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Autore: ChibiRoby    12/11/2014    7 recensioni
E se dopo la morte di Maria, German non fosse scappato dal passato?
Violetta vive in una gabbia dorata finché non le si presenta l'occasione di fuggire, grazie al suo amore per la musica e a un paio di occhi verdi troverà il suo posto nel mondo.
Pablo e Angie sono una coppia sposata alle prese con un arrivo speciale che rivoluzionerà la loro vita.
Diego e Camilla da sempre migliori amici si ritroveranno alle prese con un nuovo sentimento mai provato prima.
E German dopo anni di paure scoprirà che si può sempre tornare ad amare.
Tratto del capitolo 11
[...] -Non credevo che provassi quello che provo io. – ammise abbassando lo sguardo imbarazzata.
-Invece è così, mi piaci da impazzire Violetta, fin dalla prima volta che ti ho vista, mi sei entrata dentro e non riesco a smettere di pensare a te. – le rivelò alzandole il mento con due dita per guardarla negli occhi.
-Tu non mi piaci Leon, io ti amo! – rivelò con un’audacia che neanche lei sapeva di avere, annullò nuovamente la distanza tra i loro volti e lo baciò. [...]
Leonetta, Pangie, Fedemilla, Camiego accenni Naxi, Marcesca, Andresx?, Larax?, Brodwayx?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla, Diego, Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12 – Nuovo inizio
 
 
 
German si trovava nell'ingresso del grande teatro dove Nicolas, l'aspirante nuovo socio, aveva trascinato lui e Francisco per una serata di svago dopo molte ore trascorse tra accordi e progetti lavorativi.
Con loro c'era anche Clement, unico figlio dell’imprenditore francese, che aveva la stessa età di Violetta e Leon. Quando aveva scoperto che i loro figli erano coetanei Nicolas aveva proposto di farli incontrare, peccato che ai due amici l'idea non piacesse molto, dubitavano che i loro figli sarebbero andati d'accordo con un tipo borioso come il ragazzo francese, che sembrava ubbidire ciecamente a tutto quello che diceva il padre, come se fosse una marionetta creata per assecondare il volere del genitore.
Inoltre German credeva che dietro tutto quel interesse per la sua bambina si celasse qual cos’altro, che Nicolas volesse proporre un fidanzamento combinato tra i loro figli così da rafforzare la loro alleanza? Se lo poteva scordare! Non avrebbe mai acconsentito a una cosa simile, piuttosto l'avrebbe data in sposa al figlio di Francisco o meglio ancora le avrebbe proposto di prendere i voti!
-Vi è piaciuto lo spettacolo? – chiese Clement agli ospiti del padre.
-Abbastanza. - menti, in realtà non aveva seguito molto la trama in generale, non l'avrebbe mai ammesso ma la sua attenzione era tutta per l'attrice protagonista. Il modo in cui si muoveva sul palco era molto simile a quello di Maria e aveva finito per attrarlo, desiderava conoscerla ma come poteva fare? Se fosse stato a Buenos Aires avrebbe chiesto a Roberto di indagare ma trovandosi dal altra parte del mondo era impossibile che riuscisse ad accontentarlo.
 
 
 
***
 
 
 
-Ehi sorellina, dov’è finita tutta la tua sicurezza? – scherzò Nata poggiando un braccio intorno alle spalle della sorellina. Erano cinque minuti che si trovavano davanti alla bacheca dello studio insieme a Maxi e Brodway in attesa che Lena trovasse il coraggio di guardare i risultati. I ragazzi si erano proposti di controllare al posto suo ma lei non aveva voluto saperne, li avrebbe letti con i suoi occhi, doveva solo trovare la forza necessaria per farlo.
-Stamattina è rimasta a casa, non riusciva a reggere tutta questa tensione. – ironizzò senza smettere di fissare la bacheca.
-Se riesce ancora a fare sarcasmo significa che è meno nervosa di quanto crede. – pensò Nata preferendo non dare voce al suo pensiero, aveva già avuto a che fare con il nervosismo della sorella per tutto il pomeriggio precedente e non aveva voglia di ripete l’esperienza davanti a tutti.
-Almeno non ha perso la sua vena sarcastica. – sussurrò Maxi a voce bassissima per non essere sentito dalla cognata, purtroppo per lui Lena aveva un ottimo udito e il rapper lo capì quando si voltò verso di lui lanciandogli un’occhiataccia da manuale. 
-Coraggio Lena, vai! – intervenne Brodway salvando l’amico – Come si dice, via il dente via il dolore, no?
-Hai ragione. – ammise sorridendo leggermente. Si avvicinò alla bacheca decisa ad accogliere a braccia aperte il proprio destino.
Lesse i vari nomi fino ad arrivare al suo, il tempo sembrò rallentare mentre seguiva la linea immaginaria che univa il suo nome al esito del esame.
-Sono stata ammessa… - sussurrò prima debolmente, come se ancora non ci credesse nonostante fosse lì, nero su bianco e proprio davanti ai suoi occhi.
-SONO STATA AMMESSA! – urlò raggiante.
-Sapevo che ce l’avresti fatta! – esclamò Nata abbracciando la sorella con foga – Sono così fiera di te. – le sussurrò rendendola ancora più felice. Nata era da sempre il suo modello e sapere di averla resa orgogliosa rendeva ancora più esaltante la sua vittoria personale!
-Congratulazioni Lena! – sorrise Maxi abbracciandola. –Grazie cognato! – rise ricambiando la stretta.
-Congratulazioni. – le sorrise Brodway allargando le braccia, per la gioia Lena lo strinse di slancio, sentendo il cuore batterle ancora più forte.
Nel frattempo Violetta si trovava nel cortile dello Studio, camminava avanti e indietro, in preda al nervosismo, avrebbe voluto entrare e scoprire i risultati ma qualcosa la bloccava. E se non fosse stata ammessa? O peggio se fosse entrata e non si fosse rivelata all’altezza?
Sobbalzò sentendo due braccia stringerle dolcemente la vita –Buongiorno piccola.
-Leon. – sussurrò girandosi per stringersi a lui, improvvisamente si sentiva più serena. Era incredibile come bastasse la sua sola presenza per tranquillizzarla!
-Non essere nervosa, sei stata perfetta e non hai nulla da temere. – la rassicurò accarezzandole la schiena con lenti movimenti circolari che riuscirono a farla rilassare completamente.
-Vieni con me? – chiese alzando gli occhi per guardarlo.
-Ovvio! Sono il tuo ragazzo e voglio essere il primo a congratularsi con te. – sorrise sciogliendo l’abbraccio, le passò un braccio intorno alle spalle e iniziò a guidarla verso l’ingresso.
Arrossì, ancora non riusciva a credere di essere fidanzata con Leon, le sembrava tuto un bellissimo sogno. Doveva essere per forza quello altrimenti non riusciva a spiegarsi come il suo cuore potesse riuscire a contenere tanta felicità senza rischiare di esplodere.
Entrarono tranquillamente, passando inosservati tra la folla. Si fermarono davanti alla bacheca dove Leon le diede una leggera spinta facendola avvicinare al foglio con i risultati mentre lei cercava il suo nome le poggiò le mani sulle spalle per darle coraggio. Scorrendo la lista si fermò un attimo leggendo il nome di Lena, sorrise vedendo che l’amica era stata ammessa. Sospirò e riprese a cercare il suo nome.
-NON CI CREDO! SONO ENTRATA! – urlò voltandosi verso il fidanzato, si abbracciarono e tanta era l’euforia che dimenticandosi di essere circondati da mille persone gli prese il volto tra le mani e lo baciò. Sentì la sua presa stringersi intorno alla vita mentre le loro lingue iniziavano a ricorrersi e il resto del mondo svaniva.
Si separarono solo quando sentirono l’imminente bisogno di respirare e rimasero a guardarsi negli occhi senza notare lo strano silenzio che improvvisamente aleggiava per il corridoi.
-Te l’avevo detto. – le sussurrò spostandole una ciocca dietro l’orecchio, riavvicino i loro volti col chiaro intento di ribaciarla ma un coro di applausi e fischi lo bloccò facendogli ricordare che si trovavano in un luogo pubblico e pieno di gente.
Violetta divenne paonazza e seppellì il volto nel petto del fidanzato con l’intento di rialzarlo solo quando tutti se ne sarebbero andati, anche Leon era in imbarazzato ma riusciva a nasconderlo quasi in maniera perfetta. Lo tradiva solo il leggero rossore sulle guance che veniva occultato dal sorriso orgoglioso dipinto sul volto, ora tutti sapevano che Violetta era sua, finalmente avrebbe potuto fulminare tutti quei broccoli che quando camminava per i corridoi se la mangiavano con gli occhi e distribuivano commenti poco fini appena non era più a portata d’orecchio. La strinse più forte –Sei ancora più carina quando sei tutta rossa. – le soffio in un orecchio.
-Scemo! – mugolo avertendo il divertimento nella voce del messicano che rise in risposta seppellendo il viso nei suoi morbidi capelli.
Ludmilla osservò l’intera scena con un sorriso vittorioso, fin dal primo momento che li aveva visti insieme sapeva che sarebbero diventati una coppia. Ancora una volta aveva vinto.
 
 
 
***
 
 
 
Pablo chiuse la porta del suo ufficio e si sedette alla scrivania scuotendo il capo divertito.  –Per fortuna Angie non è ancora arrivata, altrimenti chi sarebbe riuscito a trattenerla? – penso immaginando la reazione della moglie alla scoperta del fidanzamento della nipote. Se German rischiava un infarto, al contrario Angie avrebbe festeggiato come se avesse scoperto di essere appena diventata miliardaria.
Lo sguardo gli cadde sulla foto che teneva sulla scrivania. Come volava il tempo, gli sembrava che fossero trascorse solo un paio d’ore dal giorno in cui l’aveva conosciuta.
 
 
 
Erano cinque minuti che Pablo osservava incuriosito la bambina di sei anni intenta a colorare un disegno inginocchio accanto al tavolino di cristallo.
Il suo nome era Violetta ed era la nipotina della sua amica Angie che era riuscita ad incastrarlo in un pomeriggio da babysitter in sua compagnia. Come ci fosse riuscita restava un mistero o almeno così voleva credere. In quel momento la Saramego si trovava in cucina intenta a preparare la merenda alla nipote.
-Ti piace la zia Angie.
Una voce infantile lo fece sobbalzare, perso nei suoi pensieri non si era accorto che Violetta aveva smesso di disegnare e si era seduta accanto a lui.  – Ti piace zia Angie. – ripeté fissandolo con i suoi grandi occhi innocenti.
-Cosa? No siamo solo amici. – rispose visibilmente a disagio. Era da sempre un sostenitore della verità ma non era il caso di rivelare a una bambina di avere una cotta per sua zia.
-Però ti piace. – ripeté per la terza volta, sempre più convinta di averci visto giusto
-Altrimenti non saresti arrossito. – sorrise, voleva vedere come ne sarebbe uscito.
In quel momento entrò Angie con un vassoio contenente la merenda e lo poggiò sul tavolo accanto ai colori della nipote.
-Di cosa stavate parlando? – domandò curiosa di scoprire se i due andassero d’accordo. Pablo era una delle persone più importanti della sua vita, forse la più importante fuori dal nucleo familiare e ci teneva molto che entrasse in contatto con Violetta, sua nipote era il suo mondo. “Quando le persone più importanti della tua vita vanno d’accorto, tutto è più semplice.” Erano le parole che sua sorella Maria le aveva detto prima di presentarle German.
Certo all’inizio non gli era piaciuto per niente, temeva che le portasse via la sua amata sorellona, ma col tempo anche lui era inaspettatamente diventato una specie di fratello maggiore.
E aveva pienamente ragione, per questo ci teneva tanto che sua nipote e il suo Pablo legassero.      
-Niente di che. – rispose Pablo mentre la piccola ridacchiava con la mano che le copriva la bocca.
-Sicuri? – domandò spostando divertita lo sguardo tra i due con fare indagatore.
-Certo zia. – rispose Violetta con fare innocente –Però hai dimenticato di prendermi la cannuccia. – aggiunse indicandole il suo bicchiere. 
-Hai ragione tesoro, vado subito a prendertela. – sorrise scompigliandole affettuosamente i capelli prima di alzarsi e dirigersi verso la cucina.
-Tranquillo non dirò nulla. – sorrise quando la zia non fu più a portata d’orecchio.
-Posso farti una domanda?
-Certo. – sussurrò curioso di scoprire cosa volesse chiedergli.
-Quando posso iniziare a chiamarti zio Pablo?
 
 
 
Un mese dopo lui e Angie avevano iniziato a uscire insieme. Doveva ammettere che era stato uno primo incontro molto strano ma col tempo lui e la piccola erano diventati complici, gli era entrata nel cuore e in poco tempo aveva iniziato a considerarla a metà tra una nipotina e una sorellina.
Erano passati dieci anni da quel giorno e quella buffa bambina si era trasformata in una bella ragazza, forte e sicura di sé.
 
 
 
***
 
 
 
-Ehi piccola, hanno smesso di fissarci. – la avvisò Leon dopo che una rapida occhiata in giro gli aveva confermato che non erano più al centro dell’attenzione.
-Ti do fastidio? – domandò imbronciata senza sciogliere la stretta.
-Assolutamente no! - esclamò velocemente – Se fosse per me resteremo così in eterno. – aggiunse baciandole la fronte.
-Mi piace. – sorrise baciandolo a fior di labbra, erano pur sempre in un luogo pubblico e non aveva la minima intenzione di ripetere lo spettacolo di pochi minuti prima o almeno non finché non fossero rimasti da soli.
-Congratulazioni per l’ingresso allo studio! – Lena si avvicinò ai due piccioncini con un grande sorriso sulle labbra. –Grazie, congratulazioni anche a te! Sono così felice che da oggi saremo compagne! – sorrise abbracciandola con affetto.
-E bravo il nostro Vargas! – esclamò Diego dandogli una pacca sulle spalle.
-Grazie amico. – sorrise senza staccare gli occhi da Violetta che era circondata dalle ragazze, era così bella e radiosa che quasi non riusciva a credere che fosse sua. In quel momento i loro sguardi s’incrociarono e fu come se il mondo intero fosse sparito, c’erano solo loro e il loro nuovo inizio.
 
 
Angolo autrice:
Per prima cosa vi chiedo umilmente scusa per il ritardo, avrei dovuto postare la settimana scorsa ma anche cono tutta la buona volontà del mondo non ci sono riuscita. Spero di farmi perdonare con questo capitolo, un bacione alla prossima.
 
 
 
   
 
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