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Autore: Cassie Forbes    12/11/2014    2 recensioni
“L’Aleph“ è «un punto nell’Universo che contiene tutti gli altri punti, presenti, passati, piccoli e grandi» ed è il titolo di un romanzo dello scrittore brasiliano Paulo Coelho. Cosa c'entra ai fini della nostra storia? C'entra. Perchè, a volte, quando si sopravvive a esprienze traumatiche, si perde e si guadagna qualcosa. E questo è proprio ciò che succede a Mia Joly, francese, parente con una importantissima famiglia di cacciatori: gli Argent. Un evento tragico farà traslocare la nostra ragazza a Beacon Hills dove, si sa, la vita non è mai troppo tranquilla. Ci sono lupi, misteri e, beh, morte.
Siete almeno un po' curiosi, vero?
PS: Va detto che questa storia è nata su sollecitazione di una persona cui devo un ringraziamento speciale. Grazie Giulia!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Scott McCall, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ANGOLO AUTRICE: Rieccomi con un nuovo tentativo per una nuova storia! Il capitolo è dedicato a Giulia Weasley per ringraziarla. Senza indugio e troppe chiacchiere, vi lascio alla lettura! C.


Dal momento in cui avevo aperto gli occhi quella mattina, sapevo che sarebbe successo qualcosa. Non sapevo esattamente cosa, ma la sensazione che avevo alla bocca dello stomaco non preannunciava nulla di buono. Tuttavia, sebbene sapessi che raramente il mio intuito sbagliava, feci due cose che mi avrebbero dato una risposta certa: pescai dal sacchetto di velluto rosso una runa e, contemporaneamente, mi specchiai. I miei occhi non mentivano mai e, quel giorno, recavano chiara traccia di una sciagura imminente. L’unico problema, come sempre, era che nemmeno la runa di dava un indizio più chiaro di cosa sarebbe accaduto, quando, come evitarlo. Avevo passato tutto il giorno lambiccandomi il cervello: cercavo indizi nei tarocchi, nelle foglie di the e addirittura nei fondi di caffè, ma nulla. Eppure, la runa della perdita continuava a saltarmi in mano ogni volta che infilavo le dita nel sacchetto per estrarne una che mi desse qualche informazione in più. Erano ormai quasi le dieci di sera quando mia madre venne a bussare alla mia porta.
«Stai bene? Non sei uscita da qui per tutto il giorno, non hai nemmeno mangiato ed è ora di andare. Vuoi che ti prepari un panino al volo? » - lei era sempre così: non importa quanto toste e agguerrite fossimo, era sempre la mia mamma.
 «No, grazie. – sorrisi scuotendo il capo – Sono a posto, davvero.»- ma lei ovviamente non si lasciò convincere così facilmente: anche se non la stavo guardando direttamente, sentivo i suoi occhi vagare sulla stanza e poi indugiare sui fondi di the e caffè, sui vari mazzi di carte e, da ultimo, sulle rune. Si avvicinò, prendendo in mano la ormai troppo nota runa della perdita per poi lasciarla cadere a terra con un gemito soffocato.
 «Mamma! Che succede?»- preoccupata, mi alzai di scatto e le presi la mano: al centro c’era una bruciatura grossa come la runa. Stranita, guardai la runa sul pavimento e, titubante, mi accovacciai a terra. Aspettati qualche secondo poi allungai le dita per toccarla. Boom.
 
Una lama penetrante la carne, dolore e poi freddo furono tutto ciò che sentii, insieme e a una voce che gridava a squarciagola un nome a me noto. Il nome di una persona cui ero sempre stata legata fin dall’infanzia. Allison.
 
«Tesoro, tesoro! »- sentivo mia madre chiamarmi, preoccupata, ma non potevo rispondere. Avevo appena visto mia cugina morire. Svenni, lasciandomi cadere a peso morto, e sarei caduta a terra se all’ultimo mio fratello non fosse arrivato a prendermi. Mi sentii avvolgere da delle braccia, certa che fossero le sue perché, negli ultimi anni, aveva ripetuto quel gesto molte infinite volte. L’ultima cosa che vidi fu Allison stesa tra le braccia di qualcuno e, mentre la sua mano cadeva a terra, la mia faceva lo stesso, aprendosi e rivelando la bruciatura sul palmo. La runa della perdita, ormai fredda, cadde a terra e si mise a girare, girare, girare.
  
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