua stanza senza mai uscirne. Non parlava, non mangiava, non permetteva a nessuno di entrare. I loro genitori erano disperati. Non riuscivano a spiegarsi tale comportamento e nemmeno lui. Eppure aveva atteso pazientemente nonostante le mani gli prudessero e la gola gli bruciasse. Voleva lasciarle “i suoi spazi”, come diceva sempre Sora, ma c’era un limite a tutto. Quel limite Hikari lo aveva superato da novantanove ore cinquantasei minuti e tredici secondi esatti, quindi non aveva più motivo di attendere.
Senza attendere un solo secondo in più, spalancò quella porta maledetta e si ritrovò a sgranare gli occhi.
La sua Hikari era seduta a terra con le ginocchia al petto e il capo su di esso.
Vedendola così immobile le corse immediatamente incontro e si maledì in tutte le lingue del mondo. Se fosse accaduto qualcosa alla sua sorellina solo perché aveva atteso troppo prima di intervenire non se lo sarebbe mai perdonato.
-Hikari…- la chiamò scuotendola dolcemente.
Non voleva turbarla, ma aveva bisogno di sentire la sua voce, di sapere che stava bene.
-Tai…- gli rispose flebilmente alzando gli occhi pieni di lacrime e aggrappandosi forte al fratello.
Il castano rimase basito a quella visione. La sua Hikari era sconvolta.
Senza farselo ripetere due volte la strinse forte tra le sue braccia. Non sapeva cosa fosse accaduto, ma una cosa era certa, non avrebbe mai abbandonato il suo piccolo angelo.
Hikari si sentì a casa tra quelle braccia. Quanto le era mancato nascondersi nell’abbraccio del suo nii-san. E così senza rendersene conto si ritrovò a piangere ancora. Perché nonostante tutto ciò che si era ripromessa era ancora una ragazzina che aveva un dannato bisogno di sentirsi a casa e solo Taichi aveva l’odore di casa per lei.
-Va meglio?- le chiese il ragazzo non appena sentì i singhiozzi calmarsi, senza allentare la presa sul suo gracile corpo.
Nessuno poteva immaginare quanto bene voleva a quella ragazzina che riusciva a illuminargli la vita con un solo sorriso e a farla cadere nelle tenebre con una lacrima. Era tutto il suo mondo e avrebbe fatto di tutto per proteggerla, sempre.
Hikari non parlò. Si limitò a muovere il capo sul suo torace per tranquillizzarlo.
Se avesse aperto bocca sarebbero riiniziate le lacrime e non poteva permetterlo.
-Ti va di dirmi cosa succede? Sai là fuori sono tutti preoccupati per te!- le disse con un sorriso indicando quella porta che rappresentava il loro ponte con il mondo esterno.
Un sorriso spontaneo nacque sul volto della ragazza. Non c’era nulla da fare, suo fratello era unico.
-Io…- iniziò incerta.
Come poteva dire a suo fratello ciò che era accaduto senza sconvolgerlo. Come poteva spiegargli che nonostante tutto era felice di ciò che le era capitato senza sentirsi commiserata.
Istintivamente sollevò lo sguardo fino ad incontrare quegli occhi cioccolato così simili ai suoi sentendosi stupida. Era Taichi quello di cui stava parlando e non l’avrebbe mai fatta sentire inadeguata, non lui.
-Sono incinta!- gli disse abbassando immediatamente il volto.
Era imbarazzante dire una cosa del genere al proprio fratello.
Il digiprescelto del coraggio rimase basito a quella notizia. Com’era possibile?
No, non poteva credere che un qualche essere viscido avesse anche solo sfiorato la sua sorellina con le sue manacce schifose. Hikari era ancora una bambina. La stessa che cercava di svegliarlo la mattina, gli preparava la colazione, si rifugiava nel suo letto quando c’erano i tuoni o faceva un incubo. Chi aveva osato metterle le mani addosso a quel modo? E dov’era quando quel verme si approfittava dell’innocenza del suo angelo?
Istintivamente strinse i pugni lungo i fianchi. Quel verme non l’avrebbe passata liscia. Era una promessa.
Hikari rimase in silenzio dopo quella rivelazione. Sperava di sentire un qualsiasi suono uscire dalle labbra di quella che era la persona più importante della sua vita, invece nulla. Forse aveva sbagliato su di lui, forse ora avrebbe iniziato a commiserarla. No, non doveva succedere…
-Di qualcosa Taichi!- lo pregò mentre nuove lacrime le rigavano il volto e fu quella supplica con voce incrinata dal pianto a risvegliare il ragazzo dai suoi pensieri e a mostrargli la verità.
Hikari non era più una bambina, stava crescendo e diventava giorno dopo giorno sempre più bella. Sorrise a quel pensiero rilassando i muscoli delle mani prima di scompigliarle leggermente i capelli come faceva sempre da piccolo.
-Tu ami quel…quel coso che è il padre di mio nipote?- le chiese dolcemente.
Non gli era ancora passata la rabbia contro quel verme che aveva osato sfiorarla, ma non era quella di cui la sua sorellina aveva bisogno.
Hikari rimase basita a quella domanda. Sapeva che Taichi non l’avrebbe abbandonata.
Annuì alla sua domanda, imbarazzata. Stava pur sempre parlando con suo fratello.
-E lui lo sa?- le chiese ancora incerto.
Di certo non si sarebbe aspettato di ritrovarsi a parlare di una cosa del genere con sua sorella. Fosse stato per lui avrebbe impedito a chiunque di sfiorarla fino alla fine dei suoi giorni, perché Hikari era un fiore delicato che andava trattato con cura. Non potevi prenderlo e abbandonarlo. No, doveva essere raccolto e ripiantato in un giardino più bello dove sarebbe continuato a crescere fino alla fine dei suoi giorni.
-No- sussurrò nascondendosi tra le braccia del fratello lasciandolo sconvolto a tale rivelazione.
Qualcosa gli diceva che non avrebbe gradito ciò che la sorella stava per dirgli. Ne era più che sicuro.
-Ricordi la festa di Mimi?- gli chiese nascondendo il volto sul suo petto.
Taichi rifletté qualche secondo su quelle parole. Sapeva di essere arrivato lì con Sora e Hikari che subito dopo era corsa dagli altri per lasciare a lui e Sora un po’ d’intimità. Aveva passato la sera a ballare con lei, aveva preso qualche drink con Yamato e poi nulla. La mattina dopo si era risvegliato nel letto a casa di Sora con lei che lo guardava divertita.
-Non sei l’unico ad aver alzato il gomito quella sera- ammise la più piccola dei fratelli Yagami lasciando basito il maggiore –Ma prima di continuare devi sapere una cosa importante- aggiunse prendendo un lungo respiro.
Taichi rimase in silenzio. Il tono con cui la sorella aveva parlato voleva poter indicare solo che stesse per dire una cosa importante.
-Vedi Taichi, come tu sei sempre stato innamorato di Sora, anch’io sono sempre stata innamorata di un ragazzo. Ma se tra voi è tutto perfetto perché lei ti ricambia, per me è un po’ diverso, perché per lui sono solo una ragazzina. Sono solo la sorellina indifesa del suo migliore amico- sussurrò con voce flebile le ultime parole.
Era la prima volta che diceva ad alta voce una cosa del genere.
Il ragazzo, invece. Rimase in silenzio. C’era qualcosa che non lo convinceva in quelle parole. Amava Sora da sempre. Non c’era cosa più vera. Sora amava lui. Era la sua ragazza da anni ormai, quindi anche questo era vero. Hikari era innamorata. Glielo stava dicendo ora e anche se la cosa lo infastidiva era fondata. Lui la considerava la sorella del suo migliore amico. Si poteva essere. Ma allora cosa c’era che non andava?
Ripercorse ancora una volta il tutto e per poco non si sentì mancare il fiato riflettendo sull’ultima parte della frase. Non poteva essere vero, cioè la sua sorellina. No, doveva essere uno scherzo!
-Si Tai- gli disse però la digiprescelta della luce –Sono sempre stata innamorata di Yamato!- aggiunse stringendosi più forte a lui.
Aveva bisogno di sentirlo vicino.
Il ragazzo era sconvolto. Non poteva credere a ciò che aveva appena sentito, non era possibile.
-Non tormentarti troppo- gli suggerì la castana con un sorriso –Ѐ successo e basta. Ma ora andiamo avanti- continuò tornando seria com’era all’inizio –Al party di Mimi ero ubriaca e sono andata a ballare. Mi stavo divertendo un casino finché non hanno messo un lento. Ero senza cavaliere quindi stavo per tornare al bancone, quando mi sono sentita afferrare per un polso e mi sono ritrovata a ballare stretta fra le braccia di un angelo. Era tutto perfetto. Sembrava una magia, mi sentivo in paradiso. Ballavamo occhi negli occhi. Ad un tratto la musica è finita, ma non ci siamo separati ugualmente, anzi lui mi ha stretta maggiormente e non so come ci siamo baciati. Non potevo essere più felici. Sembrava ci fossimo solo noi. Ci siamo baciati a lungo, finché non ci siamo ritrovati ad andare oltre…-
-Hikari basta!- la interruppe il fratello imbarazzato –Non voglio sapere nel dettaglio come hai perso la verginità!- aggiunse indignato.
Era già strano affrontare un discorso simile, figurarsi scendere nel dettaglio. Non voleva neanche pensarci.
-Hai ragione- sorrise Hikari in imbarazzo.
Si era lasciata prendere la mano nel ricordare quella sera meravigliosa in cui le era parso di toccare il cielo con un dito prima di sprofondare nell’oblio più profondo.
-C’è una cosa che non mi hai detto, però…- le fece notare il fratello, facendo sorridere malinconicamente la ragazza.
-Prometti che non farai cavolate?- gli cihese allora Hikari.
Sapeva che quando una cosa la riguardava suo fratello diventava pericoloso e non poteva permetterlo.
Taichi la guardò qualche secondo, prima di sorriderle e annuire. Non avrebbe fatto nulla di male.
-Sono rimasta incinta dell’unica persona che abbia mai amato. Il padre del bambino è…- ma non riuscì a terminare la frase perché fu il fratello a sussurrare quel nome che aveva sempre adorato.
-Yamato…-
Hikari non fiatò, si limitò ad annuire mentre nuove lacrime le rigavano il volto e le braccia di Taichi la stringevano sempre più forte. Sapeva che per il fratello era stato un brutto colpo, ma gliel’aveva promesso. Non avrebbe fatto cavolate.

***

Da quel momento i giorni passarono velocemente. La mattina frequentavano le lezioni a scuola e il pomeriggio lo passavano abbracciati sul divano a fantasticare come sarebbe cambiata la loro vita con un bambino tra i piedi. Non avevano più fatto il nome di Yamato, ma entrambi sapevano bene che prima o poi avrebbe dovuto sapere la verità. Il bambino che da lì a otto mesi sarebbe nato era suo figlio del resto.
Gli altri digiprescelti li osservavano da lontano senza interferire. Non sapevano cosa fosse successo ma avevano notato che i fratelli Yagami da un po’ di tempo erano ancora più uniti di prima e che Taichi era iper protettivo con la sorella, non che prima non lo fosse, ma ora era insostenibile. Nessuno poteva avvicinarsi a Hikari o guardarla per più di mezzo secondo. Inizialmente pensavano fosse normale, come la loro amica cresceva, cresceva anche la gelosia del fratello, ma la cosa stava diventando insostenibile anche per loro.
Fu in un caldo pomeriggio di marzo che capirono che qualcosa non andava più. Che c’era qualcosa che i due nascondevano loro.

Erano usciti tutti assieme come facevano fino a qualche tempo prima. Ridevano e scherzavano insieme e sembrava che fosse tutto normale. Mimi si fermava incantata davanti ad ogni vetrina trascinandosi dietro un Kushiro pieno di buste. Sora la guardava divertita mentre passeggiava mano nella mano con il suo Taichi, le era mancato incredibilmente in quel periodo, e anche lui sembrava rilassato anche se lanciava spesso occhiate preoccupate alla sua sorellina. Yamato e Joe chiacchieravano di musica, ma il biondino pareva con la testa tra le nuvole più del solito. Infine davanti a tutti vi erano i più piccoli che chiacchieravano allegramente come avevano sempre fatto.
Parve la giornata perfetta, finché Hikari non ebbe un attacco di nausea che la costrinse a chiudersi in bagno.
Taichi si spaventò tantissimo e cercò di correre dietro alla sorella, ma fu prontamente bloccato dagli amici.
-Dove pensi di andare?- gli domandò Takeru mentre assieme a Koushiro tentava di bloccarlo.
-Quello è il bagno delle donne- gli fece notare Joe sistemandosi gli occhiai sul naso –E poi con lei ci sono Sora e Mimi, stai tranquillo-
Il maggiore dei fratelli Yagami, però, non poteva stare tranquillo. Sua sorella aveva avuto un attacco di nausea. Sapeva che in una gravidanza era normale, ma non riusciva a calmarsi. Le aveva promesso che avrebbero affrontato il tutto insieme e ora che aveva più bisogno di lui non poteva essere al suo fianco.
Un moto d’ira gli attraversò il corpo.
Immediatamente si liberò dalla presa dei due e corse incontro a quello che da sempre considerava il suo migliore amico che osservava assorto la porta dietro la quale erano scomparse le tre ragazze.
Fu un secondo e Yamato si ritrovò a terra con un Taichi furioso sopra di sé che lo prendeva a pugni e blaterava cose senza senso.
Il biondo non rimase impassibile ai colpi dell’amico. Normalmente avrebbe provato a capovolgere la situazione, ma quella volta c’era qualcosa di diverso. Non era la loro solita scazzottata. Quella volta il digiprescelto del coraggio era davvero fuori di sé come poche altre volte era stato.
Fu così che li trovarono le ragazze una volta uscite dal bagno. Yamato a terra che sottostava ai colpi inferociti di Taichi, mentre Kushiro, Takeru e Joe cercavano di separarli.
Erano sconvolte. Non riuscivano a capire cosa fosse accaduto e avevano paura. Mimi osservava la scena cercando di trattenere le lacrime. Sora era incredula, non riusciva a capire cosa avesse scatenato un’ira tanto funesta nel ragazzo che amava. Aveva provato a chiamarlo, a cercare di farlo ragionare, ma non era servito a nulla. Era come se non esistesse ai suoi occhi. C’era solo Yamato e la sua furia. Hikari, invece, non aveva mosso un muscolo. Dentro di sé aveva sempre saputo che sarebbe accaduta una cosa del genere, anche se aveva sempre sperato di sbagliarsi.
Senza rendersene conto una lacrima abbandonò i suoi occhi cioccolato, mentre con passo incerto avanzava verso i due scansando tutti i loro amici che la guardavano straniti.
-Me lo avevi promesso Tai…- sussurrò facendo irrigidire immediatamente il fratello –Mi avevi promesso che se ti avessi detto la verità non avresti fatto cavolate- aggiunse inginocchiandosi accanto a loro e posando il capo sulla spalla muscolosa del suo nii-san.
Taichi era rimasto paralizzato a quelle parole. Si era lasciato accecare dall’ira senza pensare alle conseguenze delle sue azioni. Immediatamente lasciò andare Yamato che nonostante i lividi sul volto osservava la scena in silenzio, senza riuscire a spiegarsi l’accaduto o le parole che erano uscite dalle labbra di Hikari. Era tutto così assurdo.
-Perdonami- gli disse solo Taichi prima di alzarsi assieme alla sorella che piangeva sulla sua spalla e allontanarsi dal gruppo.

***

Il giorno dopo i digiprescelti, esclusi Hikari e Taichi, si ritrovarono a casa di Mimi per discutere dell’accaduto. Non potevano più tralasciare ciò che stava accadendo. Avevano bisogno di capire.
-Analizziamo ogni cosa…- iniziò la padrona di casa accavallando sensualmente le gambe dopo aver discusso per diversi minuti senza aver trovato una risposta plausibile.
-Non c’è nulla da capire. Taichi ha preso a pugni Yamato e se non fosse intervenuta Hikari avrebbe potuto mandarlo in ospedale!- asserì Takeru.
Voleva un gran bene ai fratelli Yagami, ma non tollerava chi se la prendeva con suo fratello senza motivo.
-Esatto Takeru. Hikari l’ha fermato- lo assecondò Mimi –La domanda quindi è, perché Hikari è riuscita a fermarlo e voi no?-
-Ѐ sua sorella!- rispose allora Joe con ovvietà.
-E Sora la sua ragazza, ma lei non è riuscita a fermarlo- replicò ancora una volta la ramata osservando l’espressione smarrita della sua migliore amica e il volto livido di Yamato.
Non voleva che una situazione del genere si ripetesse ancora. Nessuno doveva dividerli.
-Illuminaci…- intervenne allora Ishida gelido.
Aveva riflettuto tutta la notte su ciò che era successo, eppure non era riuscito a trovare una spiegazione valida a ciò che era accaduto. Più ci pensava più gli pareva tutto assurdo.
-Secondo me la chiave di tutto è Hikari. Scopriamo cos’è successo alla luce di Digiworld e capiremo perché sono cambiati tanto!- sentenziò la digiprescelta della sincerità con un sorriso.
A quelle parole calò un silenzio tombale nella stanza.
Ognuno di loro stava riflettendo tentando di capire cosa potesse essere accaduto, eppure nessuno sembrava venirne a capo.
-La tu festa!- esclamò ad un tratto Sora interrompendo quel mutismo che l’aveva caratterizzata tutto il pomeriggio –Ѐ dalla tua festa che Hikari è strana e Taichi è diventato ancora più protettivo nei suoi confronti!-
-Hai ragione!- confermò Takeru con un sorriso –Ricordo che il giorno dopo la festa Hikari non è venuta a scuola, ma quando è tornata è diventata lunatica. Cercava di comportarsi come sempre ma i suoi occhi erano diversi e anche il modo in cui si comportava o la trattava Taichi-
-Bene- disse Joe pensieroso –Allora dobbiamo capire cos’è successo a quella festa. Chi ricorda qualcosa?-
-Io, Taichi e Hikari siamo arrivati insieme alla festa- disse Sora pensierosa.
Era preoccupata per ciò che stava accadendo, aveva paura che anche la sua relazione con Taichi risentisse di tutto ciò e non voleva. Non l’avrebbe permesso.
-Subito dopo, però, Hikari si è allontanata- aggiunse cercando di ricordare qualcos’altro, invano.
-Non voleva disturbare i piccioncini!- commentò Mimi con un sorriso malizioso facendo imbarazzare la digiprescelta dell’amore.
Adorava stuzzicarla.
-Comunque ha lasciato voi ed è venuta da me. Si è complimentata per la festa e abbiamo preso un drink al bar- continuò pensierosa –Se non sbaglio un Martini e un angelo azzurro. Abbiamo chiacchierato un po’ e poi ci avete raggiute voi due- aggiunse indicando Joe e Koushiro.
-Si, abbiamo chiacchierato un po’ e preso qualcosa da bere. Se non sbaglio abbiamo bevuto vari cocktail- confermò Joe pensieroso.
-Vero- asserì Koushiro –E quelli di Hikari erano tutti altamente alcolici. Comunque, se non sbaglio, dopo il secondo martini ci ha salutati per vedere se trovava qualche suo compagno di classe-
-Quando l’ho incontrata io stava chiacchierando con Yuki e Ayumi- continuò Takeru riflettendo per cercare di non dimenticare nemmeno un particolare –Abbiamo bevuto qualcosa insieme e ci ha raggiunti Daisuke che ci provava spudoratamente con lei, così quando è partita la musica con un invisibile in mano si è diretta in pista e da allora non l’ho più vista-
-Certo che la nostra Hikari ci ha dato dentro con gli alcolici quella sera. Non mi sorprenderebbe si sia ubriacata!- disse Mimi pensierosa prima di voltare lo sguardo verso Yamato –E tu, l’hai vista dopo?- gli chiese dato che era l’unico tra loro a non aver ancora aperto bocca.
Il biondo la guardò un solo secondo prima di voltare le spalle e allontanarsi lasciando tutti gli amici interdetti, ma non gli importava. Aveva davvero bisogno di parlare con lei. Voleva sapere se quelle immagini che stavano riemergendo nella nebbia dei suoi ricordi corrispondevano a verità o erano solo una dolorosa fantasia.

***

Hikari e Taichi erano chiusi nella stanza della ragazza e stavano dormendo abbracciati come ormai succedeva ogni giorno. Avevano avuto una giornata abbastanza lunga e faticosa e avevano davvero bisogno di riposarsi. In salotto i signori Yagami guardavano la tv. Avevano notato che i due figli erano strani in quel periodo, ma finché affrontavano le cose insieme sarebbero stati tranquilli.
Erano rilassati, quando il suono del campanello interruppe quel silenzio che ultimatamente regnava sovrano in casa.
-Salve signora!- salutò educatamente il biondo non appena la madre del suo migliore amico le aprì la porta.
-Ciao Yamato!- rispose sorpresa la donna.
Era un po’ che non vedeva nessuno di loro.
-Taichi e Hikari sono in casa?- chiese una volta messo piede dentro l’appartamento.
-Sono nella stanza di Hikari, vuoi che li vada a chiamare?- chiese la donna con un sorriso.
Aveva sempre adorato quel ragazzino che riusciva a tener testa a quello zuccone di suo figlio.
-Non si preoccupi vado io- rispose avviandosi verso la stanza della ragazza.
Yamato percorse in silenzio il breve corridoio che lo separava dalla sua destinazione. Se quello che pensava fosse stato vero, molte vite sarebbero cambiate, perché se già adesso aveva faticato a sopportare il modo in cui veniva mangiata con gli occhi, dopo avrebbe commesso una strage.
Arrivato si fermò davanti quella porta. Non sapeva come comportarsi. Avrebbe dovuto bussare, ma una volta dentro come avrebbe affrontato la questione? Con che coraggio le avrebbe chiesto se era andata davvero come credeva? Si sentì vigliacco in quel momento. Lui, il digiprescelto dell’amicizia non sapeva come comportarsi in quel momento.
Si diede una scrollata alle spalle e prese un respiro profondo.
Bussò.
Aveva il cuore a mille, una strana ansia lo stava divorando. Sperava solo lo invitassero presto a entrare, ma nessun rumore giunse da dietro la porta.
Bussò di nuovo provando a chiamarli.
Ancora nulla.
Prese allora un briciolo di coraggio e si apprestò ad aprire la porta.
Davanti a lui la stanza di Hikari era avvolta dalla penombra, solo la flebile luce del tramonto mostrava a occhi estranei le due figure abbracciate sul letto.
Yamato li osservò attentamente.
Erano meravigliosi assieme. Mai aveva visto una coppia di fratelli uniti come loro e se non li avesse conosciuti di persona probabilmente non avrebbe mai potuto credere che esistessero. Invece erano lì, davanti ai suoi occhi. Taichi e Hikari Yagami che dormivano tranquillamente, lei con il volto sul petto di lui, lui con il mento sul capo di lei. L’immagine della perfezione.
Stette non si sa quanto a guardarli. Non li avrebbe svegliati. Non poteva mettersi a discutere con un Taichi furioso perché strappato troppo presto dalle braccia di Morfeo, finché non vide due occhi cioccolato scrutarlo.
La dolce Hikari aveva appena aperto gli occhi e lo guardava confusa, probabilmente non si aspettava di trovare proprio il ragazzo per cui aveva una cotta da anni nella sua stanza.
-Ciao Hikari!- le disse sorridendole a suo modo.
La trovava bellissima in quel momento. Nonostante non fosse truccata e avesse i capelli spettinati, era la creatura più bella mai esistita ai suoi occhi.
-Yama…- sussurrò per non svegliare il fratello fuggendo a quella stratta che gli sapeva di protezione e facendo segno al biondino di seguirla.
Non avrebbe permesso che qualcuno disturbasse il sonno del suo Taichi.
-Che ci fai qui?- iniziò una volta fuori in terrazza.
Non riusciva a guardarlo in volto, si sentiva tremendamente in imbarazzo.
-Se cerchi Taichi, come vedi, sta riposando- aggiunse osservando il cielo con un dolce sorriso –Ѐ un periodo un po’ complicato-
Ishida la guardò attentamente. Era strana, si sentiva a disagio con lui. Forse non si sbagliava affatto. Le aveva rivelato i suoi sentimenti e lei non contraccambiava. Avrebbe dovuto immaginarlo. Come poteva la bellissima e dolcissima Hikari amare lui, il gelido Yamato?
-Devo parlare con te!- le disse il biondo, però, cogliendola alla sprovvista.
Che avesse ricordato ciò che era accaduto alla festa di Mimi? Impossibile, era davvero troppo ubriaco.
-Tutti ci siamo accorti che dalla festa di Mimi sei cambiata. Che Taichi è più protettivo e ha voglia di uccidermi- iniziò il biondo accendendosi una sigaretta.
Non era facile per lui dire certe cose, eppure…
-Sinceramente non so cosa sia accaduto. Ho solo dei flash di quella sera, ma credo di aver fatto qualcosa di stupido- aggiunse prendendo un tiro dalla sua Marlboro per distendere i nervi –Ti prego, dimentica tutto-
Hikari rimase in silenzio a quelle parole.
Non ci voleva un genio a collegare tutti gli elementi e sapeva anche che lui non avrebbe ricordato nulla, eppure faceva male sentirselo dire. E poi le aveva chiesto di dimenticare? Come poteva dimenticare la notte più bella della sua vita?
-Non volevo sconvolgerti dicendoti quelle cose- continuò notando il silenzio dall’altra parte –Non so nemmeno io perché dopo tanto ho deciso di confessarti tutto, ma…-
-Confessarmi cosa?- chiese Hikari scettica a quelle parole.
Da ciò che ricordava non avevano parlato, si erano dedicati a tutt’altro.
-Che sono innamorato di te da sempre- rispose con semplicità il biondo lasciando la mora sbalordita.
Doveva essersi persa qualche passaggio, non c’era altra spiegazione.
-Tu…- iniziò, infatti incerta –Tu sei innamorato di me?- chiese cercando di nascondere la sorpresa e la gioia crescenti nel suo cuore.
Sarebbe stato tutto troppo bello.
-Te l’ho detto anche quella sera!- confermò il biondo prima di sentire la digiprescelta della luce ridere e piangere allo stesso tempo.
-Sei un idiota!- dichiarò la ragazza gettandogli le braccia al collo e lasciandolo allibito.
C’era qualcosa che non andava.
-Non mi avevi detto nulla di tutto ciò quel giorno- ammise asciugandosi una lacrima e specchiandosi in quegli occhi color cielo che tanto amava.
Yamato rimase basito.
Se non gli aveva confessato di amarla, cos’era successo? Perché Taichi ce l’aveva con lui? E perché Hikari rideva e piangeva assieme?
-Anche perché abbiamo fatto tutto, tranne che parlare- confessò poi chinando il volto imbarazzata e rispondendo a una delle implicite domande del ragazzo.
Il biondo rimase basito a quelle parole.
Non poteva credere avessero davvero il significato che credeva. Non poteva aver fatto l’amore con la ragazza che amava e non ricordarlo! Era assurdo!
-Quella sera non eri solo tu a essere ubriaco, ma credo che questo tu lo sappia già- iniziò Hikari nascondendo il volto sul suo petto –Anch’io ero su di giri e sono andata a ballare ugualmente. Ad un tratto la musica divenne più soft e mentre stavo per allontanarmi sei arrivato tu. Abbiamo ballato assieme. Tu mi stringevi per i fianchi e io ti abbracciavo dal collo. Era tutto bellissimo, quando a fine canzone…ecco…- si fermò imbarazzata la ragazza.
Un conto era raccontarlo a suo fratello, un conto al diretto interessato.
Yamato del resto non l’aiutava. Sentire le sue mani stringerle i fianchi a quella maniera la faceva andare su di giri. Amava essere toccata da lui, ma in quel momento si sentiva davvero imbarazzata. Il biondo invece era felicemente sorpreso. Aveva davvero tenuto Hikari tra le sue braccia come faceva ora? Pareva un sogno.
Senza esitazione, allora, le prese il volto con due dita e lo alzò. Voleva guardarla negli occhi e rivivere tutte le sensazioni che aveva dimenticato a causa dell’alcool. La ragazza ne rimase sorpresa. Non avrebbe mai immaginato una situazione del genere, eppure non poteva che essere più felice.
E le parve una magia ancora una volta. Le sue labbra unite a quelle di Yamato la facevano stare bene.
Nessuno dei due aveva fretta. Volevano solo assaporarsi lentamente cercando di imprimersi sulla pelle il sapore dell’altro.
-Ѐ andata così- sussurrò Hikari toccandosi le labbra incantata.
Non poteva crederci, sembrava troppo bello per essere vero.
Anche Yamato sorrideva.
Le labbra della sua amata erano proprio come le aveva sempre immaginate, morbide e delicate.
-Non è finita qui, però…- aggiunse la minore tra i fratelli Yagami –Noi siamo andati oltre e ora…ora…sono incinta!- concluse in un sussurro.
Aveva paura di come avrebbe potuto reagire. Lui non ricordava nulla, avrebbe potuto accusarla di essere una bugiarda.
Il ragazzo, invece, rimase in silenzio.
Non avrebbe mai immaginato una cosa simile, eppure non riusciva a smettere di sorridere.
Certo erano giovani. Hikari aveva solo diciassette anni. Eppure non gli importava, era felice. L’idea di aspettare un figlio dalla donna che amava lo faceva sentire al settimo cielo.
-Ѐ per questo che ieri Tai mi ha preso a pugni!- constatò sorridendo flebilmente e facendo arrossire la ragazza che annuì, senza guardarlo.
-Non ti sto chiedendo…- iniziò la ragazza incerta non sentendo altre parole provenire dall’altro lato, ma venendo bloccata da un dito sulle labbra.
-Ti amo Hikari e vorrei crescere assieme il nostro bambino, e tu?- le chiese sorridendole come mai aveva fatto.
A quelle parole la mora sentì il proprio cuore battere forte, non poteva crederci, sembrava tutto così bello. Senza perder tempo si rimpossessò delle labbra del ragazzo stringendosi maggiormente a lui.
-Ti basta per capire che ti amo e non potevi rendermi più felice?- domandò allora la ragazza retoricamente una volta separatasi da quelle labbra che adorava e scoppiando a ridere assieme al suo amato.
Non sapeva perché ma ora le pareva tutto più bello.

***
   

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DIversi anni dopo...

Il sole stava tramontando a ovest tingendo il cielo di quel tenue rossore, prima di lasciare spazio alla notte stellata.
Una giovane donna osservava incantata quello spettacolo della natura. Nonostante amasse la notte, anche il tramonto le piaceva. Le dava un senso di tranquillità e pace che era dura trovare ormai.
-Sei nervosa per domani?- le chiese una voce nota alle spalle.
Avrebbe riconosciuto quel timbro di voce tra milioni. Era inconfondibile alle sue orecchie.
-Un po’!- ammise la donna sistemandosi una ciocca castana dietro l’orecchio, senza distogliere lo sguardo dal panorama.
-Andrà tutto bene!- la rassicurò allora il nuovo arrivato –Vi amate da sempre e avete anche un bellissimo bambino. Centinaia di coppie invidiano la vostra felicità. Cosa vuoi di più dalla vita?-
La giovane sorrise a quelle parole.
Nonostante non fosse più una bambina Taichi riusciva sempre a farla stare meglio, anche quando ogni sua convinzione pareva crollare sotto strati e strati di cemento.
Fin dalla sua infanzia c’era sempre stato. L’aveva sostenuta e aiutata a rialzarsi ogni volta che ne aveva bisogno. L’aveva guidata sulla strada giusta e aveva vegliato su di lei. Era cresciuta al suo fianco e niente avrebbe potuto cambiare quel sentimento speciale che la legava a lui, l’uomo più importante della sua vita. Perché anche se amava Yamato con tutte le sue forze, anche se Akito era la sua ragione di vita, Taichi avrebbe sempre avuto un posto speciale nel suo cuore.
-Hai ragione!- rispose Hikari voltandosi finalmente a guardarlo con un sorriso sincero sul volto.
Non erano più due bambini, forse non lo erano mai stati pienamente, del resto i migliori anni dell’infanzia li avevano passati a salvare due mondi. Nonostante tutto mai si sarebbe estinta quella fiamma che si poteva vedere nei loro occhi ogniqualvolta il cioccolato si specchiava nel cioccolato.
-Tu, invece?- chiese con un sorriso furbo sulle labbra –Quand’è che chiederai a Sora di fare il grande passo?-
Taichi si sentì avvampare a quella domanda. Ci aveva pensato spesso in quegli anni, eppure non aveva mai trovato il momento opportuno per fare una richiesta del genere alla donna dei suoi sogni. Aveva paura che ufficializzando la loro unione sarebbe andato tutto in polvere. Era stupido, eppure non riusciva a farne a meno. Eppure vedere la luce negli occhi della sua sorellina in quei giorni lo aveva fatto stare bene, gli aveva fatto capire che non doveva aver paura, perché nulla sarebbe cambiato, anzi sarebbe potuto essere ancora più felice di come già non fosse.
Così si ritrovò a sorridere felice contagiando anche la sua amata sorellina che aveva sempre incrociato le dita per lui e Sora e che tanto lo aveva aiutato. Ma prima che potesse aprire bocca, furono entrambi travolti da una furia dai capelli castani e gli occhi azzurri.
-Mamma!- urlò infatti il piccolo Akito entrando correndo nella stanza e lanciandosi al collo della dolce Hikari.
-Hikari! Ciao amore!- disse Sora entrando nella stanza e regalando un bacio a fior di labbra a Taichi.
-Ciao Sora!- salutò la donna sorridendo dolcemente a quella che aveva sempre considerato una sorella maggiore –Pulce, non saluti zio?- chiese poi al figlio stringendolo tra le braccia.
-Ciao zio!- salutò educatamente il bimbo con un sorriso innocente sul volto.
Sarebbe stato la fotocopia di suo padre alla sua età se non fosse stato per i capelli castani e quella dolcezza che aveva sempre caratterizzato la minore dei fratelli Yagami.
Hikari lo osservò attentamente.
Le pareva ancora assurdo che fossero già passati cinque anni dal giorno in cui aveva scoperto di essere incinta, invece, ora eccola lì a stringere tra le braccia il frutto del suo amore per Yamato il giorno prima del fatidico sì. Era davvero tutto perfetto.
-Ti sei incantata mamma?- chiese il bambino sventolando una manina davanti al volto della donna che fissava già da un po’ lo stesso punto senza parlare.
A quelle parole la castana scosse il capo prima di sorridere dolcemente a quella che era la sua famiglia.
  
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