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Autore: Non ti scordar di me    12/11/2014    6 recensioni
Può un amore fraterno trasformarsi in altro? In passione? In un’ossessione? In amore?
Damon dopo vent’anni d’assenza ritorna a casa dal padre, dal fratello Stefan e dalla piccola Elena che ormai non è più tanto piccola.
Elena lo odia, lo odia per i suoi modi di fare, lo odia per essere il fratello peggiore al mondo e lo odia perché prova per lui un’attrazione illecita.
E se Damon si stesse spacciando per qualcun altro? Elena è invaghita di un misterioso ragazzo di cui non sa neanche com’è il volto e s’incontra con lui ogni giorno alla biblioteca del college. E se i due, in realtà, fossero la stessa persona?
I due sono veramente fratelli? O sotto si cela un segreto più grande?
Dalla storia:
Le sue labbra erano troppo soffici. Era sbagliato. Noi eravamo sbagliati, quella situazione era sbagliata. I loro sentimenti erano sbagliati.
Si era innamorata di suo fratello. Può una vittima innamorarsi del suo aguzzino? Può una persona innamorarsi di un ricordo? Può una sorella innamorarsi di suo fratello?
“Siamo sbagliati…” Sussurrai.
“Siamo le persone sbagliate al momento sbagliato, eppure non mi sono mai sentito meglio con un’altra persona e in un altro momento.”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo vent’uno.
Without you.
 
A testa alta camminavo per i corridoi del Dalcrest con un macigno sullo stomaco che mi opprimeva giorno e notte. Sentivo tutto troppo distante da me e avevo la mente piena di ricordi. A dispetto degli altri giorni, oggi avevo un malumore peggiore del solito, colpa non solo di Londra ma anche di quella maledetta lettera.
Camminando mi scontrai contro qualcuno.

Oh, ma che cazzo tutte a me. Pensai alzando gli occhi al cielo e raccogliendo i libri che mi erano caduti. Incontrai due occhi scuri e un sorriso gentile. Chi era quel ragazzo? Sbuffai e mi rialzai da terra guardandolo svogliatamente.
Feci un passo verso destra con l’intenzione di superarlo, ma lui ne fece uno analogo al mio. Così mi spostai verso sinistra. Ad ogni mio movimento lui ne faceva uno identico.
E’ una presa in giro? Mi dissi tra me e me.

«Ti sposti?» Gli chiesi dura, guardandolo negli occhi. Lui piegò le labbra in una smorfia, perché quel sorrisetto idiota mi stava dando al cervello?
«Non volevo urtarti. Mi spiace. Piacere, sono Liam.» Lo guardai di sottecchi. Faccia da ragazzo per bene, sorriso idiota e vestiti firmati. Il solito ragazzo appena arrivato con la puzza sotto il naso. O almeno, a prima impressione non faceva una grande figura. Non con me, orse adescava le altre ragazze ma non me. Perché io non volevo il buono, io volevo il cattivo. Il proibito.

«Mh…» Mugugnai qualcosa di incomprensibile persino per me e me ne andai da lì, urtandogli la spalla. Convinta di averlo allontanato mi avviai verso la caffetteria.
Caroline era seduta ad un tavolino con accanto Enzo. Lei era praticamente spalmata su di lui e si sussurravano qualcosa nell’orecchio. Solo io li trovavo troppo dolci? Mi veniva quasi la nausea.
Anzi, a pensarci bene da quasi un mese tutto quanto mi dava la nausea. Sembrava che le persone si divertissero a prendersi gioco di me. Ovunque andavo vedevo coppiette felici camminare mano nella mano, vedevo coppie anziane passeggiare a braccetto commemorando i vecchi tempi. Possibile che mi accorgevo di tutte queste piccolezze solo ora?

«Mi fate vomitare.» Proruppi poggiando la borsa sul tavolino. Non avevo idea di come quei due siano diventati degli insopportabili fidanzatini da telefilm, sta di fatto che non ce la facevo più a vederli così…così contenti.
«Mh…Credo proprio che tra te e Damon va peggio del previsto eh?» Mi chiese Enzo, stringendo a sé Caroline. Perché avevo la brutta sensazione che lui sapesse di noi? Assottigliai gli occhi e sbuffai. Ogni giorno la stessa solfa, quei due dovevano inventarsi qualcosa da fare al più presto invece di rompere a me.

«In realtà non va proprio. Dovevi vedere la mia faccia quando ha detto che si sarebbe trasferito al dormitorio dell’Università.» Sorrisi amabilmente. Quello stronzo dopo Londra aveva provato a chiarire, ma sono completamente uscita dai gangheri. Ormai voleva parlarmi da più di due settimane, io mi limitavo o a chiudergli la porta in faccia o ad ascoltarlo facendo finta di non ascoltarlo quando invece sentire le sue parole mi faceva sentire più inutile di quel che ero in realtà.

«Uhm…Mi ha raccontato che il viaggio di ritorno non è stato il massimo.» Replicò ancora. Trattenni un sorriso divertito. Mandarlo a quel paese in aereo era stata la trovata più intelligente che potevo fare.
«Non è vero.»

«Quindi non hai dato spettacolo in aereo?» La bionda cercava di trattenere le risate, anche se c’era veramente poco da ridere.
«Ti ha raccontato tutti i dettagli, vedo…» Dissi poggiando la testa sulla mia tracolla. Anche se mandarlo a quel paese lì davanti a tutti mi aveva tolto un grande peso dal cuore. In un certo senso avevo “rotto” con lui, no? Tecnicamente non stavamo insieme, ma quello che provavamo era quell’odioso sentimento che ti rovinava completamente.

L’amore dicono che aiuti le persone, che le rende migliori…Io e Damon eravamo un’eccezione? L’amore mi aveva distrutto. Le sue bugie una dopo l’altra mi avevano lasciato senza parole. Nel suo piano tanto intelligente quanto contorto aveva pensato a tutto per farmi cedere.
Tenevo gli occhi chiusi e ascoltavo svogliatamente la musica. Volevo solamente ritornare a casa mia, vestirmi, uscire con Caroline e bere fino a quando non mi sarei completamente ubriacata da dimenticare tutte quelle bugie che mi aveva raccontato.

«Sei sveglia?» Mi chiese toccandomi le punta delle dita. Se si fosse avvicinato poco di più, avrebbe ricevuto un grosso ceffone.
«No.» Dissi girandomi dal lato opposto e guardando il panorama. Mancava veramente poco. Il comandante aveva detto che a breve saremmo atterrati.
«Perché non mi vuoi ascoltare? Parliamone, non puoi ignorarmi per sempre.» Disse con voce seria. Ah no?
«Ti ho ignorato per tutti questi anni, perché pensi che non possa ignorarti ora?» Gli chiesi girando lo sguardo. Incontrai quei due occhi mozzafiato. Ora mi sembravano più limpidi e più sinceri, perché maledizione doveva avere uno sguardo così penetrante?

«Perché mi ami. Io ti amo. Di un amore strano e dipendente di cui siamo solo vittime. Siamo schiavi in questo gioco e non hai idea di come mi senti ora.» Scandì lentamente quelle parole. Mi fecero un strano effetto, sentivo quasi le forze venir meno e il cervello azzerarsi.
«Oh, so come ti senti ora. Ti senti in colpa. E tu sai come mi sento io? Mi sento un giocattolo rotto, rotto in mille pezzettini, niente e nessuno potrà rimetterli apposto. Fammi un favore, chiudi quella bocca. Peggiori solo le cose.» Grugnii infastidita dai suoi discorsi idioti e senza senso. Strinse i pugni e contrasse la mascella. Sapevo che non avrebbe mollato, primo o poi però si sarebbe stufato.
Si alternarono momenti di silenzio imbarazzanti. 

«Come stai?» Strabuzzai gli occhi. Cosa aveva detto? Mi aveva veramente chiesto se stessi bene? Oh, voleva vedermi esplodere. Mi vedeva bene? Mi vedeva felice?
Non ce la feci tu e mi slacciai la cintura. Avrei cambiato posto.

«Dove vai?» mi chiese afferrandomi saldamente il polso. Mi girai verso di lui e avvicinai il mio volto al suo. Pochi centimetri mi separavano dalle sue labbra, ma non cedevo.

«Me ne vado il più lontano possibile da te.» Mi liberai della sua presa e mi guardai intorno, cercando un sedile su cui sedermi. Non me ne poteva importare che il mio posto era il C23, ne avrei trovato un altro libero.
«Non sai rispondere ad una stramaledetta domanda?» Alzò il tono di voce e diverse persone ci guardarono di sottecchi. Perfetto, stavamo dando spettacolo in un aereo. Di bene in meglio.

«E tu sei così idiota da fare domande così scontate? Come sto? Tu, dopo avermi mentito per mesi, vuoi sapere come sto?» Gli urlai in faccia. Ero scoppiata e la bomba ad orologeria non era ancora esplosa. Mancava veramente poco e la mia pazienza sarebbe sparita.
«Come sto? Io non sto e basta. Non sto proprio, sento la testa da un’altra parte. Sento la terra sotto i piedi mancarmi. Sento l’amore sgretolarsi e trasformarsi in odio, odio profondo per me. Mi odio per questi sentimenti, non odio te, odio ME.» Damon si slacciò la cintura, scese da sedile e mi prese per le spalle. I miei occhi color nocciola si persero nei suoi azzurri ghiaccio.

«Preferisco morire sapendo di essere odiato da te, che vivere sapendo di esserti completamente indifferente.» Sussurrò lentamente.
Mi scostai da lui e gli tirai uno schiaffo.
La mano bruciava ed era rossa, mentre guardavo sconvolta il viso di Damon tirato ed irato.

«Questo me lo sono meritato.» Grugnì scuotendo la testa. Oh, fosse per me dovrei riempirgli la faccia di schiaffoni altro che uno schiaffetto In tutti i casi, lo ignorai e continuai il discorso che avevo lasciato in sospeso..
«Il punto è questo. Non ti odio capisci? Per quanto voglio odiarti non ce la faccio e la colpa è solo tua.» Avevo la voce incrinata e gli occhi lucidi.

«Smettila di fare così, parliamone civilmente. La gente ci sta fissando.» Voleva parlarmene civilmente?
«Oh andessero a quel paese la gente e ciò che pensano. Vaffanculo tu!» Gli urlai.
Dopo avergli urlato tutto quanto mi sentii incredibilmente meglio. Molto meglio.
«Non hai idea di ciò che so.» Sorrise Enzo divertito, lasciando un bacio sul collo di Caroline.

Così mi ritrovai a guardare quei due abbracciarsi e litigare per poi fare pace. Ordinai un caffè forte e li guardavo leggermente infastidita. Perché dovevano fare tutte queste effusioni in pubblico?
«Avete finito?» Chiesi piccata. I due si stavano baciando appassionatamente e io stavo lì come una statua a sorseggiare il mio caffè.
Ero il terzo in comodo tra quei due così presi la mia borsa e mi alzai da lì. Avrei trovato un’altra amica con cui uscire, visto che Caroline era evidentemente troppo impegnata per stare con me.

«ELENA! Dove vai?» Mi urlò la bionda correndo sui suoi tacchi e vedendo verso di me a grandi passi. Alzai gli occhi al cielo e rallentai il passo.

«Cosa ti prende? Neanche saluti più?» Mi chiese piccata. Era lei a essere arrabbiata? Veramente? Lei mi mollava per un ragazzo ed ero io ad avere torto?

«Eravate così occupati che non ho voluto disturbare.» Risposi guardandola negli occhi. La guardai aprire la bocca leggermente sconvolta.

«Elena, sai bene…Sai bene che in questo momento Enzo è…Cerca di capirmi.» Mi supplicò. Cosa dovevo capire? Che un ragazzo era più importante della nostra amicizia?
«Ci provo…Ci provo veramente, ma non capisco come tu non ti renda conto di come mi senti in questo momento!» Le urlai infastidita. Perché nessuno poteva capirmi? Perchè non provava per un secondo ad immedesimarsi in me?

«Cosa devo capire? Niente. Perché non c’è da capire. Io, invece, non capisco come tu non sia felice per me!» Mi disse. Perché non ero felice per lei?
«Vorrei essere felice per te, vorrei essere felice per una qualunque cazzata. Te lo giuro, Care. Vorrei essere felice come lo sono sempre stata, ma non c’è la faccio. Tutta questa vostra dolcezza, la vostra felicità mi fa schifo.» Le dissi cercando di essere il più chiaro possibile. Lei strabuzzò gli occhi. «Tutta questa felicità mi sta dando la nausea, perché tu non la vedi...Ma io sento la solitudine e la tristezza traspirare da tutti i pori della mia pelle.» Continuai guardandola dritta negli occhi.

«E io non dovrei essere felice per te? Questo è egoismo. Non pensavo potesse cambiarti così, gliel’avevo detto che non doveva…» Alzai di scatto lo sguardo. Cosa gli aveva detto? Cosa lei non mi stava dicendo?
«Cosa, Care?» Le chiesi con un fil di voce. Lei scosse la testa, era diventata improvvisamente più pallida. Ero certa, mi stava nascondendo qualcosa.

«Io sapevo di Ian. Sapevo che Damon veniva a quel corso per quella Katherine…» Mi disse avvicinandosi.  Le avevo raccontato di tutte le bugie che mi aveva raccontato e – per fortuna – non fece molte domande…Ora ritornava il suo insolito disinteressa.
Sospettavo che mi avesse mentito, ma non capivo perché non me l’aveva detto da subito. Dopotutto lei non sapeva quanto…quanto fosse importante quella notizia. Non poteva capire cosa provavo per Damon…Allora perché non mi aveva detto niente?
«E…forse potrà schifarti, anzi, potrebbe sconvolgerti…Il punto è che Damon è malato, malato di qualcosa troppo complicato da spiegare. L’unica cosa che ti chiedo è…» Mi bloccai alle parole Damon è malato. Non poteva essere malato, dovevo aver frainteso. Malato come?

«Malato…Cosa…Damon è sano, ha una salute…» Iniziai a farneticare tante frasi sconnesse l’una dall’altra. Neanche io capivo cosa stavo dicendo, provavo a collegare tutto quello sapevo…Ma non capivo le parole della mia amica. Non c’era spazio per l’affermazione di Care nel puzzle delle risposte.

«Malato di un sentimento strano…Voleva essere curato…Cerca di capirlo è un uomo, prova determinati sentimenti e…» Questo discorso preso tutto alla lontana non quadrava. Voleva andare a parare da qualche parte, ma dove?
Iniziai a collegare le parole della mia amica.
Un sentimento strano, qualcosa da curare, il silenzio della mia amica.

«Damon ha chiesto aiuto a MaxField per far chiarimento ai suoi sentimenti? Voleva farsi curare? Tu sapevi…Tu sapevi che mi amava, sapevi quello che provava! Perché non hai mai…» Non conclusi la frase rendendomi conto di essermi messo nel sacco da sola.

«Come fai a sapere che era innamorato di…Oh, Dio.» Si fermò e mi guardò negli occhi. I suoi occhi chiari mi scrutavano seriamente. Aveva capito. Glielo si leggeva in faccia.
«Dio mio, provi le stesse cose.» Disse portandosi le mani alla bocca.
«Non partire in quarta…Pensa…Pensa che siamo due esseri umani, possiamo sbagliare…» Non conclusi più la frase. Stavo per sparare tante stupidaggini. Bugie e bugie. Detestavo le bugie ma non facevo altro che mentire alla mia migliore amica.

Che razza di persona ero diventata? Mi contraddicevo da sola.
«Non è quello. Elena sono dei sentimenti, sentimenti compromettenti…Io sono stata la prima a sbagliare, ma…Oh, cazzo, siete reato. Capisci? E’…sbagliato, sbagliato…Cos’è uno scherzo della natura?» Aprii la bocca per replicare ma non dissi latro. Mi aveva appena dato dello scherzo della natura?
Sì. L’aveva fatto.
«Sai dirmi solo questo? Mi sai solo fare la predica? Ho scoperto che il ragazzo che amo mi ha mentito per mesi...E tu sai dirmi solo questo? Mi sai solo dire che sono uno scherzo della natura?» Le chiesi con le lacrime agli occhi. Vidi il suo sguardo appannarsi e gli occhi farsi
lucidi.

Si avvicinò a me e mi prese la mani.
«Non pensavo che fosse ricambiato, non avevo idea di nulla. Insomma lo odiavi, come potevo mai pensare che…che lo amassi anche tu.» Disse con la voce tremante. Mi morsi un labbro, non volevo piangere. Non davanti a tutti i collegiali e agli occhi dei professori che camminavano a passo veloce per raggiungere le loro classi.

«Perché hai mantenuto il segreto? Perché non mi hai raccontato di Katherine…Perché non mi hai detto niente di questo suo amore malsano?»  Chiesi con le lacrime agli occhi.
«Perché…non potevo. Non potevo e basta. Ora non stiamo parlando di me, stiamo parlando di te e di questa malattia. E’ un’ossessione malata!» Mi disse abbassando la voce. Era questo che la mia amica pensava di me, pensava fossi malata che dovessi essere curata. Ma io stavo bene, ero normale, non avevo colpa di niente.

«Non potevi? Cosa ti tratteneva? Cosa? Su cosa mi hai mentito anche tu?» Insistetti alzando un po’ troppo il tono di voce. Care abbassò gli occhi e io iniziai a pensare alle sedute da MaxField.
La bionda non aveva mai fatto il nome del suo amico…Forse…Forse io lo conoscevo e lo conosceva anche Damon. Ecco il perché del suo silenzio.

«Hai così paura del mio giudizio da stringere un patto con Damon? Vi siete garantiti l'uno il silenzio dell'altra?» Chiesi stupefatta. C’era solo una cosa che poteva garantire il silenzio di Care: un segreto più grande.
«Un momento…Lui sapeva chi era…Lui lo sa! Ecco perché tu…Chi è? Voglio sapere chi è il tuo scopamico.» Dissi ferma impedendola di continuare.

I suoi occhi si allargarono a dismisura. Aveva gli occhi lucidi, probabilmente sarebbe scoppiata a piangere da un momento all’altro…Ma volevo sapere. Dovevo sapere e soprattutto sperare che le mie teorie siano sbagliate.

«Non credo ti piacerà saperlo.» Sussurrò coprendosi il viso diventato rosso con i lunghi capelli biondi. Aprii leggermente la bocca e iniziai a collegare tutte le informazioni che avevo.
Oh, no. Questa non me la poteva fare.
Mi girai di spalle e continuai a camminare verso una meta non definita. Ora in quel momento volevo spaccare tutto quanto.

«Dove corri?» Mi urlò correndo e provando a raggiungermi. Iniziai ad accelerare il posto. Guardai l’orologio, facevo ancora in tempo ad arrivare alla fermata dell’autobus e ritornare a casa prima.
Quella mattina mi aveva accompagnata Stefan, ma in questo momento era a lezione o da qualche altra parte perciò non poteva riaccompagnarti a Mystic Falls.

«Perché corri? ELENA!» Gridò così forte che alcuni ragazzi si girarono per guardarla e squadrarla da capo a piedi. Le mie guance s’imporporarono leggermente e distolsi lo sguardo.
Deglutii e sbattei più volte le palpebre.

«Prima vuoi sapere di me e del mio ex scopamico e ora che fai? Te ne vai via?» Aggrottò la fronte. Non volevo più vederla, non riuscivo più a guardarla negli occhi.
«Non…Non voglio parlare con una persona che fa sesso con mio fratello!» Le urlai, dandole le spalle. Non potevo credere che Damon fosse così meschino. Mi aveva mentito su Katherine e ora mi mentiva anche su una cosa così…così complicata.
Care non era mai stata innamorata di qualcuno che io non conoscessi e soprattutto avrei notato – o almeno intuito – che la mia amica avesse una relazione così con qualcuno.

A tutto questo c’era una sola spiegazione.
«Era Damon il tuo amico di letto, vero? Tutta questa storia…Lui pensava di dimenticarmi così? Tu non so…eri affascinata da lui? Spiegami, illuminami...Questa sembra l’unica soluzione plausibile a tutti queste vostre bugie!» Le urlai in faccia.
Care riprese colore alle mie parole e iniziò a ridere sempre più forte. Cosa c’era di divertente?
«Oh, no…» Non riusciva neanche a fare una frase di senso compiuto. Le sue risate erano troppo forti. Perché non ci stavo più capendo niente?

Proprio in quel momento, Damon passava di lì con la sua solita aria strafottente. Per la prima volta in questi giorni volevo parlargli e sfogarmi contro di lui.
Strano, ma vero…Stava venendo verso di me?
«Potremo…» Non gli feci finire la frase, la mia mano partì in quarta ma non sentii l’impatto con la sua pelle. La sua mano era avvolta sul mio polso e mi scrutava seriamente. Non era la prima volta che fermava un mio schiaffo ma questa volta sembrava fuori di sé.
Gli occhi erano scavati, i capelli disordinati e il ghigno strafottente era scomparso…Sul suo viso non c’era niente, né una smorfia, né un sorriso.

«Capisco che sei incazzata con me, ma perché vorresti schiaffeggiarmi ora?» Mi chiesi con voce incolore. Perché avevo l’irrefrenabile voglia di riempirgli la faccia di pugni e poi baciarlo fino a quando non perdevo il respiro? Mi chiedeva perché? Volevo schiaffeggiarlo per tutto quanto, per le sue bugie e per  i suoi sotterfugi…Più di tutto, però, desideravo baciarlo e assaggiare di nuovo le sue labbra.

«Perché…Perché non capisco…Insomma, da quanto va avanti questa “relazione”? Perché con la mia migliore amica?» Chiesi ad entrambi. I due si guardarono negli occhi e sul viso del corvino comparve un sorriso divertito.
«Barbie, spiegale che noi…» Che noi? Perché si era fermato improvvisamente? Il suo sguardo si era focalizzato su un punto indistinto che si muoveva in lontananza.
A passo lento si avvicinò a quell’individuo e lo afferrò per il colletto iniziando a discutere con lui animatamente.
«Ora spiegherai per bene a tua sorella quanto tu sia stronzo e ipocrita.» Commentò duramente. Perché Stefan guardava Damon con sguardo infuocato? Cosa stava accadendo?

«Stef…Spiegami…Care tu invece…Oh, no. Non. Può. Essere.» Scandii con calma ogni parola e il mio sguardo vagò dapprima sulla bionda e poi su mio fratello.
Ora capivo…capivo perché quei due si erano lasciati. Le uscite serali di Stef, le uscite con questa fantomatica “Lexi” che probabilmente lo copriva…Erano tutte bugie. Altre bugie.

In quel momento pensai ad una cosa sola: perché faceva con me il moralista? Lui usava una ragazza innamorata di lui solo per del piacere e poi…Poi lui faceva il quarto grado a me e Damon sulla nostra insana relazione?
«Siete…Anzi no, sei un’ipocrita. Un vero ipocrita. Chi sei per giudicare la mia vita, Stefan? Ci avevi fatto capire quanto ti ripugnasse questa situazione incresciosa tra me e lui – indicai il corvino – e ora…ora vengo a scoprire questo?» Dio, perché la mia famiglia stava cadendo a terra pezzo dopo pezzo e io ero lì a guardare senza poter far niente?

«Uh, Stef, credo che non sarei più il fratello preferito…» Commentò sarcasticamente Damon. Lo freddai con un’occhiataccia.
«Deve farti veramente pena la tua vita, se perdi tempo a giudicare la mia vero?» Gli chiesi. Forse quella frase fece male, fece più male di quanto potessi immaginare. Vidi il volto di Stefan irrigidirsi e fare un passo verso di me provando a spiegare…Ma a spiegare cosa esattamente? Cosa voleva spiegarmi? Era una situazione così chiara e limpida ora che sapevo tutta la storia.

«Siete…Sono…Lasciamo perdere.» La mia voce era ridotta in un debole sussurro. Mi girai di spalle e lentamente iniziai a camminare verso la fermata del pullman del college.
Era a pochi passi da lì. Come immaginavo né Care né Stef replicarono, rimasero lì fermi. Probabilmente Caroline mi avrebbe chiamato più tardi per sistemare quella situazione…come chiamarla? Fastidiosa? Strana? O scomoda?
Diedi un’occhiata agli orari, erano le 12…Il prossimo pullman sarebbe passato tra un’oretta circa. Potevo aspettare, in questo momento l’importante era schiarirmi le idee.

Mi avevano mentito tutti. Dal primo all’ultimo. Partendo da Care, la mia migliore amica. Come aveva potuto nascondermi una cosa del genere? Mi aveva veramente nascosto il fatto che il suo amico di letto era mio fratello? Per quanto pensava di mantenere questo segreto?
Continuando fino ad arrivare a Stefan, il fratello moralista che mi aiutava e consolava sempre e in qualsiasi circostanza. Persino lui, mi aveva mentito.

E poi si arrivava a Damon, la persona da cui tutto mi sarei aspettata ma mai…MAI che mi nascondesse un segreto del genere. Sdoppiarsi in due persone differenti per prendermi in giro…Era, era qualcosa di orribile. Per non parlare dei consigli che mi dava.
Prova a perdonare tuo fratello. Diceva sempre Ian. Usava lo pseudonimo di Ian per nascondersi e per ripararsi da me. Per cercare di instaurare un buon rapporto con me.

A pensarci bene…io non ero da meno. Forse era la peggiore lì in mezzo. Avevo mentito alla mi migliore amica, a mio fratello e continuavo ad ingannare mio padre. Continuavo ad ingannare me stessa. Continuavo a ripetermi quanto odiassi Damon, ma non era questa la realtà. Tutt’altro invece.

Ero la peggiore. Tra tutti quelli che mentivano, io ero la peggiore. Dicevo bugie su bugie, mentivo a me stessa…per non parlare del senso di colpa per Matt.
Matt. Anche lui sembrava…sembrava prendersi gioco di me. L’avevo sognato e persino lui non era fiero di quello che stavo facendo. Erano sogni, eppure sembravano così reali.

«Chi sono diventata?» Sussurrai quella frase più volte, con le mani nei capelli e con le lacrime salate che mi bagnavano il volto.
«Chi sei diventata? Sei diventata la persona più forte che abbia mai conosciuto, sei la persona che mi ha schiaffeggiato, sei la persona dal sorriso pronto e incoraggiante, sei la persona più stronza e insopportabile del mondo…Sei la persona che mi ha fatto ritornare ad amare.» Sobbalzai sentendo la sua voce. Perché era qui? Era seduto sulla panchina della fermata dell’autobus e mi squadrava attentamente cercando di mantenere un tono duro  e non far trasparire nessuna emozione.
Non risposi.
Mi limitai a fissarlo come facevo da diversi giorni.

«So che non vuoi parlarmi…Puoi almeno sentirmi? Non dirmi niente, ascoltami e basta okay?» Mi propose alzando le spalle. Mi sedetti meglio sulla panchina e portai le gambe al petto annuendo solamente.
Dopotutto andavamo avanti così da quanto esattamente? Da settimane. Non vedo perché ora dovrei cambiare idea.
«Credo di aver fatto tante cazzate fin ora…E continuerò a farne altre.» Mi disse divertito. «Pensandoci bene una delle più grandi è stata quella di pensare di poterla aiutare.» M’interessai di più a quella conversazione. Si riferiva a Katherine. «Pensavo di aiutarla ad uscire da quella fobia, in realtà la peggioravo soltanto. E quando ho trovato quel biglietto forgive me, if you can capii di aver perso tutto di quello di cui avevo bisogno.» Continuò seriamente e con sguardo perso nel vuoto.

Ecco a cosa si riferiva quel bigliettino. ‘Perdonami, se puoi’ si riferiva al gesto che stava per compiere. Al suo gesto estremo…che…che l’aveva portata alla fine della sua agonia.
«Sai la vita è fatta così: nasci, cresci, muori. Ma mi ripetevo che quella non doveva essere la sua fine, perché avrebbe potuto ancora guarire…Ne sono sicuro. Su una cosa però mi sono ricreduto.» I suoi lineamenti si addolcirono e alzai di poco lo sguardo.
«Non era lei a dipendere da me e da ciò che facevo, ero io a dipendere da lei. Ma dipendevo da lei come farebbe un fratello, avevo una costante paura che lei facesse qualche stronzata. Con te non è così. Qualsiasi stronzata o cazzata farai so che io sarò lì per farla con te.» Tutte quelle belle parole non mi poteva aiutare, non ora. Non quando avevo scoperto di tutti questi sotterfugi.

Cosa c’era  e chi mi teneva lì a Mystic Falls? Solamente mio padre. Gli altri…Gli per me erano come morti, tutti.
«Perché noi sbagliamo insieme, giusto?» Mi chiese avvicinandosi e prendendo la mia mano nella sua. Intrecciai le dita alle sue e alzai lo sguardo. Poteva sembrare una cosa normale? Non lo era. Non lo era affatto, non volevo sentirmi il rimpiazzo di questa Katherine…Non volevo più avere a che fare con i miei fratelli né parlare con Caroline.

«Sbaglieremo sempre…» Sussurrai. Il suo sguardo si illuminò. Era la prima volta che gli rivolgevo la parola dal viaggio a Londra. Da allora, ogni sera mi sentivo con mamma…Mi teneva aggiornata su come andasse la sua vita lì e mi parlava anche di quell’università. Era diventato il suo pensiero fisso e da poco lo era diventato per me. Mi chiedeva sempre se mi era arrivata quella lettera, ma ogni giorno che passava la mia delusione aumentava e le sue speranze si affievolivano. Non bastavano delle referenze e un buon curriculum. Sospirai e ripresi a sentire il discorso del corvino.

«Continua a sbagliare per me, per noi.» Continuò Damon. Spostò la mia mano sul suo petto all’altezza del cuore. «Potrà sembrarti strano, ma persino io posso amare.» Disse con voce incrinata. Non dovevo dargli retta, sarei caduta nell’inganno. Mi sarei fatta distruggere ancora e ancora e non potevo permettermelo.
Mi alzai da lì e mi sistemai i capelli, cercando di evitare il contatto visivo con i suoi occhi.

«Guardami.»
«Noi sbagliamo, l’hai detto anche tu…Ora, però, decido di continuare a sbagliare da sola, senza di te.» Non volevo sbagliare con lui, volevo solo sbagliare da sola. Senza nessuno. Senza l’aiuto di una persona che mi possa distruggere, che mi possa mentire e che si possa prendere gioco di me.

«Lasciami in pace, Damon…» Continuai. Era l’unico modo per riuscire a vivere una vita normale.
«Questo è un errore!» Alzò la voce scrutandomi attentamente. Oh, ma come faceva ad essere così idiota? Sapevo tutto. Sapevo che stavo sbagliando e che probabilmente mi stavo comportando come Katherine, ma volevo solo staccare la spina, chiudere gli occhi, riaprirli e rendermi conto che tutto questo fosse solo un incubo. A partire dal ritorno di Damon, fino ad arrivare all’incidente di Matt superarlo e continuare a cancellare qualsiasi momento mi abbia fatto sprofondare in questa situazione stagnante e complicata.

«Allora lasciami sbagliare SENZA DI TE! Voglio poter sbagliare e rimediare da SOLA. Non voglio più dipendere da TE. Lasciami stare.» Lo stavo quasi supplicando. Supplicavo ad un ragazzo di lasciarmi in pace, wow, non l’avrei mai immaginato.
Finalmente era arrivato il pullman. Alla fermata c’ero solo io, le porte si aprirono e mi feci forza. Lasciai la mano di Damon e mi avviai verso la porta aperta del pullman.
Salii il primo scalino, ma una mano mi prese il polso. Non mi girai neanche e alzai gli occhi al cielo.

«Lasciami vivere…» A quelle parole lasciò la presa sulla mia mano e io salii completamente sul pullman.
Vuoto. Proprio come lo ero io in quel momento.
 

La casa mi sembrava così spoglia, così incolore. Tutto mi sembrava triste e grigio. O era nero, o bianco o grigio. Il rosso era sparito, non c’era più amore e passione. Non c’era il giallo, la luce non m’illuminava più. Non c’erano più il rosa, il verde o il celeste.
C’ero solo io. Io alle prese col nero, col bianco e il celeste.
Fu proprio quando entrai in casa che vidi l’unica speranza di ritornare a vedere a colori.

 
 
 
 
 






Hi beautiful girl! <3
I’m here only for you!
Scusate ma sono in passione inglese MODE ON.
Coooooomunque ho riletto il capitolo e mi sono detta ‘E’ finita sul serio?’ Oh mio Dio, non ci credo ancora.
Questa è una delle prime fan fiction che finisco.
Il conto alla rovescia scende: -1 CAPITOLO + L’epilogo.
Ci credete? IO no.
In tutti i casi, passo velocemente ai ringraziamenti.
Grazie alle 7 buone anime che hanno recensito: Nikkisomerhalder, NianDelLove, Bea_01, Katherina23, PrincessOfDarkeness90 e BunnyDelena. Un doppio ringraziamento a Batuffoloventisette e Randalb976 che hanno letto tutt’un fiato la storia <3
Siete mitiche *-*
Uh, quasi dimenticavo le 43 persone che hanno inserito la storia tra le preferite, le 63 che l’hanno inserita nelle seguite e le 6 che l’hanno inserita nelle ricordate: GRAZIE ANCHE A VOI.
E infine i lettori silenziosi. Il primo capitolo arriva a più di 2000 visualizzazioni!
Ora…Credo di avervi ringraziato tutte/i, se mi fossi dimenticata qualcosa mi spiace. E mi scuso in anticipo per questo capitolo magari un po’ pesantuccio.
Come avrete notato, c’è un salto temporale di un mese. E la situazione è più che statica. Elena è chiusa in un suo mutismo e ora scopre pure la tresca tra i suoi fratelli, mah. Povera figlia, tutte a lei! :’)
Quindi…Come trovate le reazioni di tutti i personaggi? Elena ha reagito bene per voi? E Caroline che fa la moralista? Stefan è quello che in questa fan fiction mi sta dando alla testa. La frase di Elena la amo. ‘La tua vita deve far schifo se perdi tempo a giudicare la mia?’ Frase giusta al momento giusto.
Forse io avrei reagito un po’ come Elena, anzi forse peggio.
Comunque tengo due notizie e poi me ne vado, ve lo giuro: Prima notizia (che non è una vera e propria notizia) DAMON IS BACK! YEEEEEEEEEH.
Seconda notizia (questa è una vera e propria notizia) ho deciso di creare il trailer di questa fan fiction! Che ne pensate? Sto provvedendo e appena potrò lo posterò (sperando di riuscire a metterlo nell’angolo autrice) quante di voi vorrebbero vederlo ipoteticamente?
Ora, me ne vado.
Ve se ama, raga :’) <3
PS Qualcuna di voi sta su Tumbrl? Io ci sono <3
Non ti scordar di me.
  
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