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Autore: Red1701    14/11/2014    2 recensioni
Mi chiedo cosa sarei diventato se il dobe,quel giorno,non mi avesse chiamato per nome.
Mi chiedo anche quante sofferenze (mi) le avrei evitato se non fossi stato il solito orgoglioso sociopatico.
Spero di avervi attirato.
Il tutto nasce dopo aver guardato molto attentamente il video di "Maps" dei Maroon 5 e dopo aver provato a mettermi nei panni del protagonista.Tutto questo nel bel mezzo d un disegno di Sasuke.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Sbattevo continuamene il pugno sulle porte di quell’ascensore che doveva compiere solamente tre piani e sembrava che ci stesse mettendo una vita o forse era solo la mia agitazione.
Se fossi arrivato troppo tardi?Se ormai non c’era più nulla da fare e fosse solo mia la dannata colpa?
Io e il mio stupidissimo atteggiamento che tutte le volte mi manda in rovina!

Finamente le porte si aprono e,come se quel suono desse il via ad una corsa,mi precipito fuori da quel posto che per i tre minuti precedenti mi era sembrato un buco dirigendomi verso il bancone situato infondo al corridoio.
“La sala emergenze.Dov’è la sala emergenze!” urlo alla donna seduta dietro a quella scrivania.
Devo averla spaventata;non sono simpatico e docile neanche quando sono nei miei giorni migliori,figuriamoci ora.
Altre persone che si trovano affacciate allo stesso bancone si zittiscono e mi guardano impauriti.Un’altra donna che probabilmente sta chiedendo informazioni mi guarda come se fossi impazzito,mentre un signore anziano con in mano un mazzo di fiori mi guarda fisso negli occhi.
“So cosa stai provando,ragazzino” mi dicono gli occhi di un uomo che ormai ne ha viste e passate molte nella sua vita.Forse anche lui ha provato una cosa simile e non riesco a pensare a come faccia ad essere ancora al mondo.

“Dove cazzo si trova” le urlo ancora una volta e,per tutta risposta,mi indica con la mano il corridoio a sinistra in cui si trova un cartello con scritto emergenze.
Normalmente mi sarei dato del deficiente visto che cose del genere non mi capitavano mai;ero sempre io quello più attento di tutti,queste figure di solito le faceva il dobe.

Percorro quel corridoio come un carcerato rinchiuso nel braccio della morte che cammina per l’ultima volta nella sua vita perché sta andando a morire e,più o meno.è proprio quello che provo ora.
Guardo in ogni camera del corridoio ma niente,lei non c’è.Quel bianco che fa da padrone all’edificio e quel disgustosissimo odore di disinfettante mi uccidono tutti i sensi su cui avrei potuto far affidamento per trovarla appena messo piede in quel luogo.
Quel colore ormai si era instaurato nei miei occhi impedendomi di riconoscere qualsiasi colore diverso e il mio naso si era impregnato di quell’odore di ferro e medicine che mi impediva di captare la fragranza di ciliegie che di solito riempiva le mie giornate quando ero con lei.

Entro nell’ultima stanza che si rivela un enorme spazio in cui sono presenti numerose persone,tranne lei.
Ci sono telefoni che squillano dappertutto,infermieri che corrono ad rispondere alle esigenze dei proprio pazienti,monitor che segnano i parametri vitali delle gente e respiratori che suonano l’allarme perché i corpi ai quali sono attaccati hanno smesso di compiere il loro lavoro principale:vivere.
Infondo però c’è una porta che conduce ad un altro corridoio così,di fretta,mi dirigo verso esso con un blocco ai polmoni capace di lasciarmi senz’aria dicendomi così che sarei io quello che dovrebbe essere attaccato ad un respiratore,ma le mie condizioni di salute non mi importano proprio;devo solo trovarla.
Incrocio la mia strada con un uomo che faccio andare a sbattere contro lo stipite della porta incurante del fatto se si sia fatto male o meno,vedo una stanza illuminata da cui i medici fanno un continuo via vai per nulla normale.
In quei pochi metri mi illudo che non sia li,che sia solo in pronto soccorso a farsi al massimo controllare un piccolo taglio sulla mano o a farsi disinfettare un ginocchio sbucciato come lei faceva sempre quando alle elementari,giocando in giardino con lei e Naruto,qualcuno cadeva procurandosi tagli che con un coraggio da leone,si sbrigava a disinfettare come se fosse la cosa più normale del mondo,ma il peso interiore aumentava sempre più ogni millimetro in cui mi muovevo verso quella porta.
I medici stanno facendo qualcosa tutti riuniti intorno al corpo di una ragazza a cui non vedo ne volto ne capelli e anche quando si spostano lasciando un piccolo spazio che mi permette di vederla in volto,spero che non sia lei.Ma quei capelli rosa li riconoscerei ovunque.

“Lei non può stare qui” mi dice un medico mentre cerca di mandarmi fuori dalla stanza;per mandarmi fuori di me c’è bastata quella ragazza.
Quella ragazza che ora è sdraiata inerme su un letto d’ospedale con la faccia imbrattata di sangue e il corpo coperto dal lenzuolo.
Quella ragazza a cui ora sono attaccati macchinari che emettono rumori forti,acuti e continui.
Quella ragazza che respira solo grazie a quella maschera di ossigeno che i medici le hanno posizionato sopra alla bocca.
Quella ragazza alla quale il petto non si muove più come dovrebbe fare.

La stanza e tutte le cose presenti qui dentro cominciano a girare vorticosamente e un senso di nausea si impadronisce di me.Dove diavolo è finita tutta la freddezza e la compostezza che mi hanno sempre caratterizzato e aiutato a prendere qualsiasi cosa con razionalità?Dov’è finito il Sasuke Uchiha che sono sempre stato e che adesso si sta comportando come un qualsiasi altro ragazzo che sta soffrendo per colpa di una ragazza,per colpa del’amore?
“Cosa le è successo?” continuo a chiedere al medico che,di fronte a me,cerca in tutti i modi di farmi uscire.
“Mi dica cosa le è successo!” urlo dandogli uno spintone.
Un suono continuo e freddo mi blocca.L’elettroencefalogramma ha cominciato a produrre lo stesso suono che sta otturando le mie orecchie e questo ha un solo significato:sta morendo.

E la colpa è solo mia.

Il dottore di prima cerca di prendermi per un braccio ma,con uno sguardo di far scappare chiunque,guardo il medico che impassibile,continua a cercare di mandarmi fuori. “Non mi tocchi,voglio sapere cosa le è successo” sbraito
“Esca da qui o chiamo la sicurezza”
Sto per tiragli un pugno quando due paia di braccia fermano le mie e,a forza,mi trascinano fuori.
“Mollatemi!” gli dico mentre cerco di divincolarmi dalla loro presa.
“Teme,piantala di fare il bambino.”
“Non sono un bambino.Voglio sapere cosa le è successo!”
“Devi stare fuori altrimenti faranno fatica ad intervenire”
“Baka,questa è solo una stronzata!”
“Ora basta,Sasuke.”
Mi giro verso quello che è il mio migliore amico arrestando il mio tentativo di sfuggirgli dalle mani.Non mi sono girato verso di lui perché ho smesso di provare,mi sono girato perché l’unica volta in cui mi chiamò per nome fu quando avevo perso totalmente il controllo anni prima e,sentendolo pronunciare ancora il mio nome come quella volta,rividi tutto quello che era successo.

*****Flashback*****

Stavo per combattere l’ennesima gara di box clandestina da quando mio padre morì in un incidente stradale per colpa di un tizio che aveva bevuto troppo e che,uscendo in sorpasso,non aveva avuto la lucidità di tornare nella propria corsia andandosi a scontrare proprio con la macchina di mio padre.Lui era uscito prima dal lavoro solo per venire a prendere me a scuola perché avevo lasciato a casa l’ombrello e percorrere il kilometro a cui distava casa mia da scuola sotto il temporale,non era proprio una bella idea,soprattutto perché il giorno dopo avrei avuto un incontro importante del quale mio padre era veramente orgoglioso.
“Ora tocca a….te!” indicai un tizio in mezzo alla folla con il cappuccio nella felpa nera calato fino a metà viso.
“A una condizione però” disse il ragazzo e io,con la mia risata isterica,gli chiesi cosa volesse non capendo chi avevo di fronte in realtà.
“Se vinco io torni a casa con me,Sasuke ” disse togliendosi il cappuccio e rivelando la sua identità.
“Ahahaha tanto sai che non vincerai mai,dobe!” risposi nascondendo quella piccola scintilla di sorpresa che era nata vedendolo e sentendomi chiamare da lui per nome per la prima volta.
Partimmo a colpirci con un paio di pugni ben assestati e,nel momento in cui avrei dovuto colpirlo ormai sull’orlo della vittoria,gli porsi la mano,lo feci rialzare e me ne andai con lui da quel magazzino abbandonato.Grazie a Naruto,a quel dannato baka rompiscatole,capii che stavo facendo una cazzata e ne me resi conto giusto in tempo per salvare mia madre dalla depressione in cui stava per finire e aiutando così mio fratello Itachi a crearsi di nuovo del tempo per se stesso che utilizzò per finire l’università con voti eccellenti e per andarsene via da Konoha con una laurea di giurisprudenza.

*****Fine flashback*****

“Non voglio perdere un’altra persona per colpa mia” dico al biondo mentre mi fa sedere sulle poltroncine del corridoio
“Non la perderai,Sakura-chan è forte.E non è colpa tua.”
Abbasso la testa per guardare il pavimento non riuscendo più a sopportare quello che sto provando;sta uccidendo la maschera che per anni mi ero creato attorno e di questa cosa,nonostante Naruto sa come sono fatto realmente,mi vergogno a morte.
Dannato sia anche il mio orgoglio.
Due dita mi colpiscono la fonte con un colpo secco dandomi anche la possibilità di non alzare la testa mostrando gli occhi che sento pungermi perché so con certezza che l’unica persona che avrebbe potuto fare una cosa del genere è lui.
“Stai tranquillo otouto.” disse Itachi abbassandosi al mio livello e guardandomi negli occhi.
“Piangere ogni tanto fa bene.” mi sussurra vicino.
   
 
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