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Autore: roro    25/10/2008    16 recensioni
Sette peccati. E altrettanti peccatori.
Perché, dopotutto, peccare non è poi così male, no?
#1. Gola - Shippo
#2. Lussuria - Miroku
#3. Accidia - Myoga
#4. Superbia - Sesshomaru
#5. Avarizia - Naraku
#6. Ira - Inu-Yasha
#7. Invidia - Kagome
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: OOC, What if? (E se ...), Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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GOLA

Gola

 

*\*Ma salve! Sono io, Roro. Ma lo sapevate, no?
Sono tornata con una raccolta di Shot, pur avendo in corso una fan fic: il problema di base è che non ho molta ispirazione, in questo periodo, e, anziché scrivere un brutto capitolo, preferisco scrivere qualcos'altro.
E una raccolta è questo qualcos'altro.
Ho sempre amato i peccati capitali, e così... Beh, ne è scaturita 'sta roba. Spero la gradiate, in ogni caso, perché... Non so, mi piacerebbe che fosse gradita, ecco XD.
In ogni caso, ringrazio chi leggerà, e in particolar modo chi commenterà. ù.ù Questo capitolo è dedicato a tutti i golosi par mio! XD
Ah, dimenticavo: fatemi sapere qual'è il prossimo peccato di cui vi interessa leggere. XD Bacioni! Alla prossima!*/*




Si leccò le labbra, prima di tuffare nuovamente le dita nella pastella.

Kagome gli aveva chiaramente detto di non toccare, perché insicura del risultato. Poteva essere uscito del cibo, così come poteva essere uscito un collante sostanzialmente pericoloso.

O forse entrambi, chi poteva giudicare cosa realmente fosse quella roba?

“Shippo, cosa fai?”.

Si voltò, pietrificandosi, e le sue gote presero una tenue colorazione scarlatta, mentre nascondeva l’arma del misfatto dietro la schiena, sfregandola contro la veste per ripulire eventuali tracce dell’impasto.

“Ma nulla, Kagome. Stavo osservando”.

La vide guardarlo scettica, e si maledì per la sua sfacciataggine – non l’avrebbe passata liscia, era assodato. Quella sottospecie di nazista aveva uno sguardo a dir poco truce, e l’indice indicava un profondo solco nella pastella.

Ok, forse aveva un po’ esagerato.

Ma era colpa sua se quella stramaledettissima roba era così invitante?

No di certo. Era colpa di Kagome, così stramaledettissima propensa ad impegnarsi in dolci non comuni nell’epoca SenGoku – voleva forse avvalorare il cliché di ogni fumetto secondo cui ogni eroina che si rispetti è un genio nell’arte culinaria?

Alzò gli occhi verso di lei, cercando di sfiorare un suo qualsiasi punto debole con quella che soleva chiamare espressione-da-piccolo-kitsune-ferito. Come sempre, funzionò perfettamente.

Kagome gli sorrise, prendendo poi qualcosa da un barattolo – biscotti?

Lo stomaco di Shippo fece un capitombolo. Era incredulo. Da quanti secoli non ne vedeva?

“Li ho fatti ieri come tentativo. Non ne sono molto entusiasta, ma se vuoi puoi mangiarli”.

Con aria raggiante, il piccolo si lasciò cadere sul pavimento, il contenitore tra le dita – lo teneva così dolcemente…! Sembrava maneggiare un cristallo, o un qualcosa di altamente fragile, e non uno scatolo di biscotti.

Mah, era nel suo carattere l’amare i dolci, no?

E li avrebbe amati.

Infilò la manina nel barattolo, e ne trasse uno – era di un bel marroncino, sintomo che era cotto alla perfezione, e sembrava molto buono. Un rivolo di bava iniziò a scorrere lungo il mento del cucciolo.

Se lo rigirò ben bene tra le dita, quasi commosso – diavolo! Come aveva sopravvissuto sino a quel momento senza di loro?

“Che bello…”, biascicò, strofinandosi una manica del kimono sul musino, per asciugarlo. Quel biscotto era da incorniciare.

Dopo essere stato accuratamente digerito, ovvio.

Aprì piano le fauci, pregustando il momento. Sempre di più. La sua bocca lambiva il dolce sempre di più.

Una lacrima gli si formò all’angolo dell’occhio, e sospirò, affranto.

Era tutto troppo perfetto.

Dov’era quel dannato Inu-Yasha?

Solitamente, era lui ad arrivare baldanzoso e strappargli il suo tesoro. Dov’era finito?

Si girò intorno più e più volte, ma la stanza era vuota – non considerando Kagome, seduta in un angolo ad impastare. Presto ci sarebbero stati nuovi biscotti da elemosinare.

Sogghignò.

Dopo essersi accuratamente leccato le labbra, osservò il biscotto.

Era uno.

Ma lui li voleva tutti.

Voleva sentire la bocca piena, e le briciole scendergli in gola, pizzicandogliela. Voleva che quel sapore non svanisse. Voleva ogni singolo biscotto.

Sorrise, infilando nuovamente la mano nel barattolo e prendendone quanto più poteva, sforzandosi di non lasciare la presa. Vide distintamente una macchia rossa correre a rotta di collo verso l’abitazione, e imprecò mentalmente, mentre infilava i biscotti in bocca.

Erano suoi.

E non era di certo colpa sua se era goloso…

… no?

   
 
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