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Autore: OneWingedAngel    25/10/2008    3 recensioni
Una città morta da mille anni Una città che doveva vedere con i suoi occhi. La fine del suo viaggio. In fondo l'aveva sempre saputo. Quello non era il suo mondo. Tutto nei colori e negli odori di Spira l'aveva gridato disperatamente al suo cuore, da quando aveva aperto gli occhi nella bruma del tempio sommerso. Era un'altra dimensione, un altro mondo....quindi non poteva essere.... Non aveva potuto esserlo fin dall'inizio. Zanarkand. La sua Zanarkand.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tidus, Yuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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a dead city

A Dead City


Una città morta da mille anni

Una città che doveva vedere con i suoi occhi.

La fine del suo viaggio.


In fondo l'aveva sempre saputo. Quello non era il suo mondo. Tutto nei colori e negli odori di Spira l'aveva gridato disperatamente al suo cuore, da quando aveva aperto gli occhi nella bruma del tempio sommerso.

Era un'altra dimensione, un altro mondo....quindi non poteva essere....

Non aveva potuto esserlo fin dall'inizio.

Zanarkand.


La sua Zanarkand.

Tuttavia la consapevolezza razionale di questa profonda diversità era sempre stata annegata dalla follia dei sentimenti.

Una speranza fievole e sfuggente come la nebbia nel biancore del mattino.

Tuttavia solo ora si rendeva chiaramente conto della dimensione delle cose.

Quella non era la sua città, e prendere atto di quella consapevolezza con tutta la profonda materialità dei sensi aveva distrutto tutte le sue illusioni.

Era come uno specchio distorto che si era spezzato e i suoi frammenti si erano conficcati nel suo cuore.

Sentiva il freddo delle schegge penetrare sempre più a fondo nella carne e nell'anima e arrestare piano piano i suoi battiti.


Avrebbe voluto piangere, ma le lacrime non scendevano.

Si era annullato tutto d'improvviso.

Avrebbe voluto urlare contro il destino, se un destino esisteva, ma la voce sembrava non uscire dalla sua bocca, come se non volesse profanare quel tempio di silenzio.


Piano piano anche il dolore cessava di esistere e rimaneva solo un opprimente vuoto.

La sua faccia era ridotta ad una maschera bianca, senza espressione. Lo sguardo perso e allibito verso l'orizzonte.

Non vedeva nulla ad eccezione degli scheletri imponenti dei grattacieli attraverso i quali filtrava la luce irreale del tramonto (quello era lo stesso della sua Zanarkand, quello stupendo, doloroso, infinito e fuggevole tramonto ).

Sembrava soltanto un grande fossile adagiato sulla costa.

Le forme si stagliavano alte e smunte come lapidi millenarie in un cimitero sacro.

Un monumento alla grandezza perduta e alla stoltezza dell'uomo, vinto dalle leggi di un mondo che non era il suo....ma che gli assomigliava.


Non solo la luce era la stessa, anche in quei fossili ricoperti da centinaia di anni di sabbia granulosa e rossastra, i suoi occhi leggevano chiaramente i fantasmi del suo mondo.

Ma era sparito tutto.

Tutto ciò che per lui significava Zanarkand, ciò che significava casa, ciò che significava vita.

Erano sparite le luci perenni della città, le vie gremite di gente, il chiasso della vita urbana inestinguibile.

Rimanevano soltanto i ruderi austeri e minacciosi, silenziosi guardiani di quel luogo sacro.

Non c'erano più luci se non l'irreale alone rosso del tramonto che sconfinava nell'infinito dell'orizzonte, al di la del mare.

Non c'erano più i suoni di mille e più vite frenetiche, sostituite dal silenzio di mille anni di morte e decomposizione.

Tutto odorava di morte in quel luogo.

La sabbia che vorticava trasportata dal vento, i bagliori dei vetri infranti delle finestre, che fissavano i rarissimi visitatori con orbite vuote, come teschi lasciati come monito per coloro che sarebbero giunti in futuro.

Per ricordargli che ormai in quel luogo è rimasto solo il tramonto....che si estingueva inesorabilmente verso la notte, la fine del loro viaggio.

La fine della sua storia.


Il gruppo silenzioso cominciò a muoversi all'unisono, mossi da un legame invisibile ma chiaro, tipico di tutti quelli che hanno condiviso la loro storia in ogni aspetto per molto tempo.

Tipico di coloro che avevano legato i loro cuori in uno stesso destino.


Loro due però rimanevano immobili, ancora. Fermi a fissare il vuoto mortale davanti a loro.

In quel momento loro erano estranei a quel legame con il resto del gruppo. Perchè loro due più di tutti avevano bisogno di raccogliere le idee in quel momento.


Lui si voltò verso Yuna e nel vuoto del suo viso ritrovò la sua stessa espressione di smarrimento e vuoto.

Quasi come se lei leggesse nel suo cuore.

Ma non era così...

Perchè lui non aveva detto tutto...manteneva ancora un piccolo segreto che di fatto lo rendeva diverso da tutti gli altri.

Comunque fosse finita, non avrebbe condiviso il loro destino fino alla fine. E quella era la fine.

Tutto in quel paesaggio gridava che quello era l'ultimo capitolo della sua storia, e lui non poteva fare nulla se non affrontare l'accettazione del suo destino.


In quel momento lei gli prese la mano, di colpo, senza preavviso.

Non ci furono sguardi fra loro. Non ce ne fu bisogno.

In quella mano piccola e debole sentiva tutta la forza della volontà di quella splendida creatura.

Così fragile.

Così delicata.

Eppure così forte.

Sentì che un po' della sua forza era stata ceduta a lui da quel tocco.

Dopotutto lui sarebbe stato il sostegno di lei, e lei quello di lui.

Intrecciarono le dita e la stretta si intensificò.


Si avviarono lungo la stradina scoscesa e polverosa mano nella mano ,come due bambini, senza guardarsi e senza parlarsi, accompagnati dal requiem che il vento suonava per loro soffiando fra gli anfratti dei palazzi.


Camminando con lei il cuore gli si strinse.

Quante bugie le aveva detto.

Quante false speranze, destinate sia a lei che a lui.

Non avrebbero mai visto la sua Zanarkand, lo sapeva e lo aveva sempre saputo.


Stai con me, fino alla fine.”

Non fino alla fine. Per sempre.”


L'eco di quelle parole gli rimbombava nelle orecchie ancora con prepotenza.

Era stato così sicuro quando l'aveva detto, così certo, così convinto.

Così stupido.


Senza che neanche se ne accorgesse la fine era già lì.

E lui non sapeva ancora come salvarla.

Aveva già tradito una volta la parola data, ma almeno avrebbe voluto che lei si salvasse.

Non voleva scomparire lasciandosi dietro la tomba del suo amore.


La strinse più forte, come se volesse impedirle di andarsene, di volare via da lui, lontano, verso quel tramonto che sapeva di fine.

Era strano. A lui era sempre piaciuto il tramonto, ma oggi sapeva decisamente troppo di morte.


La fine della sua storia.

Il suo terrore e la sua ossessione.


Al campo nessuno aveva voglia di parlare, sembravano tutti essere contagiati da quel presagio che aleggiava nell'aria, che si insinuava prepotentemente nell'anima.

Le facce di ciascuno erano stanche e tristi, gli occhi bassi, la mente rivolta nella contemplazione dei propri problemi e nel resoconto di quanto era accaduto fin li.

Si chiedevano dove avessero sbagliato.

Se davvero non c'era modo di evitare il destino.

Di evitare una morte in cambio di una pace falsa e fuggevole.

Se davvero era possibile scrivere da soli il proprio copione nella triste commedia di Spira.


Anche Yuna si era seduta, lontana da gli altri. Non gettava occhiate distratte al fuoco danzante che sembra così ipnotico e confortante nei momenti neri.

Lei continuava a guardare triste il paesaggio.

Tidus capiva come si sentiva e stava ancora più male per questo.

Non gli era davvero rimasto nulla oltre alla rassegnazione e a quel dolore muto?


Andò verso di lei e l'accarezzò dolcemente.

Avrebbe voluto dirle di smettere. Di abbandonare tutto proprio alla fine.

Ma sapeva che lei non sarebbe tornata indietro.

Preferiva soffrire piuttosto che vedere soffrire gli altri.


E ormai l'ultimo capitolo era iniziato e non rimaneva altro che una ineluttabile discesa verso l'epilogo.


Staccò la mano e si diresse verso una piccola altura di ruderi.

Contemplò la devastazione di fronte a lui e la sensazione di somiglianza tra questa e la sua Zanarkand si acuì.

In fondo ,verso il mare, riusciva a scorgere lo stadio semi crollato e parzialmente inghiottito dall'acqua.


Aveva bisogno anche lui di prendersi un attimo di riflessione.


Ormai era buio da un po' e se ne rese conto solo in quel momento.

Quanto tempo era passato da quando si era lasciato gli altri alle spalle e aveva cominciato a vagare nei meandri della città distrutta?

Non lo sapeva.

A lui era sembrato un attimo e un'eternità nello stesso tempo.

Non sapeva come descrivere quella rinnovata sensazione di soffocamento che opprimeva il suo cuore, ma era qualcosa di diverso dal vuoto devastante che lo aveva colpito quando aveva visto le macerie per la prima volta.


Era qualcosa di più sottile.


Gli sembrava un tempio profanato, i muri abbattuti, i colonnati spezzati, la maestosità che sfociava nella decadenza, la puzza di antichità che sembrava contrastare con la parvenza di eternità che da sempre trasudano le rovine.


Percorrere quelle strade così simili alle sue (perchè doveva convincersi che la sua Zanrkand non era quella, anche se forse anche la sua ormai era morta allo stesso modo) gli aveva aperto la morte portando il dolore a una nuova dimensione. Più dolce, ma più sconcertante.


Decise che sarebbe tornato dagli altri.

Forse si stavano preoccupando per lui.


Si alzò in piedi (si era seduto su un traliccio sradicato dal tempo impietoso) e contemplò un' ultima volta la città deciso a imprimersela a fuoco nella mente.

Non aveva mai pensato alla sua Zanarkand come in quel momento, e vederla ora distrutta e invasa dai lunioli con la loro luce spettrale e ipnotica, trasmetteva una sensazione di disturbata sacralità.

Si figurò come mai il credo distorto di Yevon l'aveva eletta come suo centro nevralgico.


Stava dunque ripercorrendo i suoi passi quando la vide.

Una macchia candida nel buio della notte.


Yuna” la chiamò e lei sembrò sollevata nel sentire la sua voce.

Gli corse incontro e quando lo raggiunse gli disse.

Ero preoccupata. Sei stato via tutto quel tempo.”

Avevo bisogno di stare solo.” disse lui evitando di incrociare i suoi occhi.

Ancora si preoccupava per lui. E lui si sentiva un verme.

Lo so. E' dura vero?”

Lui annuì.

Hai voglia di urlare?”

No. Questa volta non servirebbe.”

Perchè la sua voce sembrava così scoraggiata alla vigilia della fine?

Perchè sentiva già l'amaro della sconfitta in bocca.

Sai, questa non è...”

Questa non è la tua Zanrkand, vero?”

Già” ancora una volta aveva letto nel suo cuore

L'avevo capito, sai. Tutte le volte che me ne parlavi me l'ero immaginata così viva, sempre brulicante di gente, illuminata costantemente a giorno.

Però la luce del tramonto era proprio come me l'ero immaginata. Bellissima, e struggente”


Lei sorrise verso di lui così dolcemente, e lo fece soffrire in quel modo in cui soltanto la dolcezza riesce a ferire i colpevoli.


Mi di spiace Yuna.” sussurrò “Non riuscirò mai a farti vedere la mia Zanarkand.”

Lei scosse la testa.

Non importa. Me l'hai già fatta vedere tante volte. Tutte le volte che me ne parlavi con gli occhi di un bambino, io lo vedevo insieme a te.”

Lui la guardò e si odiò di nuovo, infinitamente.

Sai, forse anche quella Zanarkand era soltanto un sogno, in fondo”

No – disse ferma lei – io ti credevo allora, e crederò sempre in te.”

Yuna, io non merito la tua fiducia. Riesco solo a fare promesse che non riuscirò a mantenere. Yi ho detto che sarei stato con te per sempre, e che ti avrei salvata. Ma adesso siamo davvero alla fine, e capisco quanto siano vani i miei sforzi.” si sedette e si prese il volto tra le mani.

Mi dispiace. Ho mentito a tutti, e a me stesso per primo. Non starò con te per sempre, ma almeno lascia che io sia la tua forza.”

Lei si sedette vicino a lui, e semplicemente gli prese la mano e lo baciò.

Non caricare tutto su di te. Siamo in due in questa battaglia. E saremo sempre insieme, anche se questa è la fine.”

Lui non riuscì più a reggere il rimorso.

Yuna, credimi davvero...io non”

Ma le gli premette un tenero dito sulle labbra.

Grazie. Tutti i momenti che ho passato con te sono stati un sogno per me. Comunque vada a finire tu mi hai già salvata. Quindi ti prego, sorridi, questa non è ancora la fine. Per quanto poco c'è ancora tempo.”

Lui allora sorrise e gli sembrò di farlo per la prima volta.

Stai con me, fino alla fine.” disse lui

Non fino alla fine, per sempre.” disse lei

Tidus decise che alla fine anche lui poteva concedersi di sognare, e lui stesso era la prova che i sogni a volta diventano realtà. E comunque era ancora notte, e il mattino che fa svanire i sogni lasciano solo la loro irreale presenza nelle nostra anime, era ancora lontano.

Per sempre.” fece lui..


Ed insieme si avviarono verso il mattino...

  
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