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Autore: Nerhs    13/11/2014    1 recensioni
"Gli occhi di quel verde mediocre neanche ti guardano in faccia se passi.
Quel aria di superiorità con cui lei ti guarda, che ti viene proprio la voglia di voltarti verso di lei e tirarle uno schiaffo.
Quei capelli ricci che di bello non hanno niente, si impicciano sempre e le punte rosa sbiadito iniziano a fare schifo.
Quel sorriso storto che farebbe più piacere non vedere.
Quella fossetta sotto l’occhio sinistro che la fa sembrare una bambinetta.
Quindi, perché lui dovrebbe notarla? O, assurdità, amarla?
Eppure, lei ci si sente. Amata. Da lui. Da quella superstar. Da quella persona che sta vedendo, forse per la prima e l’ultima volta nella sua vita. Da quella persona che, a malincuore, lei ama più di tutta se stessa."
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Harry.
                         
 
                                                                                                                                                                               A Harry, per dirti grazie di tutto l’amore che pur non sapendo, mi dai. Senza di te, tutto ciò che sono, non ci sarebbe.
 
 
 
Aveva assistito a tutto il suo concerto con le lacrime agli occhi.
Quelle maledettissime lacrime, avevano padroneggiato i suoi occhi per tutto lo stramaledettissimo tempo. Lei le odiava.
A lei non piaceva piangere, perché voleva dire essere debole, e non voleva mostrarsi debole, soprattutto con lui a due passi di distanza.
Lo aveva sentito ridere e parlare al microfono.
Lo aveva visto sorridere e lo aveva visto gettarsi a terra per fare lo stupido.
Lo aveva visto sistemarsi la bandana tra i capelli e la camicia sul petto.
Lo aveva sentito cantare, e si era sentita svenire.
Lui in quel momento era così vicino, ma sembrava sempre più lontano.
Lontano come non ci era mai stato. E lei può giurare che lui è sempre lontano.
E’ sempre in un altro posto, lui non è mai con lei. Lui è sempre oltre l’oceano, e quelle rare volte che lei può vantarsi di ammirare la sua stessa identica luna, c’è sempre quella dannata distanza ad incombere sui loro corpi.
Ma alla fine, a lui cosa interessa? Lui neanche sa che lei esiste.
Eh già.
Lui proprio non lo sa. O meglio, potrebbe immaginarlo. Infondo, anche lui sa che su questo mondo siamo circa 7 miliardi. Però, proprio perché siamo cosi tanti, con tante di quelle facce, con tanti di quei sorrisi, con tante di quelle belle e felici persone, perché lui dovrebbe proprio accorgersi di lei? Lei, non ha nulla di particolare, di qualcosa che la distingua dalla massa.
Gli occhi di quel verde mediocre neanche ti guardano in faccia se passi.
Quel aria di superiorità con cui lei ti guarda, che ti viene proprio la voglia di voltarti verso di lei e tirarle uno schiaffo.
Quei capelli ricci che di bello non hanno niente, si impicciano sempre e le punte rosa sbiadito iniziano a fare schifo.
Quel sorriso storto che farebbe più piacere non vedere.
Quella fossetta sotto l’occhio sinistro che la fa sembrare una bambinetta.
Quindi, perché lui dovrebbe notarla? O, assurdità, amarla?
Eppure, lei ci si sente. Amata. Da lui. Da quella superstar. Da quella persona che sta vedendo, forse per la prima e l’ultima volta nella sua vita. Da quella persona che, a malincuore, lei ama più di tutta se stessa.
Lei lo ama profondamente.
Lei lo ama come se non ci fosse un domani.
Lei lo ama senza condizioni.
Lei lo ama senza ricevere nulla in cambio.
Ma le sta bene, anzi benissimo.
 
Però, prima o poi, tutto ciò che è bello finisce.
E il concerto è infatti arrivato al termine.
Le luci finiscono per spegnersi e fuori è buio. Non si vede quasi nulla. Lui non c’è più sul palco e ora, al suo posto, ci sono inservienti che spazzano via anche il minimo ricordo.
Si sente sballottare di qua e di là. Si sente spingere dietro la schiena. Si sente premere mani contro, che la invitano in modo poco educato ad uscire fuori.
E fuori è buio.
E lui non c’è.
Ma lei lo vuole. Lei vuole che lui ci sia.
Quindi, inizia a correre lontano.
Conosce quella città come le tasche dei jeans che indossa.
Corre, corre veloce, perde il fiato, ma non importa, perché il pensiero di vederlo di nuovo, la rassicura.
Corre veloce, e intanto pensa a ciò che vorrà dirgli.
Ci sono così tante cose, ma deve fare una cernita. Ed è sicura, che se al primo momento, dirà quelle giuste, lui le darà la possibilità di continuare a parlare.
E quindi corre, ed arriva lì.
E’ già pieno di persone, lei è un’altra volta una delle tante.
Ma si sente speciale, si dice per la prima volta che lei è speciale.
Quindi spinge, urla, sgomita e arriva davanti a lui.
E’ bellissimo.
Il trambusto lo fa appena girare e la guarda negli occhi.
Per un secondo, ma la guarda. Ora, per lo meno, sa che esiste. Ma a lei stavolta non basta.
 
- Non puoi andartene così!- urla quindi, facendolo voltare piano.
- No. Non puoi andartene.- e intanto, tutti i rumori che prima li circondavano, scemano lentamente e intorno, si sente solo la sua voce urlare.
- Tu…tu non puoi. Non puoi pretendere di…di farmi innamorare e poi neanche voltarti per intero. Tu, non puoi andartene così, come se qui fuori io, o lei, o quella ragazza li in fondo, non ci fossimo. Tu non puoi neanche immaginare quanto io ti ami, eppure, te ne stai andando. Mi hai…salvata dal buio, tu mi hai trovata quando ero sola, mi hai risollevato dal nulla e ora neanche mi guardi in faccia. So che, so che può essere assurdo e…- scoppiò in lacrime. Ma sorrideva. Si morse il labbro tra i denti, guardandosi un attimo intorno e asciugandosi le lacrime che le scorrevano imperterrite sulle guance. La stavano fissando tutti a bocca spalancata, ma a lei non importava. Lui era di fronte a lei. A pochissimi centimetri, forse venti, per essere pignoli. Lui era lì. C’era, era rimasto ad ascoltare lei che gli urlava in faccia.-…e che non appena sarai entrato oltre quella porta ti scorderai di me, archiviandomi come una pazza senza cervello che non ha niente di meglio da fare che urlare contro uno che neanche conosce, ma io sono innamorata di te. Sono innamorata di te dannazione, e vorrei che per una volta, solo una volta, tu mi prendessi tra le braccia e mi stringessi forte, perché veramente non ho bisogno d’altro. Di null’altro. Non pretenderò mai più nulla dalla vita, perché tutto ciò di cui ho bisogno, ora, è di te. E’ da pazzi…-E si passò un dito sotto l’occhio perché ora quelle maledette lacrime le stavano veramente dando fastidio. Ma lui le scansò il dito e le asciugò la lacrima con la delicatezza di una farfalla, mentre con l’altra mano, asciugava le sue.
Poi si fermò e la guardò a lungo. Mentre il mondo intorno a loro non riprendeva a funzionare, si guardavano. A venti centimetri di distanza, per essere pignoli. Lui piangeva.
Poi per lui, fu spontaneo.
Le si gettò addosso e la strinse tra le braccia, come lei gli aveva chiesto di fare. La strinse forte, perché anche lui sapeva benissimo che sarebbe stata l’ultima volta.
La strinse, e sentì il suo cuore battere forte come un tamburo.
Lei lo strinse, perché sapeva benissimo che non ne avrebbe mai più avuto la possibilità, e quindi lo strinse forte.
Si stavano facendo del male, ma non importava, perché non si sentiva il dolore. Non si sentiva perché semplicemente la gioia nello stringere chi è parte di te, è molto più forte di quello stupido dolore fisico.
Lei non voleva lasciarlo andare. No, non lo voleva. Ma accettò il fatto di doverlo fare.
Quindi, quando la stretta di lui andò piano piano allentandosi, lei sorrise, tra le lacrime.
 
- Grazie, Harry, per avermi capito e per avermi trovata.-
 
Lui scosse la testa sorridente, abbassò lo sguardo e camminò via, senza dire nulla.
 
Lei, alla fine, di tutto ciò che voleva dirgli, non aveva detto niente. Anzi, forse in quel mischio di parole urlate, non c’erano neanche quelle che gli avrebbe voluto dire per convincerlo a farlo rimanere un altro po’.
Ma non le rimpianse. Non ne rimpianse neanche una. Alla fine le avevano portato un abbraccio. Un abbraccio dalla persona che lei ama.
E, ne era convinta, che se anche lui non lo aveva detto, lui lo sapeva, e lo provava veramente.
Lui non le aveva detto ‘ti amo’, ma lei lo sapeva ed era sicura che anche lui lo sapesse.
Il battito così accelerato del suo cuore.
Le sue braccia che la stringevano forte.
Il suo corpo a venti centimetri di distanza, per essere pignoli.
Il suo volto che si era girato per guardarla.
Lui la ama.
E a lei va bene così.
 
 
 
 
 
 
Nerhs’s box.
 
Ho deciso di scrivere questa OS che è fortemente autobiografica.
Quella ragazza descritta nella storia, sono io e il ragazzo, beh, è una delle persone più importanti della mia vita.
So che sarà ridicolo, ma avevo quasi la necessità di scrivere qualcosa del genere. Glielo devo. Gli devo tutto, come è scritto nella frase iniziale. Forse questo è il modo più inutile e magari infantile per farlo, ma bisogna pur cominciare da qualcosa.
Non ho voluto inserire alcun nome, a parte il suo. Non mi piacciono queste cose, non mi piacciono le foto, non mi piacciono troppi particolari.
Ogni lettore/lettrice deve sentirsi parte della storia anche se non è biondo, alto, magrissimo e con gli occhi azzurri ;)
Scusate per questo mio piccolo sfogo e grazie per aver letto fin qui <3
Nerhs xx
  
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