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Autore: Miss Yuri    13/11/2014    1 recensioni
Dal testo:
Canta anche stasera, Iwasawa, con il suo viso giovanile e la sua voce d’angelo, che si anima di nuova luce quando diventa un tutt’uno con la musica, quando le sue dita filano le note delle canzoni come i ragni con le tele scintillanti di rugiada. E’ nata per questo, pensi. Lo hai capito sin dalla prima volta che hai sentito il suo canto, grezzo e inesperto, ma che già possedeva una bellezza unica e irripetibile.
~ Hisako/Iwasawa ~
Partecipa al concorso "la verità è che mi piaci" indetto da AmahyP sul forum di EFP
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Hisako, Iwasawa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: The truth was in her eyes, but I kept not to see
Autore (forum e EFP se sono diversi): MissYuri sul forum/Miss Yuri su EFP
Fandom: Angel Beats!
Pairing: Hisako/Iwasawa
Genere:   Introspettivo, Malinconico, Sentimentale
Rating: Giallo 
Introduzione: 
Canta anche stasera, Iwasawa, con il suo viso giovanile e la sua voce d’angelo, che si anima di nuova luce quando diventa un tutt’uno con la musica, quando le sue dita filano le note delle canzoni come i ragni con le tele scintillanti di rugiada. E’ nata per questo, pensi. Lo hai capito sin dalla prima volta che hai sentito il suo canto, grezzo e inesperto, ma che già possedeva una bellezza unica e irripetibile.
Note: Prima di tutto, i complimenti per questo splendido Contest sono d’obbligo che, nonostante l’idea di base piuttosto semplice, mi ha ispirato tantissimo. Il risultato è più o meno quello che mi ero prefissata di raggiungere quando ho iniziato la stesura della fanfiction, non mi resta che incrociare le dita e sperare che questa sia una lettura piacevole.
Per caratterizzare le nostre due ragazze mi sono basata molto sul manga. Le parti in corsivo sono ovviamente flashback. Il punto di vista è quello di Hisako e si mantiene per tutta la fanfiction. Le ultime due frasi in corsivo sono gli ultimi pensieri di Iwasawa, ma anche i versi finali di My song. La traduzione della canzone che ho usato è questa: http://studiaregiapponese.com/2011/10/21/jpop-marina-my-song-traduzione/


 

The truth was in her eyes, but I kept not to see                                        

 

 
Canta anche stasera, Iwasawa, con il suo viso giovanile e la sua voce d’angelo, che si anima di nuova luce quando diventa un tutt’uno con la musica, quando le sue dita filano le note delle canzoni come i ragni con le tele scintillanti di rugiada. E’ nata per questo, pensi. Lo hai capito sin dalla prima volta che hai sentito il suo canto, grezzo e inesperto, ma che già possedeva una bellezza unica e irripetibile.
Iwasawa non smetterebbe mai di cantare, non mangerebbe, non berrebbe, non dormirebbe, pur di trasmettere al mondo la sua passione. Sorridi, ricordando le prime canzoni che lei scrisse, si concentrava a tal punto che i bisogni del corpo non li avvertiva più, troppo euforica per questa libertà espressiva che aveva ricercato disperatamente in vita, ma che solo morendo aveva finalmente conquistato. La lasciavi da sola dopo pranzo e, sul calare della sera, la ritrovavi con la testa sepolta in mezzo alle maniche della divisa scolastica, profondamente addormentata sopra interi fogli di spartiti e testi sparsi sul tavolo. Controllandoli, raramente notavi dei segni di cancellature. E poi la guardavi e comprendevi la sua bravura, la sua intraprendenza e il suo bisogno di vivere, impresso in quei componimenti. A quel punto, le picchiettavi leggermente un dito sulla spalla, fino a che non la vedevi aprire gli occhi con un mugugno.
« Mi sono addormentata? » Chiedeva, sempre.
« Di nuovo. »  Rispondevi.
Con un sorriso, la invitavi ad andare a dormire, quasi la costringevi, perché ogni volta Iwasawa affermava convintissima di poter rimanere sveglia, a comporre ancora e ancora.
La osservi ora, sotto le luci del palcoscenico, amata per la sua voce e la sua abilità. Non è più una stella nascente, ma un vero e proprio astro nel firmamento della musica. I riflettori sono tutti per lei, perché se li è guadagnati, sia in vita sia in questo bizzarro aldilà.
La musica si ferma. E la stella di Iwasawa smette di brillare.
All’incredulità si sommano, presto, lo sconcerto e la rabbia nel vedere i professori farsi strada fra la folla di studenti e salire sul palco. Hanno rovinato il concerto.
Quando pensi che sia finita, Iwasawa si riprende la sua chitarra. La sua amata chitarra, quella chitarra, la sua preferita.
E tu hai già compreso.
Scappi, corri, su per le scale, come non hai mai fatto prima. Ogni istante è prezioso, Iwasawa dipende da te in questo momento.
Il fader del mixer scivola verso l’alto.
Iwasawa inizia a suonare.

 
« Hisako, sai, oggi vorrei che restassi con me a comporre. Ti piacerebbe?  » Ti aveva chiesto Iwasawa, con una velata timidezza.
“ Perché no? ” Avevi pensato, nonostante quella richiesta ti sembrasse strana. Iwasawa di solito componeva da sola, perché l’abitudine di farsi da autodidatta non l’aveva mai perduta. I manoscritti e le note delle canzoni appartenevano a lei, ma  venivano sempre attribuiti all’intera band.
« Hai già abbozzato qualcosa, a quanto vedo. » Avevi commentato, controllando i fogli. « Ma manca il testo e la melodia è ancora incompleta. »
Iwasawa aveva annuito.  « Per questo volevo un piccolo aiuto da parte tua. »                       
 E’ una canzone importante? » Chiedesti, con uno sguardo ammiccante.
« Sì… molto. » Aveva risposto, senza più esitazione.
« Qual è il titolo? »
Un sorriso spontaneo era subito nato sulle sue labbra.
« “My song”. »
 


La musica  si diffonde per tutto l’istituto, sale verso il cielo notturno, come una miriade di lucciole, belle non per la vista, ma per le orecchie.
È la sua canzone più bella, quella che avevate composto assieme. Ricordi di poche settimane prima, ma distanti decenni.

 
Dopo pomeriggi interi di lavoro ininterrotto, trascorsi nel correggere tante volte parole e note, “My song” era quasi completa. Ogni minima imperfezione,  che poteva rovinare l’insieme, non esitavate a rimuoverla. Avevate già speso parecchie ore per quella canzone, ma nessuna delle due aveva avuto di che lamentarsi con l’altra. Lavoravate come il sole e la pioggia nel permettere ad un fiore di sbocciare, poiché, in fondo, sapevate entrambe quanto fosse speciale ”My song” .
« Hisako… » Aveva esordito Iwasawa, con lo sguardo basso a cancellare nervosamente una nota.
« Dimmi, Iwasawa. Qualcosa non va? » Le avevi risposto, inclinando la testa da un lato quando avevi visto le sue labbra fremere.
« Tu mi piaci molto, Hisako. Ecco, questa canzone… »
« Anche io ti ammiro, Iwasawa, è merito tuo se “My song” sarà così meravigliosa. » La avevi interrotta, sorridendo.
 Iwasawa era rimasta per un momento in silenzio. Un silenzio strano, così inusuale da parte sua.
« Ne sono felice. »
Era tornata al lavoro,  non aveva più alzato la sguardo.

 

La avevi interrotta intenzionalmente, vero? Forse perché, senza esserne pienamente consapevole, sapevi già come avrebbe completato quella frase. Avresti accettato una simile dichiarazione? Lo avresti fatto?
Stringi i pugni.
No, probabilmente no. Se persino il tuo cuore aveva deciso, per te, di stroncare sul nascere quella presa d’iniziativa, perché dovresti pensare, convincerti, del contrario?

 
Dal modo con cui prima aveva fissato la sua chitarra, in silenzio, con un’espressione fredda ma tanto intensa, avevi potuto indovinare qual era stato il giudizio di Yurippe.
Ti eri avvicinata, poggiandole una mano sulla spalla.
« Non le è piaciuta?  » Avevi chiesto.
« No, ha detto solo che come diversivo non sarebbe stato efficace. » Ti aveva risposto, con un sorriso che ti parve forzato, nonostante Iwasawa tentasse di nascondere il dispiacere.
La fissasti in silenzio, con le braccia incrociate.
« Noi la suoneremo comunque. »
I vostri sguardi si erano incontrati di nuovo.
« Hisako… » Aveva pronunciato il tuo nome con un tono sorpreso.
« Dico davvero. Quando arriverà il momento più opportuno, basterà solo che tu mi dia un segnale, anche minimo,  e io sarò pronta. » La rassicurasti, sollevando il pollice destro, le tue labbra erano piegate in un sorriso incoraggiante.
Iwasawa non era riuscita, dapprima, a dire una parola. Ma, poi, aveva riso, mormorando un debole Grazie.
Non avevi notato, però, le sottili lacrime ai lati dei suoi occhi.



La avevi spronata, supportata e non lo avevi fatto per una tua soddisfazione personale. Ma per lei, per Iwasawa, che avevi visto così abbattuta ed era stato un comportamento spontaneo quello di provare a consolarla. Senza mai capirla davvero.
Te ne accorgi ora, della tua cecità, perenne in quei momenti condivisi insieme, in cui i tuoi occhi non vedevano i piccoli gesti della tua amica, in cui era difficile leggere dentro di te per afferrare un sentimento che, tutt’ora, non sai se esiste o meno.
Il suono nostalgico della chitarra accompagna gli ultimi versi della canzone. E tu non sei sul palco, a suonare con lei, come forse Iwasawa avrebbe voluto.
« Non ti serve uno strumento per suonare, la tua anima è più che sufficiente. »
Questo ti aveva detto una volta Iwasawa. E nella sua musica, c’è la sua anima. In “ My song ”, ci sono le vostre anime.
Un canto basso e flebile esce dalle tue labbra.
Le vostre voci diventano una sola, sentimenti, pensieri, tutti differenti, ma che si fondono in perfetta armonia. Ma solo per poco.
“ Perdonami, per non essere stata all’altezza delle tue aspettative… per non essere stata quel tipo di persona che volevi accanto. ”

 

 

Anche se solo così, in questo orrendo, sporco mondo

ho potuto incontrarti… e ringrazio questo miracolo…


 

Dopo, c’è solo silenzio.




 

 

 

  
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