Alive
Facciamo
durare questo momento fuggevole per sempre
Quindi, cosa stai aspettando?
Lo farò congelare qui per sempre,
Non c'è più alcun rimorso.
Vale la pena aspettare, anche così a lungo.
Sto facendo mia la notte fino al giorno in cui morirò
nessuna luce da frenare quando stai proprio qui
Sai cosa si prova quando stai ballando bendato
tutto solo, solo il battito dentro il mio petto
portami a casa,dove i miei sogni sono fatti d' oro
nel luogo in cui il battito è incontrollabile
So cosa si prova.
Gai
era riuscito ad usare ben due Tecniche Proibite durante l’ultima guerra.
La Grande Guerra che aveva visto, finalmente uniti, tutti i villaggi per uno
scopo comune.
La Pace, quella vera, si sperava.
L’Elefante della Sera e Gai della Notte.
Due tecniche egualmente mortali e che, il ninja, era riuscito ad usare
entrambi.
Malgrado
le tempestive cure avute sul campo da Naruto, sembrava proprio che la gamba
fosse ormai totalmente irrecuperabile.
I
danni erano troppo gravi, non potevano essere in alcun modo curati, anzi,
alcuni medici si erano stupiti che fosse ancora vivo ed in grado di muoversi.
Il
Chakra usato avrebbe dovuto ridurlo in cenere.
Kakashi
lo sapeva bene, conosceva bene cosa comportava per il fisico usare certe
tecniche.
Lo
sharingan gli aveva insegnato che ad ogni tecnica corrispondeva un prezzo da
pagare sul proprio corpo, per questo aveva deciso di restare accanto all’amico
ferito per poterlo aiutare.
Lui
ci era passato diverse volte dal lettino ospedaliero, Gai non ci era finito
quasi mai, anche se molte volte si era comunque recato in ospedale per venire a
trovare lui.
In
un caso, forse, estremamente eccezionale.
I
ruoli si erano invertiti.
Kakashi
era seduto accanto al lettino dove Gai riposava dopo una serie intermanbile di
accertamenti e visite, n ess un o
voleva che il jonin avesse delle ricadute.
Non
poteva esserci sempre Naruto a salvare la situazione.
-Mi
domando perché hai voluto strafare anche questa volta..-
Sospirò
l’albino chiudendo il libro che stava leggendo.
Ormai
non c’era più lo scrittore della sua serie preferita e, così, si era rimesso a
leggerli dal primo.
A
volte rileggere un buon libro non gli dispiaceva, anche se ne conosceva
perfettamente il finale.
Gai
non gli poteva certo rispondere, il sonno in cui era sprofondato era anche
indotto dai farmaci che Tsunade l’aveva obbligato a prendere, di conseguenza,
quel suo parlare era una specie di sfogo.
Parole
che, sicuramente, non avrebbe mai detto a Gai.
Lo
conoscveva fin troppo bene e, in quella situazione, probabilmente si sarebbe
gettato nello sconforto come era successo, inizialmente, a Lee dopo lo scontro
con Gaara che aveva portato al suo più grande infortunio:
-..noi
siamo più così giovani, certe cose dovremmo lasciarle ai ninja della nuova
generazione..-
Un
leggero sorriso piegò le labbra di Kakashi sotto la maschera nera:
-…i
nostri allievi, in fondo , si sono fatti grandi e…-
Una
pausa, solo l’idea di quel pensiero gli raggelò il sangue nelle vene:
-..se
tu fossi morto, non avresti potuto guidare i tuoi allievi, cosa avrebbero fatto
senza di te?-
Hatake
si ritrovò ad esitare nuovamente nel parlare.
-..io..cosa avrei fatto senza di te?-
Domandò,
nuovamente ad un Gai addormentato.
Dopo
quel quesito la stanza piombò in un silenzio interrotto solo dai macchinari che
avevano il compito di monitorare i segni vitale del ninja.
-Non
mi faccio di sicuro abbattere per così poco, Kakashi! Io sono il tuo rivale,
ricordatelo, se tu sei riuscito a resistere allo Sharingan e, perfino, ad usare
Susanoo..per me sarà una bazzeccola riprendermi! Figuriamoci se sarei morto! E
poi, hai detto bene, dobbiamo guidare le nuove generazioni!-
Esclamò
tutto d’un fiato Gai.
Kakashi spalancò gli occhi stupido, a quanto pare, il suo rivale era sveglio ed
aveva sentito tutto il suo discorso.
Il corvino sorrise, uno dei suoi soliti sorrisi smagliati e si indico con il
pollice destro:
-..e
per guidarle dobbiamo dare l’esempio! Se non avessi dato tutto me stesso, come
avrei potuto pretendere la stessa cosa dai miei allievi!-
L’albino
chinò il capo.
Ancora
una volta Gai l’aveva spiazzato con i suoi discorsi, egoisticamente, lui
avrebbe preferito che non desse tutto sé stesso, tuttavia, capiva ebene che era
un ninja che preferiva più i fatti alle parole.
Proprio
come Naruto.
Kakashi
decise di sorvolare sul fatto che, il jonin, aveva disobbedito agli ordini di
Tsunade, evitando di prenderne i sonniferi.
Sospirò.:
-Cosa
farai ora? I medici hanno detto che non potrai più combattere, la tua gamba è
troppo danneggiata..-
Gai
scrollò le spalle sedendosi lentamente sul letto per poter guardare negli occhi
Kakashi, già, da quando aveva perso lo Sharingan poteva finalmente tornare a
guardarlo in tutte e due gli occhi:
-Ora
cercherò di riprendermi e, dopo, mi impegnerò per cercare di rimettermi in
forze e penserò alla mia gamba, di sicuro, ci sarà una soluzione per riparare
ai danni, proprio come è stato per Lee, se lui ce l’ha fatta, io, in quanto suo
Maestro non posso essere da meno.-
Kakashi
sospirò.
Ormai
il danno l’aveva fatto.
Gai
aveva sentito tutto il suo discorso, quindi, poteva anche continuare a parlare.
Alzò
la mano sinistra cercando di stringere quella con cui l’amico si era indicato,
dopo averla afferrato, la chiuse anche nella sua destra e, fissandolo dritto negli
occhi, tornò a rivolgersi a lui con tono estremamente serio:
-Cerca
di fare attenzione, io..mi sento vivo quando sono con te, per favore, non farmi
più questi brutti scherzi –
Il
corvino sorrise dolcemente a quella dimostrazioen d’affetto del rivale.
Sollevò
la sua mano libera ponendola sopra a quella dell’altro:
-Te
lo prometto, farò più attenzione, e poi se c’è il mio rivale a guardarmi le
spalle sono ancora più tranquillo!-
L’espressione
sul viso si fece pensierosa:
-..mh,
anche se dovrei essere io a difendere te, ora che sei diventato il nuovo
Hokage..-
Dai fammi sentire vivo
sentire vivo, sentire vivo, sentire vivo, sentire vivo
sentire vivo, sentire vivo vivo vivo vivo vivo!
Incontrami sotto le luci splendenti,
ho aspettato qui tutta la vita
sentimenti che non puoi negare che
stai vivendo, apri i tuoi occhi
Io voglio solo annegare nella tua pazza risata
Dai fammi sentire fino a che il dolore non importa,
ogni secondo mi fa battere il cuore più velocemente
Finalmente penso di aver trovato ciò a cui davo la caccia.
Tutto solo, solo il battito nel mio petto
Ci
vollerò diverse settimane perché Gai avesse il permesso di uscire dall’ospedale.
Settimane
che divennero mesi, quando l’uomo tentò, più di una volta, di scappare
ritrovandosi a peggiorare le sue condizioni.
Gai
non era di sicuro il tipo di persona che amava stare per molto tempo fermo.
Quando
però, finalmente, venne il giorno dello “scagionamento”, fuori dalla struttura
ospedaliera, trovò ad aspettarlo Kakashi.
Pur
essendo libero di uscire, era obbligato a stare sulla sedia a rotelle.
A
Tsunade serviva molto tempo per studiare la sua situazione e dovendo badare a
molte cose, avrebbe impiegato molto a fornirgli una soluzione duratura.
Lui
poteva aspettare, questo è sicuro, ma di sicuro non avrebbe atteso in un luogo
triste come una stanza d’ospedale.
Non
si aspettava di trovare Kakashi fuori, nessuno sapeva che era stato dimesso,
aveva bisogno di stare un po’ solo, eppure, sembra che il suo rivale non volesse
lasciarlo nella sua solitudine:
-Ho
pensato che avresti avuto bisogno di un freno..-
L’albino
accenno un sorriso sotto alla maschera indicando la sedia a rotelle:
-…sono
certo che se ti lasciassi guidare a te la sedia a rotelle finiresti per investire
qualcuno!-
Gai
accennò una risata muovendo le ruote della sedia per avvicinarsi al rivale:
-Non
preoccuparti per me, hai dei compiti più importanti di cui occuparti. Sei il
nuovo Hokage, non penso che tu possa assentarti per molto..-
Kakashi
scrollò le spalle portandosi alle spalle della sedia a rotelle per iniziare a
spingerla per portare Gai verso casa:
-Mi
sono dimesso, in questo momento, ci sono altre priorità di cui devo
occuparmi..-
Rispose
con un tono di voce fermo.
Il
corvino alzò un sopraciglio cercando di volgere lo sguardo verso l’albino per
poterne cogliere l’espressione, ma in quella posizione, purtroppo per lui, era
un po’ troppo complesso, così alla fine decise di parlare per dare voce alle
domande che frullavano nella sua mente:
-E
cosa ci sarebbe di più importante del villaggio?-
Kakashi
rimase in silenzio cercando le giuste parole per rispondere a quella domanda a
cui la sua testa aveva prontamente risposto.
Pensare
era facile, esplicare quei pensiero.
Molto
meno.
Aveva
capito che doveva smetterla di anteporre la sua vita al villaggio, era
importante difenderlo, ma doveva anche iniziare ad avere qualcosa di vero per
cui combattere.
Dire
però quel pensiero era difficile.
Il
suo cuore accellerò appena i battiti quando aprì bocca.
Sospirò.
No,
non gli riusciva proprio di parlare.
Tra
lui e Gai, nuovamente, regnò il silenzio che lì accompagno fino a, quasi, casa
dell’infortunato che, stanco di quel tacere, sbuffò:
-Ehi!
Kakashi, cosa ti prende? –
Il
Jonin abbassò le mani per frenare le ruote della sedia a rotelle e, così, far
fermare anche il ninja che lo stava spingendo.
Kakashi,
vedendo Gai restio a muoversi, si ritrovò a fare un passo indietro.
Gai,
preoccupato, voltò la sedia a rotelle per poterlo guardare negli occhi ancora
una volta e, negli occhi del rivale, lesse quell’espressione tentennante.
Sembrava
quasi avere paura di dirgli qualcosa:
-Lo
sai che a me puoi dire tutto! Che ti prende? !-
Hatake
non poteva credere che, dopo tanti sforzi per aiutare Gai, lo stesse facendo
preoccupare per la sua incapacità di esplicare i suoi sentimenti.
Chiuse
gli occhi lasciando alzare ed abbasse il petto in un lungo respiro.
Si
avvicinò di quel passo che lo divideva dalla sedia a rotelle e chinò il capo
sul corvino:
-Tu
sei più importante del villaggio, non voglio più vedere le persone a cui tengo
andarsene senza che io possa fare niente…con te..mi sento vivo, per questo,
prima di aiutare il villaggio..prima di tutto, devo aiutare te..voglio starti
accanto…-
L’albino
tentò di guardare, per tutto il tempo, in viso a Gai ma, nel dire quell’ultima
frase, chinò il capo non riuscendo a sosterne lo sguardo.
Era
una persona sicura in combattimento, questo si, ma non si poteva certo dire un
esperto di relazioni amorose.
Kakashi
non poteva certo leggere lo stupore iniziale sul viso di Gai mutare in un’espressione
raggiante ed al contempo stupita.
Il
fatto che non parlasse, però, non era certo d’aiuto.
Hatake
fece un passo indietro, sicuro di aver sbagliato a dire quelle parole,
probabilmente, aveva messo in imbarazzo il rivale, tuttavia, la risposta alle
sue domande arrivò sotto forma di una mano che lo strinse al bavero della
giacca da Jonin che indossava.
Fu
trascinato per quel colletto verso Gai che gli stampò un bacio dritto sulle
labbra.
Un
semplice bacio, nulla di più.
Uno
scontrarsi di labbra, contro la sua maschera.
Ma
era, pur sempre, un bacio.
Kakashi
chiuse occhi godendosi quel momento, si ritrovò a sorridere, probabilmente,
dopo tanto tempo di cuore.
Quei
battiti accellerati e, malgrando l’imbarazzo di essere in pubblico, il fatto
che Gai avesse accettato le sue emozioni,anzi, sembrava proprio ricambiarlo!
Era
proprio vero, Gai, se la cava molto di più con i gesti che con le parole.
Probabilmente,
se avesse imparato a fare come lui, sarebbe stato molto più semplice.
Portami a casa, dove i sogni sono fatti
d'oro
nel luogo in cui il battito è incontrollabile
So cosa si prova.
Dai fammi sentire vivo
sentire vivo, sentire vivo, sentire vivo, sentire vivo
sentire vivo, sentire vivo vivo vivo vivo vivo!
Tutto solo, solo il battito nel mio petto
Portami a casa, dove i sogni sono fatti d'oro
nel luogo in cui il battito è incontrollabile
So cosa si prova.