Partecipa alla Fanfiction challenge II:
Prompt: Albero
Seguito di Anche le tigri sanno piangere.
Dedicata a: White_Converse.
Tigre abbassò le orecchie
e lanciò un grido colpendo l’albero
con una serie di calci. Le gocce di pioggia le ticchettavano sul muso e
altre
le facevano aderire i peli umidi della pelliccia. Tigre girò
su se stessa e ne
diede uno alto, abbassò le gambe dimenando la coda e diede
una serie di pugni
contro la corteccia. Mise una gamba indietro, caricò un
pugno e colpì con più
forza facendo tremare l’albero. Le fronde furono scosse, le
foglie stormirono
rumorosamente e l’acqua si riversò su di lei.
La tigrotta
sorrise
guardando Shifu avvicinarsi e si voltò. Mise la schiena
ritta ed iniziò a
colpire con una serie di pugni davanti a sé. Il battito
cardiaco le accelerò
sentendo avvicinarsi il maestro.
-Sarà
orgoglioso di
me!- pensò. Diede una serie di calci alti. I bulbi gialli
dei suoi occhi erano
liquidi e le sue iridi arancio-rossastre brillavano. Shifu
utilizzò il bastone
per sollevarle il braccio da sotto il gomito, gli aprì le
gambe.
Tigre gridò,
saltò e diede un calcio a piedi uniti contro
l’albero
scuotendolo. Girò su se stessa e atterrò in
piedi, le zampe gli affondarono nel
fango. Abbassò il capo e strinse i pugni, soffiando. Le
gocce di pioggia
avevano impregnato il suo kimono rendendolo più scuro.
“Maestro Shifu non
vorrà mai più bene a nessun allievo come
lo voleva a Tai Lung” mormorò. Si
voltò, singhiozzò facendo tremare i baffi e
avvolse la zampa con la coda, cadde a terra seduta e si
appoggiò con la schiena
contro l’albero. Incrociò le zampe e
affondò il muso tra esse, sentiva
dei tonfi in lontananza.
“Non mi hanno voluta i miei
genitori, non mi hanno voluta in
orfanotrofio e anche il maestro non mi vorrà mai”
esalò. Sentì i tonfi di passi
farsi sempre più vicini, la coda le tremò e
singhiozzò più forte, mentre le sue
lacrime continuavano a mischiarsi con le gocce di pioggia sul suo viso.
Po
sporse la zampa oltre il bordo dell’albero e gliela
appoggiò sulla spalla.
“Ci sono qua io, ma non so
come consolarti” ammise. Tigre
appoggiò la zampa su quella di lui e sorrise.
“Mi basta”
biascicò con voce rauca. Si asciugò gli occhi con
l’altra zampa e abbassò lo sguardo.
“Se ci sei, vuol dire che
mi vuoi”. Aggiunse. Po girò
intorno all’albero, si abbassò e la
abbracciò.
“Sempre”
mormorò, mentre Tigre ricambiava con forza
l’abbraccio.