Prefazione.
Gin Lee
Gin cammina con passo lento per i corridoi dell’università. Non c’è quasi nessuno in facoltà, tranne qualche collaboratore e un numero molto ristretto di studenti intenti a ripetere vecchie lezioni. Nessuno presa attenzione a quello che c’è attorno. Nessuno nota che aleggia un’aria diversa attorno a Gin. Eppure sembra che, quando Gin passa, l’umore di chiunque cambi di colpo.
Gin pensa a quanto sarebbe bello non essere lì, in quell’università, ed essere nel posto in cui dovrebbe e vorrebbe realmente essere: il suo pezzo di paradiso situato nell’estremo est della città, bevendo un caffè bollente in compagnia della sua amata Andy. Mentre pensa a tutto ciò, si incanta a fissare il sole che si alza sempre più alto nel cielo, lasciando dietro di sé un colore così intenso e accecante. Non c’è davvero nessuno, o così le sembra. C’è un silenzio tombale e niente sembra poter andare nel verso sbagliato.
“Gin Lee!”
Qualcuno la chiama.
Gin Lee non è nient’altro che un nome e un cognome pronunciato continuamente da chiunque la circondi, che sia un professore o sua madre o suo padre o chissà chi altro. Continuano a ripeterle che il suo nome, accostato al suo cognome, crei una sintonia più che perfetta.
“Gin Lee, è pronta?”