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Autore: The Hopeless Girl    12/11/2014    2 recensioni
SPOLER ALLEGIANT!
Uriah aveva sempre odiato sentirsi inutile. E ora, immobilizzato su quel lettino dalla pesantezza delle sue membra addormentate, si sentiva non solo inutile, ma totalmente impotente. Avrebbe voluto spiegare a Quattro che non lo riteneva colpevole, consolare Christina e dire alle persone in pena per lui che le amava. ma non poteva
Genere: Malinconico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Uriah, Zeke
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Uriah aveva sempre odiato sentirsi inutile. E ora, immobilizzato su quel lettino dalla pesantezza delle sue membra addormentate, si sentiva non solo inutile, ma totalmente impotente.
Avrebbe voluto spiegare a Quattro che non lo riteneva colpevole, che non lo odiava, che lo perdonava, ma non poteva e continuava ad ascoltarlo piangere consumato dai sensi di colpa, mentre l’istruttore di cui aveva sempre ammirato la forza e il coraggio andava in frantumi.
Avrebbe voluto consolare Christina, in quelle notti in cui si scioglieva in lacrime, singhiozzando che non poteva perdere anche lui, non dopo Will.
Avrebbe voluto dire alle persone in pena per lui che le amava e di non smettere di sperare, e avrebbe voluto urlare ai dottori di sbrigarsi, di trovare una cura, di liberarlo da quella prigione che era diventato il suo corpo; ma la voce non gli usciva, anzi, non si generava proprio: le corde vocali parevano di cemento.
Nonostante ciò, la sua situazione non gli era mai pesata tanto come in quel momento. Quel momento in cui sua madre, la donna che aveva sempre vegliato su di lui ed era sempre stata modello e conforto, piangeva sulla spalla di Zeke, mentre il fratello maggiore lo guardava con espressione indecifrabile, ma indubbiamente sofferente, la mascella contratta e gli occhi lucidi di lacrime non versate. E mentre Zeke osservava il suo fratellino, il ragazzo che aveva sempre e solo desiderato proteggere, qualcosa dentro di lui si spezzò: la speranza di riavere indietro quello che lui vedeva ancora come un bambino che si sbucciava le ginocchia nel Pozzo e che spiava ammirato i ragazzi più grandi che si sfidavano sullo Strapiombo. L’ansia strinse le viscere di Uriah; metaforicamente parlando, si intende: il suo corpo rimase perfettamente immobile.
Gli occhi spenti, quasi opachi di Zeke lo guardarono per un ultimo, lungo momento, e poi si spostarono sul dottore, mentre Uriah pensava: “No, Zeke, no!!”. La voce del fratello suonò spezzata, ma decisa: -Staccate le macchine.-
Il panico scorreva nelle vene di Uriah come fuoco liquido, mentre vedeva il medico annuire e fare un cenno all’infermiere. “No! Zeke, mamma, non fatelo! Posso ancora guarire, c’è ancora SPERANZA! Lasciatemi vivere!” avrebbe voluto gridare, ma non poté fare altro che guardare impotente l’infermiere che si avvicinava al macchinario che lo teneva in vita, mentre i volti delle persone che aveva conosciuto e amato gli sfilavano davanti agli occhi: Christina, Tris, Quattro, Lynn, Will, Zeke, Marlene,… Marlene. Costrinse la sua mente a soffermarsi sul fatto che, finalmente, l’avrebbe rivista mentre il bottone che decretava la sua fine veniva premuto.
“Ho amato questo mondo: salvatelo.” fece in tempo a pensare, e fu tutto buio.
   
 
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