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Autore: Botan    13/11/2014    2 recensioni
Esistono un fiume e una città, famosa per i suoi innumerevoli casinò, che si chiamano proprio come me. Tuttavia, non sono né un fiume, né tanto meno una famosa città! E neppure una slot-machine umana!
Se volete pronunciare il mio nome, allora intonate un bel Re maggiore. Perché? Provate ad indovinare!
Non vi viene in mente proprio nulla? Ok. Gli indovinelli non fanno per voi, eh? Pazienza!
Come dite? Il mio nome, zo to?
Reno, per servirvi!
*Dedicata al mio Reno, coniglio nano maschio gagliardo e tosto, che per anni ha tenuto accesa la luce nella mia vita senza pretendere nulla in cambio.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Reno, Yuffie Kisaragi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Advent Children, Dirge of Cerberus
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                              CAPITOLO 25

 

 

 

 

A volte le mie trovate sono talmente geniali che non finisco mai di sorprendermi.

Altre invece, sono così stupide, ma così stupide che se potessi mi prenderei a calci in culo da solo.

Ma dico io, tra le tante idee che potevano capitombolarmi tra le mani, proprio quella di lanciarmi a capofitto nella tana del nemico dovevo decidere di mettere in atto?!

 

- Guarda un po' chi si rivede... il rosso mollaccione che credevo di aver sterminato durante lo scontro di quella sera. - Zess mi fissa e sorride. Non sembra particolarmente incazzato, quindi significa che non mi farà subito fuori. E' già un inizio! - E' proprio vero che voi Turks siete come gli scarafaggi... difficili da eliminare del tutto.

 

- Potrei dire la stessa cosa anche di te, visto che fai parte della Giungla delle Pistole. - sbotto inacidito. Reeve sembra sorpreso. Lo vedo contrarre il viso in una smorfia di dolore, la gamba deve fargli un gran male. - Durante quel blitz, non so come, ma sei riuscito a scappare... Poi vieni a dire a me che siamo come gli scarafaggi... tsk! Ah, e tanto per la cronaca, non è da veri uomini tingersi i capelli, zo to! - Ok, forse ho esagerato solo un pochino, ma non ho resistito. Dovevo farglielo notare. Cloud ed Elena sono biondi, lui no!

Mi becco un cazzotto in pieno viso. A momenti mi parte un dente. Fa male, vedo un rivolo di sangue scendermi dal labbro. Come inizio non c'è male! Ovviamente non faccio neppure in tempo a rispondere che Zess mi invita a non farlo, facendomi notare che Yuffie è ancora sotto tiro.

Sono costretto a gettare il mio taser. L'oggetto rotola a terra provocando un rumore metallico. Povero il mio gioiellino. Ma lo riprenderò presto, dovesse costarmi la zazzera!

 

- Perchè...? - chiede Reeve ad un tratto. Lo fissiamo tutti. - La WRO non è la Shin-Ra. Noi siamo qui per proteggere il pianeta, allora perché attaccarci?

 

- Non è la tua organizzazione da quattro soldi che mi interessa, ma tu, Reeve. - rivela Zess all'improvviso. La rivelazione dell'anno, vorrei biascicare, ma per il bene dei presenti taccio. - Proprio non riesci a ricordare, Tuesti? - il biondiccio posticcio si avvicina al capo della WRO con passo deciso, dandomi le spalle. Ho così il tempo di guardare Yuffie, ancora sottotiro. Dietro di lei la piccola Ririn che guarda con occhi impauriti. 

 

- Dimmi che hai un piano b... - bofonchia sottovoce la nanetta wutaiana. Sembra adirata, o forse è solo spaventata. Preferirei la seconda opzione, ma mi rendo conto che in questo momento, date le circostanze, non sono in grado di poter esprimere nessuna preferenza.

 

- "Grazie Reno, mi hai salvato la vita, sei il mio eroe!" no, eh? E comunque, non mi sembra un buon momento per mettersi a litigare. - le faccio notare. Yuffie a modo suo sembra condividere il mio pensiero. Menomale!

Intanto Zess ha raggiunto Tuesti.

 

- Leonor è morta per mano tua. Sei stato tu a portarmela via, quella notte. - Il suono della sua voce sembra tornare a quel giorno. E' basso, quasi roco. - E' diventata parte del flusso davanti ai miei occhi, senza che io potessi fare qualcosa. - Lo vedo chinarsi di botto e agguantare con rabbia un lembo della giacca di Reeve. Lo solleva, lo guarda negli occhi con disprezzo. - Dimmi Tuesti, aveva forse cercato di spararti? Stava per porre fine alla tua vita? - scuote la testa- Mia sorella era disarmata, eppure tu hai premuto il grilletto. L'hai uccisa! - Lo sbatte di peso contro la parete adiacente. Sentiamo Reeve mugugnare dal dolore, rantolare a terra e stringersi la gamba dolorante. Vedo Yuffie agitarsi, sono preoccupato perché potrebbe rischiare grosso. Zess è un uomo che probabilmente ha perso l'unica cosa che amava, perciò non si farebbe problemi a sparare ad una ragazzina.

Eppure, mi sembra strano... Reeve che fa fuoco su una donna sprovvista di armi?

Io ricordo poco di quella notte,  si udivano urla e revolverate ovunque. Molti di noi furono colpiti, altri non tornarono più a casa, ma nel complesso riuscimmo ad ottenere la meglio. Vincemmo per superiorità numerica, o perché semplicemente eravamo più preparati. 

Zess tira fuori una vecchia foto della sorella, e la mostra a Tuesti. Quest'ultimo finalmente ricorda. - Eri tu... - biascica - quello che mi sparò ferendomi al braccio. Ti puntai l'arma contro solo per difendermi, tu eri pronto a sparare per la seconda volta, ma una ragazza si frappose tra te e la mia pistola. - Reeve abbassa gli occhi. Vedere quella foto, e ricordare quell'attimo deve aver riaperto in lui vecchie ferite. - Fu solo... una fatalità.

 

So già che questa sua affermazione gli costerà cara.

 

Vedo il viso pallido del biondiccio mutare d'un tratto. Il capo della WRO sta per fare una brutta fine, questo è certo. Zess lo sta per crivellare di colpi, sotto lo sguardo attonito di Yuffie e della piccola Ririn. Dopo ovviamente toccherà anche a noi subire lo stesso fato.

Molti troverebbero romantico morire assieme alla propria ragazza, io invece preferisco di gran lunga morire nel vano tentativo di salvarla, questa benedetta ragazza!

 

Con uno scatto improvviso mi lancio a capofitto verso Zess, portando così scompiglio nella sala. La mia reazione inaspettata fa sì che il tizio che teneva sotto mira Yuffie si distragga. La nana gli assesta un calcio proprio lì, dove si presume che il sole non sbatta mai, e lo atterra. Io colpisco Zess in viso, restituendogli il cazzotto e distraendolo da Reeve.

Si odono degli spari a destra e a manca, nella sala accorrono altri ribelli, Yuffie prova a difendersi come può, cercando anche di mettere in salvo Ririn, ma essendo senza armi viene in un lampo circondata... insieme al sottoscritto. Alzo le mani in segno di resa, ok ci ho provato! 

 

- Se hai davvero un piano b, è arrivato il momento di usarlo. - mi sento dire da lei.

 

- Mi dispiace. - rispondo. Praticamente moriremo a breve, questione di attimi, e l'unica cosa che so dire è solo un misero "mi dispiace". Ma cos'altro posso fare? Siamo circondati, Zess è incazzato, e Reeve probabilmente sarà quello a spegnersi per primo. Ma Yuffie e Ririn... no, non ci sto. - Lascia andare le ragazze! - sbraito in direzione del biondiccio. Se devo passare a miglior vita ok, nessun problema, ma prima voglio almeno tentare di salvarle. - Loro non c'entrano nulla, non fanno parte della Shin-Ra!

 

- Nemmeno mia sorella meritava di morire. - risponde seccato l'altro.

 

Alzo gli occhi al cielo. Per tutte le Summon, quanto è ottuso!

- Lo vuoi capire che quella pallottola in realtà era destinata a te?! - Probabilmente ciò che sto per dire non gli piacerà affatto, ma... amen, fratello! Prendo fiato e poi urlo: -Sei stato tu ad ucciderla! Prenditela con te stesso, piuttosto, e smettila di fare il duro perché se ti accanisci con delle povere ragazzine non lo sei affatto!

 

Il braccio dell'uomo si solleva, nella mano stringe una pistola che vedo chiaramente finirmi in faccia. Sento Yuffie deglutire, a questo punto l'unica cosa che posso fare e chiudere gli occhi, dato che Zess non ha ancora premuto il grilletto. Giammai! La soddisfazione a quello lì non gliela do, è il caso di dirlo, manco morto! Preferisco ricongiungermi al flusso vitale con gli occhi ben aperti, guardando dritto in volto il mio assassino.

 

Mentre mi preparo psicologicamente a passare oltre, penso che, date le circostanze, solo un miracolo potrebbe salvarmi.

Non credo di essere un indovino, un veggente o mago Magò, sta di fatto che senza un perché va via la luce. L'interruzione dura pochi attimi, ma sono sufficienti a gettare i nemici nel panico. Si odono degli spari, cerco di capire da dove provengano, forse dall'alto, ma non ci metterei la mano sul fuoco.

Ritorna la luce, e c'è fumo ovunque. Quelli della Giungla delle Pistole scappano da ogni parte, intravedo Reeve in un angolo, ma non vedo Yuffie e Ririn. Il fumo sembra inghiottire tutto. Mi sposto, ed ecco che intravedo una sagoma svolazzante capitombolare dall'alto. Sarà Rude, il mio socio, che con gli scagnozzi del padre è arrivato in nostro soccorso. Poi ci rifletto meglio, guardo un'altra volta la silhouette misteriosa del tizio e no, Rude non indosserebbe mai un mantello rosso fuoco come quello, neppure alla più glamour delle feste in maschera! Oltretutto il mio socio è pelato, mentre quello lì ha capelli che gli crescono da ogni dove, e una chioma folta e fluente quasi quanto la mia.

-Valentine! - esclamo allibito. Per la miseria, che tu sia benedetto! Se esco vivo da qui ti faccio una statua d'oro, lo giuro!

Però diamine, è la seconda volta che mi faccio salvare dall' ex-Turk triste e solitario. Finirò senz'altro per fare la figura del mollaccione, proprio come Zess ha osato chiamarmi poc'anzi, ma in questo momento poco mi importa. Sembra esserci l'inferno attorno a me. Urla, spari, nebbiolina bianco-grigia... assomiglia al set di un film del terrore.

Qualcosa si avvinghia alla mia gamba. E morbida e calda. Se non fossi sulla terra ferma, direi senza ombra di dubbio che si tratti della piovra assassina, ma quando il fumo si dirada del tutto, scopro che il mollusco in realtà è una bambina. - Ririn...!? - Prendo la bimba e me la carico in braccio. Mi guardo attorno, ci sono i ribelli che combattono con un agilissimo Valentine, Reeve moribondo a terra che tenta di rimettersi in piedi e raggiungere il pannello dei comandi, probabilmente per chiamare soccorsi. All'appello manca Zess, il suo capello biondo posticcio non c'è. Sarà scappato durante il trambusto, penso. Ma c'è un altro particolare piuttosto inquietante che mi fa gelare il sangue.

 

Dov'è Yuffie?!

 

Non la vedo, è sparita nel nulla, proprio come quella nebbiolina che circondava l'ambiente.

Chiedo alla piccola, mentre in fretta raggiungo Tuesti. Lei scuote il capo, non ha visto nulla a causa del fumo. Mi avvicino al dirigente della WRO, che nel frattempo è riuscito ad allertare i suoi sottoposti.

- Dov'è andata Yuffie? - chiedo sbrigativo, sperando che almeno lui abbia visto qualcosa.

Tuesti parla. Sa bene dov'è, ma la sua risposta non è affatto incoraggiante. - Ho visto Zess che la trascinava via!

 

Questa deve proprio essere la giornata delle buone notizie.

Metto Ririn a terra. - Te l'affido. - dico sbrigativo, e la consegno nelle sue mani.

Vado a recuperare il mio taser che se ne sta a terra da un bel po' di tempo, e gli do una rapida controllata.

Vincent è occupato a fronteggiare altri due ribelli, ma trova ugualmente il tempo per lanciarmi un'occhiata. - Qui ci penso io - sibila sbrigativo - tu riportala indietro.

 

Sorrido. - Consideralo già fatto, zo to! - Corro in direzione dell'uscita, mi imbatto nello squadrone di Rude ma non ho tempo di spiegargli la situazione. - Lascio tutto a te! - gli urlo, il socio intuisce al volo che qualcosa non va, e si limita ad assentire.

 

Mentre corro come un matto per il lungo corridoio, rifletto.

Dov'è l'avrà portata quel biondiccio posticcio?

Fuori da qui senza dubbio, ma dove??

Nemmeno una traccia da seguire, nemmeno un segnale... nemmeno un... Urlo disumano?! Mi fermo e tendo l'orecchio. Qualcuno sta urlando. Riconoscerei quelle grida sempre e comunque. Mi ha urlato così tante volte nelle orecchie, che sarebbe impossibile non dare un volto a quel suono che proviene da fuori.

Mi rimetto in moto divorando il sentiero ad ogni falcata, sono quasi arrivato all'uscita, scendo le scale a tre gradini per volta rischiando anche di finire di sotto, ma non mi importa. Arrivo fuori e la vedo.

Yuffie sta opponendo resistenza. Zess la tiene ben ferma per un braccio, mentre la trascina via con una facilità impressionante. La ninja non riesce a fronteggiarlo, è troppo piccola per tenere testa ad una simile stazza.

Quando l'uomo mi vede arrivare, ecco però che la situazione cambia. Sfodera la pistola, blocca Yuffie in una morsa ancora più serrata e le poggia la canna sotto il mento. La vedo per un attimo rabbrividire.

Se preme il grilletto, sarà un uomo morto. Lo giuro!

 

- Detesto ripetere le cose, ma sarò costretto a ribadire il concetto, dato che non riesco a fartelo entrare in zucca... -  tengo il taser ben stretto nella mano, mentre avanzo lentamente - Non ci fai proprio la figura da duro se continui a prendertela con una ragazzina.

 

- Chi sarebbe la ragazzina?! - strepita di rimando la ninja scalmanata. Accidenti, io provo a salvarla e lei che fa? S'incazza!

 

- Se qualcuno ti portasse via la cosa a cui tieni di più, come reagiresti? - replica l'uomo.

 

- Probabilmente ammazzerei quel qualcuno, ma prima ancora cercherei di capire cosa è successo realmente.

 

- Non c'è nulla da capire.

 

- Dimmi, ci hai forse provato? Perché da come ti comporti, sembrerebbe di no. - So per certo che in determinati momenti, la lucidità di ogni individuo va a farsi benedire, quindi entrare nella testa di Zess per me non è così complicato. Quando perdi qualcuno che ami, il desiderio di vendetta può farti commettere qualsiasi cosa. A quel punto non ti importa più di nessuno, né tantomeno di te stesso.

Mi basterebbe almeno provare a fargli abbassare la pistola, non chiedo molto, infondo. Quasi senza volerlo mi salta in testa un'immagine, qualcosa che forse potrebbe rivoltare le sorti di questo assurdo contrasto.  

Il coltello che trovai la sera in cui decisi di ritornare sul luogo dell'aggressione... tra l'altro ero insieme a Yuffie, me lo ricordo benissimo. Dovrei averlo con me, qui nella tasca dei pantaloni. Muovo la mano verso di essa - Prendo una cosa dalla tasca - gli dico, così da evitare inutili spargimenti di sangue. Quando estraggo l'arnese e glielo lancio a terra, lui non ha esitazioni e lo riconosce all'istante.

 

Vedo il suo sguardo vacillare. - Dove l'hai trovato?!

 

- Nel luogo in cui tu e il tuo scagnozzo mi avete gonfiato di botte. - Non potevo dare risposta migliore, questo è certo!  

 

Prego affinché quel coltellino sblocchi la situazione, e dopo qualche istante che pare durare un'eternità, la scena inizia a mutare. Il braccio col quale Zess sta reggendo la pistola si abbassa leggermente. Sarò forse riuscito a farlo rinsavire? Onestamente, non me ne frega molto, anche perché è arrivato il momento di reagire. Carico tutto il mio peso sulla gamba destra, sto per scattare in avanti, ma a sorpresa Yuffie mi precede. Addenta l'avambraccio del suo rapitore, e come un'agile gatto un po' mattacchione riesce a liberarsi.

Scuoto la testa e alzo gli occhi al cielo. Solo una come Yuffie poteva fare una simile cosa!

Colgo la palla al balzo e, taser alla mano, mi scaglio contro il biondo. Essendo lui distratto, il mio affondo va subito a segno.

La scarica elettrica rilasciata dalla mia arma lo stordisce per qualche istante. Scuote il capo, mi fissa con uno sguardo malfermo che non mi piace, mentre si prepara al contrattacco.

 

- Ti ho già battuto una volta, rosso! - sibila, ed è più che arrabbiato. Furibondo, direi! - Cosa speri di ottenere adesso?

 

- Metterti a tacere una volta per tutte e sbatterti in una gabbia grande quanto una scatola di fiammiferi, ti va bene come risposta? - replico a tono, facendomi vedere piuttosto divertito, anche se so che questo lo farà incazzare di brutto. - E non chiamarmi rosso! - Mi fa imbestialire!

Carico ancora il mio taser, e lo colpisco mandandolo al suolo. Mi avvicino, lo afferro per il bavero della divisa, quanto mi piacerebbe dargli una testata proprio in questo momento! - Per la cronaca - continuo - se quella sera ho perso è stato solo perché tu non hai avuto il coraggio di uscire allo scoperto e di affrontarmi in modo leale, zo to!

 

Con sfacciataggine, lui mi guarda e sorride. Ho come l'impressione che non gliene freghi proprio nulla di tutto ciò. Né di essere malmenato, né degli insulti, e neppure di finire in una scatola di fiammiferi. Quest'uomo ha proprio l'aria di chi ormai non ha più nulla da perdere. Tipi del genere vanno tenuti d'occhio, perché sarebbero capaci di fare qualsiasi cosa.

Si fa un'altra risata, poi tossicchia e mi fissa. - E' molto più semplice mandare giù qualcuno, se lo si attacca alla spalle.

 

Beh, se la metti così...

Te la sei cercata.

 

- Allora manda giù questo! - Chiudo la mano a pugno, e lo colpisco in viso. Per una volta tanto pure io mi sono tolto lo sfizio.

L'ho colpito così forte, che ora le nocche della mano mi fanno male. La muovo un po', in modo da far passare il dolore.

Yuffie si trova poco più in là, osserva preoccupata la scena. Mi giro appena verso di lei, per dirle che ormai la situazione è sottocontrollo, ma quella distrazione mi costa molto caro. Il taser mi vola via dalle mani, Zess mi si lancia contro con una velocità sconvolgente.

E menomale che dovevo tenerlo d'occhio!

Per tutte le Summon! La scarica elettrica che lo ha investito poc'anzi avrebbe stordito perfino quel colosso di Bahamut!

Vorrei tanto poter fare un rapido sunto della situazione, adesso, ma temo che non mi servirà a molto.

Io sono senza armi, lui invece no.

Io sono a terra, lui invece sta avanzando lentamente verso di me.

Io non posso sparargli, perché non ho una pistola, ma lui a breve sparerà a me.

Poi dicono che noi Turks ci cacciamo costantemente nei guai, ci ficchiamo nelle situazioni più pericolose, ci facciamo quasi ammazzare nelle nostre missioni impossibili... Altro che dicerie, i pettegoli che mettono in giro queste voci per una volta tanto hanno ragione. E mi costa pure ammetterlo!

Un colpo improvviso parte dalla canna grigio metallizzata di una pistola. E' quella di Zess, ed il proiettile è destinato a me. Inutile evitarlo, ormai è troppo tardi.

Il botto inaspettato mi fa serrare di scatto le palpebre. Non ho modo di pensare o di agire perchè tutto è così istantaneo, e anche se il mio cervello in determinati contesti è in grado di correre più di un fulmine che si staglia a ciel sereno, ora è come bloccato.

Sento dei passi, seguiti poi da un tonfo. Sarà il mio corpo, che trafitto dal proiettile è finito in terra, penso in maniera alquanto confusa, eppure io non sento nessun dolore né tantomeno mi ritrovo riverso al suolo. Riapro gli occhi per cercare di capire cosa è successo, ho un po' paura di ritrovarmi con qualche pertugio situato nel petto o peggio ancora in mezzo alla fronte, poi penso che sarebbe impossibile, dato che sono ancora vivo e vegeto, non sto affogando in una pozza di sangue e non mi cola nessuna materia celebrale dalle orecchie. Quando riapro gli occhi, vedo Zess irto d'innanzi a me che abbassa lentamente il braccio. Nella mano destra la canna della sua pistola sta ancora fumando. Ha un'aria stranita, deve aver colpito qualcosa o qualcuno perchè io non ho fori, e palpitazioni a parte sto bene. Mi guardo intorno, chino il capo, lo sguardo mi corre sul terreno fertile che si erge davanti a me, finché non trovo quel qualcuno.  

Yuffie è riversa al suolo, c'è del sangue sui fili d'erba. Mi sollevo con gambe tremanti e le corro incontro. Cerco di girarla lentamente, nel farlo una mano mi si colora di rosso. Osservo quel sangue che la sporca, poi guardo Yuffie e tremo. Ha un foro poco sotto la clavicola, è profondo anche se coperto dal sangue che cola giù in maniera lenta e inesorabile.

- Yuffie! Yuffie! - la chiamo, una due, tre volte ma lei è immobile, non mi risponde. Le poggio due dita sul lato del collo, per fortuna è ancora viva. Mi passo una mano tra i capelli in preda alla disperazione. Sollevo il capo e fisso Zess con disprezzo. - Maledizione! - impreco - Guarda cosa hai fatto?!

 

- Non volevo colpirla, ma si è intromessa...! - biascica lui, con la voce tremolante quasi sull'urlo di una crisi isterica.

 

Abbasso il capo, ritorno a guardare questa ragazzina di Wutai che se ne sta immobile, spenta tra le mie braccia, priva di sensi. E il mio sguardo diventa improvvisamente triste. - Lo ha fatto per salvarmi... proprio come tua sorella. - replico a denti stretti, cercando di trattenere la rabbia che mi sta divorando.

Quel colpo era mio, solo mio, lei non centrava nulla, doveva starne fuori, dannazione! 

 

- Leonor si preoccupava sempre per me... - lo sento mormorare. Io ascolto ma non smetto di staccare gli occhi da Yuffie. Sinceramente, mi importa poco di lui adesso. D'un tratto inizia retrocedere, poi si ferma, e retrocedere ancora. - Eravamo una famiglia e lei mi ha protetto fino all'ultimo, ciò che forse avrei dovuto fare io.

Dopo questa affermazione, non rivedrò più Zess. Alzo di scatto il capo, appena in tempo per vedere un uomo dal capello biondo platino lasciarsi cadere nel vuoto, scivolando giù da una sporgenza non recintata che si affaccia verso un strapiombo senza fine. Rimango per un istante interdetto, mi sento come paralizzato. Per la miseria, che cazzo succede qui?!

So che devo darmi una calmata... è successo tutto troppo in fretta, ma non ho tempo da perdere. Non adesso.

Per lui non posso fare niente, ormai, e infondo penso che sia giusto così. Al contrario, per la mia Yuffie c'è ancora speranza.

 

- Questa proprio non dovevi farmela, nanetta. - Il suo viso è pallido, spento, la ferita peggiora ad ogni occhiata, e sempre più sangue si riversa al suolo. Prendo un fazzoletto dalla tasca e tento di tamponare come posso. La vedo contrarre il viso in una smorfia di dolore nel momento in cui le sfioro il taglio. Il respiro dapprima affannoso diventa di colpo flebile. Le appoggio nuovamente due dita sul collo, per sentire il battito, e sono costretto a fare più pressione del solito. E' flebile anch'esso. Vado nel panico, alzo gli occhi al cielo e li serro con rabbia. Dannazione, non puoi farmi questo, Yuffie!

Mi serve un dottore! E alla svelta!

Faccio leva sulle gambe, l'afferro con una stretta ferma ma delicata al tempo stesso e la sollevo. - Ti prometto che tra poco starai meglio, fidati di me e ti prego, resisti! - le sussurro all'orecchio.

 

- Ok... - sento biascicare con mio grande stupore. Il suono, flebile, proviene dalle sue labbra! - E già che ci sei... non chiamarmi più ragazzina. - Testarda fino alla fine, lei!

Le sorrido con dolcezza, vorrei aggiungere qualcosa ma le parole non mi escono dalla bocca.

Faccio per girarmi e mi imbatto in due figure grandi e grosse. Rude e suo padre. Poco più in là Reeve che si tiene in piedi sorretto da un soldato, ordina ad uno dei suoi uomini di allertare i soccorsi.

Un'auto arriva alla svelta, consegno Yuffie ad un paio di medici che si apprestano a somministrarle le prime cure, dopodiché un terzo la carica in macchina, lo sportello si chiude, e il veicolo parte di corsa verso l'ospedale più vicino.

Mi passo una mano tra i capelli, muovendomi avanti e indietro scuoto il capo in preda all'angoscia, e se ripenso allo stato in cui riversava la mia Yuffie poc'anzi mi sento ancora più male. Vorrei correre da lei, vorrei sapere come sta, vorrei vedere cosa le stanno facendo, forse solo così riuscirei a darmi una calmata. Rude mi posa una mano sulla spalla, successivamente tira fuori dalla tasca le chiavi dell'auto. - Vado a prendere la macchina - dice. Ancora una volta il mio socio ha capito tutto.   

- E' in ottime mani - mi rassicura Reeve - e poi, quella ragazzina è inaffondabile, non è così, Vincent? - si rivolge ad una figura vestita di rosso che gli sta dietro. Solo ora lo noto anch'io.

Mentre aspetto l'arrivo di Rude, mi avvicino all'ex-Turk dalla chioma nera e fluente. Era ormai da tempo che cercavo di parlargli, ma trovarlo non è mai stato facile, anche perché è sempre stato lui a trovare me.

 

- Ultimamente mi stai salvando la vita un po' troppo spesso - gli dico, lui non sembra scomporsi. - perciò ti devo un favore.

 

- Non chiederò mai favori ad un Turk, quindi non mi devi niente. - replica occhi rossi. Con quella sua voce roca e spettrale per un attimo mi si accappona la pelle.

 

- Un tempo anche tu lo eri, o sbaglio? - Questa mia domanda sembra suscitargli vecchi ricordi.

 

- Già, ma ora non più. - controbatte. L'argomento deve aver riaperto in lui una certa ferita, una di quelle che neanche il tempo è in grado di sanare, tant'é che con un rapido scatto si gira e prende il largo.

 

- E allora perché hai salvato la vita ad un Turk? - faccio appena in tempo a chiedergli.

 

- Perchè un tempo lo ero anch'io. - mi risponde, poco prima di sparire nel nulla.

 

 

 

 

 

Ho rischiato la vita più volte e ne sono sempre uscito ma non mi piace quando a rimetterci sono le persone che amo.  

Così come non mi piace starmene qui, nella saletta d'attesa di questo ospedale, mentre attendo che l'impiegata di turno addetta alla reception riagganci una volta per tutte quella fottuta cornetta e finalmente mi degni di uno sguardo.

Lo fa dopo ben venti minuti, dopo aver chiacchierato con chissà chi e di chissà cosa, ma non m'importa, sto in piedi da ore e mi fanno male gambe, per cui credo proprio che non l'aggredirò.  

- Mi scusi signora - faccio, rivolgendomi a lei con modi calmi e pacati. E' molto anziana, e non mi sembra il caso di spararle una ramanzina in pieno viso, non vorrei mai che le cascasse la dentiera. Sto per proseguire ma lei mi anticipa.

 

- Signorina - rettifica, trucidandomi con un occhiata bieca. Avrà l'età della nonna di mia nonna, o forse anche di più, e a giudicare dal tono della voce, capisco subito che si tratta della classica zitella stagionata e pure inacidita. Non potevo chiedere di meglio, oggi!

 

Con un colpetto di tosse mi schiarisco la voce, poi riprendo: - Ok, signorina - dico, tanto per compiacerla, ma a dirla tutta non me ne frega proprio niente se è o non è ammogliata - Sono qui per fare visita alla mia ragazza, è ricoverata da circa una settimana ma oggi ho trovato la stanza vuota. Un'infermiera mi ha chiesto di chiedere a lei, probabilmente le avranno cambiato camera oppure starà facendo una visita di controllo, può aiutarmi?

 

La donna mi fissa. - In che modo, scusi?

 

Io fisso lei, poi mi gratto la nuca. - A trovare la mia ragazza che sembra sparita nel nulla. - Mi sembra ovvio, no?

 

La donna mi fissa ancora. - In che modo scusi?

 

Io fisso lei ancora, mi gratto la nuca e sento che all'ennesimo "in che modo scusi" potrei perdere la pazienza. Le indico un pc. - Ad esempio, con quel terminale che sicuramente conterrà tutte le informazioni dei pazienti di questo ospedale, incluse quelle della mia ragazza. Basta fare una ricerca, e...

 

- Non sono autorizzata a fornire simili informazioni ad uno sconosciuto. - sentenzia. Sconosciuto? Io?

 

- Le ho appena detto che sono il suo ragazzo, zo to!

 

- Ha un documento?

 

- Documento?

 

- Come faccio a sapere se lei è veramente ciò chi dice di essere?

 

Ok. Adesso capisco perché questa vecchiaccia non ha ancora trovato marito.

Infilo una mano nella tasca, e le sbatto sul tavolo la mia tessera di riconoscimento. La "signorina" si sistema un paio di occhiali sul naso raggrinzito, al posto delle lenti due fondi di bottiglia in pratica. Sarà pure cieca come una talpa, penso mentre aspetto che si decida a fare il miracolo. - Che lavoro fa? - mi chiede.

 

- E a lei cosa importa? - rispondo.

 

- Potrebbe essere un nullafacente che va in giro ad importunare le persone.

 

- E invece sono un... - Turk, vorrei dirle, ma taccio all'istante. Se viene a sapere che lavoro per la Shin-Ra questa come minimo mi fa arrestare! - Sono un nullafacente che non va in giro ad importunare le persone.

 

- Conciato in quel modo non direi proprio.

 

Mi do una rapida occhiata. - In quale modo?! - E poi, io sto cercando una persona! Non mi serve un consulente d'immagine!

 

- Capelli spettinati, camicia sbottonata, abiti sgualciti... Chi le stira gli indumenti?

 

Beh, se proprio vuole una risposta, l'accontento subito.

- Elena, la mia domestica personale. - Lei è bionda, bassina, e tanto petulante, proprio come questa terribile vecchiaccia.

 

- Non capisco... un nullafacente come può permettersi di avere una domestica?

 

- Ha mai sentito parlare del pagamento in natura? - Ovviamente sto scherzando, fatto sta che la vecchiaccia sbianca e ammutolisce di colpo. Il clone di Elena, in pratica. - E comunque, se le danno così fastidio i miei abiti sgualciti, non oso immaginare cosa dirà quando le mostrerò le mie mutande ingrigite e mangiate dai tarli! - faccio per posare una mano sul bottone dei pantaloni, un po' per gioco, un po' perchè ne ho pieni i cosiddetti, ma la donna prende il largo, proprio sotto il mio nasino incredulo. - Hey, nonna! Stavo scherzando! - le urlo, per farla tornare indietro, ma ahimé vedo sfumare l'ultima chance che ho di rivedere la mia Yuffie, dato che della vecchia non c'è più traccia.

Potrei tornare stasera, non appena ci sarà il cambio della guardia, così non sarò costretto a rivedere la zitella inacidita, che ho scoperto essere pure pudica oltre che rincoglionita. Certo, la cosa mi scoccia, ma ho forse scelta? No. Tanto per cambiare, zo to!

Giro i tacchi e mi avvio verso l'uscita, con l'aria di chi è stato appena travolto da un tram guidato da un bisonte ubriaco. So che la cosa può non avere senso, dato che un bisonte non guiderebbe mai un tram, perlopiù completamente sbronzo, ma trovare una vecchiaccia completamente rincitrullita alla reception di un rinomato ospedale mi porta a credere che forse, dopotutto, anche gli asini volano.

Mi sento chiamare. Mi giro, ed è ancora lei, la vecchia!

Tutto ciò assomiglia molto alla scena di un film dell'orrore che ho visto con Rude l'altra sera... La risata gracidante di una vecchia pazza precede i titoli di coda. Per conoscere l'intera trama del film dovrei chiedere a Rude, io sono crollato dopo soli 5 minuti, per poi riaprire gli occhi verso la fine. Era di una noia... proprio come quest'assurda situazione.

Torno dalla donna perché sembra avere qualcosa per me. E' una lettera. Sul fronte c'è scritto a chiare lettere "Per Reno", sul retro invece un solo nome: "Yuffie". 

Guardo la donna, guardo la lettera, poi riguardo la donna. - Mi scusi, ma... questa da dove salta fuori? E soprattutto, non poteva darmela prima?! E cosa assai più importante, dov'è Yuffie?!

 

- La signorina Kisaragi è stata dimessa questa mattina.  

 

- Dimessa? Questa mattina? - scuoto il capo. Ma non dovevano dimetterla la settimana prossima? E poi, qualcuno può spiegarmi perché sono sempre l'ultimo a sapere le cose??

 

- Prima di partire mi ha chiesto se potevo consegnare questa lettera al suo ragazzo, uno zoticone dai capelli spettinati ha aggiunto. Osservandola, direi che la descrizione le calza a pennello.

Questo è proprio tipico di Yuffie, non c'è alcun dubbio. Decido di non replicare, tanto sarebbe inutile. Ero venuto qui per vedere una nanetta, e non una vecchietta. Ma visto che la nanetta non c'è, non vedo perché dovrei intrattenermi con la vecchietta.

Stringo a me la lettera e me ne vado. La questione della zitella inacidita me la getto alle spalle non appena apro la busta e sfilo via il foglio.

L'inizio non è dei migliori. "Caro zotico", ecco come comincia. Beh, se queste sono le premesse, non voglio neppure sapere cosa c'è dopo!

Sono quasi deciso a cestinarla alla prima occasione, tanto rivedrò la mia Yuffie non appena riuscirò a capire dove si è nascosta, o forse no...?

Riprendo a leggere la lettera, mosso dalla curiosità, parola dopo parola arrivo alla fine.

Alzo gli occhi al cielo, con una mano tra i capelli.

Che giornata di merda!

 

 

 

 

 

- Come mai sei già tornato? - farfuglia una voce. Rientro nel Sanatorium con il morale sotto le scarpe, e non c'ho proprio voglia di rispondere alle inutili domande di Elena. Ma lei ovviamente è intenzionata a continuare. - Come sta quella ragazza...? Yuffie, intendo. - Ti pareva! Ha subito toccato il tasto dolente, quel tasto dolente!

 

- Non c'è. - sbotto fiacco.

 

- In che senso?

 

- Lei... non è più qui. 

 

Elena sgrana gli occhi, poi si porta una mano alla bocca. - Vuoi dirmi che... lei è forse...

Mi sta fissando con un'aria allibita, pronta magari a consolarmi da un momento all'altro.

 

- Ma santo cielo, no! Non è diventata parte del flusso vitale, per la miseria! - Sempre la solita, lei. - E' dovuta partire per Wutai. Il padre ha un forte esaurimento nervoso, stress da super lavoro a quanto pare.

 

Sospira, poi si da una calmata. Il Turk ligio al dovere, la donna meticolosa, rompiscatole, insomma, la Elena di sempre! - Wutai non è su un altro pianeta. Prima o poi tornerà, vedrai.

 

- Perchè tu non conosci Yuffie. Per lei il poi viene sempre prima del... prima. - ribatto secco, poi mi avvio su per le scale. - Ah, dimenticavo... all'ospedale ho incontrato ciò che tu diventerai tra una cinquantina d'anni. - Ma volendo potresti arrivarci anche tra una settimana, basta solo un pizzico di impegno e una sana dose di invecchiamento precoce. Poi non ti serve altro, solo la pensione, così non ti avrò più tra i piedi. 

Sento la mia collega blaterare qualcosa, ma chissene! Io rivoglio la mia ninja nana!

 

 

 

 

 

Stiamo appena rientrando a casa, dopo aver portato a termine una pericolosissima missione intitolata "fare la spesa". Faticosissima, credetemi! Il parcheggio che non si trovava, la lista della spesa incomprensibile perché scritta da Elena, la lunga fila alle casse...

Da un po' di tempo a questa parte c'è una noia... Proteggiamo il presidente Rufus, teniamo in ordine il Sanatorium e facciamo la spesa. Sento tanto la mancanza di Sephiroth o di quei tre bamboccioni che gli assomigliavano. Ci vorrebbe un nuovo cattivo, qualcuno intenzionato a distruggere il pianeta, a provocare un'ecatombe, tanto poi ci pensa Cloud a rimettere a posto le cose. Noi Turks gli daremmo solo una mano, e la cosa non mi dispiacerebbe affatto. Come diceva mio nonno, in tempo di guerra ogni buco è trincea!

Nel tempo libero me ne vado all'orfanotrofio gestito dalla mora e dal biondo, mi diverto molto a farmi travolgere da una mandria di bambini inferociti. Ririn sta per essere adottata da una famiglia di Kalm, e sembra proprio che questa sia la volta buona. Le ho promesso che verrò a trovarla anche nella sua nuova casa, e lei mi è parsa molto entusiasta. Lo credo bene, sa che la riempio di caramelle e leccalecca tutte le volte che vado a farle visita!

Entrati nel Sanatorium, Rude poggia le buste della spesa sul tavolo. - Ci pensi tu a sistemare la roba? - gli dico, perché io sono esausto. Il pelato non sembra particolarmente entusiasta. Arriva Elena in suo soccorso, raggiante e seccante come sempre. - Ecco una volontaria! - esclamo andandole incontro.

 

- Volontaria? - mi balbetta, lasciandosi trascinare verso la cucina.

 

- Aiuterai Rude a sistemare la spesa, contenta? - E devi obbedire per forza, perché quando Tseng non c'è è Reno che passa al comando! La bionda si rende conto che non ha molta scelta, o esegue gli ordini o gli ordini esegue. E' semplice! Raggiunge il pelato, infila le manine nelle buste e...

 

- Ma qui mancano delle cose! - Ecco! La megera ha parlato!

 

- Colpa tua che scrivi come un caprone di montagna che ha subito una paralisi a tutte e quattro le zampe, zo to.

 

- Ti sei dimenticato di prendere la camomilla, e poi il detersivo per lavare i piatti, e lo smacchiatore...! Come faccio a pulire le camicie se non c'è? Non posso usare un altro prodotto, ci rovinerebbe le uniformi! - Vi prego, fatela smettere!

 

Scuoto il capo, mi passo una mano sul viso in preda alla disperazione. - Non muore nessuno se portiamo per due giorni di fila la stessa camicia, al massimo se hai problemi di sudorazione eccessiva puoi tranquillamente immergerti nella colonia e nessuno sentirà il tuo inconfondibile olezzo.

 

- E il detersivo? Senza piatti puliti come faremo a mangiare? L'alimentazione è importante!

 

- Vorrà dire che useremo le mani, come si faceva una volta, ai tempi degli avi degli avi dei nostri avi, hai presente?

 

- E per la camomilla? Io ne ho bisogno, senza non riesco a dormire.

 

La guardo, poi sorrido beatamente. - Cianuro Elena, puoi usare quello! Così farai un favore a tutti noi, credimi! - Povera la mia biondina... c'è rimasta male... sta facendo una faccia...! Sospiro, poi lancio un'occhiata a Rude insieme alle chiavi della macchina. - Accompagnala al supermarket, ed assicurati che prenda tutto. - Vedo la megera sprizzare felicità da ogni poro e venirmi incontro. Oddio, non vorrà mica abbracciarmi?! Faccio un passo indietro. No grazie, ho già dato per oggi!

Mi avvio al piano di sopra, vado a farmi un pisolino. Non appena scorgo il mio comodo giaciglio mi sento già meglio. Sto partendo per il mondo dei sogni, e devo ancora sdraiarmi! Prima però vado a trovare il signor water. Urge una svuotatina, sennò finirò col farla a letto.

Spalanco la porta del bagno, entro, raggiungo il vaso, poi afferro la lampo del jeans, la tiro giù e poi...

E poi in teoria dovrei procedere all'evacuazione, ma mi sento osservato. E quando ciò avviene, no, non la faccio. E' più forte di me, non ci riesco proprio!

Mi volto lentamente, ma non riesco a completare la rotazione perché un urlo mi tramortisce in pieno.

 

- Fermoooooooooo!! - sento strillarmi addosso - Non in presenza di una signora, zoticone!!

 

Nessuno mi chiama più in quel modo da almeno un paio di mesi. Per la precisione, da quando una certa nanetta alta quanto una chitarra mi ha piantato in asso per soccorrere il suo paparino affetto da esaurimento nervoso che vive in una terra lontana anni luce da quella dove risiedo io. E ora, quella stessa nanetta sta qui, in preda ad una crisi isterica armeggia vicino alla lampo dei miei pantaloni nel tentativo di richiuderla. Io la lascio fare, anche perché o sogno o son desto.

- No, non può essere - No, davvero non può essere! - tu non sei lei, certo, sei identica, ma no, non sei lei. Tu sei Elena travestita da lei, o peggio, sei la vecchiaccia che stava in quell'ospedale travestita da lei, o volendo proprio esagerare, sei sia Elena che la vecchiaccia!! - Due persone racchiuse in un involucro così minuto? Sì, la vecchia e la megera ne sarebbero capaci!    

 

Finalmente la lampo si chiude. L'essere che mi sta d'innanzi mi tocca la fronte con la mano. - Hai la febbre? Sei esaurito?

Prendo quella manina che mi sta premendo sulla fronte e gliela scanso via.

 

- Febbre? Febbre?!

 

- Ok, sei esaurito!

 

- Esaurito? Esaurito?!

 

- Ok, allora hai sia la febbre che l'esaurimento, non c'è dubbio!

 

- YUFFIE!! - le urlo in faccia - Cosa diavolo hai fatto in questi DUE mesi?! Non due giorni, non due settimane, bensì DUE fottutissimi mesi! - ho quasi le lacrime agli occhi tanto sto urlando. Avanzo minaccioso verso di lei. - Due mesi, due mesi! E senza dirmi qualcosa, senza farmi una telefonata...!

 

- Ma non è così...! Ti ho mandato delle lettere... con i piccioni viaggiatori... - balbetta. - Non le hai ricevute?

 

- Guardami bene, ho forse la faccia di uno che le ha ricevute?! - Mentre avanzo lei inizia ad arretrare.

 

- Forse hai ragione... Wutai è piena di gatti... poveri piccioni...

 

- Sai che esistono i telefoni, vero? Due mesi, due mesi, dannazione!

 

- Ma le lettere sono più romantiche...!

 

Ma le lettere sono più romantiche... certo, come no!

 

- E intanto io stavo qui a patire, patire e ancora a...

 

- Patire?

 

- No, a fare il cretino!! - A furia di avanzare e lei di retrocedere, siamo usciti dal bagno e ora ci troviamo in camera. - Facevo il cretino e nello stesso tempo aspettavo come un fesso una tua telefonata! Ho anche provato a chiamarti, ma il tuo aggeggio sembrava perennemente in ferie.

 

- Ehm... veramente mi è finito nel lago, mentre cercavo di soccorrere un povero micetto abbandonato.

 

- Lo stesso che si è mangiato il piccione?

 

- A dire il vero non lo so, però se vuoi la prossima glielo chiedo!

 

- YUFFIE! - le urlo ancora - Per la miseria, non scherzare! - Mi fermo quando lei si ritrova con le spalle puntellate al muro. Cerco di darmi un attimo una calmata, anche perché la vedo abbastanza scossa. - Come va con la ferita? - le domando, stavolta in maniera garbata. Sono molto preoccupato, e penso che lei se ne sia accorta.

 

- Oh, per quello direi che va benissimo! Sono completamente guarita, guarda! - Scostando una parte della canotta e mostrandomi la zona interessata mi fa capire che sta dicendo il vero. Poi con un paio di occhioni inizia a guardarmi. - Mi perdoni?

 

- Per essere sparita, e avermi lasciato solo come un cane per due lunghi ed interminabili mesi?

 

Lei assente tutta convinta. - E anche per aver permesso ai gatti di mangiare i piccioni!

 

- Ah beh, questa poi è la più grave di tutte...! - Ci guardiamo reciprocamente e poi via, scoppiamo a ridere subito. Ok dai, direi che a modo suo si è fatta perdonare. Dopotutto, Yuffie è così. O la si ama oppure niente, nemici come prima.

So che non le piace ritrovarsi con le spalle al muro, quindi di soppiatto cerca di aggirare l'ostacolo, che poi sarei io, che l'ha tiene incollata alla parete. - Non così in fretta! - esclamo, dopodiché la blocco con ambedue le mani.

 

- M-ma non era tutto risolto? - balbetta. E sta pure arrossendo!

 

- E tu credi che un "mi perdoni?" detto così con due occhioni grandi e lucidi possa bastare? - scuoto il capo. Eh no, bambina! Non è mica così che funziona, sai? - Voglio almeno un bacio!

 

- M-ma così, su due piedi?

 

- E perché non su quattro, tu che dici? O meglio ancora, perché non me lo dai su quel letto? - punto il mio comodissimo giaciglio poi mi arriva una sberla. - Hey!

 

- Ohy, e poi sarei io quella che scherza?

 

- Ma guarda che io sono serissimo! Sono due mesi esatti che non tocco una donna, e questa cara mia si chiama "astinenza forzata"! - ricevo un altra sberla, stavolta più forte. - Ma perché mi picchi?!

 

Yuffie sbatte un piede in terra. - Non ci credo...! No, no e poi no! Scommetto che mi hai tradito, e con chissà quante donnine! 

 

- Ma fammi il piacere...! Chiedilo a Rude se vuoi, lui potrà confermare tutto, così farai la figura della bambina gelosa. - Ma a me piace così, bambina e gelosa!

 

- Sei sincero? - chiede, ed io fissandola negli occhi assento. - E allora baciami, zotico! - Tralasciando quell'ultima parolina che non mi piace affatto, il resto della frase è musica per le mie orecchie. Sorrido e mentre lo faccio mi avvicino alla sua bocca. Se questo è un sogno per carità, niente secchiate d'acqua o rumori bruschi, non ho nessuna intenzione di svegliarmi!

La stanchezza mi passa non appena le mie labbra iniziano a sfiorare le sue. Anche lei si accoda al mio sorriso finché la passione non travolge entrambi.

Dalla parete ci spostiamo al centro della stanza, senza staccarci l'uno dall'altra arriviamo al bordo del letto, sto per spingerla giù ma lei si blocca. - A-aspetta un secondo!

 

Aspettare? Ma... Che? - Non c'è nessuno in casa, tranquilla. Ma se vuoi chiudo la porta a chiave. - rispondo frettolosamente, tra un bacio e l'altro.

 

- No, è che devo dirti una cosa!

Non potevi trovare momento migliore, guarda! - Ah sì? - replico, tuttavia di lucidità ne ho davvero poca in questo momento.

 

- Ho parlato di te a mio padre, e lui vorrebbe tanto conoscerti!

 

Le do un bacio sul collo, poi un altro e un altro ancora. - Mi sembra giusto. - rispondo, dicendo la prima cosa che mi passa per la testa. Con la mano sfioro il bottone che tiene chiuso i suoi shorts colorati e lo faccio scivolare fuori dall'asola.

 

- Ha anche detto che ti insegnerà a prenderti cura dell'enorme serra che abbiamo a Wutai. Gli dovrai annaffiare i fiori tutti i giorni, strappare via le erbacce, e concimare le piante.

 

Le tiro giù la lampo. - Mi sembra giusto.

 

- In più ha aggiunto che se mi farai soffrire, lui ti spezzerà le gambe!

 

Le sollevo con lentezza la canotta. - Mi sembra giusto.

 

- Hey, ma... mi stai ascoltando?

 

- Mi sembra giusto. - rispondo affannosamente anche stavolta. Sembro un disco rotto, ma ripeto, lei continua a parlare ad un cervello, il mio, che in questo momento è fuori servizio. Mentre continuo imperterrito ad assomigliare sempre di più ad una piovra con una testa enorme e completamente vacante, odo Yuffie mugugnare.

 

- C'è un'altra cosa che devo dirti, sai? - fa una pausa, mi fissa e poi come se nulla fosse esclama: - Sono incinta!

 

- Mi sembra giu... - All'improvviso non mi escono più le parole. Forse ho capito male? - S-scusa? - è tutto ciò che riesco a dire.

 

- Sono incinta! - ripete. E la frase è identica a quella articolata poc'anzi. Con la bocca aperta fisso Yuffie, mi sorreggo la mascella perché sento che potrebbe cascare da un secondo all'altro, anzi, sono talmente stranito che la vedo già a terra. Chissà perché, avverto la necessità di sdraiarmi. Manco il tempo di arrivare al bordo del letto che puff! Crollo a terra, facendo la figura della pera troppo matura che staccandosi dal ramo finisce spappolata sul terreno. 

Yuffie grida qualcosa, mi fa aria con le mani, mi percuote da cima a fondo finché non riapro gli occhi. - Dove... sono? - biascico infine.

 

La nana tira un sospiro di sollievo. - Non farlo mai più, ti prego! Mi hai fatto prendere un colpo!

 

- Cosa... è successo?

 

- Sei svenuto, dopo che ti ho detto quella cosa.

 

- Quale cosa...?

 

- Ehm... Che saresti diventato padre. - pigola, sottovoce.

 

Avverto un'altra volta un capogiro.

-  Oddio, reggimi... - Sto per svenire di nuovo!

 

-  Scherzavo! Scherzavo! - strepita a più riprese Yuffie, in preda al panico.

 

Mi rimetto subito in piedi. - Come scusa?

 

Con il faccino mesto lei abbassa gli occhi. - Sì, l'ho fatto per attirare la tua attenzione, dato che sembravi preso da ben altre cose...!

 

Mi siedo sul bordo del letto e tiro un lunghissimo sospiro di sollievo. Yuffie è seduta in terra, proprio davanti a me. - Sai che potevo restarci secco?

 

- Non ti andava proprio a genio l'idea di diventare padre, vero? - A giudicare dalla sua espressione mi sembra particolarmente abbattuta.

Le faccio cenno di venirsi a sedere in braccio a me, lei si alza, mi raggiunge dopodiché si accomoda sulle mie gambe. - Non mi ci vedo a cambiare pannolini, sai? Almeno, non ora, però...

 

- Però? - Mi sta fissando con due occhioni vividi, di quelli che non si dimenticano facilmente.

 

- Però so già che non dovrò cercare a lungo la madre dei mie futuri figli, perché almeno lei l'ho già trovata.

 

Yuffie mi punta con aria furbetta. - E chi sarebbe? - domanda, facendo finta di non sapere la risposta.

 

- Una certa nanetta che proviene da Wutai... è una ladruncola pestifera che si diverte a chiamarmi "zotico", un tipetto tutto pepe ma infondo tanto dolce, la conosci?

 

Mi fa una linguaccia, afferra un cuscino e me lo sbatte in faccia. - Certo, zotico!

Stavolta se l'è proprio cercata!

 

- Vuoi giocare, eh? Beh, sappi che nessuno ha mai battuto il re indiscusso della lotta a cuscinate in faccia!

In un lampo la stanza si trasforma in un campo di battaglia. Io prendo a cuscinate lei, lei prende a cuscinate me. Divertente, no?

Ci rincorriamo come due matti scalmanati, come due bambini che giocano all'aria aperta. Ridiamo, urliamo, mettiamo a soqquadro l'intera camera, Yuffie salta sul letto per sfuggire all'attacco del cuscino assassino, io la seguo a ruota e bang! Presa in piena faccia! Il tutto con delicatezza, s'intende.

Quasi senza volerlo ci lasciamo cadere sul morbido giaciglio, siamo stanchissimi ma felici e, tra un sorriso e l'altro, quella stessa stanchezza ci trascina nel mondo dei sogni, stretti in un magico abbraccio.

 

 

 

 

 

La mattina è ormai giunta. Un raggio di sole si posa sul letto, sopra la mia faccia ancora assonnata. Mi copro gli occhi con il dorso della mano, ho la bocca impastata, i capelli spettinati, uno sbadiglio e poi una rapida occhiata all'ambiente.

Santo cielo, che sfacelo!

Sono disordinato, ma non fino a questo punto! E infatti qui non c'è solo il mio zampino... La lotta a cuscinate di ieri sera ha fatto una strage! Io e Yuffie siamo come un mix di elementi esplosivi che se combinati insieme possono diventare tremendamente pericolosi. Altolà! Maneggiare con cura! 

 

Mi guardo attorno, ma lei non c'è. Sono un po' deluso, speravo di trovarla ancora qui, ma Yuffie è... semplicemente Yuffie. Sul comodino c'è un biglietto. Lo prendo, lo leggo, e sorrido. Mi da appuntamento a questa sera per il secondo round della famigerata "battaglia del cuscino assassino", e si raccomanda di non chiudere la finestra del bagno. Che tipo!  

Quando sto per alzarmi dal letto sento il telefono suonare. Lo prendo e rispondo. La voce dall'altro capo porta buone notizie. Finalmente il periodo di noia sta per finire. A quanto pare serve l'aiuto di noi Turks, e sapete cosa significa tutto ciò? Il rosso sta per tornare in azione!

Sorrido, mi sento al settimo cielo, non vedo l'ora di divertirmi un po', una nuova missione mi attende.

Che sia bella o brutta poco importa, ciò che conta è il sapore.

Ne voglio una saporita, nulla di scialbo o insipido, altrimenti sai che palle!    

 

 

 

 

 

                                                                                                                                                                                                         Fine, zo to!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Siamo giunti alla fine! Ma niente fazzoletti, per favore...! Perché se uno di voi attacca a piangere io lo seguirò a ruota, e poi saranno affaracci vostri, credetemi!

Beh, cosa c'è da dire? Avevo lasciato questa storia in sospeso ormai da qualche tempo (anni, addirittura)... un po' il lavoro, un po' per mancanza di tempo libero, le tante cose da fare, i mie hobby, le mie passioni... insomma, l'ho pubblicata nel 2007 (iniziata a scrivere nel 2005!) su EFP e l'ho finita ora, nel 2014... un record!

Poi è successa una cosa l'anno scorso, e allora mi son detta "ok, la Red Head merita un finale". L'ho portata a termine per Reno. Ma non quello che tutti voi conoscete, bensì il mio Reno, meglio conosciuto come "coniglio nano maschio gagliardo e tosto", che il 13 Novembre del 2013, esattamente l'anno scorso, mi ha lasciato. Infatti è a lui che dedico con tutto il cuore questa fanfiction. E' stato, è e resterà sempre il mio migliore amico, il mio fratellino indiavolato, il mio compagno di vita... C'era un rapporto speciale tra me e lui, qualcosa che definire a parole non si può. Vorrei farvi entrare tutti nel mio cuore, solo così riuscireste a comprendere il significato di queste parole. Voglio un mondo di bene al Reno del videogioco, ma a quello peloso che mi è stato accanto per diversi anni gliene voglio molto, ma molto di più!

Grazie di cuore a tutti quelli che nonostante il ritardone smisurato, hanno continuato a seguire con molto affetto questa fic. Credevo che non interessasse più a nessuno, e invece...!  

Reno vi ringrazia e vi dice che forse lo rivedrete o forse no, in un'altra storia, chissà! Voi continuate a volergli bene, e ricordate... un Reno è per sempre!

Alla prossima avventura!

 

                                                                                                                                                                                                                          Botan

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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