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Autore: Yoan Seiyryu    13/11/2014    1 recensioni
[Tonari no Kaibutsu-kun/ My Little Monster]
[Yamaken/OC] [My Little Monster]
Università, facoltà di medicina. Le lezioni sono iniziate da un mese e Yamaken frequenta assiduamente. Reika Oikawa è una ragazza che ha ottenuto una borsa di studio ma non le è possibile partecipare sempre alle lezioni poiché deve lavorare per dare una mano alla propria famiglia. Reika chiede al compagno di corso, Yamaken, di aiutarla a recuperare gli appunti che le servono per il superamento dell'esame ma lui si rifiuta, considerandola una scansafatiche, poiché non conosce la sua situazione. Dal loro primo incontro cominceranno a conoscersi e a collaborare. Yamaken riuscirà con il tempo a dimenticare Mizutani Shizuku?
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Take a Chance on Me!

 
 



Reika Oikawa

 




Non troverò mai più una donna come lei.
Per la prima volta Yamaken aveva imparato il significato del rifiuto. Mai, nella sua vita, gli era capitato di non ottenere ciò che desiderava e non perché fosse capriccioso, semplicemente era un dato di  fatto.
Cresciuto in una famiglia facoltosa aveva frequentato le migliori scuole della città e aveva raggiunto ottimi risultati, anche se non brillanti. Non gli era mai mancate le donne e tutt’ora non era un problema averne, ma il vuoto che Mizutani Shizuku gli aveva lasciato si faceva sentire, ogni tanto. Una donna come lei era più unica che rara: sincera, schietta e carina anche se totalmente assente di sex appeal.
Come si era infatuato di lei non se lo spiegava. Di certo non era capitato per primeggiare su Yoshida Haru e nemmeno perché lei era immune al suo fascino, tanto che spesso nemmeno lo prendeva in considerazione come possibile ragazzo con cui creare una relazione. Mizutani aveva quelle qualità che non aveva preso in considerazione e si detestava per essere caduto ai suoi piedi, una donna che non aveva mai considerato al suo pari. Yamaken, volendo, avrebbe potuto ottenere tutte le donne che desiderava, tranne lei. Doppiamente rifiutato si era alla fine tirato indietro, consapevole di non avere possibilità alcuna, persino con un  rivale come Haru.
Non fu facile accettare la realtà, all’inizio, perché per la prima volta aveva provato un sentimento vero, genuino e in quei pochi momenti passati con Mizutani era stato bene, si era sentito in maniera diversa da qualunque altra cosa.
Eppure aveva paura di ricadere, da quel momenti in avanti, nello stesso errore e sentirsi impotente. Dimenticare Mizutani fu un lavoro non troppo duro ma ci volle tempo ed imparò a convivere con quella realtà dei fatti. Di tanto in tanto si vedeva ancora con lei, Haru e il loro gruppo di amici, persino ora che frequentavano facoltà universitarie diverse e non provò più invidia né gelosia nel vedere come Haru e Mizutani erano riusciti a formare una coppia affiatata.
Cacciò via quei pensieri e tornò a concentrarsi sulla lezione di biologia che stava seguendo, si sistemò meglio gli occhiali da vista e riprese a prendere appunti. Aveva fatto conoscenza con diverse persone ma non reputava nessuno alla sua altezza, si divertiva a frequentare chi considerava al di sotto del suo livello, era un modo per svagarsi. Anche se era passato solo un mese dall’inizio delle lezioni si era già premurato di studiare per gli esami di fine corso. Guardò l’ora e sospirò: erano trascorsi appena venti minuti e la pausa era lontana. Detestava le lezioni pomeridiane, a quell’ora non era mai al massimo della concentrazione. Quando rialzò lo sguardo udì la porta dell’aula richiudersi e di conseguenza si fece avanti una ragazza che chiese scusa al professore per l’interruzione.
Yamaken la osservò un po’ irritato, detestava quando gli altri erano in ritardo anche se lui agli appuntamenti si permetteva di non arrivare quasi mai in orario.
Non aveva nulla di particolare o di diverso dalle altre ragazze del corso, capelli castani raccolti in una coda e occhi verdi piuttosto vivaci, inoltre si muoveva in maniera disinvolta nonostante si fosse trovata in difficoltà. Aveva le guance arrossate, di certo era arrivata di corsa.
Quando la vide sedersi al posto accanto al proprio, dopo esser salita sugli spalti, non le rivolse alcuna attenzione e tornò a prendere appunti. Possibile che non si ricordasse di lei nonostante un mese di lezioni? Non si preoccupò, inoltre ancora non riusciva a ricordarsi di tutti.
“Psst, Yamaguchi?”
Yamaken sollevò un sopracciglio e spostò lo sguardo alla sua destra dove era seduta la ragazza, era stata lei a chiamarlo. Le mostrò un’occhiata interrogativa, come conosceva la sua identità? Lei comprese e a quel punto indicò il nome di lui iscritto sul libro che aveva davanti.
“Ti chiami Yamaguchi, giusto?” sorrideva con facilità mentre sussurrava verso la sua direzione, facendo attenzione che il professore non se ne accorgesse.
“Sì” non rispose altro.
Solitamente Yamaken era gentile con le ragazze e con chi aveva appena conosciuto ma quella in particolare aveva modi troppo confidenziali per i suoi gusti. La confidenza non si regala così facilmente.
“Io sono Oikawa Reika. Scusami se ti distolgo dalla lezione ma sono mancata per due volte: ti dispiacerebbe prestarmi i tuoi appunti?”
Yamaken appoggiò le nocche della mano alla guancia come era solito fare e la osservò attentamente.
“Sì che mi dispiace. Invece di saltare le lezioni potresti fare come tutti gli altri e prendere da te i  tuoi appunti” non ebbe remore nel risponderle in quel modo.
Reika a quel punto non batté ciglio e gli mostrò uno sguardo ostinato ma non adirato, anche se poi si voltò dall’altra parte e aprì il proprio quaderno.
Il ragazzo accanto a Yamaken gli diede una leggera gomitata e gli sorrise.
“Sicuramente era un modo per attaccare bottone” gli sussurrò prima di ridacchiare tra sé e sé.
Yamaken lo osservò contrariato, era piuttosto certo che invece Reika avesse bisogno davvero degli appunti: non si ricordava il suo viso, era arrivata in ritardo e non aveva l’aria di essere una grande studiosa.
“Immagino che la schiettezza sia una tua qualità” intervenne di nuovo lei dopo qualche istante di silenzio.
Era forse un rimprovero? Yamaken non riusciva a crederci: da quando era entrata aveva perso il filo del discorso riguardo la lezione e la sua attenzione si era spostata su quella ragazza che aveva preso ad infastidirlo.
“Affatto” troncò nella speranza che la conversazione non avrebbe avuto alcun ampliamento.
Non era semplice mostrare i propri sentimenti agli altri con facilità e lui proprio non aveva mai dato a vedere una qualità come quella. Era sempre posato e misurato, controllato.
“Però non ti sei trattenuto dal dire quello che pensi. Sei stato molto scortese, sai? Così rischi di far rimanere male le persone” insistette Reika nonostante avesse compreso di risultare invadente.
Yamaken, arreso all’evidenza che quella sarebbe stata una lunga lezione, sospirò contrariato.
“Non avevo idea di avere un controllo emotivo così grande nei confronti degli altri” così facendo afferrò di nuovo la penna per catturare le poche parole che riusciva a sentire del professore.
Reika scrollò le spalle e si ostinò a guardarlo corrucciata.
“Ah, perciò la sensibilità altrui è un problema esclusivo del diretto interessato. Un bel ragionamento da perfetto egoista” rimbrottò prima di iniziare a sfogliare le pagine del suo quaderno che si alternavano a buchi completamente bianchi.
“Stai andando troppo oltre Oikawa Reika, giudicare qualcuno senza nemmeno conoscerlo denota un infantilismo di fondo e sono libero di scegliere di non dare i miei appunti agli scansafatiche” non riuscì più a trattenersi.
Lei rimase a guardarlo ancora con un’espressione corrugata e poco convinta, ma a quel punto evitò di parlare ancora visto che il professore aveva iniziato ad innervosirsi per il rumore che era creato sugli spalti più in alto dell’aula.
L’aveva chiamata scansafatiche, come si era permesso? Evitò di pensarci e iniziò seriamente a prestare attenzione alla lezione, anche se alla fine si lasciò andare e i pensieri vagarono altrove, tanto che il viso si trasformò in noia e prese a disegnare sui fogli qualcosa di incomprensibile.
Yamaken fu grato del rinnovato silenzio ma dopo un po’ non poté fare a meno di cedere e gettare un occhio verso di lei, visto che sembrava così concentrata ma si accorse che in realtà non faceva altro che disegnare qua e là sul foglio. Era davvero una scansafatiche.




 
*



La pausa per fortuna arrivò prima del previsto e Yamaken poté ritirarsi con i propri compagni fuori dall’aula, dimenticandosi di quel battibecco avuto con la ragazza arrivata in ritardo.
“E’ lei ad aver vinto la borsa di studio, eppure non la si vede spesso a lezione. Non dovrebbe stare attenta a superare gli esami in tempo per non perderla?” si domandò uno dei ragazzi.
Yamaken non riuscì a capire a chi si riferisse.
“Di chi stai parlando?”
“Oikawa, la ragazza vicino alla macchinetta del caffè” la indicò.
Yamaken non riuscì a crederci quando incrociò lo sguardo di Reika, ferma insieme ad un gruppo di ragazze intente a scherzare. Era proprio la ragazza con cui aveva discusso poco prima. Come poteva quella scansafatiche aver ottenuto una borsa di studio? Durante tutta la pausa non riuscì a seguire i discorsi degli altri compagni, riflettendo su quell’ipotesi così improbabile: doveva esserci stato uno scambio di identità, indubbiamente.
Per ricevere una borsa di studio era necessario superare un test di alto livello e mantenerla era altrettanto faticoso. Quella ragazza non aveva l’aria di voler studiare così tanto.
La pausa era quasi terminata e Yamaken prima di rientrare desiderava prendere una bibita gasata, così si scostò dal gruppo per raggiungere la macchinetta anche se la trovò occupata da Reika stessa. Ormai erano rimasti pochi studenti fuori con loro, tutti avevano iniziato a rientrare.
Reika iniziò a battere la mano sul vetro della macchinetta con fare indignato e poi incrociò le braccia con fare infastidito.
“Accidenti che sfortuna: avevo proprio sete”.
Yamaken si accorse, dietro di lei, che la bibita che aveva selezionato era rimasta incastrata e non era scivolata giù per essere presa.
“In questo caso non serve la violenza, basta avere un po’ di cervello” inserì una moneta e selezionò la sua stessa bevanda, così la lattina di cola scivolò giù e ne cadde anche un’altra.
Reika sorrise apertamente e le afferrò entrambe per poi porgerne una a lui.
“Anche se le tue parole sono state nuovamente scortesi, il tuo gesto non lo è stato. Ti ringrazio”.
Yamaken distolse lo sguardo quasi senza accorgersene. A dire il vero nemmeno voleva prendere quella lattina di cola ma si era sentito in dovere di darle una mano, le aveva letto sul viso un’espressione di profonda delusione.
“Non mi devi nulla” biascicò prima di prendersi la sua lattina ed aprirla “sarà meglio tornare in aula, non voglio passare per scansafatiche come te” rispose con sguardo serio.
Reika per poco non si strozzò dopo aver assaggiato un po’ di cola e gli piantò addosso uno sguardo adirato.
“Io non sono una scansafatiche!”
“Il tuo quaderno di appunti dice tutt’altro: non siamo in un istituto d’arte”.
“Che fai, invece di prestare attenzione alla lezione spii il mio quaderno?”
“Come se ci fosse qualcosa di interessante!” esclamò alla fine Yamaken esasperato.
A quel punto le diede le spalle e si ritirò per far ritorno in aula, non aveva intenzione di continuare quella conversazione. Tornò al suo posto e portò la mano a sorreggere la guancia, nella speranza di non essere più disturbato. Reika fu l’ultima ad entrare e con sua grande sorpresa si sedette a qualche posto davanti a lui. Ciò che non poteva proprio aspettarsi fu quando Reika si voltò dalla sua parte e sollevò il quaderno indicandogli un punto preciso.
Baka.
Aggrottò la fronte e lei tornò a guardare in avanti nascondendo un sorriso di soddisfazione. Strinse i pugni con fastidio: era finito in una scuola elementare?! 





Note: 

Prima di ogni cosa questa fanfiction è dedicata a Wilwarind86 che mi ha convinta a scrivere su Yamaken. Nel tredicesimo volume Iyo è convinta che prima o poi suo fratello si sarebbe innamorato di qualcuno perdutamente e in effetti mi sarebbe piaciuto saperne di più su di lui (è tra i miei preferiti, non c'è dubbio). Così ho voluto dare un volto a questo qualcuno. 
Solitamente io non scrivo storie romantiche e non sono molto brava nelle relazioni felici e gioiose, però per una volta vorrei divertirmi e scrivere qualcosa di leggero ma non troppo banale. 
Detto questo, spero che la storia possa interessare. 
Grazie a chi si fermerà a leggere e alla prossima!

 
   
 
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