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Autore: Adeia Di Elferas    15/11/2014    1 recensioni
[La vera storia di Jack lo Squartatore]
Rivisitazione della storia di Jack lo Squartatore, assecondando la versione del film. Il punto di vista è in parte quello del medico, in parte quello della corona. In pratica, un tuffo nella così detta "teoria realista" di questo giallo che dura da oltre un secolo, continuando ad appassionare storiografi e criminologi di tutti i tempi.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
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~~ “Dobbiamo occuparcene, dottor Gull. Le cose devono essere sistemate. Chi ha sbagliato deve pagare. E poi dimenticato, una volta saldato il debito nei nostri confronti.” disse la regina, fissando il medico con uno sguardo penetrante ed immobile.
 Gull fece un sorriso tremolante, mal celando la sua preoccupazione in merito: “Certo, vostra maestà, ma...” “Nessun 'ma', dottore. Quello che c'è da fare, va fatto. E lo farete voi, perchè in parte è colpa vostra se siamo in questa situazione spiacevole.” William Gull deglutì, mentre il sangue gli gelava nelle vene. Conosceva fin troppo a fondo le intemperie del carattere della sua sovrana. Sapeva che da un momento all'altro, quella donna avrebbe potuto cambiare idea e decidere di farlo pagare con qualcosa di più caro della propria anima.
 “Ho capito, maestà. Quello che va fatto, sarà fatto.” disse alla fine l'uomo, chinando il capo. La regina si accomodò sulla sedia, la sua mole fece scricchiolare il legno e i suoi occhi freddi si spostarono alla finestra: “C'è sempre brutto tempo in Inghilterra?” domandò, retorica.
 Gull si sforzò di nuovo di alzare le labbra in un sorriso tirato, mentre nella sua mente i pensieri si rincorrevano febbrili. Stava già organizzando ogni dettaglio, stava pensando ad ogni minimo inconveniente in cui avrebbe potuto incorrere. Era una cosa rischiosa, era una cosa da cui non sarebbe mai tornato indietro. Era una cosa davvero giusta da fare? Doveva esserlo... Era la sua regina a chiederglielo.
 “Andate pure. Non  c'è più nulla di cui discutere.” concluse la regina, dopo un breve silenzio. L'uomo prese congedo, passandosi nervosamente il cappello tra le mani. Non appena fu fuori dalla sala, cambiò espressione, lasciando perdere la facciata di convenienza e chiudendosi nel buio della sua mente.

 Il suo cocchiere lo guardò un momento negli occhi, in preda al panico. “Andrà tutto bene.” lo rassicurò Gull: “Andrà tutto bene...”
 L'uomo, ancora terrorizzato, annuì con forza, ma non riuscì a dire nulla. Forse aveva la gola stretta dal terrore. Gull, invece, si sentiva stranamente lucido e pieno di forza. Aveva con sé tutto quello che gli serviva. Avrebbe fatto un lavoro veloce, semplice, sicuro. Con la sua abilità, ci sarebbero voluti pochi minuti.
 Quando vide la donna, chinò appena il capo. Quella parve lusingata e fece altrettanto. Disse qualcosa, ma Gull non riusciva ad ascoltarla. Nelle orecchie gli rimbombavano mille voci: quella della regina che lo accusava di non essere stato in grado di badare al principe, quella del suo cocchiere che gli chiedeva cosa sarebbe successo se fossero stati visti, di nuovo quella della regina, che gli ordinava di far pagare chi doveva pagare, e poi la sua stessa voce che spiegava agli studenti dove stavano gli organi interni, a cosa servivano e come si potevano ammalare e guarire...
 Quando la lama trovò la gola della donna, Gull sentì improvvisamente il silenzio. Nel momento stesso in cui il corpo cadde in terra, ancora caldo, ma ormai senza vita, l'uomo si chinò e si apprestò a mettere in pratica le sue conoscenze. C'era forse modo più aulico di punire una donna di strada per quello che aveva fatto? Se c'era, lui non ne era a conoscenza.

 “C'è stato molto rumore per i fatti delle ultime settimane a Whitechapel.” disse la regina, stringendo gli occhi: “Spero che nessuno abbia motivo di collegare questi incresciosi fatti a noi.”
 Gull fece tremolare un sorriso sulle vecchie labbra: “Mia regina... Io...” “Chi ha pagato il suo debito con noi, deve essere dimenticato. Queste morti stanno sollevando l'opinione pubblica. Nessuno sembra volersene dimenticare. Non è quello che avevamo deciso.” fece la donna, lapidaria.
 Gull si tormentò le mani, deglutendo in modo scombinato, mentre uno strano calore gli saliva dal collo. Lui aveva fatto tutto con precisione. Le aveva punite quasi tutte, gliene mancava una sola. Perchè la sua regina, adesso, gli diceva quelle cose? Non aveva forse servito il suo paese come un cittadino modello?
 “Ci auguriamo che questo chiacchiericcio si fermi in fretta.” proseguì la regina: “Questa storia va chiusa il primo possibile.” sospirò: “Chiaro?”
 William Gull strinse forte le mani l'una nell'altra: “Sì, vostra maestà.” avrebbe portato a compimento la sua opera in breve, aveva deciso in quello stesso istante, lo avrebbe fatto in modo esemplare, perfetto, così come era stato fino a quel momento. Nei secoli si sarebbero ricordati di lui, di quello che aveva fatto e mai più nessuno avrebbe osato fare alla famiglia reale quello che quelle prostitute avevano fatto alla sua regina, alla sua adorata regina...
 “E, quando tutto sarà finito e messo a tacere – concluse la regina – tutti dovranno dimenticarsi di quello che è stato. Ricordate: l'avete promesso, dottor Gull.”
 Una volta congedatosi dalla sovrana, Gull corse febbrilmente a casa sua, mangiò qualcosa in fretta, senza nemmeno apparecchiare, rimirando i suoi quadri appesi al muro. Gottosi, deformi, informi e malformati, ecco chi erano quelli che lo avevano guardato consumare i suoi pasti solitari in tutti quegli anni.
 
 Buttò nel fuoco gli ultimi indumenti che trovò. Diede un'ultimo sguardo alla camera. Quanta rabbia, quanta amarezza... Era stato ad un passo dal compiere la sua missione, e invece... Invece quella donna gli era scappata.
 Ma l'aveva promesso...
 Aveva promesso alla sua regina, alla sua dolce regina...
 Aveva promesso che le avrebbe punite tutte. Tutte. E invece quell'irlandese gli era scappata. Proprio lei, proprio quella che era diventata la protetta di Abberline... Proprio lei, che aveva messo in guardia le sue amiche, proprio quella che gli aveva reso il lavoro così difficile...!
 Al suo posto, in quella catapecchia dalla serratura rotta, c'era una ragazzetta che Gull non conosceva. Che altra scelta aveva, se non usare lei, al posto dell'irlandese? Era una menzogna, una bugia di fronte alla sua regina, ma almeno avrebbe messo a tacere tutto. Morta l'ultima, non aveva motivo di continuare.
 Così l'aveva aperta da parte a parte, aveva usato il letto come un lettino chirurgico e aveva tolto tutto. Aveva lasciato qualcosa sul comodino, qualcosa l'aveva bruciato... I capelli non erano stati un grosso ostacolo. La giovane aveva i capelli biondi, mentre l'irlandese li aveva rossi. Un po' di sangue, ed era stato tutto a posto. L'unico problema era il volto.
 L'irlandese aveva tratti particolari, mentre questa era così anonima e dozzinale... qualche tocco di coltello chirugico, un lavoro da maestro, e nemmeno la madre l'avrebbe potuta riconoscere.
 A lavoro finito, esausto, Gull si pulì le mani nel suo straccio. Fu inutile. Grandava da capo a piedi di sangue, come non era successo mai.
 Sul letto lasciava un involucro vuoto di pelle ed ossa.
 Chiuse la porta dalla serratura rotta e tornò al suo calesse. Quando lo vide, il suo cocchiere si fece il segno della croce, ma non disse nulla. Ormai l'inferno era diventato un luogo noto anche a lui. 
 
 “L'avevate promesso, dottor Gull.” disse la regina, furente: “E avete infranto la vostra promessa. Parlano di quello che è successo da ogni parte, non solo in Inghilterra. Se Dio vorrà, la colpa verrà addossata a qualche quacchero o zingaro, ma di certo non si tacerà per molto tempo. Mentre voi avevate promesso alla vostra sovrana di mettere il silenzio.”
 Gull non riusciva a smettere di sorridere. Aveva portato a termine la sua missione, era finita. Anche se l'ultima gli era scappata, chissà dov'era finita...
 “Portatelo via.” ordinò la regina, con sdegno. Due uomini afferrarono Gull per le braccia e lo trascinarono via, mentre lui ancora rideva e gridava: “Nei secoli si ricorderanno di me! Io sono l'uomo che ha aperto le porte del ventesimo secolo! Io sono l'uomo che ha scritto l'inizio della storia dell'era moderna! Io sono l'uomo che ha usato la sua mano per punire coloro che hanno peccato davanti agli occhi di Dio!”
 
 “Era solo un pazzo...” stava dicendo la regina, rivolta al capo della polizia. L'uomo le aveva chiesto come mai il dottor Gull fosse stato lobotomizzato e rinchiuso in un manicomio. “Aveva avuto delle allucinazioni e temevo che non fosse più attendibile come medico. Lo abbiamo fatto visitare e purtroppo...” conlcuse la donna, lasciando cadere la voce.
 Il capo della polizia abbassò lo sguardo, fingendosi affranto. In realtà non conosceva il medico, se non di vista e di fama. In quanto capo della polizia, sapeva chi si curava della salute della famiglia reale.
 “Comunque... Come mai siete venuto da me, oggi? Dubito che il motivo fosse la vostra apprensione per la salute di Gull.” “No, infatti, maestà.” disse subito il capo della polizia: “Volevo solo informarvi in prima persona, prima che lo sappiate da giornali o altre fonti, che l'ispettore Frederick Abberline è stato trovato morto...” La regina si mise a fissare con cupezza l'uomo che stava seduto rigido di fronte a lei: “Abberline? Non so chi...” mentì spudoratamente.
 Il capo della polizia l'assecondò: “Indagava su Jack lo Squartatore.” “Vi proibisco di usare questo pseudonimo da rotocalco.” “Giusto. Indagava sui casi di Whitechapel.” si corresse subito l'uomo.
 “E com'è morto?” si informò la regina, appena sulle spine. “Sembra si sia suicidato con il laudano. Anche se potrebbe essere stato solo un errore di dosaggio, maestà. Non era un tipo molto stabile, lo sapevamo da tempo.”
 La regina inarcò un sopracciglio, stringendo le labbra: “Bene. Allora non è poi una grave perdita.” Abbelrine era stata la sua spina nel fianco, era stato l'unico ad avvicinarsi alla verità. “Se non c'è altro, potete andare.”
 Il capo della polizia annuì e si alzò. Era già quasi alla porta, quando chiese: “Posso vedere il dottor Gull un momento? Ho il vostro permesso, maestà?” La regina scrollò le spalle: “Fate come volete. Vi avverto che non è uno spettacolo edificante.”

 Il capo della polizia fu condotto davanti ad una finestra che dava su una piccola cella. In un angolo, irriconoscibile, sedeva in terra il dottor William Gull, l'uomo che fino a pochi giorni prima teneva in mano i segreti della famiglia reale.
 Stava farfugliando qualcosa tra sé, difficile capire cosa. Il capo della poliza scosse piano il capo. Quello che aveva davanti era una larva umana. Era impossibile pensare al potere che aveva esercitato per tanto tempo... Ecco quello che succedeva, ad avere contro la regina.
 Per un istante, lo sguardo vacuo e folle del malato incrociò quello del poliziotto. Un lampo di consapevolezza parve attraversare le pupille del dottor Gull, che, improvvisamente, cominciò a ridere e a urlare: “Io sono l'era moderna! Io ho scritto la storia del ventesimo secolo! Io sono quello che sarà il Novecento! Io sono il nuovo secolo!”
 Orripilato, il capo della polizia si ritrasse.
 Mentre tornava verso casa, si trovò a sperare che il secolo venturo, il tanto atteso Novecento, si rivelasse ben diverso da quello che aveva visto in quella cella.

   
 
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