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Autore: DeadlyNadder 92    13/11/2014    0 recensioni
Estratto del Diario di Valka narrante gli avvenimenti da lei vissuti. Un nuovo modo per vedere la storia con gli occhi di qualcun'altro.
// Scritta interamente al cellullare.-
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drago Bludvist, Hiccup Horrendous Haddock III, Stoick, Valka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Valka Diary~
E ci ritroviamo ancora qui, io e te come da quella notte di vent'anni fa.
Tu custodisci la mia vita sino a ora, mi hai consolato e aiutato. Sei il mio Saltanuvole cartaceo, ma non ti montare le pagine; Caro diario; Salta è unico nel mio cuore. 
Come unico è mio figlio e mio marito.
Ogni sera scrivo i miei sentimenti, racconto quanto bello sia vedere il mio amato Santuario florido di vita e di pace, ma ora scriverò quello che mi strazia il cuore.
La memoria degli anni passati e gli avvenimenti attuali.
Quando conobbi Stoick ero una ragazza ancora giovane, lui aveva tre e passa anni più di me.
Mi ricordo quel giorno come se fosse ieri. 
Ero solo una ragazza al primo amore, non facevo altro che pensare a lui, di come fosse bello e intelligente.
Oh se lo era. Quel giorno mi chiese d'uscire. Era il nostro nono appuntamento, quello che cambiò radicalmente la vita. Ricordo perfettamente com'era vestito. 
Indossava una casacca verde pistacchio smanicata, sopra una giacca verde sottobosco con una folta pelliccia nera che contornava il suo volto perfetto. I pantaloni scuri erano accesi da dei stivaletti di pelle. I manicotti marroni coprivano gli avanbracci importanti, le sue mani erano sempre calde, erano il mio costante sogno.
E quei folti capelli rosso fuoco erano tirati in una treccia da cui spuntavano alcune ciocche ribelli. Il suo sorriso era il più ampio e lucente del mondo, i suoi occhi azzurri illuminavano tutta Berk. 
E io? Io ero la tipica ragazza magra, dal volto affusolato e dalle chilometriche trecce color cioccolato. I miei indumenti erano modesti, non amavo e amo tutt'ora lo sfarzo, difatto prediligo abiti semplici e manegevoli. Proprio come allora che indossavo una maglia verde bottiglia e una seconda color arancione, stringevo i fianchi con una fusciacca color marroncino e una gonna lunga mi coprivano le gambe. Anche se ero vestita così, per lui ero la donna più bella del mondo.
Insomma, mi portò al centro del Villaggio, Skaracchio era suo complice. Desideravo vedere quell'uomo con l'uomo della sua vita, meritava tutto il buono dell'universo.
Strascorremo ore felici, come tutte d'altronde, sino alle 08:00 di sera. Li allora alcune fiaccole si accesero, lui si alzò e mi porse la mia. Ero emozionata senza sapere perchè. Il perchè qual'era?
Semplicissimo. Oh, fammi continuare a scrivere, non finire le pagine proprio ora! Perfetto, grazie mille!
La notte era arrivata, tutti al Villaggio erano in festa, persino mio suocero lo era! C'era musica, Idromele a fiumi, canti e balli si univano alle urla dei partecipanti. Ancora non erano stati avvistati attacchi giusti di Draghi. Era la serata perfetta per quell'avvenimento.
Ecco. La melodia cambiò radicalmente, lui mi strinse la mano e incominciò a cantare. Oh quella canzone la conoscevo eccome. Mi illuminai immediatamente, la prossima strofa dovevo cantarla io.... solo se accettavo la sua proposta. E io l'accettai.
Ero sua promessa, qualche mese dopo ci saremmo sposati. Quella stessa notte incominciammo a sognare.... e a prendere in considerazione l'idea di formare una nostra famiglia.
Un mese, due, tre, quattro. Al quinto mese, dopo vari preparativi, finalmente ci sposamm e quella stessa notte; la prima che strascorravamo insieme; ci doneremo l'uno all'altra. Per la prima volta.
La nostra vita coniugale era felice come non mai, eravano riusciti a condividere due nature totalmente diverse. 
Dopo tre mesi scoprì d'esser incinta. Eravamo così contenti, non vedevamo l'ora di poter stringere a noi il frutto del nostro amore. Subito decidemmo il suo nome. Passarono i mesi, e finalmente partorì. Con me c'era Gothi, lei sapeva come fare e come aiutarmi. Sapevamo dall'inizio che attendavamo un maschietto, e così fu. Stoick era emozionatissimo. Immaginatevi un omone grande e grosso, apparentemente impassibile emozionarsi sino alle lacrime di gioia per un bambino. Il suo. 
Era così piccolo, con dei grandi occhi verde smeraldo. Ti guardava con un'ingenuità che ti disarmava e sul suo visino un dolce e tenero sorriso. Quello l'aveva preso dal padre. Era la sua fotocopia da appena nato, e subito il nome ebbe conferma.
Lo avremo chiamato Hiccup Horrendous Haddock III. Si, lui ne era contento. Aveva con se un nome forte e il suo cammino era certo quanto le sue future abilità. 
Stoick Horrendous Haddock II era fiero del suo bambino. Non dimenticherei mai quello sguardo, quei occhi che lo fissavano come una gemma preziosa; si premurava sempre di starmi accanto durante le dolci fatiche del parto e si preoccupa ogni giorno di farlo star bene. 
I giorni passavano, la gioia di avere un figlio nostro era sempre più grande. 
Quando Stoick era fuori casa, io mi approfittavo sempre per raccontare al mio piccolo Hiccup le maestosità dei Draghi. Gli dicevo che non doveva temerli, ma bensì amarli e accettarli. Se li avrebbe trattati bene loro l'avrebbero ringraziato con la loro eterna fedeltà. 
Una volta Stoick irruppe in stanza quando raccontavo una delle mie mille fantasie, quel giorno si arrabbiò come non pochi.
"Tu e la tua assurda smania di fare la Protettrice del Draghi, la vichinga Rivoluzionaria. Valka, smettila di vivere in un falso sogno. Noi siamo vichinghi. Noi i draghi li uccidiamo, non ce li facciamo amici!"
Quelle parole risuonano ancora sorde nella mia testa, rivedo ancora i suoi occhi accendersi di una luce irosa, delusa.
Eppure, anche se era contro la mia vena protettrice, lui mi amava e mi ama così come sono. Quando ci sposammo mi disse che ero un'onda del mare travolgente e lui era la spiaggia in cui mi imbattevo impetuosa.
Sino ad un giorno..... 
Ho i brividi al solo ricordo e una morsa mi attanaglia ancora il cuore.
Era notte, il corno d'avviso riecheggiava in tutta Berk allarmando la gente. 
Ovunque guardassi c'erano urla di vichinghi pronti alla guerra, genitori che proteggevano i loro figli; era il delirio puro. Corsi affannata in piazza, cercai di fermare Stoick ma invano. Gli disse che loro non lo facevano per cattiveria, ma perchè avevano fame. Come avevamo diritto noi di mangiare anche loro ce l'avevano! E noi chi eravamo? 
"....VICHINGHI. FACCIAMOGLI VEDERE NOI CHI SIAMO!"
....Ah si, vero.
I vichinghi che ricoprivano il ruolo dei cattivi. Fui scostata da Stoick con il braccio, mi spinse via praticamente. Ma a distanza di anni credo che sia stato un gesto di protezione. 
Mi giravo e rigiravo sul posto per ritrovare la mia abitazione. Le urla dei Berkiani mi assordavano, mi terrorizzavano più dei Draghi medesimi. Mi bloccavo, provavo a mettere calma ma ad essere franca avevo una sola paura. Hiccup.
Corsì a perdifiato nella mia dimora, percorsi le scali due a due. Già da fuori vi si poteva vedere una parete che era ceduta al passaggio di un Drago. Hiccup. Era la sua stanza. Il cuore piombò nella paura più totale, la mia mente incominciò a catalogare le peggiori delle ipotesi. Arrivai alla sua stanza, mi bloccai sulla porta, sudavo freddo.
Un mastodontico Tagliatempeste era davanti alla sua culla. Il suo muso era vicino a quello di Hic. Il mio primo istinto fu inevitabile, quello di ucciderlo. Brandì il primo oggetto che trovai in stanza, dovevo proteggere il mio bambino. E così fu, ma non ero un'assassina. Lui questo lo capì, avevamo stretto un patto silenzioso. Rimasi letteralmente folgorata dalla sua bellezza. Era il Drago più docile e mansueto che avessi mai visto in vita mia. Il miei occhi si riconobbero nei suoi, fui letteralmente catturata dalla sua persona. Portai gli occhi su mio figlio. Non aveva paura, anzi, grazie a lui aveva smesso di piangere e vezzeggiava contento, visto che il Drago stava giocando con lui. Era attratto da quelle creature, ne ero realmente felice.
Ma non potei rimanere li per molto. Il nostro patto era il mio rapimento per la sua vita. Vero, ho privato un bambino di sua madre; ma una madre sa quel che fa. E anche se rimpiango di non averlo visto crescere, sono certa d'aver fatto la cosa giusta. La sua vita valeva più della mia.
Ho trascorso vent'anni della mia vita in compagnia di quello stesso Tagliatempeste che quel giorno mi rapì. Hiccup era ancora vivo, da quell'incontro ebbe come regalo una piccola cicatrice che risiedeva sul mento. 
Io e lui eravamo diventati molto amici. Volare con lui sopra le nuvole era un'esperienza indimenticabile. Incominciai a indossare un'armatura, era una maniera per essere vicini a loro. 
I Draghi, quelle favolose creature, vivevano con un'armatura che li proteggevano con l'infamia che tutti gli attribuivano. Io sono come loro. 
Una maschera dai colori sgargianti ricoprivano il mio volto, unica cosa visibile erano i lunghi capelli castani intrecciati tra di loro. 
Azzurro, Rosso e Giallo erano i colori miei prediletti. Un'altro legame che mi ricongiungeva a mio figlio. Si, tempo addietro cucì un piccolo peluche. Un Uncinato Mortale tutto da abbracciare, con i medesimi colori.
Saltanuvole, questo è il nome del mio Tagliatempeste, mi è sempre stato vicino e aiutato a sopportare la dannata distanza.
Ero certa che prima o poi ci saremo riuniti, e quel giorno arrivò presto. Lo riconobbi immediatamente, i suoi occhi e la sua personalità spumeggiante era per me una calamita. Una madre non dimentica mai.... suo figlio.
Eccoci qui. Nella mia casa fatta di arcobaleni alati, di un'armonia di colori che creava una sinfonia udibile solo con il cuore. 
Ho rischiato molto per salvare i miei amici e continuerei a farlo per tutta la vita.
Quel posto per me era un vero e proprio Santuario, era un fonte di vita e di orgoglio. Rivelarmi a lui è stata una liberazione e una gioia tale che non so come descrivere.

Valka Diary~


E ci ritroviamo ancora qui, io e te come da quella notte di vent'anni fa.Tu custodisci la mia vita sino a ora, mi hai consolato e aiutato. Sei il mio Saltanuvole cartaceo, ma non ti montare le pagine; Caro diario; Salta è unico nel mio cuore. Come unico è mio figlio e mio marito.Ogni sera scrivo i miei sentimenti, racconto quanto bello sia vedere il mio amato Santuario florido di vita e di pace, ma ora scriverò quello che mi strazia il cuore.La memoria degli anni passati e gli avvenimenti attuali.

 


Quando conobbi Stoick ero una ragazza ancora giovane, lui aveva tre e passa anni più di me.Mi ricordo quel giorno come se fosse ieri. Ero solo una ragazza al primo amore, non facevo altro che pensare a lui, di come fosse bello e intelligente.Oh se lo era. Quel giorno mi chiese d'uscire. Era il nostro nono appuntamento, quello che cambiò radicalmente la vita. Ricordo perfettamente com'era vestito. Indossava una casacca verde pistacchio smanicata, sopra una giacca verde sottobosco con una folta pelliccia nera che contornava il suo volto perfetto. I pantaloni scuri erano accesi da dei stivaletti di pelle. I manicotti marroni coprivano gli avanbracci importanti, le sue mani erano sempre calde, erano il mio costante sogno.E quei folti capelli rosso fuoco erano tirati in una treccia da cui spuntavano alcune ciocche ribelli. Il suo sorriso era il più ampio e lucente del mondo, i suoi occhi azzurri illuminavano tutta Berk. E io? Io ero la tipica ragazza magra, dal volto affusolato e dalle chilometriche trecce color cioccolato. I miei indumenti erano modesti, non amavo e amo tutt'ora lo sfarzo, difatto prediligo abiti semplici e manegevoli. Proprio come allora che indossavo una maglia verde bottiglia e una seconda color arancione, stringevo i fianchi con una fusciacca color marroncino e una gonna lunga mi coprivano le gambe. Anche se ero vestita così, per lui ero la donna più bella del mondo.Insomma, mi portò al centro del Villaggio, Skaracchio era suo complice. Desideravo vedere quell'uomo con l'uomo della sua vita, meritava tutto il buono dell'universo. Strascorremo ore felici, come tutte d'altronde, sino alle 08:00 di sera. Li allora alcune fiaccole si accesero, lui si alzò e mi porse la mia. Ero emozionata senza sapere perchè. Il perchè qual'era?Semplicissimo. Oh, fammi continuare a scrivere, non finire le pagine proprio ora! Perfetto, grazie mille!La notte era arrivata, tutti al Villaggio erano in festa, persino mio suocero lo era! C'era musica, Idromele a fiumi, canti e balli si univano alle urla dei partecipanti. Ancora non erano stati avvistati attacchi giusti di Draghi. Era la serata perfetta per quell'avvenimento.Ecco. La melodia cambiò radicalmente, lui mi strinse la mano e incominciò a cantare. Oh quella canzone la conoscevo eccome. Mi illuminai immediatamente, la prossima strofa dovevo cantarla io.... solo se accettavo la sua proposta. E io l'accettai.Ero sua promessa, qualche mese dopo ci saremmo sposati. Quella stessa notte incominciammo a sognare.... e a prendere in considerazione l'idea di formare una nostra famiglia.Un mese, due, tre, quattro. Al quinto mese, dopo vari preparativi, finalmente ci sposamm e quella stessa notte; la prima che strascorravamo insieme; ci doneremo l'uno all'altra. Per la prima volta.

 


La nostra vita coniugale era felice come non mai, eravano riusciti a condividere due nature totalmente diverse. Dopo tre mesi scoprì d'esser incinta. Eravamo così contenti, non vedevamo l'ora di poter stringere a noi il frutto del nostro amore. Subito decidemmo il suo nome. Passarono i mesi, e finalmente partorì. Con me c'era Gothi, lei sapeva come fare e come aiutarmi. Sapevamo dall'inizio che attendavamo un maschietto, e così fu. Stoick era emozionatissimo. Immaginatevi un omone grande e grosso, apparentemente impassibile emozionarsi sino alle lacrime di gioia per un bambino. Il suo. Era così piccolo, con dei grandi occhi verde smeraldo. Ti guardava con un'ingenuità che ti disarmava e sul suo visino un dolce e tenero sorriso. Quello l'aveva preso dal padre. Era la sua fotocopia da appena nato, e subito il nome ebbe conferma.Lo avremo chiamato Hiccup Horrendous Haddock III. Si, lui ne era contento. Aveva con se un nome forte e il suo cammino era certo quanto le sue future abilità. Stoick Horrendous Haddock II era fiero del suo bambino. Non dimenticherei mai quello sguardo, quei occhi che lo fissavano come una gemma preziosa; si premurava sempre di starmi accanto durante le dolci fatiche del parto e si preoccupa ogni giorno di farlo star bene. I giorni passavano, la gioia di avere un figlio nostro era sempre più grande. Quando Stoick era fuori casa, io mi approfittavo sempre per raccontare al mio piccolo Hiccup le maestosità dei Draghi. Gli dicevo che non doveva temerli, ma bensì amarli e accettarli. Se li avrebbe trattati bene loro l'avrebbero ringraziato con la loro eterna fedeltà. Una volta Stoick irruppe in stanza quando raccontavo una delle mie mille fantasie, quel giorno si arrabbiò come non pochi."

 

Tu e la tua assurda smania di fare la Protettrice del Draghi, la vichinga Rivoluzionaria. Valka, smettila di vivere in un falso sogno. Noi siamo vichinghi. Noi i draghi li uccidiamo, non ce li facciamo amici!"

 

Quelle parole risuonano ancora sorde nella mia testa, rivedo ancora i suoi occhi accendersi di una luce irosa, delusa.Eppure, anche se era contro la mia vena protettrice, lui mi amava e mi ama così come sono. Quando ci sposammo mi disse che ero un'onda del mare travolgente e lui era la spiaggia in cui mi imbattevo impetuosa.Sino ad un giorno..... Ho i brividi al solo ricordo e una morsa mi attanaglia ancora il cuore.Era notte, il corno d'avviso riecheggiava in tutta Berk allarmando la gente. Ovunque guardassi c'erano urla di vichinghi pronti alla guerra, genitori che proteggevano i loro figli; era il delirio puro. Corsi affannata in piazza, cercai di fermare Stoick ma invano. Gli disse che loro non lo facevano per cattiveria, ma perchè avevano fame. Come avevamo diritto noi di mangiare anche loro ce l'avevano! E noi chi eravamo? 

 


"....VICHINGHI. FACCIAMOGLI VEDERE NOI CHI SIAMO!"

 


....Ah si, vero.I vichinghi che ricoprivano il ruolo dei cattivi. Fui scostata da Stoick con il braccio, mi spinse via praticamente. Ma a distanza di anni credo che sia stato un gesto di protezione. Mi giravo e rigiravo sul posto per ritrovare la mia abitazione. Le urla dei Berkiani mi assordavano, mi terrorizzavano più dei Draghi medesimi. Mi bloccavo, provavo a mettere calma ma ad essere franca avevo una sola paura. Hiccup.Corsì a perdifiato nella mia dimora, percorsi le scali due a due. Già da fuori vi si poteva vedere una parete che era ceduta al passaggio di un Drago. Hiccup. Era la sua stanza. Il cuore piombò nella paura più totale, la mia mente incominciò a catalogare le peggiori delle ipotesi. Arrivai alla sua stanza, mi bloccai sulla porta, sudavo freddo.Un mastodontico Tagliatempeste era davanti alla sua culla. Il suo muso era vicino a quello di Hic. Il mio primo istinto fu inevitabile, quello di ucciderlo. Brandì il primo oggetto che trovai in stanza, dovevo proteggere il mio bambino. E così fu, ma non ero un'assassina. Lui questo lo capì, avevamo stretto un patto silenzioso. Rimasi letteralmente folgorata dalla sua bellezza. Era il Drago più docile e mansueto che avessi mai visto in vita mia. Il miei occhi si riconobbero nei suoi, fui letteralmente catturata dalla sua persona. Portai gli occhi su mio figlio. Non aveva paura, anzi, grazie a lui aveva smesso di piangere e vezzeggiava contento, visto che il Drago stava giocando con lui. Era attratto da quelle creature, ne ero realmente felice.Ma non potei rimanere li per molto. Il nostro patto era il mio rapimento per la sua vita. Vero, ho privato un bambino di sua madre; ma una madre sa quel che fa. E anche se rimpiango di non averlo visto crescere, sono certa d'aver fatto la cosa giusta. La sua vita valeva più della mia.



Ho trascorso vent'anni della mia vita in compagnia di quello stesso Tagliatempeste che quel giorno mi rapì. Hiccup era ancora vivo, da quell'incontro ebbe come regalo una piccola cicatrice che risiedeva sul mento. Io e lui eravamo diventati molto amici. Volare con lui sopra le nuvole era un'esperienza indimenticabile. Incominciai a indossare un'armatura, era una maniera per essere vicini a loro. I Draghi, quelle favolose creature, vivevano con un'armatura che li proteggevano con l'infamia che tutti gli attribuivano. Io sono come loro. Una maschera dai colori sgargianti ricoprivano il mio volto, unica cosa visibile erano i lunghi capelli castani intrecciati tra di loro. Azzurro, Rosso e Giallo erano i colori miei prediletti. Un'altro legame che mi ricongiungeva a mio figlio. Si, tempo addietro cucì un piccolo peluche. Un Uncinato Mortale tutto da abbracciare, con i medesimi colori.Saltanuvole, questo è il nome del mio Tagliatempeste, mi è sempre stato vicino e aiutato a sopportare la dannata distanza.Ero certa che prima o poi ci saremo riuniti, e quel giorno arrivò presto. Lo riconobbi immediatamente, i suoi occhi e la sua personalità spumeggiante era per me una calamita. Una madre non dimentica mai.... suo figlio.Eccoci qui. Nella mia casa fatta di arcobaleni alati, di un'armonia di colori che creava una sinfonia udibile solo con il cuore. Ho rischiato molto per salvare i miei amici e continuerei a farlo per tutta la vita.Quel posto per me era un vero e proprio Santuario, era un fonte di vita e di orgoglio. Rivelarmi a lui è stata una liberazione e una gioia tale che non so come descrivere.

 

   
 
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